L’incipit di un cortometraggio è la prima stretta di mano tra la tua storia e lo spettatore: in pochi secondi deve catturare l’attenzione, inquadrare il tono, porre un primo dilemma. Un “incipit debole o troppo prolisso” rischia di allontanare chi guarda, vanificando l’impatto anche di una grande idea. In un lungometraggio si può “allungare” un po’ di più, ma in un corto ogni inquadratura e ogni battuta contano doppiamente. In questo articolo analizzeremo 15 situazioni‑tipo, declinate per generi diversi, in cui l’incipit cade in trappola, e suggeriremo soluzioni concrete per correggere il tiro.

Perché l’incipit è cruciale in un cortometraggio

  • Economia del tempo: un corto dura in media 5–20 minuti; non c’è spazio per “scaldare i motori”.
  • Prima impressione indelebile: se non incuriosisci subito, lo spettatore scorre via (o smette di premere “play”).
  • Impostazione del conflitto: devi evocare già un desiderio, un conflitto o un mistero che traghetterà fino al climax.

15 errori di incipit (per generi diversi) e le loro soluzioni

#GenereErrore di incipitSoluzione pratica
1 Drammatico Back‑story lunga: si apre con un monologo narrativo che spiega tutto il passato dei personaggi. Scegli in media res: inizia dalla scena di massima tensione e lascia emergere il passato a gocce.
2 Horror Ambiente indistinto: descrizioni atmosferiche prolisse senza un elemento di minaccia subito percepibile. Usa un oggetto‑chiave (una porta che cigola, un refolo di voce) entro i primi 10 secondi per instillare ansia.
3 Thriller Incubato troppo lentamente: l’eroe vaga in corridoi deserti senza scopo visibile. Vai subito al giro di vite: mostra un indizio del pericolo (un’ombra, un dettaglio compromettente).
4 Commedia Battute “spente”: si parte con dialoghi quasi drammatici, poi si prova a “far ridere” dopo un minuto. Inserisci un gancio comico subito: un contrasto visivo o una battuta surreale che faccia capire il tono.
5 Romantico Scena patinata: panoramiche melense su tramonti, con voice‑over sdolcinato. Mostra subito il conflitto amoroso: un primo incontro sbagliato o un lapsus dei protagonisti.
6 Fantascienza Info‑dump tecnologico: 2 pagine di didascalie o dialoghi che spiegano l’universo. Inizia con un’azione che implichi la tecnologia (es. un personaggio evita per un pelo un drone).
7 Noir Voice‑over troppo verboso: il detective racconta in prima persona ogni considerazione. Scegli una scena visiva suggestiva (fumo di sigaretta, luce sghemba) e lascia che il voice‑over sia essenziale.
8 Documentario Lezione frontale: parte con un’intervista accademica e grafici, senza un’anima. Apri con una storia umana concreta: un testimone che parla guardando in camera, o un evento in corso.
9 Animazione Titoli lunghi e statici: si concentra sui credits e sul logo dello studio. Accelera i titoli con animazioni dinamiche integrate alle prime immagini di azione o personaggio.
10 Sperimentale Astrazione fine a sé stessa: luci e suoni senza un punto di ancoraggio emotivo. Introduci un elemento narrativo minimo (un oggetto o un volto) per orientare lo spettatore nello stile.
11 Action Riscaldamento tardivo: la prima scena è un dialogo lungo, poi l’adrenalina arriva al terzo minuto. Comincia con una piccola azione (inseguimento, rissa breve) che inauguri il ritmo sostenuto.
12 Musicale Brano intro statico: sequenza di titoli su spartiti o musicisti ma nessun movimento. Lancia subito una coreografia‑teaser di 10–15” per calare il pubblico nel mood sonoro.
13 Biografico Cronologia totale: si parte dalla nascita del protagonista in terza persona. Stacca un momento‑chiave della sua vita adulta e poi torna indietro in flashback solo se necessario.
14 Coming‑of‑age Ambientazione generica: un liceo anonimo e studenti inquadrati da lontano. Focalizzati su un dettaglio simbolico (una foto di classe, un vecchio diario) che personalizzi subito il palco.
15 Mockumentary Falso documentario noioso: interviste piatte e set realistici ma poco caratterizzati. Inserisci una gag visuale o un “errore” di regia subito per segnalare ironia e ribaltare aspettative.

 

1. Drammatico: back‑story lunga

  • Errore: il copione apre con 2 pagine di voce narrante che spiegano traumi e relazioni.
  • Perché danneggia: spiazza chi guarda senza coinvolgere emotivamente, trasforma la visione in una “lezione”.
  • Soluzione: apri in media res, ad esempio con la scena in cui il protagonista sta per affrontare la persona che lo ha tradito. I dettagli sul passato possono emergere in flashback o dialoghi a gocce.

2. Horror: ambiente indistinto

  • Errore: 30 secondi di carrellate sul bosco o corridoio senza alcun elemento di inquietudine.
  • Perché danneggia: la suspense non si crea per accumulo indefinito, serve un “innesco” emotivo rapido.
  • Soluzione: inserisci subito un suono anomalo o un dettaglio visivo (una mano alla finestra) entro i primi 5″: l’atmosfera risulta costruita e voluta.

