♥ Tutto il Resto
Il progetto prevede tre giorni molto intensi che coinvolgono i delegati, le classi, gli esperti del mondo del cinema che dialogano su 5 importanti aree di interesse: nuovi spazi per il cinema, per discutere delle sale, dei loro spazi e dei servizi che offrono; nuovi territori dove incontrare il cinema, per esplorare piattaforme e festival; nuove storie per il cinema, per esprimere i contenuti che il pubblico giovane vorrebbe ritrovare nel cinema “del futuro; nuove frontiere del cinema, per scoprire i territori espressivi al confine con il cinema e nuovi mestieri e percorsi, per ripensare l’orientamento professionale e l’insegnamento del cinema a scuola. Quest'anno l’iniziativa si arricchisce di eventi aperti anche al pubblico milanese: in particolare si segnalano due serate presso la Fabbrica del Vapore in compagnia del Cinemobile: giovedì 30 marzo alle ore 20.30 si terrà la proiezione de Il meglio del Terzo Segreto di Satira commentato live dal Terzo Segreto di Satira, che sarà presente alla serata; venerdì 31 marzo, invece, sempre alle ore 20.30 sarà la volta de Le avventure straordinarissime di Saturnino di Marcel Fabre, il film ideale per godersi lo spettacolo di fantasia scatenata che il cinema muto sa offrire. Per questo motivo la proiezione verrà effettuata, proprio come ai giorni eroici dei primi film, con un pirotecnico accompagnamento musicale e con il commento di un imbonitore che sottolineerà i momenti salienti degli incredibili viaggi di Saturnino. Infine, la giornata di sabato 01 aprile si concluderà con la proiezione, alle ore 19.00, del film The Whale di Darren Aronofsky, presentato in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con protagonista assoluta la magistrale interpretazione di Brendan Fraser, che ha infatti vinto il Premio Oscar per il Miglior Attore Protagonista. Il film, sempre nell’ambito della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica de la Biennale Venezia, ha vinto anche il premio Miglior film Premio Collaterale CinemaSarà e sarà introdotto dalla giuria composta dai 5 studenti e studentesse che ne hanno decretato la vittoria. Sempre grazie al sostegno del Piano Nazionale Cinema e Immagini nella Scuola promosso da Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, Cineteca Milano ha organizzato, negli stessi giorni di CinemaSarà, in collaborazione con studenti e Istituti scolastici di diverse città italiane, tantissimi appuntamenti a Padova, a Santa Marinella (Roma), a Roma, a Torino, a Napoli e in altre città.
Info: fabbricadelvapore.org e scuole.cinetecamilano.it
Il linguaggio della Street Photography si è evoluto per rispondere ai canoni estetici e concettuali contemporanei.
In questo webinar, la fotografa Lucia Buricelli guiderà i partecipanti alla scoperta dei principali elementi chiave di questa nuova visione e offrirà spunti per raccontare attraverso un approccio personale e moderno.
Durante il webinar, l'autrice punterà a creare un’intersezione tra la fotografia documentaria e quella di strada, evidenziando come alcuni elementi stilistici specifici, come l'utilizzo del flash, l'uso del colore e l'inquadratura, possano offrire l’opportunità di creare immagini accattivanti per sviluppare uno stile personale.
Inoltre, l'autrice racconterà come rimanere il più possibile invisibili per non alterare l'autenticità di un momento o di una scena, ma anche come approcciare persone e situazioni per eventuali ritratti o progetti documentaristici più a lungo termine.
Aspetti tecnici e concettuali per sviluppare uno stile personale e contemporaneo.
Come interagire con sconosciuti ed esplorare gli aspetti etici della fotografia di strada.
Come combinare un approccio documentaristico con uno più street per creare uno storytelling coinvolgente.
Editing e sequenza del lavoro fotografico utilizzando strumenti come Lightroom.
Come combinare la luce flash e luce naturale insieme per creare effetti accattivanti e originali nelle fotografie di strada.
Le ispirazioni fotografiche attraverso alcuni dei più grandi nomi della fotografia di strada e documentaristica.
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Nel corso del 2022 il segmento della fotografia d’autore ha registrato la vendita più importante di sempre. La casa Christie’s nel corso dell’asta del 14 maggio 2022 che si è tenuta a New York ha battuto l’opera “Le violon d’Ingres”, 1924, di Man Ray che è stata aggiudicata a 12.412.500 dollari partendo da una stima di 5.000.000 – 7.000.000 dollari. Il successo di questa vendita riporta l’attenzione sul segmento della fotografia da collezione messo ultimamente in disparte dall’irruzione dei non fungible token (nft) associati soprattutto a arte digitale e collezionabili nel mercato in asta del 2021-2022. Ora si torna (finalmente) a parlare di fotografia artistica. Il 2023 appena avviato vede infatti un ricco calendario dedicato a questo medium.
