Leo Fuchs Special Photographer from the Golden Age of HollywoodPer 30 anni, Leo Fuchs ha fotografato le più grandi star di Hollywood: icone come Paul Newman, Sean Connery, Shirley MacLaine, Frank Sinatra, Marlon Brando, Cary Grant. Collaboratore di importanti riviste, Fuchs ha immortalato la vita dei divi sui set cinematografici e nella vita privata. Questa retrospettiva include ritratti di celebrità come Rock Hudson, Doris Day, Gregroy Peck, Audrey Hepburn e molti altri ancora. Nel 2010 è stata pubblicata una raccolta di sue fotografie: Leo Fuchs: Special Photographer from the Golden Age of Hollywood.


Una volta finito il servizio militare in Germania, sono rimasto a Monaco. Avendo vissuto a Vienna fino all’età di undici anni, parlavo correntemente tedesco e quindi la lingua non era un problema per me.

Un giorno incontrai Lee Lukather, direttore di produzione di Republic Picture, che stava lavorando ad un film hollywoodiano che si sarebbe girato a Monaco. Il film, intitolato "Magic Fire" e realizzato da William Dieterle, raccontava la storia di Richard Wagner ed era interpretato da Alan Bedel, Rita Gam, Yvonne de Carlo e Valentina Cortese. Le tre attrici protagoniste si dimostrarono tutte, ognuna a modo suo, molto simpatiche nei confronti del neofita della fotografia che ero all’epoca.

Fotografie di Leo Fuchs Paul Newman

Capii allora che occorreva instaurare una relazione speciale con le star del cinema per riuscire a rubare loro un po’ di tempo e di energia. Solo in questo modo si poteva effettivamente riuscire nell'intento di scattare fotografie uniche. Ho cercato di comprendere le forze e le debolezze di tutti gli attori e attrici con i quali ho lavorato, ma senza mai violare la loro privacy (anche se talvolta ne avrei avuta l’occasione, visto la mia posizione privilegiata), nonché di capire i capricci e il talento di personaggi così straordinari.

Sono grato alle molte star che mi hanno aiutato a raggiungere il mio scopo. Le mie fotografie migliori sono state scattate durante sedute dedicate oppure nel contesto particolare di un film, grazie alla complicità degli attori coinvolti che mi hanno dedicato po’ del loro tempo, della loro concentrazione e, naturalmente, anche del loro talento. Senza parlare di quelle fotografie candide, scattate a loro insaputa, che catturavano un’espressione o un gesto, riflettendo il carattere più intimo dell'attore.

Certo, uno degli aspetti positivi della mia carriera è stata la possibilità di fotografare alcune tra le donne più belle del mondo. Trovarsi dinanzi alla grazia e alla bellezza di una così piacevole presenza che vi apre le porte della propria intimità attraverso degli occhi che bucano l'obbiettivo, comunicando con la profondità del linguaggio del corpo più che con le parole: pochi piaceri possono competere con la sensazione che nasce da uno di questi momenti magici.

Una pagina doppia nelle riviste Life o Look era come una manna caduta dal cielo per il servizio di Relazioni Pubbliche e per l'ego del suo cliente. Valeva molto più che una pagina di pubblicità da migliaia di dollari perché tale contenuto “editoriale” non aveva prezzo. I capi redattori, coscienti del desiderio dei lettori di vedere le loro star preferite nelle proprie riviste, non esitavano a riempire queste pagine di fotografie fornite direttamente dagli studi cinematografici. Le case editrici mandavano i fotoreporter in giro per il mondo, ma pochi seguivano la strada per Hollywood perché era considerata una spesa inutile. Gli studios erano disposti a finanziare questi viaggi, ma le riviste temevano che questo danneggiasse la propria integrità e, per procurarsi foto ufficiose a minor costo, le riviste costituirono una rete di fotografi free lance. I free lance diventarono quindi una fonte di immagini più variegate rispetto a quelle fornite dagli studi cinematografici.

Un giorno, un agente PR propose a uno di questi free lance di talento molto ricercato dalle riviste di passare un po’ di tempo sul set di una produzione in corso, affinché scattasse immagini del set o una “photo story" che ne riflettesse l’atmosfera o che potesse interessare a una casa editrice. L’agente ebbe l’idea di chiedere agli studios di sovvenzionare il lavoro, così il fotografo avrebbe potuto approfittare della collaborazione dei produttori per scattare per le riviste delle immagini interessanti dal punto di vista commerciale. Inoltre, il fotografo sarebbe stato in questo modo remunerato in anticipo e, una volta pubblicate le foto, tutti ci avrebbero guadagnato. Fu così che vide la luce il concetto di Special Photographer.

Leo Fuchs

Biografia
Leo Fuchs vive a Parigi da oltre 30 anni. Ha riunito in un’unica collezione le fotografie che scattò tra il ‘55 e il ’65 a Hollywood e in tutto il mondo. A lui dobbiamo le foto di molti film, fra i quali “I giovani leoni”, “Exodus” e “La storia di una monaca”, che documentano i set e la vita di Audrey Hepburn, Marlon Brando, Shirley MacLaine, Rock Hudson e molti altri ancora.

Nato a Vienna nel 1929, Leo L. Fuchs emigra negli Stati Uniti con i suoi genitori e cresce nella città di Brooklyn. Inizia la sua carriera da fotografo durante l’adolescenza, lavorando nei locali notturni e per conto di riviste “glamour”. Nel 1937 realizza due film, il cortometraggio  I Want to Be a Boarder (Voglio essere un pensionante) in cui ha cantato una sua famosa canzone parodia dell'ottimismo e  I Want to Be a Mother (Voglio essere una madre) con Yetta ZwerlingTra il 1951 e il 1953, diventa cameraman per l’esercito americano in Germania e si stabilisce in Europa dopo aver concluso il servizio militare. Lavora poi al suo primo lungometraggio, “Magic Fire”, una biografia del compositore Richard Wagner, realizzato da Walter Dieterle, con Carlos Thompson e Yvonne de Carlo. Seguiranno altri film, tra cui « Nun Story » (La storia di una monaca) di Fred Zinnemann, « Irma la dolce » di Billy Wilder e « Exodus » di Otto Preminger. Nel 1961, si trasferisce a Hollywood dove lavora su tutti i set di Rock Hudson e Doris Day per la Universal, realizzando anche foto pubblicitarie molto elaborate. Commoventi e drammatiche, le foto di M. Fuchs sulla Settima Arte sono state pubblicate sulle testate più importanti del mondo: Life, Pageant, Paris Match, Bunte, Look, … Per dodici anni circa, Leo Fuchs lavora in veste di “special photographer” su numerosi set europei e statunitensi, imparando tutti i meccanismi dell‘industria cinematografica. Nel 1964, Fuchs torna in Europa dove la Universal gli offre la possibilità di produrre i progetti che gli interessano. Un anno dopo, sceglie il suo primo film e decide di girare Gambit, con Shirley MacLaine e Michael Caine, seguito poi da La Mandarine (Il Mandarino), con Annie Girardot e Le Mouton Enragé (La pecora rabiosa), con Michel Piccoli. Fuchs rimane in Europa, facendo base a Parigi con sua moglie Sylviane e il loro figlio Alexander. Fonda la propria casa di produzione e produce numerosi film ricorrendo a talenti americani e europei.
Quando M. Fuchs ha smesso di lavorare è vissuto a lungo a Parigi per poi trasferirsi a Los Angeles dove morì il 31 Dicembre 1994.

Dalla mostra Fnac a Verona via Cappello 34 - Dal 12 gennaio al 14 febbraio 2004 - www.fnac.it

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