Il conflitto chiaro della storia narrata in un film od in un cortometraggio si riferisce alla forza trainante principale che mette in moto gli eventi e crea la tensione drammatica. È la lotta centrale, interna o esterna, che il protagonista deve affrontare e superare per raggiungere il suo obiettivo. Un conflitto chiaro e ben definito, comprensibile fin dalle prime fasi della narrazione, mantiene lo spettatore emotivamente partecipato nel destino del protagonista. Serve da fulcro attorno al quale si sviluppano la trama, i personaggi e i temi del racconto, fornendo una direzione precisa e un senso di urgenza alla narrazione. Senza un conflitto chiaro, la storia rischia di apparire vaga, priva di scopo e di coinvolgimento emotivo per il pubblico.
In un cortometraggio – dove ogni secondo conta – il conflitto è ancor più l’elemento motore che tiene viva l’attenzione dello spettatore. Senza un ostacolo chiaro, esterno o interno, che si opponga al protagonista, la storia scivola via, priva di tensione e coinvolgimento emotivo. Definire subito chi o cosa è “contro” il protagonista è quindi essenziale: è da quel contrasto che nascono i dilemmi, le scelte e, infine, la catarsi del finale.
Cos’è il conflitto e perché è fondamentale
Il conflitto si manifesta quando un desiderio (consapevole o inconscio) del protagonista entra in collisione con forze avverse: può trattarsi di un antagonista esterno (una persona, la società, la natura) o di un conflitto interno (paure, dubbi, traumi). In un corto, l’energia drammatica deve emergere immediatamente: non c’è tempo per mezzetinte o zone grigie prive di tensione.
15 errori di “Mancanza di conflitto chiaro” (per generi diversi)
- Drammatico
- Errore: conflitto interno accennato ma mai esplicitato (es. “mio padre mi ha deluso”, senza mostrarlo).
- Conseguenza: lo spettatore non capisce cosa spinga veramente il protagonista.
- Soluzione: apri con una scena simbolica (es. il figlio che evita lo sguardo del padre in chiesa) e lascia che il conflitto emerga attraverso azioni concrete.
- Horror
- Errore: assenza di un “mostro” o di un’entità definita; la paura rimane vaga (“c’è qualcosa di sbagliato qui”).
- Conseguenza: si crea un senso di noia anziché di terrore.
- Soluzione: introduci subito un elemento minaccioso – un’ombra che si muove in controluce, un suono ricorrente – in modo che il pubblico sappia chi o cosa attendersi.
- Thriller
- Errore: obiettivo del protagonista descritto genericamente (“deve scappare”), senza ostacoli chiari o tempistiche.
- Conseguenza: svanisce la suspense, perché manca il “ticking clock”.
- Soluzione: inserisci un deadline tangibile (es. “se non esco entro 5 minuti, la bomba esplode”) e un antagonista che ostacola attivamente la fuga.
- Commedia
- Errore: situazione comica priva di posta in gioco; si susseguono gag ma nessuna vera difficoltà da superare.
- Conseguenza: il pubblico ride, ma non si “importa” del destino dei personaggi.
- Soluzione: definisci un conflitto buffo ma concreto (es. il protagonista deve consegnare una torta entro una scadenza assurda) e crea gag che sorgono proprio dall’ostacolo.
- Romantico
- Errore: due personaggi si attraggono senza un motivo di tensione (es. “si guardano e basta”).
- Conseguenza: manca empatia, perché non si capisce perché dovrebbero stare insieme – o perché no.
- Soluzione: presenta un ostacolo emotivo o sociale (famiglia contraria, differenza di ceto) e costruisci il cortocircuito tra desiderio e impedimento.
- Fantascienza
- Errore: il mondo è curioso ma nessuna forza esterna mette in crisi il protagonista (es. “esploro un pianeta alieno” senza pericoli).
- Conseguenza: l’ambientazione risulta sterile e privi di suspense.
- Soluzione: introduce subito un “pericolo alieno” o una legge ingiusta (es. divieto di espatrio) che obbliga il protagonista a reagire.
- Noir
- Errore: il detective indaga senza mai sentirsi minacciato né complottato: i nemici restano invisibili.
- Conseguenza: l’atmosfera cupe perde mordente, il mistero non coinvolge davvero.
- Soluzione: mostra un tentativo di depistaggio o una minaccia diretta (una telefonata anonima, un proiettile) fin dalle prime scene.
- Documentario
- Errore: reportage di fatto senza un “eroe” in difficoltà o un problema da risolvere.
- Conseguenza: lo spettatore vede informazioni, ma non prova emozione o tensione.