Leggi tutto: Francesca Malgara (MIA Fair): l’arte della fotografia interpreta il mondo
Il cinema ha incrociato il tema della follia sin dai capolavori del muto, come Il gabinetto del dottor Caligari (R.Wiene, 1920), ambientato in un ospedale psichiatrico, per poi articolarlo via via in chiave anche comica, Helzapoppin’ (. H.C.Potter, 1941), oppure drammatica, Qualcuno volò sul nido del cuculo (M.Forman, 1975 ), o satirica, Morgan matto da legare (K.Reisz, 1966 ).
Il personaggio del “folle”, versione maggiormente “intellettuale” rispetto al puro e semplice matto, ha ingolosito autori e registi, fino a travasi celebri dal teatro al cinema, come per l’Enrico IV pirandelliano filmato da Marco Bellocchio, 1984, con Marcello Mastroianni protagonista.
Nel mese di marzo, inoltriamoci quindi nel labirinto della cine-follia, considerando anche che lo stesso fare il cinema, ossia affrontare tutti gli ostacoli che si frappongono per condurre a termine la lavorazione di un film, in sé, è una piccola grande follia.
Conduce: Viviana Rubini
Iscrizione sul sito: spazio50.org
Il terremoto non ha fermato la cultura e il turismo nella splendida Istanbul. L'antica capitale dell'impero ottomano, erede di Bisanzio e di Costantinopoli, è situata, peraltro a ben 1000 chilometri d'auto dall'epicentro dei devastanti terremoti che hanno colpito il sud-est della Turchia.
L'Istituto Italiano di Cultura di Istanbul ha, pertanto, confermato anche per quest'anno la disponibilità ad ospitare il meglio del cinema breve prodotto in Sardegna, espresso dalla rassegna Visioni Sarde.
I nostri film saranno proiettati giovedì 23 marzo presso la Sala Teatro dell'Istituto e diffusi online sabato 25.
Anche questa di Istanbul è una straordinaria occasione per mostrare all’estero, attraverso la settima arte, le molte facce della cultura sarda: tradizione e modernità, paesaggi urbani e rurali, fantasia e realtà. Mille aspetti e contraddizioni trasformate dai registi in storie che ci aiutano a capire la Sardegna nella sua pluralità storica, geografica e culturale.
Sono queste le ragioni che hanno indotto Sardegna Film Commission a finanziare e sostenere Visioni Sarde, un progetto che si ripromette di diffondere nel mondo il patrimonio culturale sardo sfruttando la penetrante incidenza che il cinema opera nell’immaginario popolare.
I titoli in programma si caratterizzano per un ampio spettro tematico che ben interpreta le multiformi facce della cultura sarda. Eccoli in ordine di proiezione:
● “12 Aprile” di Antonello Deidda. Un ironico viaggio nel tempo che unisce il mitico giorno, in cui nel 1970 la squadra di calcio del Cagliari vinse lo scudetto e quello del 2020, in pieno lockdown, in una città deserta e inquietante;
● “Fradi miu” di Simone Contu. Un pastore deve vendicare la morte del fratello maggiore, ucciso molti anni prima sotto i suoi occhi di adolescente. Ma la vendetta non si addice alla sua indole pacifica, o almeno così sembra;
● “La Venere di Milis” di Giorgia Puliga. La storia si dipana tra tentativi di imboscamento da parte di Toni agricoltore rassegnato, equivoci e momenti di suspense, con le donne del passato lontano o quelle del presente sempre forze motrici del destino degli uomini.
● “Mammaranca” di Francesco Piras. Giovanni e Michele hanno undici e nove anni e vivono in un quartiere popolare della periferia di Cagliari. La vita dei due bambini sembra cambiare dopo l'arrivo improvviso di un gratta e vinci;
● “Santamaria” di Andrea Deidda. Negli anni d'oro della boxe un giovane si prepara al primo incontro della sua carriera: la scalata all'Olimpo del pugilato inizia sul ring di un piccolo paese dove finte, diretti e montanti svelano la potenza dei sogni di un boxeur ragazzino;
● “Senza te- Without you” di Sergio Falchi. Un anziano che ha perso la moglie vive da solo il primo periodo della pandemia. A causa del Covid non può avere rapporti neppure con la nipote che gli porta da mangiare e vive nel ricordo dell'amore della sua vita;
● “Una splendida felicità” di Simeone Latini. Eleonora ha 16 anni ed è pietrificata da ciò che sta accadendo. Più il virus si diffonde, più la paura paralizza la sua vita di adolescente, con la famiglia e gli amici. Troverà la forza rifugiandosi nella poesia e in lei risuoneranno le parole di conforto e incoraggiamento della nonna.
I corti saranno proiettati ininterrottamente dalle 17 alle 21 in lingua originale con i sottotitoli in inglese. Gli ingressi e le uscite in sala saranno consentiti tra un film e l'altro.
Organizza la serata l'Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, Direttore Salvatore Schirmo.
