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Fnac Genova – via XX Settembre. Una galleria di grandi registi - da Clint Eastwood a Claude Chabrol, da Almodovar a Jane Campion - con un unico filo conduttore: la passione per il cinema. Nei ritratti di Nicolas Guérin, fotografo e cinefilo appassionato, collaboratore della celebre rivista francese Positif, si ritrovano i registi simbolo della cinematografia mondiale.
Cinquant'anni separano la nascita, a Lione, di Positif - una rivista di cinema creata da un gruppo di amici, appassionati nel senso nobile nella parola, che volevano parlare di cinema in modo diverso (esteticamente, moralmente, politicamente) dalla critica della loro epoca - e l'esistenza oggi, a Parigi, di un mensile i cui principi fondatori non sono stati dimenticati.
Dal 1952 al 2002, gli strati successivi di nuove generazioni di collaboratori, il rifiuto del modo di esprimersi tipico parigino e delle mode passeggere, il permanere di un' amatorialità per paura dei compromessi professionali, l'apertura permanente all'estero che va di pari passo con la difesa di un cinema esagonale, quando è giustificato, il rifiuto di tutte le categorie e classificazioni, soprattutto di genere, una sensibilità abbastanza ancorata a sinistra in una concezione molto globale (tutte le correnti di sinistra si incrociano all'interno del gruppo dei redattori) hanno contribuito a confermare Positif , come una delle riviste imprescindibili del panorama cinematografico.
Molto in fretta, sin dal numero 3 con John Huston, Positif si è interessata a pubblicare interviste con i cineasti di cui difendeva l'opera e che voleva fare scoprire. La tradizione dell'intervista è stata amplificata e adesso ogni numero ne contiene molte. Da qualche anno, il fotografo Nicolas Guérin, appassionato cinefilo, collabora con Positif e si sforza di essere presente prima o dopo le interviste, per fare un ritratto del cineasta sottoposto alle domande.
In occasione del cinquantesimo anniversario della nostra rivista, abbiamo scelto di presentare solo un centinaio di ritratti di registi realizzati da Nicolas Guérin. Alcuni sono già stati pubblicati su Positif, altri sono inediti. Quasi tutti sono stati fatti negli ultimi anni.
Abbiamo scelto di pubblicarli secondo un ordine che all'incirca coincide con quello della comparsa significativa di questi cineasti in Positif : in un certo senso la loro “entrata in scena”! Non c'è dunque da stupirsi se l'opera si apre con un ritratto di Michelangelo Antonioni, presente sin dal n° 16 con Le amiche , e di Alain Resnais, il cui Notte e nebbia è oggetto di un testo critico nello stesso numero, e si chiude su Elia Suleiman, il cui Intervento divino scoperto all'ultimo Festival di Cannes è presente con una critica e con un'intervista nel nostro n° 500. Lasceremo ai lettori di quest'opera il compito di scoprire quando alcuni cineasti – prima americani, ma più di recente, anche asiatici – hanno cominciato ad essere oggetto di studi in Positif , molto prima che riviste concorrenti tentassero di appropriarsene. A livello più generale, in questa successione non alfabetica di cineasti si possono ritrovare i movimenti della Storia del cinema degli ultimi cinquant'anni, la comparsa di ondate successive in Francia e in altri paesi, il mantenersi in attività dei cineasti che hanno fatto la gloria degli anni Cinquanta, nonché l'emergere dei nuovi registi. I nomi dei più giovani sono ancora poco noti ai lettori, ma la loro personalità è sufficientemente forte perché, nonostante i pochi film che hanno realizzato, si possa scommettere sul posto che occuperanno nel cinema di oggi e di domani. I loro ritratti si alternano con quelli dei loro predecessori, ma aumentano ovviamente di numero nella cronologia delle foto. In quest'intreccio di generazioni ritroviamo tutta la cinematografia mondiale, come la si ritrova nelle sale cinematografiche o nelle pagine di Positif : Clint Eastwood ma anche Jia Zhang-khe , Claude Chabrol come pure Paul-Thomas Anderson , Jane Campion e anche Andrzej Wajda sul set durante le riprese. Questa diversità rappresenta ovviamente le nostre scelte critiche.
