Una sceneggiatura cinematografica, anche di un corto, non è altro che raccontare una storia sotto forma di sequenze di inquadrature. Si deve partire da un’idea che può nascere da un'immagine visiva, da uno spunto di vita vissuta o letta oppure da un’idea nata all'improvviso. Come prima cosa bisogna saper sintetizzare la nostra idea in poche frasi, e questo non è facile. Il nostro corto deve poter essere raccontato in tre frasi. Mettete la vostra storia su carta al massimo in 4 o 5 righe, raccontando brevissimamente sia l’azione che il personaggio. Naturalmente bisogna sapere chi è il protagonista per poi definire lo svolgimento della storia. E' importante scrivere tutto in sintesi, ma devono essere 3 frasi che possano catturare immediatamente l'attenzione di un ipottico ascoltatore. E' un primo riassunto di ciò che è la nostra idea.
Vari sono i passi per arrivare a scrivere una sceneggiatura. La sceneggiatura va costruita seguendo i passi giusti: non posso costruire un palazzo partendo dal tetto. Dall'idea si passa al soggetto che è il film scritto sotto forma di racconto. Nel racconto dobbiamo focalizzare l’intreccio della storia con tutti gli elementi che la costituiscono. Come tutte le storie, a partire dalle fiabe fino alle commedie, ci devono essere tre parti essenziali: l’inizio, la parte centrale e la fine. Sono questi tre elementi che compongono la struttura narrativa di ciò che vogliamo raccontare. Il soggetto aiuta lo scrittore ad organizzare la storia nelle sue componenti fondamentali che in seguito si espanderanno prendendo la forma più complessa della sceneggiatura. La sinossi deve essere redatta in stile indiretto e privo di dialoghi. Anche se non esiste una lunghezza standard per il soggetto, normalmente si scrivono dalle tre alle cinque cartelle dattiloscritte.
La scaletta
Il secondo passo, prima di arrivare alla sceneggiatura, è rappresentato dalla scaletta ; che è l’ossatura della storia. In questa fase lo scrittore organizza uno schema che riassume i punti salienti della vicenda. Spesso la scaletta viene fatta coincidere con una successione numerata di tutte le scene, in ordine, con una frase che ne riassuma l’azione relativa.
Il trattamento
E’ qui che la storia riassunta nel soggetto, inizia ad espandersi come una macchia d’olio. Seguendo lo schema della scaletta, si descrive dettagliatamente l’azione del film, in continuità. Ogni situazione è descritta dettagliatamente e i personaggi incominciano a prendere forma, a caratterizzarsi. Anche gli ambienti sono definiti con precisione. Nel trattamento domina l’aspetto narrativo-letterario. Nella maggior parte dei casi, in questa fase vengono inseriti i dialoghi, e il trattamento viene denominato, per gli addetti ai lavori, "scalettone". La sua lunghezza può variare dalle trenta alle cento cartelle dattiloscritte.
La sceneggiatura
Questo è il paragrafo più delicato del nostro prontuario. Ora che la storia è ben strutturata, non ci resta che scriverla in termini cinematografica, cioè sotto forma di scene e sequenze. Una sceneggiatura, ovvero il copione, può essere scritta in due modi, comunemente chiamati : ‘all’italiana’ e ‘all’americana’. Nel primo caso avremo il foglio diviso in due colonne : a destra gli elementi sonori e i dialoghi; a sinistra gli elementi visivi e l’azione. La sceneggiatura all’americana invece viene redatta per scene principali, dove tutti gli elementi sopra indicati sono riuniti in una progressione uniforme. Ogni scena viene numerata e individuata in tre elementi base : luogo - interno/esterno - giorno/notte. Nel primo si indica l’ambiente(il set), nella seconda si specifica se si gira in interno o in esterno ed infine si indica se l’illuminazione della scena deve essere diurna o notturna. Segue la descrizione dell’azione con le indicazioni tecniche di ripresa, che vedremo più avanti. Una buona sceneggiatura deve essere scritta in una forma chiara, semplice, con uno stile elegante, con pochi termini tecnici o indicazioni di regia che la inceppino. Usare paragrafi brevi con i verbi in forma attiva, modo indicativo e tempo presente. Anche se si racconta un avvenimento avvenuto precedentemente, bisogna scriverlo sempre al presente, come se la cosa stesse accadendo proprio ora. Evitare i verbi composti. Usare verbi e sostantivi forti, e aggettivi solo se necessario dal punto di vista drammatico. Bisogna usare parole che esprimono immagini specifiche, semplici ; evitando l’introspezione o quel tipo di informazione che non si può mostrare sullo schermo. Alternato ai paragrafi, si possono inserire i dialoghi, fissando gli spazi come segue :
Descrizione del luogo, del personaggio, dell’azione...