Il tour nel mondo della rassegna Visioni Sarde è reso possibile dall'impegno e dalla professionalità della Cineteca di Bologna e Fondazione Sardegna Film Commission. La distribuzione in Italia e all'estero è assicurata dall'Associazione dei sardi di Torino "A. Gramsci" e dall'associazione bolognese "Visioni da Ichnussa".
di Bruno Mossa, presidente dell'Associazione di promozione cinematografica "Visioni da Ichnussa"
MESSINA. Domenica 19 marzo alle ore 20:00 presso il cinema Iris di Messina, si terrà la proiezione del cortometraggio “Non esiste”, nuova produzione del giovane attore e regista messinese Giovanni Giuffrè. “Non esiste” rappresenta il proseguo di un percorso iniziato con l’opera prima “Tempo di vita”, anch’esso cortometraggio a tematica sociale, in concorso alla 68°esima edizione dei David di Donatello. L’opera prima ad un anno dalla sua uscita vanta numerosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, tra cui il premio come miglior sceneggiatura, diverse menzioni d’onore e nomination finali e la distribuzione da parte della piattaforma Rai Cinema. «”Non esiste” -si legge in una nota- è un cortometraggio che nasce per sensibilizzare e combattere il fenomeno del negazionismo nei confronti del COVID-19 ed omaggiare tutte le sue vittime. Il tutto è ambientato agli inizi della pandemia, momenti che hanno segnato particolarmente la nostra società e che hanno lasciato cicatrici indelebili. Il protagonista Antonio, un adolescente ribelle, nel corso della storia sarà costretto a rivedere i suoi ideali figli di una grande negligenza e superficialità.»
Nel cast l’attrice Giada Rumè vincitrice del titolo “Miss Sicilia 2021”, l’attore Vincenzo Benedetto, l’attrice teatrale Alessandra Noto, Giovanni Giuffrè nei panni di protagonista ed in ruoli secondari le giovani attrici Alessia Di Fiore, Irene Centorrino, ed Aurora Fratantonio.
Alcune scene del progetto sono state girate nel drink bar “Fico Bar con Gusto” e negli studi di Radio Zenith Messina, grazie alla gentile concessione della direttrice Artistica e presidente Teresa Impollonia. Sarà una serata all’insegna dell’amore verso il cinema, promette Giovanni, con ospiti di spessore oltre che un evento ricco di sorprese ed emozioni. Lo stesso ancora una volta ha tenuto a mettere in primo piano la città di Messina, con l’obiettivo di valorizzare il territorio e ridare una chiara identità cinematografica al territorio. L’acquisto dei biglietti è già possibile presso il botteghino del cinema.
Cast Tecnico:
Regia – Giovanni Giuffrè
Aiuto-Regia – Alessia Di Fiore
Soggetto – Giovanni Giuffrè
Filmmaker – Kristian Cingari & Graziella Cassalia
Tecnico Audio – Marco Cingari
Make Up & Hair Stylis-t Giuseppe Rando
Assistente Backstage – Mariachiara Scopelliti
da letteraemme.it
È possibile che la parodia artistica di un celebre personaggio dei fumetti susciti una richiesta di risarcimento da parte del titolare dei diritti di utilizzazione economica dell’opera? Sì. È scontato che tale richiesta venga accolta? No. Posto che queste opere hanno carattere creativo e autonomo, l’utilizzo parodistico di un’opera non richiede il consenso del suo autore. E in generale, il percorso a ritroso nelle fonti di ispirazione è un viaggio che non finisce mai.
Prologo: davvero Tintin è stato "rubato"?
Xavier Marabout, artista bretone, ha realizzato una serie di opere nelle quali ha utilizzato Tintin, noto personaggio di fumetti per bambini inventato dal genio creativo dell’autore belga Hergé, al secolo Georges Prosper Remi (1907-1983) collocandolo all’interno di paesaggi o situazioni pedissequamente tratti da opere dell’artista americano Edward Hopper (1882-1967), celebre per i suoi dipinti caratterizzati da un austero realismo e rappresentativi della solitudine in cui versano i soggetti ritratti. Come risulta dal sito web di Marabout (www.art-marabout.com), le opere in questione (23 originali, con una tiratura di venti riproduzioni per ciascuna opera) indicano chiaramente di essere tributarie nei confronti di Hergé e di Hopper.
Mentre la estate di Edward Hopper, titolare dei diritti d’autore del Maestro del realismo americano non sembra aver preso (almeno fino ad ora) alcuna posizione in merito alle opere di Marabout, Fanny Vlaminck Rodwell, vedova di Hergé, e la società belga Moulinsart SA (oggi ridenominata Tintin imaginatio) creata dopo la morte di Hergé e titolare dei diritti di utilizzazione economica della sua opera, hanno citato Marabout davanti al Tribunale di Rennes lamentando l’utilizzo indebito dell’opera di Hergé e sostenendo che i quadri di Marabout fossero una contraffazione, oltre a costituire un comportamento di concorrenza sleale, in ragione del loro carattere parassitario rispetto all’utilizzo economico del personaggio di Tintin. Marabout ha obiettato che la propria opera avesse carattere creativo autonomo e distinto rispetto a quella di Hergé, opponendo anche l’eccezione parodistica, che non richiede il consenso dell’autore per la riproduzione di un’opera, qualora l’autore della riproduzione trasmetta un messaggio creativo distinto da quello dell’autore della prima opera. Il tribunale di Rennes ha respinto le domande della vedova e di Moulinsart, condannando quest’ultima anche a risarcire il danno causato a Marabout per avere denigrato le sue opere.
