Quando scriviamo un testo ci preoccupiamo di avere ben chìaro cìò che vogliamo dire, di stabilire una successione logica alle nostre affermazìoni, di rispettare la norma ortografica, grammaticale, sintattica, di usare un lessico adeguato. Solo inconsapevolmente, in genere, affrontiamo una scelta altrettanto importante, quella dello stile. Chi non scrive per professione, o comunque non ha particolari esperienze di scrittura, è portato a tenere in maggiore consìderazione il "che cosa» scrivere (Fabula) più che il "come" (Intreccio) scriverlo. In una fotografia tendiamo lo stesso  a tenere in maggior considerazione ‘’Cosa’’ fotografare e non tanto ‘’Come’’ fotografarlo, infine in un film sotto l’’effetto delle abilità narrative del regista teniamo poco in considerazione lo stile, eppure un oggetto inquadrato dall’alto risulta schiacciato, uno piccolo inquadrato dal basso risulta grande…

Le scelte di stile risalgono tutte alla Retorica, l’arte dello scrivere e del parlare, le troviamo nelle fiabe nella letteratura in genere, in Poesia e poi nelle forme moderne della comunicazione audiovisiva

Le scelte stilistiche costituiscono un contributo essenziale alla chìarezza dei discorso e , in una narrazione, lo stile è ìmportante di per sé e può aggìungere ulteriori significati al racconto. Una anziana donna siciliana grande conoscitrice di Favole diceva al famoso scrittore Leonardo Sciascia: le storie sono sempre le stesse (Fabula) quello che io cambio è il modo di raccontarle. Se in una favola introduciamo un Lupo cambiamo la voce e di conseguenza il bambino entra in un mondo di ‘’Paura’’….

Es. "Il dono magico". Il vecchio nonno regala un vaso magico al nipote. Un Re regala una lampada magica ad un giovane. … etc ... cambiano i donatori ma resta Costante (k) il dono, possiamo così scrivere un bel po' di storie. 
Queste tecniche le troviamo negli antichi miti, nelle fiabe, nei romanzi, nei poemi medioevali, intrecciati a codici, segni … Il ricevente dovrebbe Decodificare.

Vediamo: Lo stile di una narrazione è il risultato delle scelte formali operate dallo scrittore: la lunghezza deì perìodi, la disposizione delle parole all'interno della frase, l'aggettivazione, la punteggiatura ecc. Ti sarà capitato, scrivendo, di prestare attenzione al suono di una parola, al ritmo dì una frase; avrai sostituito una parola perché "suonava male" vicino alle altre, o avraì cambìato di posto a un aggettivo, decidendo di anteporlo a posporlo al nome a cuì è attribuito. Anche queste semplici operazioni appartengono alla ricerca stilistìca.

Non esiste uno  stile‑modello a cui adegúarsi: ogni volta, infatti, le esigenze della comunicazione impongono il modo in cui essa deve avvenire. Per esempio, in una storia ricca di suspense l'autore cercherà di creare per il lettore un clima di apprensione e di attesa, come nel finale del racconto "nero’’ di Edgar Allan Poe ''Il cuore  rivelatore''.

''Mi tolsi dalla sedia e comincìaì a dìscorrere di futili argomenti, ma ad altissima voce e con furia, nel mentre che il rumore cresceva, cresceva ad ogni minuto. Ma perché non se ne andavano? lo misuravo, su e gìù, a passi pesanti, il pavimento, esasperato da quel foro contraddittorio, ed il rumore cresceva con regolarità, con assoluta costanza. Gran Dio, che cosa potevo fare? Mi agitavo, smaniavo, bestemmiavo! Scuotevo la seggiola sulla quale m'ero dinanzi seduto, la facevo scricchiolare sull'impiantito, ma quel rumore aveva oramai sommerso tutto il resto, e cresceva e cresceva ancora, senza soste, interminabilmente. E diventava più forte, sempre più forte, e gli uomini chiacchieravano e scherzavano e ridevano. Ma era mai possibile che non lo udissero? Iddìo onnipotente! No, Essi udivano, essi sospettavano, essi sapevano, eppure si dìvertivano allo spettacolo dei mio terrore, così almeno mi parve e lo credo tuttavia. Ma ogni cosa sarebbe stata da preferirsi a quella orribile derisione. lo non mi sentivo ormai di sopportare oltre quelle loro ipocrite risa. Sentii che mi abbisognava gridare o morire. E intanto, ecco ‑ lo udite?  ecco, ascoltate! Esso si fa più forte, pìù forte, e ancora più forte, sempre più forte! «Miserabili! lpocrìti urlai. «Non fingete oltre! Confesso ogni cosa. Ma togliete, togliete quelle tavole, scoperchiate l'impiantito! è là.  là sotto!  ìl battito dei suo terribile cuore!''

