Ci saranno stati, come afferma la nota di Sergio Castellitto, incendi di pellicole nel decennio 2009-2018 (la Cineteca Nazionale esiste dal 1949) ma questo non assolve nessuno dal non avere evitato quello dell'8 giugno 2024, periodo che per Roma è sempre particolarmente caldo, ed è quindi prevedibile che materiali facilmente soggetti ad andare in combustione si incendino al salire delle temperature.
Anzi, ci si chiede come mai l’incendio sia scoppiato se “erano stati intensificati il monitoraggio dei materiali e i controlli quotidiani sulle temperature interne dei cellari”.
CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA
Va inoltre notato che l’incendio si è sviluppato mentre la sede di via Tuscolana era affaccendata a organizzare un evento-vetrina come quello della ‘’Diaspora degli artisti in guerra’’, realizzato pochi giorni dopo.
Insieme alla dichiarazione di Castellitto è stata finalmente resa disponibile la lista dei titoli bruciati, ma da essa mancano le informazioni più importanti per dare una valutazione seria e reale del danno.
Le domande sono: quale tipo di elementi sono andati in fumo? Si tratta di normali copie positive d’epoca o di negativi originali?
Il negativo, come sa chiunque si occupi di cinema, è la matrice del film, l’elemento unico e più prezioso, quello da cui cominciare per un restauro o per una digitalizzazione.
Bruciare un negativo, anche se in giro fosse possibile trovare copie positive, equivale a bruciare il film stesso. In mancanza del negativo, una copia positiva può diventare poi altrettanto preziosa di un negativo se questa è l’unica esistente.
Quindi, quante delle copie bruciate erano uniche (alcuni film, soprattutto i muti presenti nell’elenco sono rari)? Quante avevano colorazioni fatte a mano, e quindi anch’esse uniche? Di quante era stata fatta una scannerizzazione, per conservarli almeno sotto forma digitale? Queste sono le domande che ci si deve porre e alle quali vorremmo si rispondesse il presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia.
Castellitto dice che la maggior parte di quei titoli sono di nazionalità straniera, ma questo non implica necessariamente che “di essi esistono sicuramente altre copie all’estero”: di alcune opere filmiche straniere la Cineteca Nazionale conserva anche opere in copia unica al mondo (utilissime fra l’altro per i rapporti e gli scambi culturali con le cineteche straniere), e si spera che nell’elenco non ce ne siano anche di queste.
Limitandosi comunque ai soli titoli italiani (quelli che per mandato istituzionale e finanziamento pubblico la Cineteca Nazionale ha il dovere di preservare), si tratta di almeno un centinaio di titoli, quasi la metà dei 220 messi in elenco.
Fra questi ci sono film sonori e muti, opere di registi come Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Carmine Gallone, Mauro Bolognini, Mario Mattoli, Duilio Coletti, Luciano Emmer, Leo Longanesi, Luigi Zampa, Francesco De Robertis, Gioacchino Forzano.
Ma se il Miracolo a Milano di De Sica andato in fumo nel cellario B4 potrebbe essere il danno meno grave perché è probabilmente una delle tante copie esistenti, e stessa cosa ci auguriamo sia per Cronaca di un amore di Antonioni e Figli di nessuno di Matarazzo, preoccupano invece i film di Gallone, Mattoli, Coletti, Longanesi, Zampa, De Robertis e Forzano, perché si tratta di film molto più rari.
Un altro dato mancante, poi, è il numero di rulli. Ogni film è composto da tre, quattro, cinque o sei rulli, a seconda della durata. Nel suo comunicato Castellitto ci tiene a precisare che “i titoli” finiti in fumo sono 220 e non 500, senza specificare di quanti rulli fossero composti; quando però elenca gli ammanchi causati da incendi passati preferisce farlo in rulli anziché in titoli, moltiplicando così i danni altrui, o forse non sa la differenza fra “rullo” e “titolo”.
Un rimedio a possibili incidenti del genere sarebbe procedere a digitalizzare il materiale esistente, proprio ciò che avrebbero potuto fare i 17 contratti a termine che, poco dopo l’incendio, si è improvvisamente deciso di non rinnovare ad altrettanti tecnici della Cineteca.
Castellitto poi di fatto scarica sulla Direttrice Generale Monica Cipriani la responsabilità del ritiro del primo comunicato (apparso e poi scomparso sul sito dopo pochi minuti), come se decisioni del genere non debbano essere prese di concerto con la presidenza; ma riguardo alla presunta trasparenza, non si può non notare che ci siano voluti quasi tre mesi prima di avere l’elenco delle pellicole incendiate, e non dice nulla su mail fatte al personale chiedendo di non rivelare nulla all’esterno.
La cosa è peraltro comprensibile, anche se non giustificabile, visto che alcuni di quei materiali erano di proprietà della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, e altri, secondo alcune fonti giornalistiche, di società private come Cristaldi Film e Ripley’s.
Castellitto si dispiace infine che, a fronte delle notizie sull’incendio, siano passate quasi sotto silenzio le altre iniziative del suo primo anno di presidenza: peccato che, a parte la ‘’Diaspora degli artisti’’ con Margaret Mazzantini, moglie di Castellitto, che intervistava lo scrittore israeliano David Grossman e una mostra fotografica su Mastroianni, tutte le iniziative e i restauri citati dal Presidente fossero già stati realizzati o avviati prima del suo arrivo al Centro Sperimentale di Cinematografia.
CRONACA DI UN INCENDIO ANNUNCIATO
Comunicato stampa di Sergio Castellitto,
presidente della Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia
Quando sono stato nominato Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, undici mesi fa, ho fatto immediatamente un sopralluogo nella storica sede di via Tuscolana per verificare lo stato delle strutture e in particolare del patrimonio filmico conservato nella Cineteca Nazionale, fondata nel lontano 1949.
