LA STORIA… in due parole:
IDEA: Nonno Carlo si reca nell’officina di biciclette del suo quartiere e prende in prestito una bici, che consegna a sua figlia Cristina. La donna pedala verso una scuola. Qui c’è sua figlia: Eleonora. Madre e figlia, sulla bicicletta, attraversano il quartiere, finché non arrivano davanti il portone di casa. Ad attenderle è nuovamente Carlo che riprende in consegna la bici, riportandola in officina.
PERSONAGGI PRINCIPALI:
Nonno Carlo, 60 anni. Cristina, 30 anni. Eleonora, circa 10 anni. Fabrizio, 30 anni, ragazzo dell’officina.
E’ un’idea molto semplice da realizzare. Come LOCATION è possibile ipotizzare uno dei tanti quartieri di periferia di Roma. La vita nella sua normalità è la vera protagonista della storia. Normalità significa mostrare con la m.d.p. uno dei tanti quartieri romani nei quali viviamo, gente che incontriamo tutti i giorni…potremmo essere addirittura noi gli attori di questo corto!!! Ruolo determinante del racconto è costituito dalla VOCE OFF dei vari personaggi principali. Con questo espediente manifestiamo le varie EMOZIONI. Infatti, ogni volta che la bicicletta passa nelle mani di un personaggio, il racconto procede in prima persona.
SOTTO IL TESTO: La famiglia di nonno Carlo non è delle più ricche. Per Eleonora ci sono pochi giocattoli, ma tutti fanno del loro meglio per farle assaporare la vita, con tutte le sue emozioni. La bicicletta pertanto diventa il luogo in cui ci si sente davvero liberi, se stessi, in una parola. Anche Cristina, la figlia trentenne di nonno Carlo, si sente libera in bici. Sente di essere una donna, ma la sua femminilità si sprigiona in modo diverso dalle altre. No tacchi a spillo, né altro vestiario prorompente. La sua femminilità è una questione di spirito…di entusiasmo e voglia di credere nelle emozioni. Sono queste che intende regalare a sua figlia Eleonora.
Qui di seguito una prima bozza, un primo mancante abbozzo. Ragioniamoci un po’ insieme…e vediamo cosa accade… Una nota: la location esiste realmente…mi sono ispirata ad un posto che ben conosco!
SOGGETTO: “IO VADO IN BICICLETTA”
Roma, Quartiere Africano, ai nostri giorni.
Al centro della piazza Elio Callisto sorge un antico rudere: la cosiddetta Sedia del Diavolo. E’ il primo pomeriggio, di un giorno feriale. Le strade sono caotiche e trafficate.
CARLO, jeans e maglione blu, è davanti un’officina di bici.
Il negozio affaccia sulla Sedia del Diavolo. E’ un luogo stretto, sporco di grasso, ingombro di bici in tutte le posizioni, di tutte le dimensioni.
All’interno del negozio FABRIZIO gonfia le ruote di una bici.
CARLO
(a Fabrizio) Quale mi presti oggi?
Fabrizio indica una vecchia Clementina nera con il cestello, poggiata alla parete.
Carlo ora vicino la bicicletta la accarezza come fosse una donna bellissima e se la porta fuori dal negozio. La conduce sul marciapiede, tenendola in mano. Appena svolta l’angolo ad attenderlo è CRISTINA.
CRISTINA
Sei un grande pà!
E così dicendo prende la bici dalle mani di Carlo e ci monta su.
Dal marciapiede scende in strada e la sua pedalata si fa sempre più rapida.
La donna svicola tra le macchine. E’ abile e sicura di sé.
CRISTINA (VOCE OFF)
Quando sono in bicicletta mi sento una donna. Una donna vera…
La m.d.p. inquadra una bellissima donna che cammina sul marciapiede su vertiginosi tacchi a spillo.
E’ una donna provocante e femminile allo stesso tempo.
La m.d.p. la inquadra, mentre la VOCE OFF di Cristina commenta.
CRISTINA (VOCE OFF)
Non ho bisogno di impiccarmi su aghi tanto sofisticati…il vento sulla faccia, la velocità, il sentirmi bene su due ruote…è questo che mi fa sentire una donna, perfino bella. Un solo paio di scarpe…quelle più comode per pedalare…
Cristina è giunta davanti una scuola. Ad attenderla c’è una ragazzina di circa dieci anni. E’ sua figlia: ELEONORA.
ELEONORA
(guardando la madre con disappunto) Ma quanto tempo ci hai messo? Sono andati tutti via!
Cristina si guarda intorno e si rende conto che i genitori già da un pezzo hanno ripreso i loro bambini…
CRISTINA
(cercando di sdrammatizzare) lo sai com’è tua madre, no? Dalle una bicicletta…
Cristina solleva con delicatezza Eleonora e la pone sulla canna della bici. La bimba si tiene stretta al manubrio. Le mani di Cristina sono su quelle della figlia e il suo corpo la protegge allo stesso tempo. Con una energica pedalata si rimette in viaggio.
Il volto di Eleonora è ora meno corrucciato, esprime un senso di felicità.
ELEONORA (VOCE OFF)
Qui sopra io ci sto bene, anche se mamma fa sempre tardi e poi domani lo so io che mi devo inventare con la maestra…però lei è unica. Per gli altri bambini all’uscita di scuola c’è sempre una macchina in doppia fila…io ho la bicicletta e vi assicuro che non farei mai a cambio. Non vedo l’ora che mamma mi venga a prendere con la bicicletta…lei mi stringe ed io chiudo gli occhi, riesco perfino a sentire il vento…e il profumo della primavera. Anche se a volte fa proprio freddo non vorrei mai tornare a casa.
Cristina fa un giro lungo in bicicletta. Eleonora osserva tutto ciò che vede lungo la strada. Le persone, le vetrine, le macchine.
ELENORA
…nessuno dei miei giocattoli è bello come quando vado in bicicletta…insomma io non vorrei fare altro…e spero che un giorno, magari non troppo in là, possa diventare un’unica cosa con la mia bicicletta…per non scendere mai…
Cristina si ferma davanti al portone di un palazzo.
Ad attenderle c’è nonno Carlo, al quale la donna consegna la bicicletta.
Carlo sale in bici e pedala per la città.
CARLO (VOCE OFF)
Io le brucerei tutte queste macchine! Ai miei tempi c’erano solo le biciclette e la gente vi assicuro campava molto meglio.
Pedala a fatica su una salita, ma la sua andatura riesce lo stesso ad essere pacata ed equilibrata. Ogni pedalata è portata avanti allo stesso ritmo.
Passa davanti ad una Chiesa e fa un cenno di saluto al parroco che sul sagrato legge il breviario.
CARLO (VOCE OFF)
Così riesco a salutare tutti…mi godo ogni cosa…
E’ ora davanti una discesa. Alza le mani dal manubrio e si lascia andare rapidamente. Sembra un ragazzino per quanto irradia felicità.
Si ferma vicino ad uno slargo. Qui si apre un panorama di Roma, inedito. Non è la città da cartolina che siamo abituati a vedere, piuttosto un agglomerato di tetti di periferie che, nella sera, hanno un’aria di mondo fantastico.
Carlo sospira felice dinanzi a quella immagine.
CARLO (VOCE OFF)
E se non stavo in sella come la scoprivo Roma io?
Risale in bici e pedala verso l’officina.
Consegna la bicicletta a Fabrizio che, squadrandolo perplesso, esclama:
FABRIZIO
Tu non me la racconti giusta!
Carlo gli consegna la bicicletta, accarezzandola come fosse una donna bellissima.
FINE