Nonostante le assenze evidenti da quest'elenco per il gruppo di Positif (da Chris Marker che rifiuta di farsi fotografare a Hayao Miyazaki in viaggio in Tadjikistan quando Nicolas Guérin passa da Tokyo, da Ingmar Bergman oggi restio alle sedute di posa a Quentin Tarantino che è a Pechino quando Nicolas Guérin è a Los Angeles, e alcuni altri…), il centinaio di cineasti presenti in quest'opera, dal più anziano Manoel De Oliveira (in un certo senso il decano di Positif perché viene evocato in un certo qual modo sin dal n° 4 in un articolo sul Cinema portoghese) ai trentenni che appaiono nei nostri ultimi numeri, siano essi britannici, argentini o cinesi, dagli autori di lungometraggi di finzione ai documentari, tutti riflettono abbastanza bene quella che oggi è la nostra linea di condotta: la passione per il cinema.
by Hubert Niogret - Redattore di Positif
Nicolas Guérin - Biografia
Nicolas Guérin è nato nel 1970. Ha studiato cinema all'università e ha fatto una tesi di laurea sull'opera di Maurice Pialat sotto la direzione di Vincent Amiel, redattore di Positif. Incontra Jean Gili e Christian Viviani, attivi esponenti della rivista durante il suo servizio civile, effettuato alla Cineteca Universitaria. Fedele lettore di Positif, propone di sua iniziativa una collaborazione alla rivista. Nel maggio del 2000, accompagna Michel Ciment e Hubert Niogret durante un'intervista con i fratelli Coen e fa le sue prime foto. Nell'aprile del 2002, fotografa Isabelle Huppert per la copertina di Positif.
In omaggio al 50° di Positif, 50 anni di suoi ritratti vengono esposti al Festival di Cannes del 2002, e precedono le mostre realizzate all'Istituto Lumière a Lione, al Festival della Rochelle, al Festival del Film Francese di Yokohama, all'Istituto Francese di Madrid e al Forum delle Immagini di Paris. La mostra viene presentata anche nella rete delle Gallerie fotografiche della Fnac.
Il suo lavoro è distribuito dall'agenzia MPA.
Riportiamo i punti principali su cui si basa la nostra Associazione:
LO STATUTO
ART. 1 – E' costituita una associazione artistico-culturale denominata “ ilCORTO.it ” il cui marchio identificativo è (disegno stilizzato di una pellicola 35mm con la scritta in rosso www.ilcorto.it ) ovvero il logo del suo sito internet, avente finalità di promuovere iniziative che studino, interpretino, realizzino, approfondiscano il cinema (sia amatoriale che professionale), la tv, la radio ed ogni altra forma di comunicazione passata e futura.
ART. 4 – E' scopo dell'associazione:
- favorire gli scambi socio-artistici-culturali con un particolare riguardo alle possibilità di integrazione interetnica specifica della realtà romana oltre che italiana ed europea;
- svolgere e favorire iniziative ed attività di scambio artistico-culturale con l'estero;
- realizzare direttamente o indirettamente, totalmente o parzialmente, con ogni mezzo possibile, l'ideazione, la creazione, la realizzazione, l'allestimento, la produzione e la distribuzione di opere cinematografiche, teatrali ed audiovisive in generale;
- ideare e produrre e/o coprodurre programmi televisivi, nonché metterli in onda;
- attivare corsi e laboratori didattici teorici e pratici, sia on-line che in aula;
- creare o collaborare alla formazione di Musei, Siti web e Raccolte di opere artistiche;
- pubblicare e distribuire libri, riviste, periodici, giornali e prodotti informatici e tutto ciò che attiene l'editoria compreso ogni tipo di audiovisivo e di supporto presente e futuro;
- organizzare e produrre eventi, mostre, concorsi, manifestazioni, proiezioni, convegni, spettacoli cine-televisivi, turistici-culturali e teatrali, sia in Italia che all'estero;
- studiare e promuovere la creatività di artisti (famosi e/o nuovi);
ART. 6 – I soci si distinguono in:
Fondatori; Onorari; Sostenitori; Effettivi; Ordinari.
- Sono soci Fondatori le persone fisiche che come promotori hanno partecipato alla costituzione e alla prima organizzazione dell'associazione;
- sono soci Onorari le persone fisiche che, per la loro attività culturale ed artistica, vengono nominati tali dal Consiglio Direttivo a maggioranza;
- sono soci Sostenitori le persone fisiche o società od enti italiani e stranieri che con l'apporto delle loro sovvenzioni economiche, aiutano l'attività associativa;
- sono soci Effettivi le persone fisiche che, avendo apportato all'associazione particolari benefici di carattere morale o che contribuiscano con attiva collaborazione al conseguimento degli scopi socio-artistico-culturali, sono divenute tali mediante elezione con voto palese ed a maggioranza dei 2/3 del consiglio direttivo;
- sono soci Ordinari le persone fisiche che fanno parte dell'associazione in virtù della loro iscrizione alle varie iniziative dell'associazione.
