L'aeroporto
La forma
Poniamo trattarsi di un uomo anziano. E’ vestito di grigio. Ha un completo elegante ma consunto: una cravatta vivace, una camicia chiara e una giacca un po’ stretta.
Quest'uomo si trova in un aeroporto.
E’ all’ingresso, dove ci sono i bar e i negozi.
I banchi dei chek in sono lontani.
Se ne sta lì, fermo, davanti a una grande vetrata che dà sulla pista e osserva gli aerei pronti al decollo o appena atterrati. Non ha bagaglio. E’ solo, ed è lì che osserva. Osserva e basta. Appare incredibilmente piccolo in quello spazio. Sembra, dopotutto, un uomo tranquillo.
L’uomo ha qualcosa in mano.
Potrebbe essere una lettera, un fazzoletto, il portafogli. No, meglio una pistola. Una di quelle piccole pistole che facilmente si possono tenere in tasca. Trovandosi all’ingresso ed essendo anziano ed elegante, nessuno ha pensato di fermarlo né di controllarlo.
Attorno a lui non c’è molta gente. Un paio di ragazzini seduti a terra, una donna, alcuni uomini, qualche hostess.
L'uomo anziano fa un passo indietro, si volta verso destra e spara.
Non gli serve prendere la mira perché è un tiratore scelto.
Spara diverse volte prima che qualcuno lo fermi e manda a segno tutti i colpi.
Uccide due persone e ne ferisce quattro.
Ecco, questa è un’immagine. Una forma. Un contenitore. Niente altro.
Non è ancora un’idea. E non la si può definire scena.
Per definirla scena, ovvero parte di un film, parte di un racconto, serve molto di più. Non bastano azioni, non bastano spostamenti esteriori di braccia, gambe, mani, occhi. Occorre un movimento interiore. E’ necessario un senso.
Il senso
La risposta a questa domande non sarà necessariamente sempre narrata, ma sicuramente sarà sempre visibile al pubblico.
Cosa intendo?
Non serve raccontare tutto, lo spettatore non ha bisogno di sapere dov’è nato l’uomo, come ha trascorso la sua infanzia, quando si è innamorato per la prima volta. Ma l’autore sì, lui deve sapere tutto.
Il movimento interiore che genera la sparatoria, determina il modo in cui l’uomo stringe la pistola, il modo in cui osserva la gente, determina la sua scelta circa chi colpire. Il senso che dà vita all’uomo, genera anche le sue azioni successive: si arrenderà o continuerà fino alla morte? Piangerà, racconterà di sé oppure si chiuderà in un silenzio ostile?
Per sapere esattamente come si muoverà l’uomo armato, dobbiamo conoscere il suo passato, il suo presente e il suo futuro. Dobbiamo sapere tutto di lui.
Costruire “forme” sembra un gioco da ragazzi: in fondo, che ci vuole a mettere qualcuno in una piazza e dargli in mano una pistola? Oppure, perché non prendere una bella ragazza e farla cantare a squarciagola in giro per le strade? O scegliere un padre violento che prende a schiaffi un figlio adolescente, o perché non ripiegare invece su un adolescente che schiaffeggia un padre?
Esistono infinite varietà di forme. Ma quello non è cinema.
E’ solo concatenazione di gesti: ginnastica visiva.
Il personaggio
E’ il personaggio l’epicentro di ogni scossa emotiva.
Senza emozione non c’è coinvolgimento, non c’è rapimento, non c’è attenzione da parte del pubblico.
Chi è, dunque, l’uomo vecchio dell’aeroporto? Cosa sappiamo di lui? Come osserva? Cosa pensa? Cosa leggono i suoi occhi?
Seguiamolo, ispezioniamo la sua vita, scaviamo nel suo passato finché non ci avrà detto tutto di sé. Decideremo poi cosa usare di quanto scopriremo. In ogni caso, tutto di lui servirà a noi. Ci permetterà di capire come parla, cosa dice, quando lo dice e perché lo dice.
Questo è il senso. Senza di esso ogni forma è vuota.
Entrambi gli elementi, senso e forma, sono indispensabili per scrivere una buona storia. Devono combaciare, consumarsi a vicenda, fino a diventare una cosa sola.
Quindi il senso è il movimento interiore che anima i personaggi nella storia. La forma è il modo in cui quella storia viene raccontata.
Forma, ad esempio, è l’attenta selezione dei fatti da esporre, è la difficile scelta dei fatti da scartare.
Della forma fanno parte il montaggio, la tecnica, lo stile narrativo, la struttura restaurativa o meno che sia, l’intreccio, il tempo, ecc.
Del senso fanno parte i personaggi.
di Sabrina Gioda
Sceneggiatrice cinematografica e televisiva, autrice di romanzi e insegnante di sceneggiatura e scrittura creativa
Dal suo blog http://scriverecinema.weebly.com