Giuseppe Calabi
È pacifico che Marabout abbia riprodotto senza autorizzazione dell’avente diritto (Moulinsart SA) vari personaggi della serie “Le avventure di Tintin”, in primo luogo il protagonista, il cui carattere e stile grafico di realizzazione (ligne claire), caratterizzati da un segno sottile, pulito ed elegante, lo rendono originale attribuendo al suo autore ed ai suoi aventi causa un diritto esclusivo di riproduzione e ogni altro diritto di utilizzazione economica. Marabout ha invocato l’eccezione parodistica argomentando che le opere contestate consentano l’immediata identificazione dell’opera parodiata: innanzitutto, la scelta del supporto (una tavola acrilica) diverso da quello utilizzato per i fumetti. Inoltre, il contesto in cui Tintin è collocato, direttamente ispirato ad opere di Edward Hopper, che è quanto più distante dall’universo in cui è normalmente rappresentato Tintin.
Ad esempio, la raffigurazione di Tintin accanto a donne (assenti nell’universo creato da Hergé) spesso con atteggiamenti provocatori, sensuali o seduttivi ed all’interno di ambienti ispirati ad opere di Hopper, non solo non può indurre in errore il pubblico sulla riconducibilità dell’opera ad Hergé, ma è anche idonea a indurre un sorriso soprattutto per l’accostamento della leggerezza di Tintin all’austerità dei personaggi hopperiani. Pertanto, il Tribunale ha pienamente accolto l’eccezione parodistica, che presuppone che vi sia una presa di distanza sufficiente rispetto all’opera parodiata, ritenendo anche che l’opera di Hergé non abbia mai assunto un carattere dominante nella reinterpretazione di Marabout. Ad esempio, nel quadro Hotel Osborne, Chembre 379 (2017), Marabout ha rappresentato Tintin a torso nudo su un letto insieme al cane Milou, mentre legge una lettera, ispirandosi al celebre dipinto di Hopper Hotel Room (1931), ma sostituendo l’immagine della donna seduta sul letto, senza cappello, vestito e scarpe mentre con aria affaticata verifica l’orario dei treni del giorno dopo.
Il tribunale non ha ritenuto che la raffigurazione a torso nudo di Tintin fosse lesiva dell’immagine del personaggio, spingendosi fino ad indicare che lo stesso Hopper si fosse ispirato a Degas e sia stato “copiato” da Hitchcock e concludendo che l’ispirazione artistica tiene sempre conto di opere precedenti, mediante riproduzioni o imitazioni che non possono essere vietate in linea di principio, sempre che siano chiare e non creino un rischio di confusione. Il Tribunale ha infine valutato se Marabout abbia causato un danno agli aventi diritto dell’opera di Hergé, appropriandosi di un vantaggio economico ad essi spettante, ma ha escluso tale danno, ponendo a confronto il modesto vantaggio economico ottenuto da Marabout con i 23 dipinti e la tiratura di 20 esemplari ciascuno venduti ad un prezzo contenuto, con quello dei titolari dei diritti d’autore dell’opera di Hergé che hanno potuto beneficiare di 230 milioni di vendite di album. Ma soprattutto, gli acquirenti dei dipinti e delle riproduzioni di Marabout appartengono ad una platea diversa da coloro che leggono fumetti o acquistano prodotti di merchandising legati al carattere di Tintin.
Sharon Hecker
L'ispirazione vive in un continuum di tempo e spazio. Come ha concluso il giudice in questo caso, gli artisti hanno sempre tratto ispirazione gli uni dagli altri e dall'arte passata, e le opere degli artisti continuano a servire da ispirazione per l’arte che viene dopo di loro. Le opere in discussione non sono repliche esatte, ma piuttosto trasformazioni di opere d'arte precedenti. Per questo motivo non possono essere considerate un plagio. Nel caso di Hopper, molti non sanno che iniziò la sua carriera come illustratore, come il creatore di Tintin. Hopper era introverso e viene descritto come stimolato da un mondo interiore personale e immaginario. Ma studi successivi dimostrano che Hopper, noto per aver catturato il paradosso di uno spirito di ottimismo e alienazione nell'America pre e postbellica, si ispirava apertamente all'arte francese del XIX secolo. Infatti, il suo viaggio a Parigi e l'incontro con opere di Degas, come L'Absinthe (1875-1876, Musée d'Orsay, Parigi), e Manet, come La Prune (1877, National Gallery di Washington D.C.) sono evidenti nell'iconico Automat (1927, Des Moines Art Center). Come i suoi predecessori, che ritraggono una donna ben vestita seduta a bere da sola in un bar, Automat mostra una donna che fissa il suo drink (nel caso di Hopper una tazza di caffè), in un ambiente freddo e inquietante. Hopper si lascia commuovere e allo stesso tempo trasforma il caffè parigino del XIX secolo di Degas o Manet in una tavola calda americana incontaminata e spopolata.
