Riceviamo e pubblichiamo:
Cultura, formazione, scuola, università sono alcuni dei temi sui quali i partiti della coalizione al governo hanno chiesto il voto dei cittadini, proponendosi con identità e sensibilità diverse da quelle della maggioranza precedente. Troppo presto, nell’affollarsi di questioni considerate prioritarie, quel tratto distintivo si è affievolito, e con esso il segnale di speranza che offriva a molti. Anche se il quadro generale rischia dunque di evocare le illusioni perdute, e anche se il nostro appello per una soluzione di qualità alla direzione di Rai Cinema - firmato da più di duecento autori di cinema e di televisione - è rimasto tuttora inascoltato, noi non intendiamo rassegnarci né rinunciamo a far sentire la nostra voce.Con il nostro lavoro di cineasti abbiamo suscitato emozioni e sollevato domande, abbiamo raccontato il paese quale è, e quale potrebbe essere. Per continuare a farlo abbiamo bisogno che la politica risponda alla sua missione più alta: garantire la liberazione di energie e potenzialità.Sembra un sogno, e invece è una cosa semplice: alla politica chiediamo regole certe ed eque che promuovano la realizzazione di tutti quei film che oggi sembrano impossibili, regole che favoriscano la libertà di espressione, la molteplicità degli sguardi e la personalità dei punti di vista come un patrimonio necessario alla vita delle persone.Al governo e al parlamento chiediamo solo una buona legge, una legge che liberi le capacità e le competenze che il nostro mondo è in grado di manifestare.E a chiederla, ad esigerla, non sono solo gli autori, ma l’insieme delle professioni e dei talenti che ogni giorno si esprimono attraverso il cinema e la televisione.Sogniamo che questa legge nasca e acquisti forza attraverso la circolazione delle idee, delle fantasie, attraverso la capacità di ascolto reciproco tra tutti coloro che saranno chiamati all’impresa. Partiti, governo, associazioni di categoria, legislatori.Non ci sottraiamo alle responsabilità del fare.Per questo proponiamo alcuni principi e idee che riteniamo necessari.
DIRITTI DEGLI SPETTATORI
La trasmissione dell’identità e dei valori collettivi è sempre più affidata al cinema, alla televisione e agli altri strumenti audiovisivi. In un paese democratico, i diritti degli spettatori diventano dunque una parte essenziale dei diritti dei cittadini.
Noi crediamo che lo stato abbia l’obbligo di assicurare ai propri cittadini il diritto di accedere alla più ampia varietà possibile di opere - nazionali e internazionali, commerciali e ‘di nicchia’, di qualità e di intrattenimento, di documentazione e di ricerca, restituendo al cinema e alla tv un ruolo di arricchimento culturale.Negli ultimi anni questo diritto si è indebolito, anche a causa delle posizioni dominanti di RAI e MEDIASET: il loro scontro si è svolto sul terreno dell’omologazione, riducendo la libertà di scelta per autori e fruitori, semplificando i messaggi trasmessi alle giovani generazioni, impoverendo intellettualmente e umanamente tutta la collettività.
In questi stessi anni, il numero degli spettatori di cinema è straordinariamente aumentato. I film si vedono nelle sale, in televisione, attraverso internet o l’home video. Eppure questa crescita non si è tradotta in un aumento delle risorse impegnate nel settore. Noi chiediamo alla politica di affrontare con coraggio questo paradosso.Il cinema italiano è stato uno dei più importanti del mondo - finché non è stato costretto ad affidarsi alla discrezionalità della politica per la sua sopravvivenza. Siamo stanchi di osservare come funzionari di qualsiasi schieramento arrivino ad influenzare il genere di storie da raccontare, la scelta degli autori, o addirittura i cast – il che purtroppo accade, sia nel cinema che nella tv. Non riteniamo giusto che le linee editoriali siano pesantemente condizionate dal tipo di maggioranza al governo.
Noi non chiediamo assistenzialismo, ma il riconoscimento della nostra creatività e professionalità come risorse per il paese.
Liberi dalla politica
La politica deve riacquistare il proprio ruolo di arbitro, assicurarsi che il gioco si svolga nel rispetto delle regole, che non ci siano posizioni dominanti e che il mercato cinematografico e audiovisivo sia giusto e accessibile a tutti. Attualmente, non lo è. Esso è spartito tra grandi strutture oligopolistiche, nessuna delle quali occupa soltanto il proprio segmento. E’ per questo che una legge di sistema è indispensabile e che intendiamo sostenerla con tutte le nostre forze. Chiediamo inoltre:
- Una regolamentazione antitrust, per superare il dualismo Mediaset-Rai che accentra tutti i canali di finanziamento e sfruttamento dei film, e per dare più spazio all’esistenza di un cinema realmente indipendente.
- L’applicazione effettiva dell’originale stesura della legge 122, ove per le reti televisive venivano fissati obblighi di investimento su film cinematografici. È indispensabile che tali obblighi siano estesi a chi, come Sky, opera in regime di monopolio, e senza una regolamentazione in materia.- La promugalzione di una legge efficace contro la pirateria.
- L’istituzione di un ‘prelievo di scopo’ che impegni chiunque utilizzi contenuti cineaudiovisivi - cinema, pay-tv, internet provider, home video, tv generaliste, ecc. - a trasferire quote prefissate dei loro proventi per finanziare le attività del Centro Nazionale del Cinema.