La determinazione delle quote associative è demandata al giudizio insindacabile del Consiglio Direttivo. Gli associati sono obbligato al versamento della quota annuale nonché alla osservanza del presente statuto e delle deliberazioni degli organi sociali nonché al pagamento delle quote relative all'attività svolta.
ART. 7 – Gli organi dell'associazione sono:
l'Assemblea dei Soci Fondatori; l'Assemblea Generale; il Consiglio Direttivo; il Presidente e il Vice presidente; il Segretario generale; il Tesoriere.
ART. 10 – Il Consiglio Direttivo amministra l'associazione ed è composto da un minimo di tre e da un massimo di nove membri, nominati la prima volta nell' atto costitutivo ed in seguito dall'assemblea generale. I Soci Fondatori ne fanno sempre parte integrante. I consiglieri eletti dall'Assemblea Generale durano in carica cinque anni e sono rieleggibili.
Il consiglio direttivo, venuto meno quello nominato nell'atto costitutivo, designa nel suo seno il Presidente, il vicepresidente, il Segretario Generale ed il Tesoriere. Il consiglio direttivo è investito dai più ampi poteri per l'amministrazione ordinaria e straordinaria dell'associazione, senza limitazione alcuna.
Ammette soci Onorari, Sostenitori ed Effettivi con voto palese a maggioranza semplice.
Il consiglio direttivo compila il regolamento per il funzionamento dell'Associazione e dell'assemblea, obbligatorio per tutti i soci ed in particolare:
a) determina le linee particolari delle attività dell'associazione al di fuori, in esecuzione o ad integrazione del regolamento e delle deliberazioni dell'assemblea;
b) predispone il piano amministrativo;
c) approva annualmente il bilancio consultivo e preventivo;
d) delibera possibili accordi e convenzioni con altri Enti e associazioni ad ogni livello;
e) redige le norme regolamentari interne, relative ai rapporti con/tra i vari soci e i dipendenti dell'associazione;
f) ha facoltà di istituire succursali, filiali secondarie in qualsiasi luogo della città.
Il Consiglio Direttivo si riunisce tutte le volte che il presidente lo ritiene necessario o che sia fatta richiesta da almeno due dei suoi membri e comunque, una volta ogni sei mesi per deliberare in ordine alle predisposizioni del bilancio consultivo e preventivo, alle quote sociali e alle domande di ammissione. Per la validità delle deliberazioni, occorre la presenza effettiva della maggioranza dei membri del consiglio e il voto favorevole della maggioranza dei presenti.
A parità di voto prevale il voto del presidente. Delle riunioni del Consiglio Direttivo si redige processo verbale in apposito registro, vidimato a norma di legge e custodito dal Segretario Generale. In caso di dimissioni od impedimento permanente di un membro, la sua eventuale sostituzione avviene per decisione del Consiglio Direttivo.
Art. 11 – Il Presidente ha la rappresentanza legale dell'Associazione; presiede il Consiglio Direttivo e l'Assemblea dei soci. Promuove e coordina l'attività dell' associazione, presenta all'assemblea generale la relazione annuale, nonché i bilanci. Può adottare provvedimenti di necessità e urgenza riferendone alla prima riunione del consiglio direttivo. E' coadiuvato dal Vice Presidente.
CARICHE SOCIALI attuali:
Presidente : Renato Francisci
Vicepresidente: Carlo Bassoli
Organizzatore Generale: Renato Verdecchi
Riportiamo l'articolo di Gabriele De Palma pubblicato sulle pagine Spettacoli e Cultura del CorriereDellaSera.it
Per quale motivo quindici anni fa era possibile leggere in pubblico Joyce e adesso no?
Il racconto di come il copyright si sia fatto sempre più rigido e cronologicamente più esteso ripercorre le tappe classiche del dibattito sulla proprietà intellettuale, che però forse non tutti conoscono.
La data clou di questa lunga storia (che inizia ufficialmente con lo statuto della regina Anna nel 1709) è il 1998, anno in cui viene accettata, prima in Usa e poi nella maggior parte degli altri Paesi, l’estensione della tutela da cinquanta a settanta anni dopo la morte dell’autore. Quindi L’Ulisse nel 1991 (Joyce muore nel 1941) passò in pubblico dominio, ovvero a disposizione gratuita di tutti e senza autorizzazione dell’autore, per tornare sotto il controllo degli eredi dell’autore nel 1998 e fino al 2011.
