Marco Ponti presenta in anteprima nazionale il suo primo film-documentario di genere storico e conduce un workshopsul racconto della realtà e sul ruolo che cinema e letteratura possono avere sui temi della salvaguardia ambientale.
“Eravamo schiavi” racconta di tre ragazzi valsusini che nel 1944 vennero catturati dai nazifascisti e portati in Germania a lavorare come schiavi in una fabbrica di autocarri.
Saranno presenti in sala due testimoni diretti della storia raccontata e il figlio di un terzo testimone.
Durante la giornata il regista di Avigliana condurrà, nella bellissima location di Cascina Roland di Villar Focchiardo, un workshop sul come raccontare la realtà e su come cinema e letteratura possano contribuire a sensibilizzare le persone sul tema della salvaguardia ambientale, altro tema costante del festival valsusino, particolarmente in questa edizione.
IL FILM
Il film viene presentato alle ore 21 al cinema di Condove dal regista, insieme a due testimoni diretti della storia raccontata e al figlio di un terzo testimone. Il film dura 60 minuti ed è stato prodotto dalla Sugarland in collaborazione con Zero dB Studios, con la voce narrante di Alessandro Preziosi.
La sinossi:
Nel 1944 la Germania nazista è prossima alla disfatta. Hitler manda al fronte chiunque sia in grado di combattere.
Dai paesi occupati vengono deportati con la forza uomini e donne per farli lavorare nelle fabbriche tedesche.
A fine giugno in Valle di Susa, zona ad alta densità partigiana, i tedeschi scatenano un rastrellamento di massa.
Alle 16:30 del 29 giugno 1944, dalla stazione di Torino, parte un treno piombato con settecento prigionieri, catturati in tutta la valle, da Bussoleno a Avigliana. Alcuni di loro sono solo dei ragazzini di 14, 15 anni, ed alcuni i deportati col fratello o col padre.
Il loro destino è la fabbrica di autocarri della Daimler-Benz a Gaggenau e lavoreranno come schiavi per il Terzo Reich. Sono circa centomila i lavoratori coatti italiani, sfruttati come milioni di altri schiavi da tutta Europa nell’economia di guerra nazista. Uno su dieci non tornò a casa.
Di quelli che tornarono, quasi nessuno riuscì a raccontare l’orrore di quello che aveva vissuto.
Questo film è il racconto, crudo e emozionante, di tre di loro (Ottavio Allasio, Bruno Fiora e il compianto Maurilio Borello) che, a distanza di settant’anni, hanno deciso di aiutarci a non dimenticare mai quello che è successo.
E di insegnarci con la loro esperienza che, oggi come allora, di lavoro si può morire.