Titolo: Occhio per occhio
Genere: Thriller
Autore: Davide Origlia
Torino, ottobre 2011
E' una piovosa domenica mattina torinese di fine ottobre, quando gli addetti alla manutenzione della metropolitana si trovano di fronte ad una scena agghiacciante.
Sulla rampa d'accesso giace riversa in una pozza di sangue una donna dai lunghi capelli rossi, ha la parte anteriore del collo completamente mancante.
La scientifica rileva sulla scena delle impronte insanguinate di un cane di grossa taglia, e ad un attento esame del cadavere tirano le prime conclusioni, la donna è stata aggredita da un grosso cane inferocito, c'è un insolito particolare la vittima ha gli occhi di diverso colore, uno castano ed uno di colore azzurro.
Il caso viene affidato ad un giovane commissario di polizia alle prime armi, di nome Calogero Neri, che però da tutti viene chiamato Gino.
Una settimana dopo arrivano sulla scrivania di Gino i risultati dell'autopsia, ci sono sviluppi sconvolgenti;
Uno dei due occhi non appartiene alla donna, ma bensì ad un'altra persona, uno psicopatico ha cavato un'occhio alla vittima e lo ha sostituito con uno di colore azzurro appartenente ad un'altra donna. Sulla scena sono state rilevate tracce biologiche dell'animale, probabilmente si tratta di un Rottwailer, ma nessuna traccia dello squilibrato.
Un rompicapo per Gino, ci troviamo di fronte ad un cadavere ma probabilmente ci sono già due vittime, e poi l'aggressione da parte del cane è stata casuale oppure l'animale è stato utilizzato come un'arma vera e propria?
Le risposte non tardano ad arrivare.
La mattina del primo novembre viene ritrovata un'altra vittima al Valentino riversa nella fontana dei dodici mesi, si tratta di una giovane ragazza bionda in tenuta da jogging, la scena è la medesima, il collo letteralmente strappato, l'acqua colorata di rosso e due occhi di colore diverso.
I risultati dell'autopsia rivelano che l'occhio castano appartiene alla prima vittima, e le tracce biologiche rinvenute sono dello stesso cane, anche in questo caso nessuna traccia dell'assasino.
Ora il quadro è più chiaro, c'è un folle che si serve di un rottwailer come un'arma, cava un occhio alla vittima e lo sostituisce con quello della malcapitata precedente.
Viene ribattezzato come "L'Ottico".
Gino cerca di trovare qualche collegamento tra le vittime ma non sembrano essercene, ora l'unica certezza che ha è che la prossima vittima avrà gli occhi castani e che deve cercare un rottwailer.
Vengono rintracciati decine di possessori di Rottwailer per raccogliere campioni genetici, ma la ricerca non porta a nulla.
E' la mattina della vigilia di Natale, l'Ottico ha colpito ancora.
Sulla gradinata della Gran Madre viene trovata un'altra donna sbranata, con l'occhio della vittima precedente, questa volta una traccia viene trovata sulla scena.
Vicino al corpo della donna viene rinvenuta la punta di un bastone per ciechi.
Arrivano i risultati dell'autopsia, c'è un'altra curiosità, sull'occhio azzurro della vittima precedente vengono ritrovate delle fibre di nylon dei comuni sacchetti di plastica.
Gino si sta scervellando, ormai è ossessionato dal caso arriva ad una brillante conclusione.
L' Ottico conserva gli occhi sottovuoto ecco spiegato perchè gli organi non sono mai in via di decomposizione, li libera dalla plastica solo al momento del delitto.
Ora bisogna cercare un cieco con un rottwailer, così Gino comincia a frequentare circoli per non vedenti, senza arrivare a nulla di concreto.
Siamo a fine gennaio, è una mattinata fredda, sta nevicando, in commissariato arriva una ragazza in stato di shock, dice di essere stata aggredita dal cane di un cieco, ma di averlo ucciso cacciandogli l'ombrello in bocca nel disperato tentativo di difendersi. La ragazza, di nome Lara conduce Gino sul luogo dell'agguato, arrivati li trovano il cane riverso a terra su un tappeto di neve rossa, la lunga punta d'acciaio dell'ombrello ha perforato gli organi interni dell'animale non lasciandogli scampo. I risultati delle analisi della scientifica confermano che si tratta del cane dell'ottico, ora il folle non ha più la sua arma.
Gino però non sa se questo è un bene, il cane era l'unica traccia che aveva, se l'avesse trovato in compagnia dell'Ottico avrebbe risolto il caso, ora invece le cose si complicano maledettamente.