TOPOLINO - La riforma del 1998 è stata fortemente sostenuta, tra gli altri, dalla Disney proprio a ridosso della scadenza del copyright per il suo eroe numero uno: Topolino. Miss Molly ironizza sul rischio di povertà scampato dagli eredi Disney (normativa velocemente accettata dal governo Clinton e ratificata col nome di Sonny Bono, compagno di Cher) e su quello dei lettori che avrebbero vissuto in un mondo popolato di personaggi Disney orribilmente decontestualizzati dall’allegra e rassicurante vita a Paperopoli. Gli appassionati del fumetto nostrano ricorderanno a tal proposito le meravigliose tavole di Andrea Pazienza «Perché Pippo sembra uno sballato?».
CREATIVITÀ E NOVITÀ - Oltre alla durata della protezione, francamente eccessiva, stupiscono altre limitazioni riconosciute e tutelate dalla legge: non si può leggere pubblicamente un’opera protetta, non la si può modificare, non si possono fare traduzioni non autorizzate. E le restrizioni aumentano, in modo lesivo dei diritti del cittadino consumatore, per le opere in formato digitale. «Ma lo stesso Topolino, non venne a sua volta copiato da un fumetto noto come Steamboat Bill?» chiede l’informato interlocutore di Miss Molly. Certo, ma allora le leggi erano diverse, la protezione era garantita solo per 14 anni. Che poi proprio personaggi usciti dalle menti e dalle penne altrui (Cenerentola e Pinocchio solo per citare i due casi più famosi) abbiano dato lustro e celebrità a quello che presto divenne il colosso dell’intrattenimento per bambini di tutto il mondo, non fa che ribadire l’utilità di una legislazione meno rigida e severa. La stessa opera di Joyce non è altro che un’opera derivata dal poema omerico, perché, come ricorda Molly Mazzitelli, non esiste un’idea creativa che nasca dal nulla: tutto è derivato da idee altrui, raffinate, elaborate, distorte o parodiate. Partiamo tutti dalla cima di una piramide, è il monito finale del video, riprendendo a sua volta la celebre metafora dei nani sulle spalle dei giganti come già aveva notato Bernardo di Chartres nel XII secolo. È che qualcuno o non se ne è accorto o preferisce considerarsi, erroneamente, il gigante.
di Gabriele De Palma per il Corrieredellasera.it 03 novembre 2006
Carlo Di Palma, grande direttore della fotografia, ha lavorato con i più grandi registi italiani: da Rossellini a Petri, Germi, Monicelli, Scola, Bertolucci e soprattutto Michelangelo Antonini con cui aveva realizzato 'Blow up', 'Deserto rosso' e 'Identificazione di una donna'. In America era stato l'occhio cinematografico di Woody Allen per ben 18 anni in film memorabili come 'Hannah e le sue sorelle', 'Pallottole su Broadway' e 'Tutti dicono I love you'.
Di Palma è stato anche regista di tre film interpretati da Monica Vitti: 'Teresa la ladra', 'Qui comincia l' avventura' e 'Mimi' Bluette..fiore del mio giardino'.
Nato a Roma, praticamente nel cuore di piazza di Spagna, il 17 aprile del 1925, Carlo Di Palma andava orgoglioso della sua origine popolare e di una mamma, amatissima, che tutti a piazza di Spagna conoscevano come la fioraia del centro di Roma. Qualche volta scherzava anche volentieri su un destino che lo voleva legato al cinema ripensando a una celebre fioraia dello schermo esaltata da Charlie Chaplin in 'Luci della citta''.
Il tratto fiero da antico romano, l'eloquio quieto e puntuale, i gesti sobri, l'eleganza del vestire, con una predilezione per il bianco, ne facevano un gentiluomo immediatamente riconoscibile, di casa a New York come in Europa. Sposato con Adriana Chiesa, notissima distributrice internazionale del miglior cinema italiano, zio e maestro di un altro noto operatore come Dario Di Palma, Carlo arrivo' sul set alla meta' degli anni Cinquanta ed ebbe il diritto di firmare la fotografia per un piccolo film come 'Lauta mancia' di Fabio De Agostini nel 1956. Appena quattro anni piu' tardi era pero' gia' un nome di riferimento grazie al successo di 'La lunga notte del '43' (Florestano Vancini) e per la collaborazione, appena un anno dopo, con due autori di spicco come l'esordiente Elio Petri ('L'assassino') e Pietro Germi ('Divorzio all'italiana').
