Come provare a venirne a capo in un mondo privo di regole (quale è la nostra immaginazione). La Poetica di Aristotele

Aristotele è il padre (in)consapevole della narrazione contemporanea. In un certo senso, se non fosse stato per lui non saremmo qui a parlare di regole, strutture e paradigmi. Non lo faremmo noi comuni mortali, ma non lo farebbe neppure Syd Field e non lo farebbero neanche Vogler o Campbell.

Thelma Louise 1991 di Ridley ScottIntorno al 330 a.C., Aristotele è un filosofo affermato: ha già fondato la sua scuola, il suo Peripato, e si accinge a pubblicare la Poetica, un trattato che prova ad approfondire l’arte della narrazone, analizzando principalmente la tragedia e l’etica, focalizzandosi sulla mimesi (la riproduzione della realtà) e sulla catarsi (la purificazione che porta alla trasformazione).

(foto: Thelma & Louise (1991, di Ridley Scott))

Partendo da questi presupposti, Aristotele arriva a sostenere che la narrazione, per essere compiuta e “perfetta”, deve avere unità al suo interno. Ci sono, però, tre tipi di unità: unità di tempo, di luogo e di azione.

Secondo Aristotele, infatti, un’opera narrativa è tale quando si svolge in un unico spazio (unità di luogo), possibilmente in un arco temporale definito (unità di tempo) e portando avanti un unico obiettivo (unità di azione).

Il Paradigma di Syd Field

Il Paradigma di Syd FieldSu questa base, Syd Field (autore e sceneggiatore americano) ha sviluppato il Paradigma, un modello preziosissimo per sviluppare al meglio una storia e trasformarla, piano piano, in una sceneggiatura pronta per essere venduta al mercato americano.

Il Paradigma di Syd Field è costruito partendo dagli insegnamenti di Aristotele e arriva alla suddivisione della narrazione in 3 atti (che io preferisco chiamare parti, per non rischiare di chiudermi troppo in costruzioni “scomode”).

Secondo Field, perché una storia funzioni deve avere un inizio, una parte centrale e una fine (Atto I, Atto II, Atto III). L’inizio, detto Set Up, è l’apertura della narrazione, la presentazione dei luoghi e dei personaggi della storia. Qui conosciamo il nostro protagonista, le sue abitudini, il luogo in cui si trovava poco prima dell’inizio dell’azione. La parte centrale, detta Confrontation, è il cuore della narrazione, quella in cui il protagonista comincia il suo viaggio e affronta i suoi ostacoli, i suoi mostri, i suoi demoni. La fine, detta Resolution, è la resa dei conti, la soluzione a tutto, la fine dei giochi. Il protagonista ritorna a casa dopo il suo lungo viaggio e, forse, può tirare un sospiro di sollievo.

Come si passa da un atto a un altro, da una parte all’altra della narrazione? Ci sono due punti focali da tenere a mente, uno tra il primo e il secondo atto, uno tra il secondo è il terzo atto: Syd Field li chiama Plot Point.

Il Plot Point I è quella cosa che dà avvio alla nostra storia, l’eventoche spinge il protagonista a intraprendere il suo viaggio: succede qualcosa, all’improvviso, nella vita dell’eroe che lo porta a lasciare temporaneamente la sua vita precedente e a “partire”, anche simbolicamente, alla ricerca di qualcosa, una sola cosa, che lo riporterà a casa trasformato, diverso, possibilmente migliore. Il viaggio ha luogo durante tutto il secondo atto, la parte centrale, quella del confronto.

Questo momento, nel Viaggio dell’Eroe di Vogler, lo abbiamo riconosciuto come Il Varco della Soglia, ricordate?

Il Plot Point II, invece, è l’evento che porta l’eroe alla risoluzione dei suoi conflitti, alla fine del suo viaggio, al ritorno a casa. Nello schema di Vogler che parla del viaggio dell’eroe, questo momento specifico coincide con l’uscita dalla “caverna” verso La Via del Ritorno.

Prima di procedere alla stesura del nostro racconto, dobbiamo avere a mente, più di ogni cosa l’inizio, la fine e i due “plot point”, le due svolte narrative. Una volta chiari questi punti, siamo pronti per procedere.

La regola delle 4 pagine

C’è chi paragona il processo creativo alla gestazione di una gravidanza. Prima di partorire qualcosa di oggettivamente importante per noi e per la nostra esistenza, dobbiamo passare in entrambi i casi un periodo doloroso e faticoso, fatto di crisi, stress, paure, ripensamenti.

La fase iniziale è quella più critica: hai un quadro generale molto confuso di ciò che vorresti, il tuo protagonista è ancora un essere informe che ha bisogno di uno scopo per andare avanti e la tua narrazione è ferma a un bivio, in stallo, non sa bene dove andare.

In questa fase iniziale, Syd Field ci propone un ottimo esercizio, un piccolo trattamento di 4 pagine che funga da base e tramite tra la scaletta preparatoria e il vero trattamento che precede la sceneggiatura.

Prendete un po’ di fogli (6, se possibile, poi capirete perché).

Sul primo foglio sviluppate tutto il primo atto. Usate mezza pagina per descrivere visivamente tutto ciò che ha luogo in apertura della vostra storia. L’altra metà dedicatela, invece a creare un riassunto degli avvenimenti che accadono durante il primo atto.

Prendete un secondo foglio. Usate mezza pagina per sviluppare il Plot Point I: cosa succede? dove si trova il protagonista? qual è il suo bisogno drammatico? E’ cambiato o è sempre lo stesso?

Prendete un terzo foglio ed elencate tutti i potenziali ostacoli che il vostro protagonista affronterà in tutto il secondo atto. Mettetelo momentaneamente da parte.

Prendete un quarto foglio. Usate l’intera pagina per sviluppare tutto il secondo atto. Recuperate il foglio con gli ostacoli e cominciate a creare una linea tratteggiata da un punto all’altro. Cosa succede? Come si muove il protagonista? Chiede aiuto? Lo riceve? Chi sono i suoi nemici?

La scena finale di Thelma LouisePrendete, ora, un quinto foglio. Usate mezza pagina per descrivere tutto ciò che accade durante il Plot Point II. Cosa succede a due passi dalla risoluzione del conflitto? Provate a raccontarlo anche utilizzando dei dialoghi, non siete costretti a descrivere un’azione.

(La scena finale di Thelma & Louise)

Ora prendete il sesto e ultimo foglio. Usate mezza pagina per fare un riassunto breve di tutto ciò che accade nella fase finale del racconto. L’altra metà vi servirà a descrivere visivamente i luoghi e le azioni nel dettaglio.

Come mai Field parla di 4 pagine se le pagine che vi ho chiesto di usare sono 6? Facciamo i conti insieme: ogni atto ha bisogno di una pagina intera, i plot point si sviluppano su mezza pagina e una pagina extra ci serve per appuntarci un elenco più o meno sterile degli ostacoli che il nostro eroe deve superare. 4 pagine (più 1).

di Cassandra  per https://storytellingkits.wordpress.com/

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