Ben 47 film all’attivo, due premi Oscar “nello zaino” (come dice lui) tre nuovi lungometraggi in preparazione. A 81 anni suonati Claude Lelouch, presidente di giuria al Festival di Montecarlo by Ezio Greggio, in gran forma, se la ride come un bambino. E con la semplicità di chi ama la vita («Amo tutto della vita: il freddo e il caldo, il mare e la montagna») si presta al “gioco” dell’ennesima intervista della giornata, tra una proiezione e l’altra, con un sorriso bonario.
Maestro, lei che è sempre dietro la macchina da presa, come si trova nel ruolo di presidente di giuria?
È il mio secondo mestiere: sono esperto di presidenze. Adoro vedere in anteprima i film degli altri che non sempre arrivano nelle sale francesi. Per questo quando me lo propongono, se non ho impegni già presi, dico sempre di sì.
Dopo tanti anni e tantissimi film, cosa rappresenta per lei il cinema oggi?
È la mia distrazione preferita: in pratica sono in vacanza da sessant’anni.
Domenica si assegnano gli Oscar: che ricordi ha della sua notte di gloria (nel 1966 vinse due statuette con “Un uomo, una donna”, ndr.)?
Avevo 27 anni e non ho capito cosa stava succedendo. Arrivato a Los Angeles, dopo aver rifiutato il tour in Usa perché impegnato a girare, il fattorino che si occupò di portare le mie valigie in camera mi disse: «Stasera lei avrà ben due Oscar. Ho portato il tè al Comitato, e ho sentito che avete vinto». Il tipo ha avuto una bella mancia… Così al momento della premiazione, avevo 5 nomination, ebbi la conferma. La serata di festa fu memorabile in compagnia di Steve McQueen e altre star del cinema. Alle 2 sono partito per Saigon dove giravo un film corale, con altri registi, sulla guerra del Vietnam. A Saigon salii sulla portaerei che ospitava undici amache per dormire: fu allora che tirai fuori le due statuette dallo zaino e la vista dei premi mi fece guadagnare la stanza d’onore del comandante.
Le capita di rivedere i suoi film?
Solo nei festival quando fanno qualche retrospettiva…
Lei ha sempre raccontato l’amore nel suo cinema. Perché?
Penso sia il soggetto principale dell’umanità. Mi sono sempre chiesto come mai ci si batta tanto per finire a letto insieme e, poi, si combatta altrettanto per uscire da quel letto. Tutto si fa per essere amati: è la storia del mondo.
Lelouch adora?
Le storie d’amore e le donne. Io faccio i film per loro che mi hanno insegnato tutto. Alle donne devo quel che sono oggi.
Come definirebbe le donne? Cosa rappresentano per lei?
Sono semplicemente degli uomini riusciti bene. Vede, io ho difficoltà ad avere amici uomini, non m’ispirano fiducia. Mentre, ogni tanto, posso avere fiducia in una donna.
Perché non si fida degli uomini?
Sono imbroglioni patentati, giocatori di poker camuffi…Sì, anche io sono un uomo e ne ho tutti i difetti. E, sì, anche le donne a volte giocano sporco, ma quando amano si danno completamente senza riserve.
Cos’è un film per lei?
Un reportage sul genere umano, un racconto sulla bellezza e sugli orrori di cui siamo capaci. È la vita la più grande sceneggiatrice: ma non è citata nei titoli di coda.
Nell’era del web, come vede il futuro del cinema?
Io credo solo nella sala e nel grande schermo: non potrei mai concepire i miei film altrove. Sono cresciuto nei cinema.
La vita secondo Claude Lelouch?
Una corsa a ostacoli dove ogni volta c’è una “merda” da superare e se non combattiamo non abbiamo diritto alla felicità.
Progetti prossimi venturi?
Ho tre film in cantiere: uno, in particolare, l’ho iniziato 60 anni fa e spero di terminarlo presto. È un po’ il giornale della mia vita: ho avuto grandi amori con 5 donne e 7 figli ne ho da raccontare…
Fuori i titoli!
“I più begli anni della mia vita”, “La virtù dell’imponderabile”, “Oui et No” (le parole più usate dall’umanità).
Per fare un buon film occorre cosa?
La sincerità: parlare di ciò che si conosce è la prima regola. D’altronde con sette miliardi di persone al mondo abbiamo altrettanti scenari possibili e ben sette miliardi di sceneggiature. Ognuno ha almeno una vita da raccontare e ciascuno è protagonista della propria con sette miliardi di comparse intorno a sé.
Intervista di ORIETTA CICCHINELLI per metronews.it del 01-03-2018