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ROMA (4 marzo) - È morto Salvatore Samperi regista e sceneggiatore cinematografico e televisivo. Era nato a Padova il 26 luglio del 1944. Il suo primo lungometraggio è rimasto nella storia del cinema italiano e aveva come titolo Grazie zia, film del 1968. Tra le sue pellicole più famose anche Malizia del 1973 che consacrò Laura Antonelli come sex symbol e Sturmtruppen, dove Samperi porta le strisce di Bonvi sul grande schermo. Nell'ultimo periodo, Samperi si era dedicato prevalentemente alla tv dove aveva fatto film come L'onore il rispetto.

Fiero della sua renitenza a farsi etichettare in qualsiasi ruolo e come il suo celebre conterraneo, Tinto Brass, pronto a imboccare anche la strada dello scandalo e del cinema erotico per farsi strada aCinecittà e dintorni, Samperi sempre stato un regista «scomodo». Cresciuto nel terreno fertile del ribellismo provinciale degli anni '60 aveva trovato il modo di sfogare la sua voglia di rinnegare valori e riti della famiglia agiato da cui proveniva.

Entrato nel movimento studentesco nel 1968, scelse però il cinema come forma di lotta. Diversamente da molti suoi coetanei adottò però un approccio meno militante. Grazie Zia con Lisa Gastoni fu un autentico fenomeno per come sapeva coniugare umorismo «nero», critica sociale e politica all'istituto della famiglia borghese, scene erotiche per l'epoca del tutto poco inedite.

I successivi Cuore di mamma con Carla Gravina (1969) e Uccidete il vitello grasso (1970) svolgono lo stesso compito che vira in commedia e localismo nei successivi Un'anguilla da 300 milioni e Beati i ricchi con un arguto Paolo Villaggio. Accolto ormai a Roma come «ragazzo prodigio» nonostante i limitati incassi dei film successivi a «Grazie zia», Samperi trova il vero «jackpot» della sua carriera nel 1973 dirigendo Laura Antonelli in Malizia. Non è solo un grande successo ma un autentico fatto di costume che il regista avrebbe cercato di ripetere invano più
volte, compreso uno sciatto Malizia 2000 che segna la fine della carriera per la sua interprete.

Ritiratosi in provincia, disilluso e solitario, Samperi torna sulla scena (questa volta televisiva) negli anni 2000 firmando Madame con Nancy Brilli ma soprattutto con L'onore e il rispetto del 2006 che ottiene un vero plebiscito dal pubblico.
da: http://www.ilmessaggero.it/
 

Steve della Casa per "La Stampa"

Salvatore Samperi, il regista scomparso mercoledì, ha esordito nel cinema come aiuto in un film di Ferreri, "Marcia nuziale", in cui Tognazzi si mostrava attratto da alcuni manichini femminei. Chissà, forse era un segno del destino. Sta di fatto che l'eros come trasgressione e al tempo stesso come impotenza dell'uomo è stato la costante della sua vita.

Laura Antonelli in Malizia Laura Antonelli in Malizia

In "Partner" di Bertolucci, uno dei film più sessantottini di sempre, interpreta uno studente scalmanato e un po' saccente. E contemporaneamente propone Lisa Gastoni come simbolo dell'erotismo borghese che non potrà non cedere di fronte alla prorompente presenza del nuovo, del giovane, del rivoluzionario. ‘Grazie zia' diventa un titolo emblematico del '68. La famiglia è in crisi, l'ordine costituito non ce la fa più a essere credibile, le barriere cadono. E l'erotismo è un grimaldello che scardina le consuetudini, che viola le tradizioni.

Sono gli anni in cui ABC, nota fino a quel momento come rivista un po' sporcacciona, si schiera con la sinistra extraparlamentare con tanto di controinchiesta sulla morte di Feltrinelli.

Gli anni in cui su "Playmen" si discute di liberazione sessuale in mezzo a pin up destinate ai camionisti. Un percorso che converge sulle giarrettiere e sulla scala dove sale Laura Antonelli ben consapevole di essere spiata dal giovane Alessandro Momo in "Malizia". Un'immagine mille volte citata, imitata, copiata: più dell'altrettanto famosa guêpière contadina di Silvana Mangano, che 25 anni prima aveva fatto il giro del mondo come immagine dell'erotismo dell'Italia che si stava ricostruendo.

Il giovane spiava la ragazza e attendeva il temporale per poterla fare finalmente sua: Sturm und Drang all'italiana, molto diverso da quello teutonico. Le nuove generazioni che non volevano aspettare di crescere per cambiare il mondo, o almeno se stessi, si riconoscevano in quel successo. Il ragazzo aveva raccolto le forze, elaborato una strategia, desiderato fortemente il proprio obiettivo: e alla fine ce l'aveva fatta. Come direbbe Guccini, «la storia ci racconta come finì la corsa».

Non è finita bene per nessuno: Momo si è schiantato in moto, la Antonelli ha visto sfiorire la bellezza e volatilizzarsi il patrimonio, Samperi non è più riuscito a fare molto. Per non parlare della rivoluzione, che si è rivelata un incubo, e della rivoluzione sessuale, che si è trasformata in pornografia.

Il voyeurismo trasgressivo è scomparso ed è stato ripristinato quello passivo, che si trastulla solitario mentre una tettona qualsiasi si esibisce in una Casa ospitata proprio dalla Cinecittà che Samperi tanto amava. Nei suoi anni migliori, si sarebbe certamente occupato del "Grande Fratello": ma il finale sarebbe stato diverso, certi muri sarebbero caduti.

 [06-03-2009]

 

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