Le tappe del viaggio dell'eroe – un’analisi del film Django unchained di Quentin Tarantino (USA, 2012) secondo il modello di Vogler
La struttura generale del film è molto simile a quella di “Bastardi senza gloria”: anche qui ci sono tre atti ben definiti, ma non come li intendeva Field nel suo “paradigma”. Qui ogni atto è come se fosse “concluso”, una storia è con principio, svolgimento e fine, con un personaggio principale – mai lo stesso e non sempre quello che chiameremo eroe – che viene seguito e raccontato in maniera più approfondita. Ogni atto ovviamente segue il filo rosso principale della vicenda che si conclude nel terzo atto.
Atto I: partenza, salita (Departure)
- Mondo ordinario (Ordinary World): L'eroe lascia un mondo per cominciare un viaggio, ed entra in un altro mondo (Special World). È il mondo consueto da cui proviene l’eroe, quello da cui parte, e può essere ovviamente positivo o negativo, prevedere quindi un peggioramento delle condizioni iniziali o un miglioramento. Nel caso di Django è ovvio che la condizione di partenza del protagonista è estremamente sfavorevole: Django è uno schiavo, in catene, e si sta muovendo in un luogo imprecisato (così descritto perfino dalla didascalia), al buio, una specie di limbo pieno di difficoltà da cui sembra non avere alcuna possibilità di uscire.
- Richiamo all'avventura (Call to Adventure): La sfida per l'eroe, dove si stabilisce l'obiettivo e il percorso da farsi. La chiamata all'avventura stabilisce il rischio o il prezzo da pagare e rende chiaro l'obiettivo (goal) dell'eroe. Un certo evento, un accidente iniziale (initiating incident) è necessario per far partire la storia. Il dottor Schultz libera Django (incidente iniziale che cambia completamente le prospettive del protagonista e gli permette di fare una scelta, di cambiare il corso della propria vita) e gli propone una collaborazione, ma prima di tutto gli offre la libertà.
- Rifiuto del richiamo (Refusal of the Call): Ci sono casi d'eroi riluttanti (proprio perché in questo modo aumentano la percezione del rischio che correranno) che cercano di "negare" la chiamata e fanno sforzi per fuggire. Django non fugge, ma inizialmente non è convinto della proposta del dottore: ha bisogno di una vera motivazione per intraprendere il viaggio, ovvero la possibilità di liberare sua moglie.
- Incontro col mentore (Meeting with the Mentor: Quello di cui ha bisogno l'eroe per mettersi in viaggio: consigli, direzione, guida, uno strumento "magico" da portarsi (un'arma, ma anche una conoscenza, o la fiducia in se stesso, la protezione, l'allenamento). È ovvio che il mentore del film è il dott. Schultz, che incarna il ruolo di “saggio” del film – che accresce le sue conoscenze non solo grazie alle esperienze ma anche grazie alla cultura, in questo caso di matrice europea - di guida e di “donatore” di strumento magico, in questo caso più di uno: la libertà, la pistola, la motivazione, l’insegnamento di un mestiere, ecc.
- Varco della prima soglia (Crossing the First Threshold): L'eroe accetta la sfida. Qui si entra nel mondo speciale del racconto. È il momento più difficile dell'atto I, il suo vero inizio. È una soglia su cui ci sono guardiani (vedi sopra tra i personaggi/archetipi), esseri che cercano di fermare l'eroe e che vanno ignorati, assorbiti, riconosciuti o trasformati in alleati. Django inizia il viaggio, si allea con il dott. Schultz e va alla ricerca dei fratelli Brittle, li trova e permette al dottore di riscuotere la taglia. Contemporaneamente si imbatte nella materializzazione del razzismo (tematica di fondo lungo tutto il film), ovvero Big Daddy e i suoi sodali pasticcioni e insieme al dottore li ridicolizza, assorbendone metaforicamente l’energia: l’eroe è pronto per progredire nel suo viaggio, è più forte e più sicuro di sé, infatti accetta la proposta del mentore (diventare cacciatore di taglie per l’inverno, aumentare la propria forza, sviluppare le proprie qualità, in vista dell’obiettivo)
Atto II: discesa, iniziazione (Initiation)
- Prove, nemici, alleati (Tests, Allies, and Enemies): In questa zona l'eroe fa i primi incontri, viene coinvolto nelle sfide che servono a imparare le regole del mondo speciale. Qui si rivela il vero carattere dell'eroe, si mettono in evidenza i sentimenti, i ritmi, le priorità, i valori e le regole che contano. Essenziale in questa fase la scena in cui Django esita nello sparare al delinquente che sta lavorando nei campi con suo figlio: l’eroe sta “familiarizzando” con il nuovo mondo in cui ha deciso di entrare una volta abbandonato il “mondo ordinario”, ne sta conoscendo le regole, contemporaneamente conosciamo qualcosa di più del suo carattere, dei suoi valori di riferimento (l’importanza della famiglia), e si stabiliscono le priorità: se salvare Broomhilda è l’obiettivo, non bisogna guardare in faccia a nessuno. poco dopo finisce la fase “preparatoria”, Django è cresciuto, è pronto e insieme al dottore scoprono che Calvin Candie tiene schiava Broomhilda nella sua piantagione. Si incontra il primo vero nemico di Django, ma non il peggiore (che sarà Stephen); si affrontano prove difficili (fare finta di essere un negriero, assistere alla morte di uno schiavo sbranato dai cani, ecc.).