Nonostante le diverse ambientazioni, epoche e culture, queste opere catturano sentimenti di alienazione sociale e solitudine, attraverso figure che non si sentono a proprio agio nel loro mondo. Qualcuno di questi artisti potrebbe affermare di avere il monopolio su questo tema? Avrebbero sentito il bisogno di chiedere il permesso prima di dipingere un omaggio al loro contemporaneo o predecessore? Oltre alle fonti visive riconoscibili, gli artisti possono attingere a stimoli meno tangibili. Ad esempio, Hopper si è ispirato a fonti verbali, come la poesia simbolista francese della fine del XIX secolo. E il suo dipinto Railroad Sunset (1929, Whitney Museum), che si pensa sia legato al fascino di Hopper per i treni, potrebbe anche essere una rivisitazione di una poesia di Baudelaire letta all'epoca, intitolata Harmonie du soir, che descrive il cielo come un "altare, triste e magnifico" e il sole come "annegato nel sangue cagliato", che ricorda il cielo rosso sangue del dipinto. Immaginiamo che Hopper abbia violato i diritti d'autore di Baudelaire? Come ha notato il giudice in questo caso, l'opera stessa di Hopper ha fornito ispirazione ad altri nel mondo del cinema: Hitchcock si è ispirato a lui per film come La finestra sul cortile e si pensa che House by the Railroad di Hopper abbia dato a Hitchcock l'idea per la casa dei Bates in Psycho. Altri, come Michelangelo Antonioni, David Lynch in Velluto blu e Mulholland Drive, i fratelli Coen in L'uomo che non c'era e Robert Altman, hanno beneficiato dei dipinti di Hopper. Wim Wenders ha dichiarato il suo amore per le opere di Hopper per Paris, Texas e ha realizzato un film su Hopper per una mostra alla Fondation Beyeler. Potremmo concludere chiedendoci: quanto sarebbe più povera la nostra cultura senza la capacità di trasformare le fonti di ispirazione?
di Sharon Hecker, Giuseppe Calabi per we-wealth.com
Lunedì13 marzo la rassegna itinerante "Visioni Sarde" sarà a Dublino. I cortometraggi in giro per il mondo questa volta si fermano presso la sala cinematografica UCD Cinema, all'interno del campus universitario dell'University College Dublin.
Le sette pellicole proposte offrono panoramiche sul cinema breve prodotto nell'isola che, pur con differenti declinazioni stilistiche e temi diversi, sono in grado di suscitare un grande interesse universale.
Le opere saranno presentate nella versione originale con sottotitoli in inglese. Due sono in lingua sarda.
Organizza l'evento Marco Gioacchini, Direttore dell'Istituto Italiano di Cultura di Dublino. La Fondazione Sardegna Film Commission sarà rappresentata da Gemma Lynch.
La serata si apre con il corto "12 Aprile" di Antonello Deidda che offre due versioni diametralmente opposte della città di Cagliari, in un affascinante viaggio ai confini della realtà. Una, datata 1970, vede la città in festa e unita dal senso di appartenenza sportiva e comunitaria per la conquista dello scudetto e l’altra, del 2020, con Cagliari completamente vuota, desolata, dove prevale la distanza di sicurezza e la paura del virus.
Simone Contu con "Fradi miu" consegna al pubblico una storia ambientata nel mondo agro-pastorale del centro Sardegna con una morale esemplare: il delitto di sangue non serve a ripristinare l’onore leso né a riequilibrare un ordine incrinato. Esso danneggia e pregiudica gravemente la vita degli uomini, trasformando il presunto giustiziere nel male stesso che intende combattere. Antonio è un pastore che vive in montagna con il suo gregge di capre. L'apparente tranquillità dei suoi giorni viene sconvolta quando ha finalmente la possibilità di vendicare il fratello, ucciso tanti anni prima davanti ai suoi occhi.
"Mammarranca” di Francesco Piras racconta, invece, una storia ambientata in un sobborgo di Cagliari ma che potrebbe benissimo calarsi in qualsiasi periferia del mondo. Giovanni e Michele di undici e nove anni vivono a Sant’Elia, un anello di palazzoni ai margini della città lambito da un canale, dalla torbide acque, chiamato Mammarranca. La vita dei due bambini sembra improvvisamente poter cambiare quando il biglietto di un gioco a premi finisce in modo rocambolesco nelle loro mani.