- Soluzione: individua un “personaggio guida” (testimone o esperto) che abbia un obiettivo da raggiungere o un’emergenza da affrontare.
- Animazione
- Errore: situazioni colorate e divertenti, ma nessun vincolo o antagonista (es. “il coniglio salta e basta”).
- Conseguenza: manca l’arco di trasformazione del protagonista; la storia diventa un semplice videoclip.
- Soluzione: aggiungi un nemico (il cuoco che vuole catturarlo) o un limite (deve trovare la via di casa entro il tramonto).
- Sperimentale
- Errore: sequenze oniriche senza alcun ostacolo o scelta concreta del protagonista.
- Conseguenza: l’opera può risultare piacevole da guardare, ma priva di tensione narrativa.
- Soluzione: anche in uno stile astratto, individua un “nodo” (es. il personaggio deve decidere se abbandonare un oggetto simbolico) e costruisci la frattura intorno a quella scelta.
- Action
- Errore: sparatorie o inseguimenti ma il protagonista non rischia davvero nulla (può sempre riprendersi).
- Conseguenza: il ritmo alto diventa sterile, nessuno teme per la sua sorte.
- Soluzione: stabilisci una posta in gioco immediata (salvare un ostaggio, proteggere un innocente) e mostra chiaramente l’inferiorità iniziale rispetto all’antagonista.
- Musicale
- Errore: numeri musicali spettacolari, ma senza un conflitto interno o esterno che giustifichi le canzoni.
- Conseguenza: il brano sembra fine a sé stesso, stacca dalla narrazione.
- Soluzione: fai cantare un desiderio o una difficoltà (“voglio essere accettato”, “ho perso la voce”) in modo che la canzone diventi parte del conflitto.
- Biografico
- Errore: si elencano successi del protagonista senza mai far emergere il problema che ha dovuto superare.
- Conseguenza: la vicenda sembra un catalogo di avvenimenti, non una storia drammatica.
- Soluzione: scegli un singolo snodo critico (permesso negato, malattia, fallimento) e costruisci il corto tutto intorno alla sua risoluzione.
- Coming‑of‑age
- Errore: il protagonista “cresce” ma non c’è nulla in opposizione: accetta tutto senza fatica.
- Conseguenza: l’evoluzione personale manca di evidenza drammatica.
- Soluzione: inserisci un conflitto generazionale o un rito simbolico (il primo esamino, un addio d’infanzia) che inneschi la trasformazione.
- Mockumentary
- Errore: si ride sul formato documentario, ma non c’è nessuna vera tensione perché i personaggi sono perfettamente a proprio agio.
- Conseguenza: mancano momenti di “crisi” che scatenino la comicità surreale.
- Soluzione: pianifica un guasto (la telecamera si ferma, un ospite impazzisce) che obblighi i personaggi a reagire, enfatizzando l’imbarazzo e il ridicolo.
Consigli generali per chiarire subito il conflitto
- Stabilisci il desiderio: definisci con chiarezza cosa vuole il protagonista (salvare qualcuno, ottenere un oggetto, superare una paura).
- Mappa l’antagonista: un personaggio umano, una forza della natura o un conflitto interiore devono opporsi al suo desiderio.
- Usa il “momentum” iniziale: entro il primo minuto fai vedere il tentativo del protagonista di raggiungere il suo obiettivo e la risposta ostile.
- Crea posta in gioco: chiarisci che cosa rischia se fallisce (emotivamente, fisicamente, socialmente).
- Mantieni la tensione alta: anche nei momenti più calmi, suggerisci con dettagli (sussurri, oggetti spostati) che l’ostacolo è sempre presente.
- Bilancia forza esterna e interna: spesso il vero antagonista è dentro di sé: paure, rimorsi, dubbi. Mettile in scena con chiarezza.
- Evita spiegazioni eccessive: mostra con azioni e immagini il conflitto, anziché descriverlo in lunghi dialoghi.
- Coinvolgi emotivamente: fallo sentire lo spettatore costretto a tifare o a esultare per il protagonista.
- Testa con un pubblico breve: se dopo i primi 30″ nessuno chiede “e adesso?” il conflitto non è abbastanza evidente.
- Rileggi in chiave “antagonista”: ogni scena funziona solo se l’ostacolo è percepibile: chiediti “cosa vuole impedirgli di farlo?”.
Un conflitto chiaro non è un optional: è l’ossatura di qualsiasi narrazione, ancor più in un cortometraggio dove non c’è spazio per indugiare. Scegli il tuo genere, individua subito chi o cosa ostacola il protagonista e rendi palpabile il rischio del fallimento. Solo così potrai trasformare un’idea in un’esperienza cinematografica capace di emozionare e restare impressa.