Quando l'importante è saper guardare.

 

Gli è mancata la terra sotto i piedi quando si è sentito paragonare all’amato Tarkovskij: «Adesso non esageriamo…». Matteo Ricca, classe 1985, laureando in Filologia alla Cattolica di Milano, lo scorso 25 agosto ha vinto il primo premio del concorso internazionale di cortometraggi What’s in your city? Tell me a story organizzato dal Meeting di Rimini, in collaborazione con Made Officina Creativa, la School of Visual Arts di New York, Televisione e Nuovi Media della Fondazione Scuole Civiche di Milano e la rivista di cinema Best Movie. «Non me l’aspettavo proprio, io volevo solo partecipare. Gli altri corti in concorso avevano dietro una vera e propria produzione, il mio invece l’ho realizzato solo con l’aiuto di amici e parenti…». Eppure il suo video intitolato La città nell’uomo è stato quello che più è piaciuto perché «suscita delle domande – questa la motivazione del premio – attraverso una poeticità che scorre via bene, come quell’acqua continuamente inquadrata che ricorda i film del grande Andrej Tarkovskij».
«Volevo realizzare qualcosa che avesse a che fare con il tema della Comunione dei Santi nell’istante in cui non si può più barare, quello della morte; volevo raccontare come niente di quello che una persona fa nella vita va perso, ma arriva a toccare, anche senza saperlo, altre vite».
Ripreso in bianco e nero, un uomo sta morendo nell’erba e ripensa alla propria vita, ai peccati compiuti. Nella solitudine dell’ultimo istante si trova a domandare che qualcuno gli venga incontro, perché “«L’uomo non può stare solo, ha paura di lasciare tutto finché non vede qualcuno che lo sta aspettando». Immagini a colori di acqua che scorre si alternano a immagini ancora in bianco e nero della vita febbrile dell’uomo nella città: «Non c’è contrasto tra la natura buona e il lavoro dell’uomo cattivo; ma nell’una c’è già una perfezione che invece l’uomo cerca di raggiungere nel fermento della città. Per questo ho voluto alternare colore e bianco e nero». Ma l’uomo continua a morire, come se non facesse parte di questa perfezione: una sigaretta diventa il suo ultimo desiderio, il suo ultimo motivo di attaccamento alla vita. Ma… Chissà se qualcuno sta pregando per me…. Lontano un uomo piange e un bambino prega. Tutto diventa a colori, tutto viene unito in quel segno di Croce. Quanto vorrei che qualcuno venisse a lavare con acqua i miei peccati. Gocce d’acqua cadono sul viso dell’uomo: ora non è più solo, qualcuno sta pregando anche per lui, Qualcuno ha versato la salvezza anche su di lui. Ora può morire, sapendo di essere amato e atteso.
Grazie all’aiuto degli amici che hanno offerto il loro contributo alla realizzazione – in particolare Francesco Paci per il montaggio, Pietro Beltrani per le musiche e Andrea Soffiantini come voce narrante – e il coinvolgimento dei parenti che si sono improvvisati attori, Matteo potrà frequentare la prossima estate un corso alla School of Visual Arts di New York. «Per ora voglio imparare bene ad usare la telecamera, a posizionare le luci. Insomma la tecnica, poi si vedrà…», dice prima di tornare alle sue occupazioni quotidiane. Una cosa di certo non dovrà impararla, perché con il suo limpido corto ha già dimostrato di saperla fare: guardare. E scusate se è poco quando si parla di cinema…

di Luca Marcora

da http://www.tracce.it