Una delle sfide principali del montatore William Goldenberg è stata quello di creare un senso di urgenza, anche nelle sequenze che coinvolgono gli studiosi di codici che svolgono un lavoro scrupoloso nel loro rifugio, presso la tenuta britannica di Bletchley Park. L’intento era quello di creare la sensazione che ci fosse una grande quantità di pressione su Turing e la sua squadra – il senso del ticchettio dell’orologio – perché gli alleati al momento stavano perdendo la guerra. Nel montaggio, ciò veniva tradotto nell’aumento di ritmo – non in un modo molto evidente, ma con la volontà di far sentire il pubblico dentro la pancia dei personaggi. Il taglio di alcune inquadrature al culmine della tensione, per dare una sensazione di ansia, e ricordarci che questi personaggi hanno un’urgenza.

Nel 2013, il montatore veterano William Goldenberg ha detto, è stato “turbato ed entusiasta” quando ha preso il suo primo Oscar sul palco del teatro Dolby per il montaggio del thriller di Ben Affleck, “Argo”. Era stata una gara in cui aveva avuto l’onore di competere contro se stesso: quell’anno infatti, Goldenberg ha anche ricevuto una nomination all’Oscar per il montaggio del film sulla caccia a Bin Laden ”Zero Dark Thirty”, al fianco di Dylan Tichenor.

Due anni dopo, il montatore era di nuovo in corsa con una nomination per il suo lavoro su un altro film drammatico, basato su una storia vera: “The Imitation Game”, che mette in luce il brillante, anche se insopportabile, matematico Alan Turing (interpretato da Benedict Cumberbatch, candidato all’Oscar per il ruolo di attore protagonista), che decifrò il complicato codice segreto di comunicazione nazista grazie alla macchina Enigma, durante la seconda guerra mondiale.

Si stima che il lavoro di Turing abbia salvato di 14 milioni di vite, accorciando in modo efficace la guerra di due anni, ma nei primi anni 1950 egli fu perseguitato e condannato per la sua omosessualità, morendo suicida nel 1954, all’età di 41 anni.

Goldenberg ha parlato molto di come sia per ‘Argo’ che ‘Zero Dark Thirty’, egli sia davvero attratto da piccole storie su una parte di mondo che poche persone hanno mai sentito parlare. Egli aveva sentito parlare di Alan Turing e il codice Enigma, ma non conosceva la storia che lo mandò in crisi, e tutte le cose orribili che gli successero dopo la guerra.

Nel corso di nove mesi fra il 2013 e il 2014, Goldenberg ha effettuato il montaggio di “The imitation Game” lavorando su circa 200 ore di filmati, su Avid Media Composer 5.5 negli EPS-Cineworks a Santa Monica.

Una delle sue sfide principali è stata quello di creare un senso di urgenza, anche nelle sequenze che coinvolgono gli studiosi di codici che svolgono un lavoro scrupoloso nel loro rifugio, presso la tenuta britannica di Bletchley Park.

L’intento era quello di creare la sensazione che ci fosse una grande quantità di pressione su Turing e la sua squadra – il senso del ticchettio dell’orologio – perché gli alleati al momento stavano perdendo la guerra.

Nel montaggio, ciò veniva tradotto nell’aumento di ritmo – non in un modo molto evidente, ma con la volontà di far sentire il pubblico dentro la pancia dei personaggi. Il taglio di alcune inquadrature al culmine della tensione, per dare una sensazione di ansia, e ricordarci che questi personaggi hanno un’urgenza.

Quando il passaggio al montaggio non lineare diventa semplice: War Horses.

Per alzare la posta, Goldenberg ha inframmezzato il montaggio con filmati di repertorio, come le marce delle truppe e carri armati nazisti, all’interno di scene in cui Turing che lavora sulla sua macchina decodificatrice, che ha chiamato “Christopher” come la sua cotta d’infanzia. Per Goldenberg, quella era una giustapposizione: i macchinari di guerra tedeschi, contro Christopher, l’arma di Turing.

Per la scena di tensione in cui la Macchina di Turing, infine, decodifica il codice, Goldenberg ha creato un montaggio mozza fiato degli scienziati che lavorano per tutta la notte, che traducono i messaggi decodificati mettendo puntine su una mappa che indica la posizione dei sottomarini tedeschi nell’Atlantico.

Come Goldenberg avanzava il lavoro su ogni sequenza, aumentavano le conversazioni con il regista Tyldum su ciò che stava attraversando la mente pungente di Turing. Per loro era come essere sempre più consapevoli di lui. Turing aveva la sindrome di Asperger, e quello che mostrava fuori, era così anche dentro.

Il montatore racconta della scena del colloquio con Bletchley, dove il materiale girato era enorme, perché Benedict Cumberbatch ha dato loro più indicazioni e scelte sul modo in cui Turing doveva apparire.

Una scena sgradevole porta con sé complesse scelte di montaggio, come in 12 Anni Schiavo

Quello che il team di montaggio decise, era che in fondo egli fosse consapevole di come appariva, ma di non essere sgradevole in maniera intenzionale. Era Turing che faceva Turing, e ogni scelta di montaggio era basata su queste indicazioni di performance attoriali.

Il lavoro del montatore inoltre, è stato quello di intrecciare senza complicare la trama, tre linee di storia che saltano avanti e indietro fra tre periodi di tempo: gli anni giovanili di Turing in collegio nel 1920, i suoi sforzi top secret durante la guerra, e i maltrattamenti per essere omosessuale, nel 1950.

Una scena cruciale è stata posizionata in maniera sublime da Goldenberg: la sequenza in cui Turing viene a sapere che il suo amato Christopher è morto di tubercolosi. Nella sceneggiatura la scena si svolge in precedenza, ma il montatore la trasferisce circa 15 minuti dopo, verso la fine del film, con un taglio dal primo piano del volto in lutto del giovane Turing a un’immagine del vecchio lui, perseguitato e affranto, di fronte alla sua macchina. Goldenberg sostiene che per lui quello “È stato come l’ultimo pezzo del puzzle che porta al suo suicidio”.

Ma in ultima analisi, i realizzatori hanno scelto di eliminare una sequenza in cui un detective scopre Turing che giace senza vita nel suo letto. “Abbiamo deciso che era più elegante ed emozionale finire con Turing che dice essenzialmente buonanotte a ‘Christopher,’ spegnendo la luce e scomparendo in una stanza buia”, ha detto Goldenberg. “Quella scena sottolinea appena il dramma di questa storia che doveva essere raccontata”.

di Simone Verrocchio per romeuracademy.it

 

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