3. Thriller: incubato troppo lentamente

  • Errore: il protagonista cammina in una stazione vuota per 2 minuti prima di capire di essere inseguito.
  • Perché danneggia: la tensione si disperde, lo spettatore perde la bussola su “cosa sta succedendo”.
  • Soluzione: inquadra subito un dettaglio “pericoloso” (una valigia abbandonata o uno sguardo sospetto) per incorniciare il conflitto.

4. Commedia: battute spente

  • Errore: si apre con dialoghi drammatici fra genitori, per poi cercare la risata.
  • Perché danneggia: mette in crisi il registro tonale, il pubblico si domanda “di cosa riderò?”.
  • Soluzione: inizia con una situazione buffa (es. il postino che confonde le lettere) che stabilisca subito il tono leggero.

5. Romantico: scena patinata

  • Errore: lunghi tramonti, musica melensa e voice‑over sdolcinato.
  • Perché danneggia: genera una sensazione di déjà‑vu e risulta poco autentico.
  • Soluzione: apri con un incontro imbarazzante (chi cade addosso all’altro) o un momento di contrasto fra i due protagonisti.

6. Fantascienza: info‑dump tecnologico

  • Errore: 3 pagine di didascalie su astronavi, società e leggi planetarie.
  • Perché danneggia: rallenta il ritmo e spegne la curiosità; il pubblico non è un manuale.
  • Soluzione: mostra la tecnologia in azione contestuale (es. un drone soccorre un naufrago) e lascia che l’immaginazione riempia i vuoti.

7. Noir: voice‑over troppo verboso

  • Errore: il detective spiega scena e stati d’animo in continuazione.
  • Perché danneggia: toglie fascino al mistero e rende tutto prevedibile.
  • Soluzione: utilizza un voice‑over lapidario (ogni frase conta) e affidati alle ombre, ai contrasti di luce e al silenzio.

8. Documentario: lezione frontale

  • Errore: si comincia con un’intervista asettica a un professore, inquadrato sempre a mezzo busto.
  • Perché danneggia: manca il “colpo al cuore” che cattura anche lo spettatore non specialista.
  • Soluzione: inquadra subito un testimone che narra un episodio toccante o una scena live che esemplifichi il tema.

9. Animazione: titoli lunghi e statici

  • Errore: cinque titoli di testa fermi su schermo nero, poi inizia l’animazione.
  • Perché danneggia: in un mezzo visivo e dinamico, la noia si paga con la “X” sul player.
  • Soluzione: integra i credits nella prima scena animata: i nomi compaiono su elementi del set o interagendo con i personaggi.

10. Sperimentale: astrazione fine a sé stessa

  • Errore: luci strobo e musiche alienanti ma nessun elemento “umano” su cui ancorarsi.
  • Perché danneggia: il rischio è di restare puramente esercizio di stile, senza coinvolgimento emotivo.
  • Soluzione: inserisci un oggetto‑totem o un volto umano (in close‑up) per dare un punto di contatto.

11. Action: riscaldamento tardivo

  • Errore: due minuti di dialogo politico prima di una scena d’inseguimento.
  • Perché danneggia: frena l’adrenalina e non rispetta l’aspettativa del genere.
  • Soluzione: apri con una mini‑azione (scazzottata in un vicolo, sparatoria breve) che stabilisca il ritmo.

12. Musicale: brano intro statico

  • Errore: titoli di testa su note lente, poi coreografia solo dopo un minuto.
  • Perché danneggia: in un musical lo spettatore si aspetta ritmo e melodia dall’inizio.
  • Soluzione: mostra subito un teaser di danza o canto (anche un verso isolato) per calare subito la dimensione musicale.

13. Biografico: cronologia totale

  • Errore: si parte dalla nascita o infanzia del protagonista, con voce narrante esterna.
  • Perché danneggia: si perde tempo su dettagli che il corto non potrà sviluppare.
  • Soluzione: apri con un evento‑simbolo (un riconoscimento o un fallimento) nella vita adulta, e rimanda all’infanzia solo se serve al conflitto.

14. Coming‑of‑age: ambientazione generica

  • Errore: inquadri un liceo anonimo, studenti che camminano, campanella che suona.
  • Perché danneggia: banalizza il contesto del "raggiungimento della maggiore età", non crea empatia con i protagonisti.
  • Soluzione: focalizzati su un oggetto simbolico (una vecchia macchina fotografica, un diario) che dia un senso di appartenenza.

15. Mockumentary: falso documentario noioso

  • Errore: interviste monotone e set “verosimili” ma privi di guizzo ironico.
  • Perché danneggia: lo spettatore non capisce se deve ridere o prendere sul serio.
  • Soluzione: inserisci subito una gag meta (il cameraman inciampa, un microfono cade) per stabilire il registro comico‑parodistico.

Consigli finali

  1. Rileggi sempre ad alta voce il tuo incipit: se annoia te, annoierà chi guarda.
  2. Taglia il superfluo: ogni scena iniziale deve servire a un obiettivo narrativo o emotivo.
  3. Testa con un pubblico: anche pochi amici o colleghi possono segnalarti momenti troppo lenti.
  4. Equilibrio tra mistero e chiarezza: non spiegare tutto, ma non essere criptico.
  5. Ritmo visivo e sonoro: alterna piani lunghi a stacchi rapidi, silenzi a suoni cupe o musiche incalzanti.

Seguendo queste linee guida, l’incipit del tuo cortometraggio avrà la forza di catturare immediatamente chi guarda e di porre le basi per un’esperienza coinvolgente fino all’ultima inquadratura.