il fumo uccideL’auspicio del ministro Schillaci: tra vent’anni una generazione libera dal tabacco. Ma tra gli adolescenti dipendenza in salita L’obiettivo è quello di arrivare entro il 2040 con una generazione quasi del tutto libera dal consumo di tabacco. È questa la prospettiva in vista della quale il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato la prossima introduzione di misure più severe contro le sigarette tradizionali e i nuovi prodotti a base di tabacco riscaldato e nicotina. In particolare, diventerà vietato fumare nei luoghi all’aperto, “in presenza di minori e donne in gravidanza” e verrà meno “la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi”. Le norme previste potrebbero essere applicate già dalle prossime settimane tramite un emendamento al decreto Milleproroghe sul Piano oncologico nazionale, dato che le misure annunciate si inseriscono all’interno del Piano europeo contro il cancro 2021. Il provvedimento arriva a vent’anni esatti dalla legge Sirchia con cui venne introdotto il divieto di fumo nei locali pubblici, a seguito della quale era stata evidenziata una riduzione del numero di fumatori e dell’incidenza di molte patologie, specialmente quelle cardio e cerebrovascolari.

Nel 2022 però il consumo ha avuto un incremento del 2% rispetto alla rilevazione precedente, quella effettuata nel 2019, prima dell’arrivo della pandemia. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, nell’anno appena trascorso quasi un italiano su quattro, e precisamente il 24% della popolazione, consuma fumo, sia che si tratti delle cosiddette bionde o di tabacco sfuso. Un trend che è in ripresa dopo anni di calo, mentre è in costante aumento il numero di persone, specie i giovanissimi, che fumano sigarette a tabacco riscaldato: dall’1,1% del 2019 si è passati al 3, 3% del 2022. Prodotti che, insieme alle sigarette elettroniche si sono aggiunti, negli ultimi anni, alle sigarette tradizionali e che vengono considerati meno pericolosi dal 36% dei fumatori, verso i quali occorrono invece interventi di monitoraggio e prevenzione perché si tratta di articoli tutt’altro che innocui. Vale allora la pena ricordare che il fumo resta la principale causa di malattie e di mortalità in Italia. Circa 93 mila morti all’anno sono attribuibili al fumo che causa il 20,6% dei decessi tra gli uomini e il 7.9% tra la popolazione femminile.

A proposito di prevenzione, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (Sltl) intende appoggiare le misure annunciate dal Ministero della Salute e proporsi come interlocutore per l’attuazione di strategie di contrasto che comprendono campagne di informazione a iniziative di formazione per i cittadini, con particolare attenzione verso i giovani. Su norme di vendita e consumi giovanili si è concentrata la ricerca recente realizzata da Euromedia Research. “Verifica dell’età per il divieto di vendita di prodotti da fumo e inalazione ai minori. Le percezioni dell’opinione pubblica nella Città Metropolitana di Milano”. Si tratta di un sondaggio voluto da Federazione Italiana Tabaccai (Fit), Adiconsum e Moige, nell’ambito della campagna di informazione e sensibilizzazione sociale “La responsabilità è un gesto normale”, patrocinata dal Comune di Milano. Lo studio si è basato su 1.500 interviste rivolte a cittadini residenti nella Città Metropolitana di Milano dai 16 anni in su.


93mila
Morti attribuiti ogni anno al fumo

20,6%
Morti attribuiti al fumo tra gli uomini sul totale dei decessi

7,9%
Morti attribuiti al fumo sul totale della popolazione femminile 2% L’aumento dei fumatori nel 2022 rispetto all’ultima rilevazione del 2019

24%
Italiani di ogni età dediti regolarmente al fumo (in aumento giovanissimi e donne)

3,3%
Coloro che fumano sigarette a “tabacco riscaldato” (nel 2019 erano l’1,1%)

82%
Cittadini consapevoli che la legge vieta la vendita di tabacco ai minori (sondaggio Fit, Adiconsum,Moige)

60%
Cittadini che si aspettano un’applicazione più rigorosa del divieto di vendita di sigarette ai minori (idem)

14,4 %
Ragazzi che dichiarano di fumare regolarmente

32%
Ragazzi che hanno cominciato a fumare tra i 14 e i 15 anni

42%
Ragazzi che hanno cominciato a fumare tra i 16 e i 17 anni

La rilevazione, che ha coinvolto non solo i giovani ma anche gli adulti, aveva proprio questa finalità: capire quanto si conosce oggi il divieto di vendita ai minori di sigarette e delle cosiddette e-cig, le sigarette elettroniche. E scoprire qual è il punto di vista dei milanesi, considerato che Milano e il suo territorio da sempre anticipano i trend dei consumi nazionali. I risultati sono eloquenti. Oltre il 60% dei cittadini del capoluogo lombardo si aspetta che il divieto di vendita ai minori sia rispettato da tutti. Più precisamente l’82% degli adulti è ben consapevole che la legge vieti la vendita di sigarette, tabacco e sigarette elettroniche ai minori, ma il 58% ritiene che non venga rispettata e il 43,4% riferisce di aver assistito personalmente all’acquisto dei prodotti da parte dei giovanissimi. Una realtà confermata dagli stessi ragazzi. Il 64,9% di loro ha raccontato di episodi in cui coetanei hanno potuto acquistare senza che fosse loro chiesta l’età. Un aspetto cruciale di un fenomeno in preoccupante escalation, come confermano i numeri del sondaggio. Secondo i dati raccolti la prima sigaretta si fuma a 12 anni.

Quasi il 32% lo ha fatto tra i 14 e i 15 anni e il 42% tra i 16 e i 17. Ed è in quest’ultima fascia di età che il 14,4% dei ragazzi ammette di fumare regolarmente. Quasi un quarto del campione intervistato pensa che gli strumenti più efficaci per fare prevenzione siano le campagne informative nelle scuole e di comunicazione verso il grande pubblico. « Emerge con chiarezza l’aspettativa dei cittadini rispetto alla collaborazione, alla coralità degli sforzi diretti a prevenire l’accesso dei minori ai prodotti da fumo, la richiesta che il mondo degli adulti dia un messaggio chiaro e univoco ai ragazzi », commenta Carlo de Masi, presidente di Adiconsum. I ragazzi invece sottolineano il ruolo fondamentale che hanno genitori e scuole nel fare prevenzione. « Dai risultati raccolti dall’indagine si capisce bene come molti giovani siano fiduciosi nel fatto che sarà possibile far rispettare in toto il divieto di vendita ai minori», sottolinea Antonio Affinita, direttore generale del Moige. «

Da genitori vogliamo che sia dato riscontro a questa fiducia con misure concrete che possano impedire l’accesso dei giovanissimi a prodotti a loro vietati. Il rispetto delle norme a loro tutela deve essere sempre il valore etico di ogni esercente e di ogni acquirente», conclude Affinita, che invita all’impegno le stesse famiglie affinché «condividano percorsi educativi per richiamare i nostri figli al rispetto delle regole e a comportamenti corretti».

>Articolo di   per avvenire.it 

 

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