Giudicare un cortometraggio che partecipa ad un concorso... sembra facile ma non lo è.
Quanti film che passano per le sale ottengono dai critici e dal pubblico un giudizio diverso? vi siete mai chiesti perchè?
Il critico non sa dare un giudizio? o il pubblico vuole film diversi? o non capisce il linguaggio del regista?
Per non parlare del fatto che anche i critici stessi si differenziano per il loro giudizio, così come il pubblico.... c'è a chi un film piace tantissimo e chi, lo stesso film, lo giudica di nessun valore...
Come mai può succedere una cosa simile?
E non ci riferiamo solo ai nostri corti od ai filmetti, ma anche a film di grandi registi o di film che hanno preso (o non preso) premi ai maggiori festival internazionali.
Quante volte dovrebbe essere visto un film (od un corto) per essere capito? può bastare una sola visione? Partecipando ad un concorso non si può pretendere che ci sia più di una proiezione, per le prime selezioni: se col vostro corto non riuscite a catturare l’attenzione dello spettatore/giudice forse vuol dire che c’è qualcosa che non va…
Quando voi realizzate un cortometraggio, per chi lo fate? per voi stessi o per il pubblico? Quante volte voi avete visto il vostro corto? Voi lo conoscete a memoria, ma lo avete invece osservato con gli occhi di un nuovo spettatore? Parenti ed amici non fanno testo, vi elogeranno sempre, loro sono dalla parte vostra.
Nelle pagine del nostro sito abbiamo cercato di darvi dei consigli, delle regole da applicare per avere un risultato migliore... sono regole di base, ma le avete applicate?
Il cortometraggio (come un film) deve avere una miscela di elementi ben rapportati tra loro: iniziando dalla durata: un corto se è più lungo del necessario non è meglio, anzi.
Come si da un giudizio ad un film od ad un corto?
Perchè è bello tecnicamente?
Per la buona recitazione?
Per la fotografia?
Per un'ottima sceneggiatura?
Per l'idea?
Perchè ti fa pensare?
Perchè lascia un'emozione?
Perchè te lo ricordi anche il giorno dopo?
Quando noi dell'Associazione IlCorto proiettiamo un cortometraggio ed il suo regista è in sala, non gli facciamo fare prima della visione una presentazione del suo lavoro, ma solo dopo: perchè prima si può solo influenzare lo spettatore, che invece deve essere colpito da ciò che vede sullo schermo: sono le immagini sullo schermo che devono parlare, non il regista.
Spesso ci accorgiamo che il filmaker non sa nemmeno dire a che genere appartiene la sua opera, non ci si può improvvisare registi…. Non basta spengere la luce ed emettere un grido per fare un thriller. Non ci si può svegliare la mattina e decidere di fare un corto di videoarte o sperimentale. O riprendere ciò che ci capita intorno per fare un documentario.
E’ difficile scrivere una sceneggiatura senza avere idee, per questo vi consigliamo sempre di realizzare un corto in gruppo: le singole esperienze unite, vi aiuteranno ad ottenere un prodotto migliore.
Come vi consigliamo di guardare e studiare film e cortometraggi, tanti corti, e di provare a giudicarli. Se hanno vinto qualche concorso un motivo ci sarà. Come pure se non hanno vinto….
Giudicare un cortometraggio che partecipa ad un concorso... sembra facile ma non lo è.
I concorsi prevedono delle necessarie eliminazioni, partecipare ad un concorso significa farsi giudicare ed accettare il giudizio, qualunque esso sia. Assegnare dei premi solo ad alcuni (pochi) dei tanti cortometraggi arrivati ad un concorso è un problema, soprattutto se molte opere sono di qualità. La giuria valuta, da il proprio giudizio, sceglie.
Purtroppo, o per fortuna, non esiste un metodo matematico, infallibile per stabilire qual'è il miglior corto.
Quindi, non tutti possono vincere: noi, a differenza di altri concorsi, cerchiamo di dare visibilità a moltissimi dei vostri corti, questo deve essere il vostro traguardo: la possibilità di essere inseriti in una vetrina come lo sono stati in streaming nel passato su siti come www.icorti.it (erano presenti oltre 1.000 cortometraggi gratuitamente visibili) come nei vari (e speriamo sempre più numerosi) eventi in cui proiettiamo i vostri cortometraggi (l'ultimo accordo è stato con la pro-loco di Siracusa per la rassegna "ilCorto al Museo", e sia con la messa in onda negli anni passati nei programmi tv con cui abbiamo collaborato.... e non pensiamo sia poco!
