Mi viene in mente il cosidetto fraintendimento del Terzo Atto. Ovvero, quella particolare scena, piuttosto comune nelle commedie romantiche ma non limitatata ad esse, e posta generalmente verso i 3/4 del film, in cui fra i protagonisti scatta un qualche tipo di disaccordo o incomprensione, necessario a reintrodurre un nuovo elemento di tensione che "tenga su" l'atto finale.
Tipicamente: la dolce A e l'affascinante B si sono appena dichiarati eterno amore, ma la rivale C fa intendere a A che B è ancora interessato a lei (cioè C).
Una infuriata A non vuole ascoltare le motivazioni del presunto fedifrago B (anche se avrebbe tutti i motivi per credere che la rivale C stia mentando apposta per farli mollare) e d'altro canto questi viene colto da una improvvisa incapacità di spiegarsi chiaramente. Poi comunque litigano e non si vogliono più vedere.
Amici impiccioni e coincidenze improbabili a volte complicano ulteriormente la situazione.
Questo momento non è necessariamente imbarazzante di per sé, ma quando è scritto male fa sembrare i protagonisti degli idioti che, con un minimo di comunicazione in più risparmierebbero (a sé stessi e a noi) un'altra mezz'ora di incomprensioni, e di conseguenza fa sembrare lo sviluppo degli eventi forzato e artificiale, utile solo a separare i protagonisti a forza per poi riavvicinarli sul finale.
Non è in discussione ovviamente l'efficacia drammatica di questo meccanismo, solo la sua esecuzione di qualità spesso altalenante. Va detto anche che si tratta di uno sviluppo narrativo abusatissimo e che quindi risente della sua condizione di cliché.
di Michele Zaccaria per it.quora.com