PERSONA CHE PARLA (indicazione parentetica) Le parole che vengono dette. Descrizione...
I dialoghi devono differire leggermente dalla realtà. Nella scrittura cinematografica i dialoghi devono essere sintetici. Devono avere un valore scenico, cioè composto da battute che gli attori non facciano fatica a pronunciare. I dialoghi, messi insieme devono trasmettere una certa musicalità. Devono inoltre presentare una certa dinamicità : far scorrere la storia in avanti, senza intoppi. Il dialogo è anche un ottimo mezzo per far emergere la figura del personaggio, rivelando quelle informazioni che non sono state descritte nel discorso indiretto. Per consuetudine una pagina di sceneggiatura all’americana corrisponde a circa un minuto di film. Per cui un lungometraggio di centoventi minuti corrisponderà ad una sceneggiatura di centoventi cartelle dattiloscritte, con interlinea 1.
Il paradigma
Su come vada concepita una sceneggiatura ci sono molte
scuole e tendenze. Syd Field, uno tra i più noti sceneggiatori e insegnanti americani del settore, ha inventato un nuovo sistema per creare una sceneggiatura. E’ il sistema del paradigma, paragonabile ad una mappa, la struttura drammatica di una sceneggiatura. Il paradigma è un modello, un esempio, uno schema concettuale dell’aspetto che avrà la sceneggiatura. E’ suddiviso in tre parti: un inizio, una parte centrale e una fine. L’inizio corrisponde al primo atto, la parte centrale al secondoatto, e la fine al terzo atto. Alla fine del primo atto e alla fine del secondo, troviamo il cosiddetto colpo di scena. Esso è indispensabile per far procedere la struttura narrativa; per aumentare la curiosità dello spettatore. E’ l’ostacolo che il protagonista della storia deve superare per arrivare alla risoluzione. Una storia cosi concepita deve essere creare una atmosfera di attesa per catturare il pubblico. Poiché una pagina di sceneggiatura equivale ad un minuto sullo schermo, il paradigma è suddiviso in maniera tale da impostare un film di centoventi minuti, cioè centoventi pagine. Il primo atto è lungo trenta pagine. Incomincia a pagina uno e continua fino al primo colpo di scena. Il secondo atto va da pagina trenta a pagina novanta ; dal punto della vicenda che comincia alla fine del primo atto fino al secondo colpo di scena che arriva alla fine del secondo atto. Questo secondo blocco è lungo sessanta pagine ed è tenuto insieme dal contesto drammatico definito confronto nella cui metà, a pagina sessanta, troviamo la parte centrale. Infine il terzo atto, che va da pagina novanta a centoventi. Queste ultime trenta pagine sono tenute insieme dal contesto drammatico chiamato risoluzione.