Piergiorgio Mariniello ci scrive:
Non sono pienamente d'accordo su quanto scritto sull'articolo "come giudicare un cortometraggio".
Credo che il primo elemento da valutare sia "il necessario". La durata di un corto non dipende dalle leggi del mercato, perciò tutto quello che si esprime attraverso un filmato breve non può che essere il necessario e nulla di più.
Ma il necessario non è solo una questione di economia del racconto, il necessario nel cinema è soprattutto ciò che si può esprimere efficacemente solo con immagini e suoni. Come potreste raccontare a parole quella scena di 8 ½ in cui Mastroianni comincia a fluttuare come un palloncino sulle automobili strette nelle traffico? Potete descrivere la scena, ma non riuscireste mai ad esprimere quel senso di smarrimento, di vertigine, di estraniamento.
E quando un film parla per immagini e suoni, ecco che allora non ha bisogno di essere "tradotto", e sarà in grado di parlare a chiunque anche dl fuori fuori del vostro paese.
E quando un film parla per immagini e suoni e la parola da sola non basta a darne un senso preciso, eccolo aprirsi ad una molteplicità di letture diverse; diffidate sempre dei film dove tutto spiegato, dove ogni scena è univoca, dove il regista, trattandovi da semi analfabeti, vi spiega passo passo quello che succede e nulla lascia alla vostra libera interpretazione.
Inoltre un corto escluso, e quindi assolto, dalle legge del mercato, può e anzi deve sperimentare, trovare nuovi modi di espressione, un corto deve necessariamente essere originale, diverso, la difficoltà ad inscriverlo a questo o quel genere in alcuni casi può essere un sintomo positivo.
Ma soprattutto per giudicare un film bisogna vederne il maggior numero possibile, solo così si può imparare a comprendere anche il linguaggio più sofisticato, a vedere la vera originalità di questo o quel lavoro e parimenti accorgersi della mediocre banalità di molti film che infestano le sale cinematografiche.
I giudizi della critica e del pubblico, contano relativamente: i primi sono portati ad apprezzare un film più per quello che possono scriverci sopra che per il film in sé, il pubblico medio è spesso ignorante, va al cinema a divertirsi e non a vedere un film.
Quali sono allora giudizi che contano? Un mio amico poeta dice che non esistono poeti, ma solo lettori di poesia, è nutrendosi di poesia che un poeta produce poesia, è guardando film che un regista crea film. I giudizi che contano sono i vostri, di voi che guardando altri film troverete le idee per il vostro film, mangiandole, digerendole, assimilandole trasformandole in qualcosa di nuovo. I grandi film si giudicano da quello che lasciano dietro di loro, dalle idee che seminano.
Ci troviamo in sintonia con Piergiorgio.
Quello che Piergiorgio scrive: "tutto quello che si esprime attraverso un filmato breve non può che essere il necessario e nulla di più" è ciò che noi abbiamo detto, scritto e ripetuto più volte.
E quando dice: "diffidate sempre dei film dove tutto è spiegato, dove ogni scena è univoca, dove il regista, trattandovi da semi analfabeti, vi spiega passo passo quello che succede e nulla lascia alla vostra libera interpretazione" ci trova pienamente d'accordo: il problema è che un regista come Fellini (e come lui tutti i grandi registi italiani e stranieri) ha vissuto, metabolizzato il cinema girato prima di lui, non ha improvvisato dal nulla.... mentre oggi ci troviamo di fronte a certi giovani registi di corti che molto poco hanno meditato ed approfondito (se pur hanno visto) i vecchi film "classici d'autore" limitandosi forse alle "mediocre banalità di molti film che infestano le sale cinematografiche".
E crediamo che quando Piergiorgio dice "il necessario nel cinema è soprattutto ciò che si può esprimere efficacemente solo con immagini e suoni" (come nell'esempio che cita) condivide con noi la necessità della conoscenza: infatti abbiamo sempre scritto che prima bisogna conoscere le regole, poi, se il regista ne ha la capacità, può infrangerle, ovvero superarle, offrendoci così una sua originale visione: immagini che puoi anche interpretare a tuo modo, in ogni caso immagini che seminano, che ti fanno pensare, che ti lasciano un'emozione...
E' pur vero che "il pubblico medio è spesso ignorante" ma se un certo numero di registi viene da quel pubblico, allora bisogna pungolare sia tali registi che tale pubblico (abituato forse a certe trasmissioni televisive...).