Nell’immediatezza del pomeriggio di sabato, dinanzi agli investigatori e soprattutto alle psicologhe, non ci sono state lacrime non essendoci dapprima stato un pentimento. Una posa da dura del resto già evidente nella premeditazione dell’agguato a ripetuti colpi di forbice (contro testa, volto e braccia) da parte di questa 13enne e della complice, coetanea come la vittima, nonché nella successiva loro fuga dal parco della trappolaCastelbelforte, 3 mila abitanti nella provincia mantovana verso il Veneto

Oggi gli esiti degli accertamenti saranno inviati al Tribunale dei minori che ha giurisdizione, quello di Brescia. La non imputabilità delle ragazzine rende difficile prospettare eventuali misure ma rimangono la gravità dei fatti e certe frasi pronunciate dalla principale assalitrice («Se lo meritava») insieme al suo evidente disinteresse per le condizioni della vittima, appunto lasciata a terra sanguinante, a invocare aiuto, e trasferita in elicottero nell’ospedale di Verona. Che la ragazzina ferita non sia in pericolo, anche se ieri mattina ha subito un delicato intervento chirurgico, è stato soltanto un fatto casuale: centimetri, o anche meno, e sarebbe stata uccisa. 

Circa il movente, in una vicenda per forza di riserbo e massima protezione delle protagoniste, non sembrano esserci dubbi sull’invidia, sulla rivalità, forse sull’autentico odio che da tempo alimentava propositi di vendetta e non aspettava che un’occasione. Al riguardo, a Castelbelforte si evidenzia più la differenza di voti, ma gli investigatori invitano a considerare, magari sì in aggiunta all’ottimo rendimento scolastico nella classe di terza media di una e non delle altre due, una storia di fidanzatini. Ovvero di simpatie di un amico per la 13enne colpita anziché per l’assalitrice (la complice avrebbe ammesso spiegando d’essere stata costretta ad agire, una versione comunque sotto verifica). Dopodiché, conviene inquadrare degli elementi generali per contestualizzare: ad esempio la vita di paese, che specie nell’adolescenza molto regala in termini di protezione e di spazi, ma che allo stesso tempo molto toglie alimentando l’inquietudine, anche se Castelbelforte è un luogo pacifico, amministrato con intelligenza: insomma poteva succedere qui come ovunque altrove, non è questo ad essere dirimente. E non lo è, volendo per forza fare della sociologia da dilettanti, la ricerca obbligata di fattori decisivi nelle famiglie poiché parliamo di italiani con lavoro e casa, all’apparenza privi di «problemi concreti». 

I carabinieri ci ricordano poi l’assenza, nel passato delle assalitrici, di episodi violenti o di insofferenza. Nella testa delle ragazzine, o almeno in una di esse, la coetanea andava punita infliggendo terrore e dolore, forse la morte, sennò s’ignora il motivo delle forbici portate da casa.

articolo di Andrea Galli per Corriere.it

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