Quanto detto può essere, a grandi linee, schematizzato in figura, dove è stato tracciato il paradigma di un film celebre : E.T. di Steven Spielberg. Ecco la trama ed il relativo paradigma :
La storia: E.T. giunto sul pianeta Terra con un’astronave si perde nel bosco. Rimane solo quando i suoi sono costretti a partire senza poterlo far rientrare nell’astronave. Braccato, vaga nella periferiadella città. Viene trovato e curato da un ragazzino : Elliot. E.T. edElliot diventano, inevitabilmente, amici. Il ragazzo presenta ilvisitatore, "lo Gnomo", a suo fratello e a sua sorella. In breve tempo Elliot ed E.T. sviluppano un sistema di comunicazione basato più sulle affinità di sentimenti che sul linguaggio : l’uno avverte le sensazioni dell’altro. Il piccolo visitatore, inoltre, possiede dei poteri extrasensoriali. E.T. ha nostalgia : vuole tornare a casa. Vuole telefonare a casa. Il ragazzo va in cantina e porta a E.T. tutto quello che trova : una sega, qualche giocattolo, un saldatore, una caffettiera. Il fratello maggiore di Elliot dice che E.T. potrebbe ammalarsi. E.T. prende vari pezzi e li assembla realizzando un primitivo impianto trasmittente. La notte di Ognissanti, travestito da gnomo, E.T. fugge nel bosco con i bambini. Regola il suo impianto di trasmissione e invia un segnale nello spazio. Elliot ed E.T. passano la notte nel bosco. E.T. non soffre solo per la lontananza da casa, ma anche sicamente. Peggiora. In un disperato tentativo di aiuto, Elliot lo fa vedere a sua madre. Ma è troppo tardi : E.T. sta morendo. Gli adulti prendono l’iniziativa. Cercheranno di salvarlo, ma tutto è ormai inutile : E.T. muore. Poi miracolosamente torna in vita.
Paradigma :
Come potete vedere, alla pagina ventitré della sceneggiatura troviamo il primo colpo di scena : quando Elliot è costretto a nascondere l’extraterresre nell’armadio, per paura di farlo vedere ai suoi familiari. A metà della storia, ovvero la parte centrale (pc) individuabile a pagina 61, E.T., in preda alla nostalgia, vuole tornare a casa. Questa situazione tiene collegata la prima e la seconda metà del secondo atto. A pagina ottantasei troviamo il secondo colpo di scena : E.T. è in fin di vita. La risoluzione si ha quando l’extraterreste, dopo essere morto, torna miracolosamente in vita.
La scrittura cinematografica
Scrivere per il cinema significa scrivere per immagini, e per fare ciò occorre che lo sceneggiatore abbia un suo punto di vista tecnico. In genere in ogni paragrafo di sceneggiatura va indicata l’inquadratura appropriata. L’inquadratura è quell’immagine colta dall’obiettivo della macchina da presa (m.d.p.). Il regista, a secondo delle diverse angolazioni dell’inquadratura, può esprimere il suo punto di vista rispetto alla realtà che vuole rappresentare. Per quanto concerne l’inquadratura bisogna subito distinguere il campo di ripresa dal piano di ripresa. Il primo corrisponde alla porzione di spazio inquadrato; il secondo invece riguarda la porzione della figura umana inquadrata. Questi due elementi della scrittura cinematografica possono essere frazionati in otto specifici punti di vista. :
- Campo lunghissimo o totale (C.L.L .):
quando la macchina da presa inquadra una spazio
vastissimo, che si perde praticamente all’infinito.
- Campo lungo (C.L.):
molto simile all’inquadratura precedente; solo che in questo caso la figura umana è più riconoscibile nell’ambiente.
- Campo medio (C.M.):
quando una o più persone sono riprese per intero. Nel caso in cui venga inquadrata una persona sola , allora si avrà la Figura intera (F.I.)
- Piano americano (P.A.):
la figura umana è ripresa dalle ginocchia in su.
- Primo piano (P.P.):
viene inquadrato il volto e parte del busto del personaggio.
- Primissimo piano (P.P.P.):
è inquadrato solo il volto.
- Controcampo (Cc.):
inquadratura diametralmente opposta a quella precedente.
- Dettaglio/particolare:
si usano per fare dei primi piani rispettivamente ad un
oggetto e ad una parte specifica del corpo umano.
Seguono ora i movimenti della macchina da presa.
- Panoramica:
movimento rotatorio della m.d.p., fissa su un sostegno. Può essere verticale o orizzontale e obliquo. Facendo un rapido movimento di macchina, da un’inquadratura a un’altra, si avrà la panoramica a schiaffo.
- Carrellata:
quando la m.d.p. compie un movimento in avanti, indietro,
obliquo, a destra e a sinistra. Può essere fatto sui binari
dove viene posto il carrello; con il pied de poule (un carrello mobile a tre ruote), e con la cameracar, quando la macchina da presa e fissa su un’auto o su una moto per la strada.
- Dolly:
quando la macchina da presa è montata su una gru con un braccio mobile che compie movimenti dal basso all’alto e viceversa con grande maneggevolezza, grazie ad una serie di meccanismi pneumatici.
