Il trillo di un telefono, una donna che sale le scale di un condominio con il cellulare schiacciato sull’orecchio e una ciabatta per la corrente che le pende da una mano.

E’ l’inizio di una preparazione ossessiva ad un mondo irreale, minuziosamente architettato per conseguenza ad una società alienante e consumista. E’ l’inizio di una corsa asociale che rifiuta ogni tipo di contatto esterno alla propria intimità, trovando rifugio nel sogno illusorio di una vita parallela. Una vita dettata da un mezzo di comunicazione di massa, che addormenta.

Un tango appassionato, un uomo che sembra caduto dal cielo e che cancella la tensione provocata da qualcosa di ignoto.

Nel finale, lo sguardo inquietante della protagonista si rivolge al pubblico svelando la coscienza di essere una vittima sociale. Chissà se uno degli spettatori, specchiandosi con lei attraverso lo schermo, si domanderà: “sono anch’io nella stessa, pessima condizione?”

di Ermelinda Coccia

NOTE DI REDAZIONE: E' UNA IDEA MOLTO, MA MOLTO GENERICA. IL FINALE E' DI QUALCOSA CHE NON C'E'.

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