- La creazione di un Centro Nazionale del Cinema, che amministri i fondi provenienti dal ‘prelievo di scopo’ con assoluta trasparenza, e con meccanismi che lo mettano il più possibile al riparo dalla discrezionalità e da pressioni esterne. Il presidente e il consiglio di amministrazione, nominati dal Ministro competente, saranno scelti in una rosa di nomi di provata competenza indicata dalle associazioni, allontanando così le logiche della lottizzazione.
- La pubblicazione di resoconti sulle linee editoriali e sugli investimenti attuati da ogni azienda finanziata in tutto o in parte con denaro pubblico. La stessa trasparenza dovrà essere estesa anche ai singoli film finanziati da queste strutture.
Liberare le energie produttive
Libertà di mercato vuol dire anche libertà dalla corruzione e dai clientelismi. Allo stato spetta il compito di contrastarli ma anche di capovolgere l’impostazione delle leggi che oggi li rendono possibili, senza entrare in gioco direttamente come imprenditore o produttore. È invece essenziale incentivare la nascita e il rafforzamento di una moltiplicità di soggetti interessati alla produzione e alla diffusione di opere cinematografiche e televisive.
- Lo stato deve riconoscere a chi vuole investire nel cinema italiano forme di detrazioni dalle tasse (tax-shelter), sistema già sperimentato con successo in paesi come gli Usa, il Brasile, l’Irlanda.
- I produttori devono poter far riferimento a un sistema di incentivi, automatismi e regolamenti che premino il coraggio, il talento e l’indipendenza, rendendo così possibile la loro autonomia dai soggetti più forti.
- Per le opere prime e seconde, e per i progetti speciali di ricerca e sperimentazione, produttori e autori devono poter accedere a finanziamenti che vengano considerati alla stregua dei fondi di ricerca scientifica, così da favorire la sperimentazione in aree di eccellenza espressiva che conducano a produrre film di forte impatto artistico-innovativo: punte di diamante nell’ambito di una ricerca originale e non conformistica.
- Produttori e autori devono poter moltiplicare le possibilità produttive: è urgente una normativa che consenta produzioni a basso costo e più libertà nello scegliere le procedure di realizzazione dei film.
Liberare la cultura
- Occorre introdurre il cinema come materia di studio nelle scuole. Si potrebbe inoltre pensare alla creazione di Scuole Audiovisive Regionali con insegnanti esperti provenienti dal mondo dell’audiovisivo, che consentano a una più ampia fascia di giovani l’accesso a una formazione qualificata. Al Centro Sperimentale deve essere riconosciuto il ruolo di scuola di eccellenza, potenziandola con risorse adeguate.
- E’ necessario garantire per legge, come già avviene per la fiction, la messa in onda di film italiani in prima serata nelle TV nazionali. Altrettanto necessaria è l’ideazione di programmi di informazione sul cinema italiano ed europeo, affidati a personalità competenti e appassionate. La televisione dovrebbe diventare l’Università del nostro cinema.
- Per evitare il definitivo declino e la chiusura delle sale tradizionali - nei centri storici come nelle periferie - lo stato deve promuovere la loro ristrutturazione, in modo da prevedere ove possibile più sale al posto di una, bar, ristoranti, piccole biblioteche, spazi per i dibattiti o la musica, favorendo la nascita di luoghi accoglienti non solo per il cinema di qualità italiano ed europeo ma anche per i cittadini che cercano aggregazione e cultura.
- Occorre sostenere lo sviluppo di nuove forme di diffusione dei film, premiando coloro che operino sul versante della varietà e della qualità e nelle nuove tecnologie. Particolare attenzione deve essere posta nella regolamentazione del mercato della distribuzione e dell’esercizio per evitare tutti i fenomeni di abuso di posizione dominante.
- La cultura è storia e memoria. ll cittadino a cui non è dato conoscere l’origine della propria identità, diventa meno libero. Conservare, restaurare e rendere accessibili le opere cinematografiche significa dare la possibilità di riconoscersi in un immaginario condiviso. La storia del cinema italiano attualmente in possesso degli archivi delle banche e del ministero sia dunque messa in rete gratuitamente.
- Il miglioramento della qualità del cinema italiano sarà la prima ragione del suo successo. Ma per migliorare la qualità occorre moltiplicare la quantità: di produttori, di scrittori, di registi, di film. Non esiste industria culturale senza una molteplicità di soggetti. L’esempio della fiction televisiva – sostenuta da una normativa che l’ha fatta crescere in modo esponenziale - dimostra come una nuova generazione di professionisti e di talenti – al di là del giudizio su scelte e contenuti – sia cresciuta cimentandosi in maniera regolare e assidua con il pubblico. Occorre dare anche agli autori, ai tecnici, agli attori cinematografici la possibilità di confrontarsi con diverse idee produttive, di lavorare su generi e con committenze diverse, di sbagliare e correggersi, di provare e riprovare. Vogliamo che il cinema torni ad essere lo sguardo libero di questo paese.
DAL MOVIMENTO CENTOAUTORI PER IL CINEMA (GIUSEPPE PICCIONI) PER ADERIRE INVIARE MAIL A:
UMBERTO CONTARELLO: e-mail
GIULIA BERNARDINI e-mail:
VALERIO JALONGO: e-mail
...PER UN CINEMA CHE CONTI, PER UN'INDUSTRIA DEGNA DEL PASSATO...PER CREARE MAGGIORI RISORSE CON UN IMPEGNO CERTO. CERTI DI FARVI COSA GRADITA.