- Steady-cam:
è una macchina da presa particolare, montata sul corpo
dell’operatore, grazie ad un sofisticato meccanismo.
Altri elementi usati dallo sceneggiatore sono :
- Stacco:
è un’interruzione netta tra un’inquadratura e quella
successiva.
- Dissolvenza:
che può essere in chiusura quando l’immagine lentamente scompare nel buio. Si dice in apertura quando l’immagine, dal buio, emerge a poco a poco. La dissolvenza è incrociata quando un’inquadratura si trasforma gradualmente in un’altra.
Per quanto riguarda i dialoghi, esiste un termine tecnico
molto comune nella nomenclatura cinematografica: F.C.
(fuori campo). La voce fuori campo si ha quando il
personaggio parla senza essere inquadrato. Possiamo
inoltre avere in campo una persona che pensa, e sentire la
voce interiore : in questo caso non avremo un F.C., ma
semplicemente scriveremo :
VOCE ‘PERSONAGGIO’ Le parole che vengono pensate.
I personaggi
I personaggi di un film sono coloro che animano la storia.
Lo spettatore si deve riconoscere in loro. Soprattutto il protagonista deve attirare l’interesse dello spettatore, suscitando delle reazioni forti. Deve avere una personalità tale da renderlo credibile nei conflitti che gli si presentano durante il cammino. Deve avere una certa coerenza. Tutti questi elementi fanno sì che il personaggio sia caratterizzato. Il linguaggio cinematografico non permette di far pensare un personaggio come in un romanzo letterario.
Quanto detto è solo possibile mostrarlo nell’atto di farlo, in modo tale che il suo agire riveli di fatto ciò che sta pensando. Per caratterizzare un personaggio in maniera così dettagliata, occorre che lo sceneggiatore lo conosca alla perfezione. E’ consigliabile, a tale proposito, costruire una biografia contenente gli elementi che stanno alla base della caratterizzazione del personaggio:
- l’età;
- la posizione sociale;
- i rapporti interpersonali;
- la psicologia, il carattere.
Ovviamente tutte le informazioni legate al personaggio nonvanno esaurite in un solo colpo, ma vanno rivelate poco allavolta, per mantenere desta l’attenzione del pubblico. Siincontra sempre in un racconto, un’altra figura :l’antagonista. Esso è colui che oppone al protagonista,ostacolandolo. Anche i personaggi minori devono esserecostruiti secondo le stesse regole dei protagonisti, anche se in tono minore.
L’adattamento
L’adattamento consiste nel trasportare un opera letteraria o teatrale in un racconto cinematografico.
Un copione cinematografico risulterà molto diverso dal romanzo o dal testo teatrale dal quale è stato tratto. Per procedere nell’adattamento occorre innanzitutto entrare in rapporto di familiarità con l’opera originaria, leggendola attentamente e cogliendone i dettagli, insomma analizzarla. Si dovrà poi schedare il racconto in base ai fatti, ai personaggi e alle azioni, cercando di ricostruire la storia ordinandola per scene, utilizzando le stesse tecniche descritte precedentemente.
Una delle operazioni più complicate e quella di tradurre un romanzo in film. Come si sa un'opera letteraria è ricca di tanti importanti valori che difficilmente possono essere tagliati per la versione cinematografica. l'iter più congeniale è quello di saper individuare le scene chiave del romanzo, per realizzarne una scaletta vera e propria. Ne consegue una progressiva struttura narrativa che piano piano ci porterà alla stesura della relativa sceneggiatura. Sicuramente questo è un lavoro delicato che comporta abilità, sensibilità e tanta pazienza.
Esempio di sceneggiatura
Giunti al temine di questo prontuario, eccovi un esempio di sceneggiatura redatta all’italiana e poi all’americana.
SCENA 10 Veronica e Beatrice si sporgono dalla ringhiera |
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BEATRICE |
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VERONICA |
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Una donna di una bellezza strepitosa passa in gondola sotto un ponte, e porge un grappolo d’uva al suo prescelto. |
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Le ragazze stanno a guardare. Sono sgomente e impaurite |
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BEATRICE Dio non dovrebbe permettere |
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VERONICA |
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VERONICA |
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VERONICA |
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Beatrice dà una botta a Veronica, come per rimproverarla. |
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Ora la stessa scena redatta all’americana.