Passano diversi mesi, non ci sono più state vittime, ma neanche indizi utili per incastrare l'ottico e Gino vuole assolutamente rendere giustizia a quelle povere vittime.
Siamo ad Agosto, arriva una chiamata in centrale, c'è una donna ai Murazzi riversa con la testa in giù lungo l'argine del fiume.
Gino si precipita sul luogo, afferra la donna da una spalla la rigira.
Solita scena il collo devastato due occhi di colore diverso. L'Ottico è tornato, Gino urla di rabbia con tutto il fiato che ha attirando l'attenzione dei passanti.
Il mattino seguente Gino è a fare colazione al Gran Bar (Il bar sito ai piedi della Gran Madre), quando vede un cieco che sta facendo colazione al tavolino accanto al suo, che ha con sè una busta piena di avanzi alimentari, Gino chiede al cieco cosa ne faccia, e lui risponde che li sta portando ad un signore che ha conosciuto al circolo dei non vedenti, in quanto tale signore anche lui non vedente adotta cani abbandonati.
Gino chiede allora se può andare con lui, in quanto vuole chiedere a questo signore se può prendersi cura di un cane trovatello che ha.Il cieco acconsente così i due si avviano.
Arrivano, Gino nota il nome sul campanello "Giovanni Fumagalli" cognome chiaramente milanese.
Suonano, il signor Giovanni apre il cancello camminando verso i suoi ospiti sostenendosi con un bastone per ciechi.Gino non può non notare cinque cani di grossa taglia che abbaiano furiosamente da una gabbia.
Il signor Giovanni invita i due ad entrare per un caffè, appena seduti al tavolo Gino scorge una macchinetta per il sottovuoto sulla credenza.
Gino chiede al signor Giovanni se è milanese, il signor Giovanni conferma dicendo di essersi trasferito a Torino dopo la morte della moglie, per allontanarsi dai ricordi.
Quando Gino chiede informazioni sulla sua cecità, il signor Giovanni dice che ha perso un occhio in un incidente sul lavoro. I due si salutano, e mentre Gino si avvia al cancello nota un bastone per ciechi con la punta spezzata in una vecchia cariola, il cerchio si stringe.
A questo punto Gino decide di recarsi a Milano per avere più notizie su questo signore, riesce a rintracciare la sorella Ombretta Fumagalli, e decide di andare a farle visita.
Arrivato a Milano chiede ad Ombretta notizie sulla cecità di Giovanni, Ombretta gli dice che da bambino una sua coetanea lo ha spinto contro una cancellata e uno spuntone gli ha cavato un occhio, da allora Giovanni usa un occhio di vetro, poi da una decina d'anni ha perso la vista anche dall'altro occhio quasi totalmente. Gino chiede ad Ombretta se la bambina che lo ha ferito vive ancora lì, ma Ombretta gli dice che è scomparsa da circa un anno. Parlando di questa ragazza Ombretta la chiama Iride, al chè Gino chiede lumi su questo strano nome, ed Ombretta gli rivela che era soprannominata così perchè aveva gli occhi di diverso colore uno castano e uno azzurro.
E' fatta ormai Gino non ha più dubbi Giovanni Fumagalli è l'Ottico.
Gino chiama in centrale dice di mandare due dei suoi ad attenderlo a casa di Fumagalli, e si avvia verso Torino alla velocità della luce.
Arrivato davanti a casa di Fumagalli trova i suoi ad attenderlo, suonano il campanello, Giovanni apre il cancello senza neanche rispondere al citofono, i tre entrano e guardando nella gabbia dei cani vedono le cinque bestie morte, l'ottico li ha uccisi a fucilate.
Gino sfonda la porta d'ingresso pistola in pugno, l'Ottico è seduto a Tavola, dice a Gino che lo stava aspettando e si fa ammanettare dopo essersi levato l'occhio sinistro dall'orbita, lo consegna a Gino, è ricoperto dalla plastica del sottovuoto, tra un delitto e l'altro l'ottico usava l'occhio delle sue vittime per sè. L'Ispettore chiede all'Ottico che fine abbia fatto Iride, e lui gli rivela di averla data in pasto ai cani, di lei rimane solo l'occhio, quello trovato nell'orbita della prima vittima.
Gino chiede all'Ottico il perchè di tali gesti e lui risponde "Gli occhi sono lo specchio dell'anima avere un occhio solo è come perdere metà dell'anima".
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di Davide Origlia
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