"Santamaria" di Andrea Deidda è la commovente vicenda umana di Raimondo Gaviano, che da Seui si sposta a Cagliari per studiare, lavorare e sognare una vita da pugile. Negli anni d’oro della boxe il giovane si prepara al primo incontro della sua carriera: la scalata all’Olimpo del pugilato che inizia sul ring di un piccolo paese dove finte, diretti e montanti svelano la potenza dei sogni di un boxeur ragazzino.
Sergio Falchi con "Senza te" affronta con delicatezza il tema della solitudine e dell'amore in tempi di Covid. Un uomo molto vecchio, interpretato dal commovente Giampaolo Loddo, vive da solo seguendo una precisa ritualità che lo porta, tra le altre cose, a disporsi per i pasti come se l'amata moglie fosse ancora con lui. L'uomo è assistito da una nipote indaffarata e distratta che non sopporta tutto questo; un giorno realtà e sogno si incontreranno sotto gli occhi della nipote che, commossa, comprenderà e infine, riserverà all'uomo una indimenticabile sorpresa.
"La Venere di Milis" di Giorgia Puliga Milis è una commedia giallo-rosa che prende le mosse dal ritrovamento di una "Venere sarda". La storia si dipana tra tentativi di imboscamento da parte di Tonio, agricoltore rassegnato interpretato da Angelo Orlando, equivoci e momenti di suspense, con le donne del passato lontano e quelle del presente, sempre forze motrici del destino degli uomini.
Protagonista del film "Una splendida felicità" di Simeone Latini è una giovanissima studentessa schiacciata dalle tante brutte notizie propagate dai media in tempo di pandemia. Eleonora ha sedici anni ed è terrorizzata da ciò che la circonda: non riesce ad uscire dalla propria camera. Troverà infine forza e nuovo coraggio nella poesia e nelle chiamate su skype con la nonna.
La rassegna itinerante Visioni Sarde nel mondo è co-organizzata dalla Cineteca di Bologna e dalla Fondazione Sardegna Film Commission. La distribuzione in Italia e all'estero è assicurata dal circolo "A. Gramsci" di Torino e dall'associazione bolognese "Visioni da Ichnussa".
Dopo il successo dell'anno scorso, il TFF ripropone la rassegna Mezzogiorno di fuoco dedicata al western americano con un omaggio a John Wayne, il più grande attore western di tutti i tempi, nel 60° anniversario dell'uscita del suo film Donovan's Reef (I tre della croce del sud), il film che meglio di tutti riassume il perfetto sodalizio tra Wayne e John Ford, il suo regista di riferimento.
In collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale sarà proposta una retrospettiva dedicata a Sergio Citti, di cui quest'anno ricorre il novantesimo anno dalla nascita. Consulente, collaboratore e amico di Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti ha proposto un cinema fortemente connotato nella compresenza tra popolarità e ricerca, un cinema in cui l'impegno non è mai disgiunto dalla semplicità e leggerezza del racconto.
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Marion Michael Morrison, in arte John Wayne. Soprannominato Duke, Duca. Anzi, Little Duke, da quando era ancora un ragazzo. Duke Morrison era il nome che compariva sui titoli di coda delle sue prime prove attoriali. Per l’American Film Institute è al tredicesimo posto tra le più grandi star della storia del cinema di tutti i tempi.
Sex symbol, cowboy, aviatore, marinaio, combattente della Seconda guerra mondiale. Di ruoli John Wayne ne ha interpretati tanti, fin dai tempi del cinema muto degli anni ’20 quando la Film Fox Corporation gli dava 75 dollari a comparsata. Ma il suo successo si chiama western ed il suo pigmalione Raoul Walsh che, nel 1930, gli affidò la parte del protagonista del western Il grande sentiero, decidendo anche che il suo nome d’arte, da quel momento in poi, sarebbe stato John Wayne, in onore del generale "Mad Anthony" Wayne, combattente della guerra d’indipendenza americana.
Ma fu sotto la direzione dell’amico John Ford che l’attore interpretò i suoi ruoli più celebri, a partire da Ringo Kid di Ombre Rosse nel 1939. Con il regista irlandese Duke girò ben 20 pellicole in un lasso di tempo di 35 anni e diventò uno dei divi più amati di Hollywood.
Nonostante, nella sua lunga carriera, abbia interpretato più di 170 film, vinse un unico Oscar nel 1970, quasi a fine carriera, con la pellicola di Henry Hathaway Il Grinta. Poche anche le sue prove registiche: La battaglia di Alamo (1960) e Berretti Verdi (1968).
L’11 giugno in tutto il mondo si commemora la sua scomparsa, avvenuta nel 1979. La sua tomba, nel cimitero di Corona del Mar in California, continua ad essere méta di pellegrinaggi da parte dei suoi numerosi fan di tutte le età.
da raicultura.it
Elena Semina è una interessante pittrice russa, nata a Kazan, con cittadinanza italiana, che sta rapidamente facendosi conoscere a livello internazionale per la originalità e la freschezza delle sue opere.