Il ritmo è incalzante e riproduce ìl battito cardiaco e il respiro affannoso del narratore‑protagonista. Quali scelte stilistiche ha effettuato l'autore per ottenere questo rìsultato? Utilizziamo questa volta due parametri: la lunghezza dei periodi e l'aggettivazìone. I periodi sono piuttosto brevi, poverì dì subordinate, rapidi. Prevalgono le frasi nominalì, le coordinate, le esclamazioni; l'autore ha scelto cioè un procedimento paratattico.

L'aggettivazione è ridotta al mìnimo: il protagonista è troppo agitato per osservare, analizzare, definire. Prevalgono le voci verbalì, portatrici di azioni, che si susseguono incalzanti.

Proviamo a utilizzare gli stessi parametri per esaminare lo stile di M. Proust nél  brano: ''Il bacio della buona notte.''

''Subito quella mia ansìetà scomparve; adesso non era più come poco prima, che avevo lasciato la mamma fino a domani, poiché almeno il mio biglietto, mettendola senza dubbio in collera (e doppiamente, perché quel traffico m'avrebbe reso ridicolo aglì occhì di Swan) stava per introdurmi invisibile e beato nella stanza dov'era lei, e parlarle di me all'orecchio; quella sala da pranzo proìbita, ostile, dove solo un attimo prima, il gelato- una graffita ‑ e le coppette mi sembravano racchiudere piaceri malvagi e mortalmente tristi, poiché la mamma li godeva lontano da me, mi si apriva, e, come un frutto divenuto dolce che rompa il suo involucro, avrebbe fatto scaturire, proiettare fino al mio cuore ìnebriato l'attenzione della mamma, mentre leggeva quelle mie righe.''

Il testo è formato da un unìco lunghissimo periodo, ricco di subordinate e ìncìsi. Leggendo, sembra di perdersi lungo il filo dei pensieri del narratore‑protagonista, che scava nella sua memoria. Il ritmo è lento: l'autore ha scelto un procedimento ipotattico. L'aggettivazíone è abbondante, perché il protagonista ricostruisce il ricordo nei particolari e si sofferma ad analizzare, a definire con meticolosa precisione.

L'ironia , dal greco ''Eironéia''  dissimulazione , consiste nell'attribuire a parole o a intere frasi che di per se avrebbero un certo significato , uno contrario . Lo fa per esempio Don Abbondio  nel primo capitolo dei Promessi Sposi rispondendo a Perputua , che cerca di farsi rivelare un segreto. Lo faceva Totò dicendo ‘’Esipodio’’ inveced id Episodio e non solo.

''Lei sa bene , che ogni volta che m'ha detto qualche cosa sinceramente , in confidenza , io non ho mai…''

''Brava! Come quando..''

Ovvio che Don Abbondio non pensa davvero che Perpetua sia brava, al contrario lascia capire che non è brava affatto perché non sa mantenere i segreti.

L’ironia irride, prende in giro: quando la sua forza critica si fa più intensa e più amara diventa umorismo.

Pirandello in un suo saggio chiarisce la differenza tra comico e umorismo attraverso un esempio.

Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta imbellettata e parata d'abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia e rispettabile signora dovrebbe essere. Posso cosi, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario, Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagailo, ma che forse ne soffre e lo fa perché pietosamente s'inganna che, parata così, nascondendo cosi le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l'amore dei marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quei primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quei primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario.

Pensando al cinema potremmo continuare con tanti esempi ma in questo caso volevamo soltanto far capire che come nel linguaggio narrativo anche quello del cinema possiede una ‘’Retorica’’ autonoma, prova a confrontare quanto detto con la narrazione filmica.

dal sito Cicciotti

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