Non c'e' piu' un momento libero nella sua vita lavorativa a partire dai primi anni Sessanta, ma l'autentica svolta che pone Carlo Di Palma come maestro internazionale dell'immagine e del colore arriva nel 1964 quando scocca l'ora di 'Il deserto rosso' realizzato da Michelangelo Antonioni. E' proprio Di Palma a convincere il regista ferrarese ad abbandonare il prediletto bianco e nero per un'immagine astratta, fatta di fuochi, trasparenze, stridore cromatico che finira' perfino nel titolo del film. Il sodalizio e' destinato a ripetersi due anni dopo per 'Blowup' che invece Di Palma intinge nei toni freddi della swinging London concentrando il suo obiettivo sulla verita' visibile e invisibile al tempo stesso catturata dalla macchina fotografica del protagonista David Hemmings.
In verita' negli stessi anni Di Palma firma le immagini di molti grandi successi italiani ed europei del periodo da 'L'armata Brancaleone' a 'La ragazza con la pistola' (Mario Monicelli) da 'Amore mio aiutami' (Alberto Sordi) a 'Dramma della gelosia' (Ettore Scola). Lavora con maestri come Sidney Lumet ('L'appuntamento') o Miklos Jancso ('La pacifista'). Negli anni Settanta Di Palma sceglie di cimentarsi in prima persona dietro la macchina da presa, regista di fiducia per Monica Vitti in 'Teresa la ladra', 'Qui comincia l'avventura', 'Mimi' bluette', tutti realizzati tra il 1972 e il 1977. Ricordava volentieri che a spingerlo al grande salto verso la regia era stata essenzialmente la curiosita' di sperimentare un punto di vista diverso insieme all' amicizia per l'attrice, con cui ebbe una lunga relazione, e per la compagna di sceneggiatura, Barbara Alberti.
''Per uno che ha cominciato con 'Achtung! Banditi!' nel 1951 - diceva - e che per tutto il decennio ha fatto la gavetta come operatore di macchina, era inevitabile il desiderio di controllare l'intera macchina realizzativa una volta o l'altra. Ma e' stata una specie di vacanza. Sapevo che prima o poi sarei stato richiamato al mio vero mestiere, trovare la luce e dare il senso ai sogni di un altro''. Cio' accadra' alla meta' degli anni Ottanta, all'indomani di nuovi successi del cinema italiano firmati da Bertolucci o da Antonioni e di una fortunata trasferta americana che lo impone a Hollywood. Di Palma diventa a tutti gli effetti un grande direttore della fotografia riconosciuto da Hollywood nel 1986 quando comincia il suo legame professionale e personale con Woody Allen sul set di 'Anna e le sorelle'. I due firmeranno insieme undici film fino al 1997, l'anno di 'Deconstructing Harry'. Nessun altro potra' mai dare - come ha detto lo stesso Woody Allen - la stessa luce a Manhattan, sospesa tra verita' assoluta e invenzione pura.
Negli ultimi anni Carlo Di Palma si era incuriosito di altre strade artistiche: dall' illuminazione scenografica di piazza della Signoria a Firenze alla ripresa in immagini di grandi concerti classici e nel 2001 aveva voluto partecipare all'impresa collettiva 'Un altro mondo e' possibile' documentario sull'universo no-global firmato da due intere generazioni di cineasti italiani.
E' morto a Roma il 9 luglio 2004
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Per la prima volta approda a Cittá del Messico la rassegna Visioni Sarde, giunta alla sua ottava edizione. Nata nel 2014 nell’ambito dello storico Festival Visioni Italiane della Fondazione Cineteca di Bologna, la rassegna è diventata sempre più grande mantenendo la sua vocazione di luogo di esposizione del cinema breve prodotto in Sardegna e di valorizzazione dei giovani talenti, a cui offre l’occasione di raggiungere il più vasto pubblico nazionale e internazionale. Il progetto Visioni sarde è voluto e sostenuto dalla Fondazione Sardegna Film Commission. I film in rassegna sono stati proiettati presso l’Auditorium dell’Istituto Italiano di Cultura di Cittá del Messico giovedí 17 marzo. Audio: in italiano. Sottotitoli: in inglese. Promozione, programma di sala e schede tecniche: in spagnolo. Questi i titoli protagonisti di una bella e interessante serata dedicata alla cinematografia sarda: "Di notte c'erano le stelle" di Naked Panda, "Il Pasquino" di Alessandra Atzori, Milena Tipaldo, "Il volo di Aquilino" di Davide Melis, "L'Ultima Habanera" di Carlo Costantino Licheri, "L'uomo del mercato" di Paola Cireddu, "Marina, Marina!" di Sergio Scavio e "Un piano perfetto" di Roberto Achenza.
di Bruno Mossa