Quando creiamo un personaggio e lo facciamo agire in una storia, dobbiamo tener conto che  nessuno esiste da solo.  Che siano presenze fisiche oppure semplici richiami esterni previsti dalla trama, queste figure "secondarie" intrecciano sempre e comunque relazioni umane che,  necessariamente, influenzano il protagonista della storia.  Affinché un personaggio risulti credibile, deve apparire vero e rispecchiare quanto accade nella vita reale, nella nostra vita. Ecco perché, come già si diceva, è importantissimo guardarsi bene attorno, analizzare la propria realtà, comprenderla e utilizzarla per intarsiare una buona storia.  Ogni azione prevede, in maniera più o meno diretta, una interazione. Ogni personaggio interagisce con qualcun altro.  Questo “altro” ha un compito importantissimo: deve dare senso al dolore o alla rabbia o all’amore che affligge il protagonista.

PERSONE E SCATOLE

Ci sono persone e ci sono scatole.

Dentro le scatole ci sono città, parchi, montagne, laghi, distese immense di deserto.

Le costruzioni possono avere varie forme e misure: può trattarsi di palazzi, capanne, castelli, negozi, fabbriche, hotel o alveari popolari, nei quali vivono delle persone. Persone vere, in carne e ossa con proprie idee e gusti specifici.  

Un insieme più o meno grande di edifici e di persone, forma una comunità.

Non si tratta di un concetto astratto e impalpabile: ogni centro abitato ha un odore e un suono ben precisi. Ha sue tradizioni, un dialetto, un piatto regionale, feste popolari, giorni di chiusura e orari di apertura dei negozi. Ha poliziotti e regole e leggi più o meno giuste. Ha disparità sociali più o meno pronunciate e possiede un tipo di clima atmosferico che determina tutta una serie di altre abitudini.

Soprattutto, dentro ogni comunità esiste una fitta rete di relazioni umane, tessuta con un filo sottilissimo eppure più resistente dell’acciaio.

 Le abitudini di uno, influenzano il pensiero di un altro

Quando creiamo un personaggio e lo facciamo agire in una storia, dobbiamo tener conto che  nessuno esiste da solo.

Che siano presenze fisiche oppure semplici richiami esterni previsti dalla trama, queste figure "secondarie" intrecciano sempre e comunque relazioni umane che,  necessariamente, influenzano il protagonista della storia.

Affinché un personaggio risulti credibile, deve apparire vero e rispecchiare quanto accade nella vita reale, nella nostra vita. Ecco perché, come già si diceva, è importantissimo guardarsi bene attorno, analizzare la propria realtà, comprenderla e utilizzarla per intarsiare una buona storia.

Ogni azione prevede, in maniera più o meno diretta, una interazione. Ogni personaggio interagisce con qualcun altro.  Questo “altro” ha un compito importantissimo: deve dare senso al dolore o alla rabbia o all’amore che affligge il protagonista.

Non esistono personaggi secondari

Ogni personaggio presente o solo nominato nella vicenda, deve avere la stessa forza e personalità e dignità del protagonista, perché il suo compito è sempre vitale nel determinare la catena di causa/effetto di ogni azione.
 
Jenny muore. Michael impazzisce e parte alla caccia dei suoi assassini.

Chi è Jenny? Che legame aveva con Michael? Chi sono i suoi assassini? Perché Michael farà fatica a trovarli? Dove si nascondono e perché si nascondono così bene? A loro volta, che tipo di aiuti/relazioni hanno gli assassini con altri che ne facilitano la fuga?

Se gli assassini che Michael insegue fossero semplici macchiette, senza una storia personale, messi lì solo per dire “eccoli”, con atteggiamenti stereotipati e sbrigativi, allora Michael suonerebbe fasullo e scontato e la sua azione nel film non sarebbe credibile.

Ma, se quegli assassini fossero a loro volta personaggi forti, con una loro coscienza e una storia e paure e spinte specifiche, allora Michael avrebbe un compito difficile e noi (pubblico) soffriremmo con lui nel dare la caccia a persone "vere": delinquenti sì, ma dotati di movimento interiore, di un passato, di un vissuto pesante e doloroso; delinquenti, la cui morte provocherebbe altra sofferenza ad altre persone (una madre, una sorella, un amico, un figlio) . In questo modo, la piccola storia da cui eravamo partiti, si espanderebbe a dismisura.

Ogni personaggio è un numero uno, ha una sua vita, della quale è protagonista, e ha una sua profondità e merita la stessa attenzione che viene posta al personaggio principale. Anche se abbiamo a che fare semplicemente con l’usciere di un hotel o con il parroco del paese che vedremo forse in una sola scena, dobbiamo conferire a ciascuno il giusto spessore.

Dentro la scatola

Nessuno sa di trovarsi  dentro una scatola, semplicemente perché non ha mai avuto (e forse mai avrà) la possibilità di osservarsi dal di fuori.

Tutto ciò che succede dentro la scatola è vero.

E’ l’universo, è il mondo; la scatola è l’infinito. E’ un mondo così vero da provocare vero dolore, vera morte, vera disperazione oppure gioia, esaltazione, amore e passione.

La ricetta per la buona riuscita di una storia è miscelare nel modo giusto gli ingredienti e inserire dentro quella scatola case, scuole, leggi e istituzioni, e personaggi completi e credibili, forti e sensibili, che siano in grado di influenzare, come succede nella vita reale, le azioni del protagonista.


di Sabrina Gioda
Sceneggiatrice cinematografica e televisiva, autrice di romanzi e insegnante di sceneggiatura e scrittura creativa
Dal suo blog http://scriverecinema.weebly.com

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