BIG. Il cortometraggio di Daniele Pini scritto dallo stesso regista e da Nicoletta Senzacqua.
La trama: Matilde (Rita Abela), una ragazza taciturna, vive con il nonno (Enzo Provenzano) in una catapecchia su un litorale italiano. Vessata e maltrattata dall’uomo che spesso la concede ai suoi compagni di bevute che abusano di lei, Matilde passa il tempo a servire il vecchio e a cercare sulla spiaggia con un metal detector piccoli oggetti metallici che poi rivende per pochi spiccioli.
Matilde non ha nessuno che le voglia bene. Solo Toni (Luca Massaro) cerca di tirarle su il morale offrendole, ogni volta che la incontra, il punch che tiene in un thermos e che amorevolmente prepara ma che lei, regolarmente, rifiuta. Le cose cambiano quando Matilde trova sepolto nella sabbia un oggetto che le permette di intravedere un nuovo futuro.
La regia di Daniele Pini è ottima e si serve di un uso sapiente della macchina da presa per alternare campi lunghi a primi piani. La curatissima fotografia di Sandro Chessa esalta la luminosità del mare contrapponendola al buio inquietante dell’interno della baracca. Questi aspetti riescono a trasformare il film in una sorta di favola in cui Matilde e Tonio rappresentano i puri di spirito, mentre il nonno e i suoi orrendi compari vengono dipinti come gli orchi cattivi. Una specie di campo e controcampo di una società nella quale siamo immersi e di cui, spesso, tendiamo a ignorarne la parte meno appagante e più oscura.