Nascita di un'idea
Ciascun atto creativo inizia con un battito di ciglia. Ogni nuova illuminazione (più o meno geniale che sia) nella mente di un artista, consiste in un lampo che potremmo collocare all'interno di uno spazio cronologico infinitamente piccolo e non misurabile.
Il concepimento di un'idea è un movimento, forse il solo, capace di vincere il tempo, uscendo dalle sue rigide griglie.
Avviene tanto rapidamente da sorprendere anzitutto il suo creatore e primo fruitore. E, purtroppo, il più delle volte, essendo tanto rapido, questo movimento diventa sfuggente e inafferrabile, ricadendo nel nulla (o nel tutto) da cui proviene.
Fulminea, spesso inaccessibile, stravagante e confusa, l'idea è sempre un dono prezioso.
Di tanto in tanto, accade che quel lampo creativo permanga lì, chiaro e pulsante davanti ai nostri occhi, trattenendosi fino a un secondo battito di ciglia: tempo sufficiente per riuscire a identificarlo e renderlo intelligibile. E' allora che l'istinto si deve mettere in moto.
Occorre anzitutto sbarazzarsi di schemi e senso logico per accogliere e preservare quell'embrione ancora insensato in un mondo pronto a soffocarlo con una energica risata.
Silenzio e massima attenzione sono le prime armi dell'autore che decida di nutrire e far crescere la scintilla base di una storia.
Bisogna essere rapidi e reattivi per scattare una buona fotografia che intrappoli nella mente, per il tempo necessario, quella prima splendida bozza di un'idea su cui, forse, passeremo mesi interi.
Genesi di una storia
Ogni storia, quindi, nasce da un'idea: uno scarabocchio della mente capace, fin da subito, di farsi amare oppure odiare.
Può trattarsi di un pensiero improvviso che accompagna la lettura di un libro, la visione di un film, la rievocazione di un fatto di cronaca. Oppure l'idea può scaturire da uno stato d'animo, magari durante una passeggiata, un viaggio, una lite, un'arrampicata in montagna o un'immersione nell'oceano. E' lì, spunta improvvisa, infilandosi nel quotidiano.
Ma, in qualunque circostanza si manifesti, si tratta sempre di una chiave di lettura del mondo: l'idea, a base di ogni storia, è la nostra personale interpretazione della vita.
Il principale e più difficile lavoro di un autore, sta nel trasformare quel bozzolo creativo in un primo paragrafo scritto di senso compiuto. Un lavoro che va fatto senza alcuna fretta, proprio perché si tratta del passaggio più importante.
Individuata l'idea, bisogna osservarla, leggerla con attenzione, capirla intimamente. Perché ci scuote nel profondo? Cosa sta facendo risuonare in noi? Perché ne siamo immediatamente gelosi? E, soprattutto, cosa ci sta dicendo?
Affinché nasca una buona storia, occorre dimenticare per un momento la penna o la tastiera del computer, occorre dimenticarsi di noi, per dedicarsi completamente all'ascolto rapito e oggettivo di quella eco bizzarra, affiorata da chissà dove.
Così, se è vero che ogni storia nasce da un'idea, è anche altrettanto vero che ogni storia inizia nel silenzio. E' un transito necessario che deve anticipare ogni confronto esterno, che precorre qualsiasi dialogo produttivo o qualunque legame collaborativo.
Non esistono cattive idee ma solo cattivi sviluppi
Il pericolo maggiore che si corre nell'inseguire quel primo pensiero creativo è perderlo.
L'ansia di scrivere, trasformando una buona idea in una presunta miniera di gloria, conduce sempre alla distruzione dell'idea stessa.
Quando la mente trabocca di altri pensieri, richiamando prima del dovuto volti adatti a trasformare il pensiero in azione cinematografica o immaginando difficoltà produttive, limitazione di costi, contratti, pubblico, attori, critica, fama e successo, semplicemente accade che l'idea originale scompaia, soffocata da un mare di concretezza. Rimpiazzarla è impossibile.
Per non rischiare di estinguere quel bozzolo creativo, è indispensabile accettarlo così come è, almeno per le prime ore, liberi da ogni vincolo: ci sarà sempre tempo, in futuro per capire se il progetto sarà fattibile o meno e in quale misura o con quale compromesso.
Quando ci si trova alle prime battute, bisogna assecondare la follia e bloccare l'idea originaria con meno parole possibili.
Per farlo nel modo giusto, bisogna sbarazzarsi di ogni paura:
quel film costerà troppo?
Non è un problema presente e scrivere qualche pagina anche a vuoto non ha mai mandato in rovina nessuno.
E' un'idea già sentita?
Ogni storia si basa su idee già sentite che però prendono direzioni diverse in base a dialoghi e personaggi.
Non interesserà a nessuno?
All'inizio conta solo che interessi al suo autore.
Non esistono obiezioni che tengano, nemmeno la paura di non riuscire, perché stiamo parlando solo di poche righe per bloccare sulla carta un'idea che forse non tornerà più.
C'è davvero tantissimo tempo per capire come sviluppare un soggetto e come scrivere una sceneggiatura.
Come si cattura un'idea?
Compresa l'importanza di ogni nuova idea, vediamo allora come catturarla definitivamente.
Abbiamo già detto che, anzitutto, occorre osservarla e ascoltarla in totale silenzio. Come spiegato, non si tratta di un silenzio esteriore ma di un silenzio tutto interiore, nel quale calarsi per qualche istante, prima che la scintilla fugga via e si spenga.
Quando l'idea non sarà più solo una forma nebbiosa, quando avrà parlato, raccontando tutto ciò che aveva da dire, solo allora potrà essere richiamata la giusta dose di concretezza su cui si fonda il lavoro dello sceneggiatore.
A quel punto, inizieremo a scrivere.
Carta e penna andranno bene, un file su computer andrà meglio.
Nessun freno alle parole, nessun tentennamento, non inseguite inutili artifici stilistici o schieramenti di concetti astrusi. Siate semplicemente voi perché quelle frasi che andate a bloccare sulla carta in quel momento, le leggerete soltanto voi, non sono nulla, non ancora. Serviranno unicamente per ricordare a voi nel modo più completo possibile, la forma della vostra idea. Il loro unico scopo sarà quello di stuzzicare in voi, a distanza di giorni, la stessa emozione fornita dall'improvvisa scintilla che vi ha colto in un qualsiasi giorno della vostra vita.
Perciò, scrivete. Scrivete frasi, parole corrette o sgrammaticate, non aggiungete nomi o inutili descrizioni. Scrivete e basta. Fatto questo, abbandonate tutto e fatevi una passeggiata all'aria aperta. Respirate, riflettete, rilassatevi.
Il lavoro è iniziato.
di Sabrina Gioda
Sceneggiatrice cinematografica e televisiva, autrice di romanzi e insegnante di sceneggiatura e scrittura creativa
Dal suo blog http://scriverecinema.weebly.com