Il suo percorso artistico è forgiato e si nutre dei suoi studi e delle sue esperienze professionali: laureata in regia teatrale e con alle spalle un lungo ed importante percorso nel settore pubblicitario, per circa 15 anni si è occupata della realizzazione di programmi televisivi e spot per aziende leader di settore nel corso di eventi internazionali.
Ma cosa “semina” di così coinvolgente e artisticamente valido questa artista?
Sin dal primo sguardo alle sue opere (soprattutto quelle realizzate con la tecnica marker) si può tranquillamente affermare che Elena semina trasmette allegria e voglia di vivere.
L’uso dei colori è estremamente acceso, in particolare il suo caratteristico verde è pieno di energia solare “clorofilliana”.
La realtà al limite di finzioni incredibili, l’assenza di segnali percepibili di stress, ansia o depressione nei messaggi che trasmette, la voglia di esplorare il mondo nelle sue manifestazioni più inaspettate, tutto questo si riflette nella sua arte pittorica. Dietro ciascuna opera c’è un attento studio e una storia, avvincente, ricca di suggestioni: l’artista e la sceneggiatrice viaggiano su binari che si incontrano e intersecano continuamente e lo storytelling diventa parte integrante del processo artistico. La modalità di espressione attraverso l’arte pittorica ne è una diretta conseguenza.
Cosi, per esempio, in una collezione dedicata al mondo delle spezie, l’artista ha immaginato e realizzato un percorso tra fatti storici, miti e leggende.
L’idea è nata a Vicenza di fronte al palazzo rinascimentale conosciuto nel mondo come la casa di Pigafetta. La storia del famoso geografo e scrittore Antonio Pigafetta che insieme con Ferdinando Magellano ha circumnavigato il mondo per raggiungere le isole delle spezie ha fornito lo spunto per creare una serie di disegni a esse dedicate.
Il risultato: 22 splendide opere con la tecnica marker e carboncino sono esposte in una originale mostra personale “Battaglia per le spezie” nel museo del presente a Rende (Cosenza) dal 16 febbraio sino all’ 11 marzo 2023. Ogni disegno è un estratto di importanti fatti storici famosi, ma talvolta anche di storie incredibili e affascinanti ma poco conosciute, di miti e leggende.
Osservare le opere è come sfogliare un bel romanzo storico d’avventura con illustrazioni luminose ed emozionanti. Le immagini catturano l’attenzione del visitatore come ipnotizzandolo e trattenendolo a lungo di fronte a ciascuna opera, e le espressioni facciali di volta in volta cangianti, meravigliate, estasiate, corrucciate, denotano la immedesimazione nelle storie tratteggiate mirabilmente, anche perché la concentrazione di eventi, fatti e personaggi in un disegno dimensione 50x70cm è molto alta.
Ogni opera di Elena Semina racconta una storia o un frammento di essa, e come dice l’artista stessa “ogni mia opera si può trasformare in un film”.
E non importa di chi o di cosa tratti questa storia, se la storia non c’è, o si intuisce solo nebulosamente, lei le da comunque vita facendole assumere contorni nitidi.
Per esempio, in due opere dell’artista il protagonista è uno specchio: nel dipinto olio su tela “salotto lampone con lo specchio” del 2021 il riflesso di quest’ultimo contrasta duramente con l’interno, l’aggressivo colore lampone delle pareti cerca di sopprimere anche il riflesso dello specchio, nel quale si può intravedere un campo infinito con un orizzonte nebbioso. In primo piano anche una sedia vuota: chissà, forse la persona che un tempo vi si è seduta ha lasciato per sempre la casa alla ricerca di un’altra vita.
Nella seconda opera “transizione” olio su tela, 70x50cm, del 2022, uno specchio funge da elemento, momento, gate. Ciascuno spettatore può decidere quali realtà e mondi collegano questa transizione. La innata curiosità dell’artista per il mondo dell’archeologia e dei miti, per il fascino e il mistero che circonda le grandi scoperte e il ritrovamento di leggendari tesori, le hanno fornito lo spunto per dare vita ad altre due opere dedicate alla scoperta della città di Troia, a opera del famoso archeologo Heinrich Schliemann, che ha riportato alla luce la antica città e un tesoro di monili e oggetti preziosi che essa custodiva, conosciuto come “il tesoro di Priamo”.
In una celebre foto la moglie di Schliemann indossa alcuni stupendi gioielli facenti parte del tesoro che, dopo molte traversie, si trova attualmente presso il museo di Puskin a Mosca, museo che espone tra l’altro il cosiddetto “Grande Diadema”. Questo affascinante tema viene riproposto da Elena Semina nella sua opera “Le donne di Schliemann”, olio su tela , 70x50cm del 2021; nel mentre nella opera “10 vite di Troia”, olio su tela, 70x50cm del 2021, si fa riferimento alla scoperta progressiva di ben dieci diversi strati della città.
