“Ariaferma” è un film uscito nel 2021 e diretto da Leonardo di Costanzo. Ambientato in un carcere quasi sospeso nel tempo e nello spazio, dove secondini e detenuti vengono esposti alla progressiva disgregazione dei loro ruoli, il film vede Toni Servillo e Silvio Orlando interpretare personaggi molto distanti dalla normale cifra dei due attori. Presentato fuori concorso alla 78ma Mostra del cinema di Venezia, “Ariaferma” sarà proiettato a Berlino, nell’ambito dell’Italian Film Festival, sabato 13 novembre, presso il Kino in der Kulturbrauerei. Nell’attesa, Lucia Conti ha intervistato il regista, Leonardo di Costanzo.
Partiamo dai protagonisti di “Ariaferma”, Toni Servillo e Silvio Orlando. Si è già detto che li hai spiazzati, dando a ognuno un ruolo che in realtà sembra fatto apposta per l’altro…
Ma non per il desiderio di spiazzare, non volevo intenzionalmente disorientarli. È che mi serviva esattamente quello che ho ottenuto “invertendo” i ruoli.
Spiegami meglio
Secondo me, per un film come “Ariaferma”, fatto di cose così piccole e trattenute, se loro fossero ricorsi, ed era probabile, a quella che è la loro formazione originaria, sarebbe stato facile ritrovare quelle maschere che conoscono bene e questo avrebbe nuociuto molto al film. Io ho lavorato sempre con attori non professionisti, perché sono delle pagine bianche, anche per gli spettatori, che li scoprono per la prima volta, riempiendo di significato corpi, gesti, facce. Quando hai a che fare con attori come Orlando o Servillo, invece, lo spettatore guarda il personaggio, ma lo guarda come continuazione della storia dell’attore.
La prima cosa da fare, in questo tipo di film fatto di assenza di parole e tutto incentrato sui volti, è distruggere l’immagine che lo spettatore ha degli attori già noti.
C’è stato qualche momento in cui Orlando o Servillo ti hanno detto: “Non ce la faccio”?
Abbiamo parlato a lungo. All’inizio mi hanno un po’ studiato, per capire se potessero fidarsi, poi si sono resi conto che dietro alla mia richiesta c’erano un’idea e un ragionamento. Inoltre avevo anche un’altra necessità e cioè che la loro recitazione si avvicinasse il più possibile a quella degli attori non professionisti presenti in “Ariaferma”. Ti dirò, il mio principale problema è stato proprio questo.
Ho detto: “Ragazzi, io non posso chiedere ad attori non professionisti la pasta recitativa che può darmi chi fa questo lavoro da 40 anni“. Erano i protagonisti a doversi avvicinare agli altri e potevano farlo, proprio perché sono dei grandi attori.
Immagino che tu abbia chiesto a Orlando e Servillo di lavorare per sottrazione
Esatto. Loro non sapevano cosa togliere e questo discorso è stato interessantissimo, nei due giorni in cui ne abbiamo parlato approfonditamente, paragonando la recitazione teatrale con quella cinematografica, la recitazione realistica con quella “portata”. È stato molto bello e se avessi filmato tutto avrei un bellissimo documentario sul mestiere dell’attore.
Mi piacerebbe analizzare anche altri personaggi di “Ariaferma”, che spiccano anche per il talento dei loro interpreti. Su tutti, la guardia carceraria più dura e meno empatica…
Fabrizio Ferracane. Attore straordinario!
Oltretutto Ferracane è riuscito a rendere l’ostilità che il personaggio ha verso i detenuti con micro-espressioni facciali e gesti contenuti, senza mai esplodere. Cosa difficilissima! Come hai concepito questo personaggio?
Ferracane è un attore che a me piace molto, è bravissimo. Ha recitato nel film di Bellocchio su Buscetta, “Il traditore”, e in “Anime Nere”, di Francesco Munzi, sempre in ruoli un po’ secondari, ma lui è straordinario. Non abbiamo potuto lavorare molto in presenza, prima, perché lui fa parecchi film, ma c’è stato tra noi un continuo scambio di messaggi, mail e telefonate. Lui è molto serio, lavora tanto e bene e ci siamo sentiti spessissimo per cercare di costruire questo personaggio, che è un po’ il cattivo, l’antieroe del film.
Durante le riprese, Ferracane si lamentava del fatto che con lui non parlassi molto e io gli rispondevo: “È che tu sei sempre giusto! Sei bravissimo! L’hai trovato, il personaggio, e fai dei piccoli movimenti, con delle piccolissime sfumature che mi incantano. Che ti devo chiedere di più?”.
di Lucia Conti