«Il segreto per intraprendere questo mestiere? Ascoltarsi, non raccontarsi mai bugie e soprattutto affrontare le proprie paure». Anna Galiena rivolge questi consigli ai giovani registi del Montefeltro Film School Festival, l’unica manifestazione in Italia dedicata alle scuole di cinema di tutto il mondo che si conclude oggi a Pennabilli (dopo cinque giorni di proiezioni, incontri e retrospettive) con la premiazione della Miglior regia e il Miglior film innovativo scelti tra le trentatré opere provenienti da diciotto Paesi diversi.
Nei mesi scorsi l'abbiamo vista al cinema nella pellicola francese «Un’estate in Provenza» e ne «La pazza gioia» di Paolo Virzì, mentre in autunno sarà protagonista della fiction di Canale 5 «Il bello delle donneà alcuni anni dopo». Quando raggiungiamo telefonicamente una delle attrici-simbolo italiane nella cittadina in provincia di Rimini, ha appena terminato una masterclass con i ragazzi del Festival di cui è anche presidente di giuria. «Questa manifestazione è di grande ispirazione - ci racconta con emozione - Ed è importante perché dà fiducia ai giovani».
Una lunga carriera a teatro, oltre sessanta film alle spalle e importanti ruoli in televisione. Galiena, vista la sua grande esperienza cosa ha consigliato ai giovani che vogliono intraprendere la strada del cinema?
«Di conoscersi e ascoltarsi. Bisogna sempre essere fedeli a noi stessi, non raccontarsi mai delle bugie e andare anche contro le nostre paure».
Ancora oggi c’è qualcosa che le incute timore?
«Tutto, ma allo stesso modo ho affrontato sempre ciò che temo. Andare sul palcoscenico, posare di fronte alla macchina da presa, anche questo incontro con i ragazzi mi spaventava. Ma le paure vanno affrontate per essere più preparati la volta successiva».
Si trova a valutare dei lavori di giovani registi per la prima volta in qualità di presidente di giuria. Come la fa sentire questo ruolo?
«Ho la fortuna di fare questa esperienza con persone colte e preparate (in giuria ci sono anche il regista e drammaturgo serbo Darko Lungulov, il critico cinematografico Mario Serenellini, l’attrice Lavinia Guglielman e il regista Fabrizio Cattani, ndr). E poi questi giovani sono pazzeschi. Mi sento veramente ispirata da questo Festival».
Cosa pensa del cinema italiano di oggi?
«Credo che ci siano grandi talenti. Mi piacerebbe da spettatrice vedere più film, ma con il mio lavoro è spesso complicato. Vivo a Parigi da 25 anni e purtroppo non tutte le pellicole italiane arrivano in Francia».
Nel corso della sua carriera ha lavorato al cinema con registi diversi: Mario Bolognini, Bigas Luna, Alessandro D'Alatri, Tinto Bras. Si è mai pentita di qualche ruolo?
«Nessuno mi ha mai obbligato a fare qualcosa e ho sempre difeso le mie scelte artistiche».
Cosa preferisce fra teatro, cinema o televisione?
«Il palcoscenico è il luogo dell’attore. A teatro sei tu, sei un artigiano e hai un rapporto diretto con il pubblico».
In che modo costruisce i suoi personaggi?
«Il mondo che ci circonda è la nostra scuola e un attore deve essere un grande osservatore. Naturalmente bisogna anche essere consapevoli di intraprendere un viaggio con il regista».
Nei suoi ultimi due film al cinema l'abbiamo vista cimentarsi in una nonna sprint al fianco di Jean Reno in «Un’estate in Provenza» e nella mamma sui generis di Micaela Ramazzotti ne «La pazza gioia". Chi sarà ne «Il bello delle donneà alcuni anni dopo»?
«Una donna romantica imbrigliata in un tipo di vita dalla quale troverà il coraggio di ribellarsi».