L’artista ha visualizzato dieci colori attribuendoli di volta in volta a ciascuno strato e alla vita che vi si svolgeva in ogni epoca. In entrambe le opere l’artista rappresenta la bellezza intrinseca di tutte le donne nel mondo e in ogni tempo. La sua continua incessante ricerca di temi suggestivi, la sua capacità di creare storie e immagini che rimangono impresse nella mente e nel cuore di chi le può ammirare, e di chi sceglie di possedere le sue opere, fa si che l’artista sia destinata a un importante percorso ancora in gran parte da decifrare, perché come lei stessa afferma gli stereotipi non le appartengono, la voglia di esplorare tecniche, stili e tematiche la contraddistinguono, e noi tutti ci auguriamo possa continuare a portare gioia, spensieratezza, capacità di stupire, voglia di approfondire e scoprire il suo mondo. Elena Semina, nome e cognome italiano per una artista russa di grande cuore, notevole spessore artistico e visione del mondo cosmopolita: continua a ”seminare”, continua a sperimentare, vogliamo sentire parlare ancora molto di te.
da puoidirloqui.com
"Ci si può trovare tra il canto di una mondina e il coro di cento raccoglitrici, tra un solista e un’orchestra, tra un samba di una nota sola e una sinfonia, tra un vicolo e un’autostrada, tra un’onda e uno tsunami, tra un palco e un retropalco. Basta sognare a ripetizione.
Ma ci si può trovare anche tra risate e fatica durante le discese ardite e le risalite, quelle fatte per davvero, nel corso di interminabili transumanze in bicicletta.
Oppure tra musica e storie di un mondo intossicato, mentre si pedala in cento da fermi e si genera musica nitida, energia buona.
Oppure tra i canti di lavoro nei luoghi di lavoro. O tra i canti di lotta mentre si lotta.
Oppure immersi in racconti di viaggio mentre si è in viaggio: parole e note sul treno, sul tram, sul pullman, sul camioncino, nei borghi, nelle periferie, durante i trekking, tra i pendolari.
Oppure tra i colori e i sapori mentre ci si scambia favole antiche.
Oppure si può fare arte mentre si generano situazioni.
In quel mentre ci sono i Têtes de Bois. La band mai di moda che ha compiuto 30 anni."
Sarà presto in libreria ma è sin da ora preordinabile con uno sconto sul sito dell'editore www.squilibri.it.
La prima presentazione sarà a Roma nell'ambito del Festival "Libri Come. Festa del libro e della lettura".
Venerdì 24 Marzo 2023 alle 21,00 Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio Borgna.
Ci saranno musica (live) e immagini...
Canon annuncia la sua partecipazione alla Fiera Didacta Italia, il principale evento fieristico dedicato all'innovazione nel mondo della scuola, che si svolgerà dall'8 al 10 marzo presso la Fortezza da Basso di Firenze. La sesta edizione dell'evento offrirà importanti opportunità di approfondimento e scambio, con l'obiettivo di favorire il dialogo tra enti pubblici, associazioni, e aziende a tutti i livelli di istruzione e formazione.
Canon presenterà tecnologie in ottica EASY EDUCATION, ovvero soluzioni volte a rendere più dinamica e fluida l'interazione con la tecnologia negli ambienti scolastici, parte della più ampia offerta di EASY EXPERIENCE (E2X). La tecnologia digitale e l'imaging sono le chiavi fondamentali dell'evoluzione dell'istruzione digitale, partendo da una visione di ecosistema tecnologico che sia collaborativo e integrato. Dalla scansione alla gestione digitale dell'informazione, fino alla stampa di documenti, ogni passaggio di dati e contenuti diventa smart e abilita nuove forme di apprendimento.
Canon si propone di supportare il processo di trasformazione digitale degli istituti scolastici con prodotti, soluzioni e servizi che indirizzino l'evoluzione dell'istruzione. La presenza di Canon alla fiera è in linea con il costante impegno dell'azienda nel mondo della formazione, offrendo soluzioni tecnologiche innovative per la Scuola 4.0, un nuovo modello di cultura digitale per studenti, docenti, e personale scolastico.
La partecipazione di Canon alla fiera sarà insieme a C2 Group, leader in Italia per la consulenza e la fornitura alle scuole e alla pubblica amministrazione di dispositivi informatici, soluzioni tecnologiche integrate, e ambienti di apprendimento innovativi. La collaborazione con C2 Group rafforza ancor più il comune obiettivo di supportare e promuovere lo sviluppo dell'istruzione attraverso l'utilizzo di soluzioni tecnologiche innovative.
Il cortometraggio ‘Una mela al giorno’, girato a Casole d’Elsa con protagonista la giovanissima casolese Nina Pittaluga in occasione della mostra Uffizi Diffusi, sarà proiettato in concorso il 5 marzo al ‘Lucid Dream Festival’ di Pisa. "Il film è stato diretto da Simone Vacca, con la collaborazione in scrittura di Alberto Vianello e Rosanna Reccia e la fotografia di Matteo Vanni – commenta l’assessore alla cultura Vittoria Panichi - L’amministrazione comunale li ringrazia per l’ottimo lavoro svolto".
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