- Avvicinamento alla caverna più recondita (seconda soglia) (Approach to Inmost Cave): L'eroe si avvicina all'apice, al posto pericoloso. L'eroe si sta formando una nuova percezione di sé e degli altri, È anche la fase dove i compagni di viaggio spariscono e la lotta si fa più dura, con la sorpresa di veder emergere nuove qualità nei personaggi. Django, letteralmente, si avvicina alla “caverna”, o nascondiglio dell’obiettivo (Broomhilda), che è anche il posto più pericoloso dove essere, la piantagione di Candie. È una fase estremamente tesa e piena di suspence: poco prima della “prova centrale” il mentore soccombe, sottolineando ancora una volta la sua statura morale (morte del dott. Schultz).
- Prova centrale (Supreme Ordeal): È il momento critico della battaglia con l'ombra, lo scatenamento della suspense. La prova in cui l'eroe rischia davvero di morire o muore per poter rinascere di nuovo. Nel momento cruciale in cui l'eroe o i suoi obiettivi sono a rischio in genere c'è un rovescio di fortuna, temporaneo, che mette suspense. Durante la prova centrale l'eroe si trova faccia a faccia con le sue più grandi paure, con il fallimento dell'impresa, o con la fine di un rapporto, dove si conclude definitivamente la sua vecchia personalità e si torna cambiati. La sparatoria a Candyland è il “secondo punto di svolta” secondo la struttura di Field: il piano di Django è stato scoperto, il mentore è stato ucciso, tutto sembra volgere al peggio. L’eroe rischia di morire, ma riesce a cavarsela anche se le sue prospettive sono cambiate in peggio. Dalla prova centrale Django esce trasformato, ma riappropriato della sua vera – nuova – identità. Non deve più fingere, né interpretare parti: è se stesso, ma ancora in difficoltà.
- Ricompensa (Reward): L'eroe, sopravvissuto, "festeggia" Se c'è un tesoro da prendere, questo è il momento. Qui anche è il momento di un piccolo riposo prima del viaggio di ritorno (spesso una scena d'accampamento, o d'amore). Finita la burrasca ci si misura, si diventa consapevoli della propria volontà o forza, raggiungendo il rispetto di sé. Dopo un momento di sconforto e di paura, Django ritrova la forza e la determinazione, inganna i due che lo stanno portando ai lavori forzati, conquista un vero “tesoro” (la dinamite che gli servirà per la “Resurrezione”), diventa consapevole della sua forza e conquista anche il rispetto degli altri (in questo caso degli altri schiavi).
Atto III: ritorno (Return)
- Via del ritorno (The Road back): Bisogno del ritorno, ma trasformato. L'eroe non è ancora fuori dalla "foresta". Django torna a prendersi sua moglie, non è ancora tempo di riposare. Cavalcando a pelo, in ralenti, verso sua moglie e i suoi nemici l’eroe ha ritrovato se stesso, il suo vero io, la sua vera missione ed è pronto ad affrontarla.
- Resurrezione (terza soglia - climax) (Resurrection). Non è la prova più grande, ma la definitiva. È come un esame finale per provare che si è imparata la lezione, è la purificazione, l'adattamento al ritorno, il momento delle carte in tavola. È anche il momento della catarsi, dove si porta il materiale emozionale in superficie, facendo che la consapevolezza dell'eroe diventi anche del lettore (o spettatore) della storia. Tarantino conosce bene il potere della catarsi finale e la realizza come suo solito, con i fuochi d’artificio. Django torna da “uomo nuovo”, definitivamente più potente del suo nemico: la resa dei conti finale è con il nemico più subdolo che potesse incontrare, Stephen,il “nero bianco”, il “mentore” – in negativo – di Candie, suo servitore/amico/padre/confessore/protettore.
- Ritorno con l'elisir (Return with Elixir): L'eroe è tornato rinato, definitivamente cambiato, e ha portato con sé l'esperienza raggiunta, un dono da usare nel mondo ordinario. Django ha finalmente raggiunto il suo obiettivo, ha trovato sua moglie, l’ha liberata (letteralmente e metaforicamente, le ha dato nuova vita). Ora sono entrambi pronti per tornare nel mondo ordinario, ma da ex schiavi, con in più l’esperienza, la forza, la consapevolezza e soprattutto i documenti che attestano la libertà.
Articolo di Maria Elena Arcangeletti per cinescuola.it