Maddalena Cecconi (Anna Magnani) è una popolana romana che sogna per la sua bambina un avvenire da star, e per ottenerlo è disposta a ogni sacrificio, anche a mettere in crisi il matrimonio. L'impatto col mondo dello spettacolo, dove un trafficone (Walter Chiari) con la scusa di aiutarla le ruba tutti i risparmi, le farà cambiare idea.
Prima di realizzare "Bellissima" (1951) Visconti dovrà attendere oltre tre anni. L'opera segna il suo incontro, con quasi dieci anni di ritardo, con Anna Magnani (che avrebbe voluto nella parte di Giovanna in "Ossessione") e con Cesare Zavattini, e soprattutto consente al regista di ritornare a un'idea di cinema e di regia più aderente alla sua poetica, basata sull'esaltazione della professionalità e sulla massima riduzione dell'improvvisazione. La componente più chiaramente neorealista la vediamo comunque (Visconti aveva un suo stile diverso da Zavattini ma in comune un clima generale e una sensibilità che oggi vediamo più chiaramente) alle spalle di Anna Magnani, Visconti dispone tutto un coro di voci popolari che si muovono e si intrecciano di continuo consentendo uno sguardo lucido su condizioni croniche di miseria e di fame di un'Italia appena uscita dalla fase della ricostruzione e pronta a guardare appena al di là dell'orizzonte dei bisogni immediati. A questo italiano popolare il cinema si offre in tutta la sua capacità fascinatrice non solo di fabbrica di sogni, ma di luogo privilegiato entro il quale si può realizzare il desiderio di mutamento improvviso dello status sociale.
Visconti smonta con crudeltà la macchina cinematografica, cerca di spingere lo sguardo alle spalle della macchina da presa mostrando l'assoluta inconsistenza ideale e morale del mondo del cinema. Ci troviamo quindi di fronte ad un film che parla di cinema.
Ancora una volta Anna Magnani, la cui figlia è stata selezionata per divenire la protagonista del film, mostra il senso di una sconfitta dinanzi al rifiuto del grande regista (Alessandro Blasetti), che è il rifiuto della grande occasione della vita.
La bimba viene ammessa al provino. Ma quando Maddalena vede l'immagine della piccola Maria impacciata e piangente tra le risate del regista e degli aiutanti, s'infiamma di sdegno e dopo aver fatto una violenta scenata, porta via la bambina.
Indignata e avvilita la madre si rende conto delle sue aspirazioni sbagliate e rinuncia al fruttuoso contratto che le viene effettivamente proposto dal regista, che aveva visto in quella bimba, in un secondo momento, qualità espressive non comuni.
Questa sconfitta non è tanto e solo del personaggio popolare rispetto alla macchina dei sogni rappresentata dal cinema di Cinecittà, ci si trova di fronte a molti più significati, è anche un modo di leggere con pessimismo l'utopia sempre presente, di dare al cinema dei significati culturali e politici spesso delusi, utopia che in parte attraversò lo stesso Visconti, ricordiamo ancora che fu proprio il Neorealismo che spesso o in parte diede l'illusione di poter far recitare tutti con facilità, in una ottica ovviamente diversa da come la proponevano al pubblico allora, nello stesso tempo il film ribadisce ancora una volta la capacità di chi credeva in quella utopia di riproporre comunque un discorso critico su di un certo modo di vivere e fare cinema. Da ricordare la sequenza ove la Magnani incontra una ex attrice ora segretaria a cinecittà che le smonta tutta la falsità del sogno in celluloide, pur nello stile di Visconti, il film rientra pienamente nel clima neorealista e a distanza di anni continua ad avere su nuovi spettatori un impatto ancora di rottura, oggi come allora i sogni facili fabbricati ad arte sono alla base dei nostri discorsi sulla verità e la finzione nello spettacolo.
Ricordiamo la collaborazione alla lavorazione del film del regista Francesco Rosi e la sceneggiatura di Suso Cecchi D'amico, sceneggiatrice di molti film di Visconti.
Anno: 1951
Durata: 113'
Origine: Italia
Colore: Bianco E Nero
Genere: Drammatico
Regia: Luchino Visconti
Soggetto: Cesare Zavattini
Fotografia: Piero Portalupi
Montaggio: Mario Serandrei
Sceneggiatura: Suso Cecchi D'amico, Francesco Rosi, Luchino Visconti
Musiche: Franco Mannino
Scenografia: Gianni Polidori
Produzione: Salvo D'angelo per la Bellissima Film Srl