Mi sono state esposte una serie di criticità, che ho potuto constatare direttamente: gravi rischi per la sicurezza a causa della presenza di pellicole infiammabili, conservate in cellari ormai inadeguati, pur considerati a norma dai Vigili del Fuoco; mancanza di spazi per le pellicole safety (non infiammabili), una parte delle quali conservate in un magazzino esterno, avendo la Cineteca Nazionale proceduto nell’ultimo decennio ad acquisire in donazione o deposito moltissimi fondi d’archivio, che si sono aggiunti al cosiddetto “deposito legale”.
Sono stato anche immediatamente informato di quattro incendi verificatisi in cellari e container della Cineteca, precisamente in data 18 giugno 2009 (446 rulli persi), 27 ottobre 2009 (4 rulli), 8 luglio 2015 (893 rulli), 8 agosto 2018 (40 rulli), sotto la gestione di illustri Presidenti che mi hanno preceduto su questa prestigiosa poltrona.
Avendo imparato la lezione di un maestro del giornalismo d’inchiesta, Walter Tobagi, ho cercato negli archivi di agenzie di stampa, quotidiani, siti Internet, qualche riferimento, ma nulla è emerso: evidentemente fino al 2018 queste non erano considerate notizie rilevanti…
È notorio che esista una casistica di incendi negli archivi delle Cineteche di tutto il mondo proprio per la natura del materiale conservato, quindi ho avuto l’immediata percezione della situazione ereditata, che mi è stata poi confermata da allarmistiche lettere di cinetecari, evidentemente al corrente del pericolo reiterato e incombente.
Nel primo Consiglio d’Amministrazione abbiamo quindi posto come priorità la ricerca di un sito esterno alla sede della Fondazione dove spostare i nitrati e abbiamo sensibilizzato al riguardo la Direzione Generale Cinema, dove si sono svolte varie riunioni congiunte per trovare una soluzione.
Ovviamente un problema che si protrae da decenni non poteva essere risolto in pochi mesi, anche perché tali materiali vanno collocati fuori dai luoghi abitati, non certo in prossimità di un istituto scolastico, come accade attualmente fin dagli anni Sessanta. Era stata individuata, di concerto con il Ministero della Cultura, un’area appartenente al Ministero della Difesa, che poi per motivi indipendenti alla nostra volontà non ci è stata concessa.
Nel frattempo, in attesa di trovare finalmente una soluzione definitiva, erano stati intensificati il monitoraggio dei materiali e i controlli quotidiani sulle temperature interne dei cellari.
La notte dell’8 giugno 2024 c’è stato l’ennesimo incendio, circoscritto a un cellario contenente pellicole infiammabili relativi a 220 titoli – non 500, come erroneamente riportato –, tra film, documentari e cinegiornali, buona parte riguardanti film di nazionalità straniera di cui esistono sicuramente altre copie all’estero.
CENTRO SPERIMENTALE DI CINEMATOGRAFIA
La mattina dopo è stata presentata denuncia presso la stazione dei Carabinieri di zona, che hanno effettuato un sopralluogo e verificato quanto successo. È stato pubblicato un comunicato sul sito della Fondazione, ma è stato rimosso dalla Direttrice Generale Monica Cipriani in quanto ritenuto dalla stessa lesivo dell’immagine del Csc, non essendo ancora chiare le conseguenze dell’incendio ed essendo in corso indagini.
È stata ufficialmente informata la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, titolare del deposito di gran lunga prevalente nel cellario distrutto, il fondo del collezionista José Pantieri, fondatore del MICS (Museo Internazionale del Cinema e dello Spettacolo).
È stato concordato con la Soprintendenza un sopralluogo che si è svolto il giorno 21 agosto alla presenza anche dell’Arma dei Carabinieri. L’elenco dei materiali contenuti nel cellario è stato inviato al Ministero della Cultura e ai deputati che ne avevano fatto richiesta. Dopo l’incendio l’area dei cellari contenenti pellicole infiammabili è presidiata giorno e notte da un Istituto di Vigilanza.
In questi giorni è stato aperto un tavolo di lavoro al Ministero della Cultura per trovare finalmente una soluzione tecnica al problema che riguarda, non dimentichiamo, la Cineteca di Stato.
Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini
Tutto questo per smentire categoricamente la presunta volontà dell’Istituzione che presiedo di mettere a tacere l’incendio, ma in piena trasparenza ne è stata data im-mediata notizia alle Autorità competenti, in attesa di una comunicazione esterna a indagini completate.
Dispiace, ma non stupisce, che quanto è stato fatto in questo primo anno di Presidenza – lo straordinario successo de La Diaspora degli Artisti in Guerra che ha aperto le porte del Centro Sperimentale di Cinematografia a migliaia di giovani, l’organizzazione del congresso internazionale del Cilect, la presenza della stessa Cineteca al Festival di Locarno con la presentazione del restauro de Le ore dell’amore di Luciano Salce, le soddisfazioni costanti che ci regalano gli studenti della Scuola con i loro cortometraggi – passi quasi sotto silenzio, malgrado l’impegno del personale della Fondazione.
Il 30 agosto inaugureremo la mostra su Marcello Mastroianni all’isola di San Servolo, nuova sede del Csc, e sarà presentato il restauro de La notte di Michelangelo Antonioni, seguito il 2 settembre dal restauro di Ecce bombo di Nanni Moretti. Tre eventi importanti alla Mostra del Cinema di Venezia che segnala-no la vitalità, la competenza e l’onestà intellettuale di molte delle persone che lavo-rano al Centro Sperimentale di Cinematografia.