SCENA 10
Terrazzo-Est. giorno.
Veronica e Beatrice si sporgono dalla ringhiera.
BEATRICE
Se qualcuno ci vede, siamo fritte.
VERONICA
Non stanno guardando noi, Bea.
Guardanoloro.
Una donna di una bellezza strepitosa passa in gondola sotto un ponte, e porge un grappolo d’uva al suo prescelto.
Le ragazze stanno a guardare. Sono sgomente e impaurite - una paura che a tratti si fa vero e proprio orrore.
BEATRICE
Dio non dovrebbe permettere che il
peccato sia così bello.
VERONICA
Come dee. Livia, Imperia, Marina...
BEATRICE
Quelli non sono i loro veri nomi. Li
inventano, lo sanno tutti.
VERONICA
Neanche "Pio" è il vero nome del
Papa.
Beatrice dà una botta a Veronica, come per rimproverarla.
(Tratto da : "The honest courtesan" - Sceneggiatura di Jeannine Dominy).
La fiction televisiva
L'iter per lo sceneggiatore intenzionato a realizzare un opera destinata al piccolo schermo differisce da quello tradizionale. Se si tratta di una serie televisiva, anziché scrivere le sceneggiature complete dei singoli episodi, è opportuno presentare al possibile committente, in genere RAI e MEDIASET, un progetto che normalmene gli addetti ai lavori usano chiamare "Bibbia", contenente i seguenti elementi:
- Titolo
- Nome dell'autore
- Formato (La durata in minuti dei singoli episodi).
- Descrizione della serie (Un paragrafo che spiega e approfondisce le tematice della storia proposta).
- Profilo dei personaggi (descrizione dettagliata di ciascun personaggio, delineandone le caratteristiche fisiche, psicologiche e sociali).
- Soggetti relativi ai singoli episodi (Se si tratta di una fiction a lunga serialità, è sufficiente presentare dei brevi paragrafi riassuntivi relativi alle prime puntate).
Il tutto deve essere contenuto in una decina di pagine.
Una fiction va concepita adeguando lo stile al mezzo televisivo; ad esempio i primi piani si preferiscono ai campi lunghi. Inoltre bisogna tener conto del grado di attenzione che presta un telespettatore da casa, che non è sicuramente lo stesso di uno spettatore seduto in una sala cinematografica.
In ultimo vanno preventivate le interruzione dovute agli stacchi pubblicitari.
Il copyright
Quando l'aspirante sceneggiatore scrive il suo film, pensa quasi ed esclusivamente a chi proporlo ed eventualmente venderlo. Una volta termina la fase di stesura della sceneggiatura, l'autore esordiente viene colto da un altro timore: come tutelare la propria opera?
In Italia il metodo più ufficiale ed anche il più diffuso consiste nel depositare in S.I.A.E. (Societa' Italiana degli Autori ed Editori) il soggetto o la sceneggiatura. In questo caso la data del deposito farà fede sulla proprietà della vostra opera.
L'altro metodo, il più semplice ed economico, consiste nel spedire a se stessi, una raccomandata con il proprio soggetto o sceneggiatura. In questo caso la data sul timbro della spedizione farà fede sulla proprietà della vostra opera.
Molti professionisti comunque usano affidare la propria sceneggiatura ad un avvocato o ad un'agenzia cinematografica.
BIBLIOGRAFIA
- Syd Field - LA SCENEGGIATURA - Lupetti e Co. Editore, 1991
- Lucio Battistrada, Massimo Felisatti - CORSO DI SCENEGGIATURA Gruppo Editoriale Fabbri, 1993
- Massimo Moscati - MANUALE DI SCENEGGIATURA - Arnoldo Mondadori Editore, 1989
- Terence St. John Marner - GRAMMATICA DELLA REGIA - Lupetti e Co. Editore, 1972
- Age - SCRIVIAMO UN FILM - Pratiche, 1988
- Vincenzo Cerami - CONSIGLI A UN GIOVANE SCRITTORE - Giulio Enaudi Editore, 1996
(fonte: www.mediatime.net\\prontuario)