Un horror per essere efficace deve avere sostanzialmente due caratteristiche: semplicità e concretezza. Proprio grazie a questi due elementi, infatti, un lavoro proposto riesce tanto a non perdersi nei meandri del genere, rischiando di divenire banale, quanto a centrare il proprio obiettivo, cioè spaventare.
Negli ultimi anni, accanto alle classiche produzioni, si ne è sviluppata un’altra molto interessante: quella del cortometraggio. Tra i tanti progetti presenti, uno che ci ha particolarmente colpito è The Last Soup del videomaker milanese Sebastiano Orfeo alias Seb Orfeo. Facendo proprie le caratteristiche elencate in precedenza, The Last Soup si mostra come un ottimo lavoro in cui è possibile riscontrare una serie di elementi degni di nota.
La trama del corto, come detto, è molto semplice e lineare. Un uomo intento a mangiare una zuppa, esorta la sua compagna morta, esposta di fronte a lui a tavola, a consumare il pasto. L’uomo, colpevole dell’omicidio, viene distratto dal campanello di casa. Non trova nessuno alla porta e quando rientra improvvisamente rimane al buio a causa di un temporale.
Il finale, che chiaramente non sveleremo, è tutto da scoprire.
The Last Soup è un prodotto genuinamente straordinario. Che parte da una base elementare horrorifica e si sviluppa all’interno di differenti peculiarità, tipiche dei lavori di Orfeo.
Il punto di forza è proprio l’idea di fondo del cortometraggio. L’ambietazione, la trama e l’epilogo sono, praticamente, le tipiche sequenze di genere, a cui si affianca quel pizzico di mondanità che rende il tutto più realistico.
Ciò, non solo offre la possibilità di semplificare la scena, ma consente di espandersi in lungo e in largo facendo evolvere la storia nel miglior modo possibile. Portando, inoltre, il pubblico ad immedesimarsi a pieno con quanto vede, trattandosi di fronte ad una consueta scena quotidiana.
A questo si associa il cliché, in cui emerge con forza la nostra conterranea Lina Marciello, che porta il tutto a divenire più chiaro e diretto.
In pratica, grazie a uno standard horror, si riesce in pochi minuti a sconvolgere la scena e, contemporaneamente, terrorizzare lo spettatore.
Abbiamo colto infine anche un’ulteriore matrice di questo lavoro. In cui realtà e orrore, come spesso accade, si fondono per cercare di indurre coloro che sono al di là dello schermo a riflettere.
Il tema del femminicidio, della vendetta e della giustizia giusta sono difatti portanti in un prodotto che è molto più di un semplice cortometraggio horror.
di Alessandro Falanga per diariodirorschach.com