Ingrid Bergman, Buster Keaton, Orson Welles, Stanley Kubrick. Ma c’è anche il restauro di Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti e di Ascensore per il patibolo di Malle con un Miles Davis spolverato di fresco, un cortometraggio inedito di Truffaut e un altro documentario mai visto di Aki Kaurismaki, i film in Technicolor di Hitchcock, Tourneur, Anthony Mann e perfino il Mago di Oz in 3D. Basta aprire il catalogo, o tuffarsi dentro alle otto sale della 29esima edizione del Cinema Ritrovato (27 giugno – 4 luglio 2015), per ritrovare tra gli oltre 420 titoli qualcosa che può andare a genio allo spettatore: dal muto di fine ottocento, ai grandi titoli degli anni ’10, per arrivare a La sottile linea rossa di Terence Malick.
Lo chiamano il “paradiso dei cinefili” e forse approssimano per difetto. Intanto perché vista la quantità, i titoli e le novità potrebbero benissimo parlare anche di inferno e purgatorio, intesi come film maledetti nel primo caso ritornati alla luce, o film dimenticati nel secondo caso quindi accantonati temporaneamente. “È complesso presentare questo festival. Il punto è che viviamo una rivoluzione: a differenza dei nostri nonni noi oggi abbiamo a disposizione una memoria sempre più estesa, almeno 120 anni di immagini in tasca. Forse stanno diventando troppe, ma abbiamo la possibilità esclusiva di comporre ognuno il proprio percorso a seconda dei gusti personali”, spiega Gianluca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, sotto la cui egida si organizza e svolge il Cinema Ritrovato.
Quindi bisogna andare con ordine e salutare il profeta del Cinema Ritrovato, quel cinefilo del direttore Peter Von Bagh che ci ha lasciati poco tempo fa e che tutto recuperava, indirizzava e sceglieva: “È impossibile sostituirlo. Per questo abbiamo composto un board internazionale, un comitato scientifico del festival, al quale appartengono Alexander Payne, Martin Scorsese, Thelma Schoonmaker e il premio Oscar Kevin Brownlow”.
Gente che oltre a fare cinema, prova spesso a recuperarlo e a mostrarlo a larghe platee. Ecco che elencare le sette sere in cui gli highlight restaurati del Cinema Ritrovato vengono mostrate gratuitamente nell’immensa Piazza Maggiore di Bologna davanti a migliaia e migliaia di nasi puntati all’insù diventa imbarazzante: il citato Louis Malle (sabato 27 giugno); Il terzo uomo di Carol Reed (28); l’omaggio a Von Bagh con il suo Olavi Virta (29); Malick (30); Casablanca di Curtiz introdotto da Isabella Rossellini (1 luglio); il restauro de La Palla n.13 e One Week di Buster Keaton accompagnate da un’orchestra dal vivo (2); Visconti il 3; e infine l’unica copia in 70mm conservata al mondo di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick, quella che comprende l’Intervallo in nero proiettato sullo schermo con tanto di Zarathustra di Strauss che continua a sentirsi mentre si va a prendere il gelato o il ghiacciolo.
Essendo un festival di ricerca e non una competizione tra opere prime, bisogna andare a scavare tutto l’anno e procedere nel recupero delle opere nascoste e dimenticate. Si passa così dal centenario della nascita di Ingrid Bergman (ci sono gli esordi svedesi e tedeschi degli anni trenta e perfino le riprese dell’attrice con il suo Super8 delle prime marce naziste e dei cartelli antiebraici appesi fuori dai negozi) a titoli della misconosciuta Nouvelle Vague iraniana degli anni sessanta; i filmati inediti di una troupe inglese entrata nel campo di concentramento di Bergen Balsen nel ’45 e le donne registe della Bluebird tra il 1916 e il ’19; le due retrospettive su Renato Castellani e Leo McCarey, e i più classici progetti Chaplin e Keaton. Tra l’altro di quest’ultimo ricorre appunto il centenario della nascita e si rivedranno due capolavori tra cui quel One Week con la lunga sequenza della costruzione della casa a cui perfino Frank Lloyd Wright deve aver dato un’occhiatina. Insomma, non esiste angolo del pianeta in cui il Cinema Ritrovato non sia andato a pescare, tanto che c’è perfino il pioniere del cinema africano, il tunisino Albert Samama Chickly, film e foto di un artista, avventuriero, sposatosi con un italiana, che riuscì a filmare perfino i soldati africani che prestarono servizio sul fronte francese nel ’14-’18, facendosi gasare a Ypres e mitragliare a Verdun.
di Davide Turrini per ilfattoquotidiano.it