STORIE DI ORDINARIA DISUMANITÀ – ALL’HOTEL “COLBRICON BEAUTY & RELAX” DI SAN MARTINO DI CASTROZZA, IN TRENTINO, UNA FAMIGLIA CON UN RAGAZZO DISABILE È STATA INVITATA A CENARE IN DISPARTE PERCHÉ AD ALCUNI OSPITI DAVA FASTIDIO “LA PRESENZA DI UN DISABILE A TAVOLA” – DOPO LA PROPOSTA LA FAMIGLIA HA DECISO DI ANDARSENE PER NON SUBIRE L’UMILIAZIONE…
ALBERGO COLBRICON BEAUTY & RELAX
Tommaso ama la montagna e, anche se non vede, gioisce quando il cristallo dell’aria si appoggia sul suo viso. Tommaso è un disabile cognitivo, ma ama passeggiare nei boschi insieme a mamma e papà, che ormai faticano a tenere il suo ritmo.
Tommaso ora sa anche per quale motivo la sua vacanza preferita è terminata dopo soli tre giorni, e soffre come soffrirebbe ogni altra persona. «Alcuni ospiti si sono lamentati di suo figlio a cena, vi va se vi sistemo in una saletta un po’ in disparte?» Trentino, San Martino di Castrozza, anno 2023. L’hotel Colbricon Beauty & Relax, 4 stelle, promette una vacanza di qualità e benessere.
CECILIA BONACCORSI CON SUO FIGLIO TOMMASO PIMPINELLI
E invece ecco servita una storia di ordinaria disumanità. «Volevano sistemarci in una sala isolata, con i vetri oscurati da un mosaico. Di fronte a una richiesta del genere abbiamo deciso di andarcene, ma voglio anche far sapere cos’è successo.
Ci metto la faccia perché nessuno subisca più un’umiliazione così», dice Cecilia Bonaccorsi, 67 anni, romana, farmacista in pensione e anima dell’associazione “Con i miei occhi”, che segue i disabili della vista affetti anche da altre invalidità.
Lei e il marito, Remo Pimpinelli, ingegnere, hanno Tommaso. Ha 24 anni, è il terzogenito, ed è affetto dalla sindrome di Norrie. “E’ un disabile grave ma noi l’abbiamo portato in tutto il mondo e nessuno ci ha mai riservato un simile trattamento”, dice tradendo più amarezza che sete di vendetta.
ALBERGO COLBRICON BEAUTY E RELAX 1
[…] «La mattina successiva l’albergatrice mi ha preso in disparte. Mi ha detto che una famiglia la sera precedente si era lamentata per la presenza di Tommaso. Anzi, ha detto proprio così: per la presenza di un disabile a tavola. Quindi ci ha proposto una saletta lontana, solo per noi. Ero talmente scossa che sono riuscita solo ad abbozzare».
Cecilia e Remo ne parlano, ci ragionano e, alla fine, decidono di andarsene senza attendere la fine della settimana. Non cenano il martedì sera e non fanno colazione il mercoledì mattina, prima di ripartire alla volta di Roma. Pagano quindi per i tre giorni in cui sono rimasti e tanti saluti. […]
da Dagospia.com - Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per “la Repubblica”