È stato annunciato pochi giorni fa che il cortometraggio “La caccia selvaggia”, tra i vincitori del Bando Generazioni 2022, è in concorso per il premio David di Donatello Cortometraggi. Nato come progetto di ampio respiro sotto il titolo di “Fabula Nauti. Alla scoperta delle leggende del Trentino Alto Adige”, a cura del collettivo IkyGuys, gruppo informale composto da due giovani professionisti trentini attivi nel settore video, Gianmaria Pezzato filmmaker e Michele Purin direttore della fotografia, si è trasformato nel cortometraggio “La caccia selvaggia” che sta ottenendo nei mesi sempre più selezioni. Fiabe e leggende del Trentino-Alto Adige possono ancora avere un ruolo nella nostra società? È da questa domanda che è nato il progetto “Fabula-nauti: Storie e leggende del Trentino-Alto Adige”, sostenuto dal Bando Generazioni 2022, che attraverso il recupero di questo straordinario patrimonio narrativo mirava a rafforzare i legami sociali, intergenerazionali e territoriali. Lo strumento per farlo è stato in particolare la realizzazione del cortometraggio di 9 minuti “La Caccia Selvaggia”, il cui cuore narrativo ruota attorno a due leggende del folclore regionale: la “Caccia selvaggia”, da cui prende il titolo il cortometraggio, e “Le streghe dello Sciliar”. Coniugando tradizione culturale e innovazione tecnologica, di cui il regista Gianmaria Pezzato ha già dato prova durante la realizzazione di “Voldemort: Origins of the Heir”, mediometraggio con 18 milioni di visualizzazioni su YouTube, è nato il cortometraggio “La Caccia Selvaggia”, scritto e diretto dal regista trentino e distribuito da Premiere Film, che in questi mesi sta continuando la sua scalata tra selezioni nazionali e internazionali.
BREVE SINOSSI
Trentino Alto Adige, 1506. Temporali, carestia e malattie: sono giorni difficili sull' Altopiano dello Sciliar. La storia ci narra la quotidianità di Anna, una giovane donna che, dopo l'improvvisa morte dei genitori, dedica sé stessa al servizio dei propri fratelli. Attraverso il folklore del territorio, il racconto ci porta in una realtà storica dove paura e superstizione sfociavano nell'isteria. Un patriarcato dove a pagare era la categoria meno considerata, quella delle donne: cacciate come streghe.
NOTE DI REGIA
L'idea de “La Caccia Selvaggia” nasce dalla volontà di raccontare la tragicità dietro alla frenetica caccia alle streghe avvenuta in Alto Adige nel decennio a cavallo tra quindicesimo e sedicesimo secolo. Un'epoca in cui, nei paesini sperduti di montagna, uomini e donne erano condannati a vivere in uno stato di isolamento sorretto dai dogmi del patriarcato e del fanatismo religioso, predisponendo un terreno particolarmente fertile all'alimentarsi di paura e superstizione. Proprio a partire da questo spunto viene sviluppata la storia di Anna, le cui vicende, seppur collocate in uno spazio geografico e temporale ben precisi, vengono raccontate come indefinitamente sospese. Il cortometraggio resta infatti sospeso tra continui dualismi: realtà storica o folklore, tragedia o superstizione, tradizione scandinava o simbologia cristiana. Il tutto trascinando spettatori e spettatrici in un’eco straziante che giunge fino al giorno presente.
dall'articolo di Press Office Generazioni per cultura.trentino.it