Nell’immediatezza del pomeriggio di sabato, dinanzi agli investigatori e soprattutto alle psicologhe, non ci sono state lacrime non essendoci dapprima stato un pentimento. Una posa da dura del resto già evidente nella premeditazione dell’agguato a ripetuti colpi di forbice (contro testa, volto e braccia) da parte di questa 13enne e della complice, coetanea come la vittima, nonché nella successiva loro fuga dal parco della trappola, Castelbelforte, 3 mila abitanti nella provincia mantovana verso il Veneto.
♥ dalle Idee alle Sceneggiature • Idee dalla realtà
Il cane, ormai è noto, è il migliore amico dell'uomo ed è al primo posto nelle case degli italiani ma nel tempo il coniglio si è fatto spazio anche lui diventando il terzo animale da compagnia dopo cane e gatto, seduto dal porcellino d'india, il pappagallo ecc. oggi si contano nelle case circa 10 milioni di animali domestici. questa favola nasce dalle grandi passioni dell'autrice, i libri, gli animali e la scrittura e dall'aver allevato per anni tutti gli animali, protagonisti della storia. il libro nasce anche dal profondo rispetto verso il mondo animale e dall'aver riscontrato in loro un animo dolce, fedele e gentile.
(età di lettura: da 5 anni).
Lo sapete che anche i fumetti di Topolino che acquistate in edicola iniziano con un'idea, un soggetto ed una sceneggiatura? poi il disegnatore realizza il tutto. Per la vostra e nostra gioia. Ecco un esempio...
Leggi tutto: Anche Topolino può suggerirvi qualche buona idea...
È una persona educata, Antonio Panzeri, perché invece di buttare i soldi per terra se li teneva in tasca, a volte pare nella ventiquattro ore, fino a quando per strada non incrociava un cestino. Rispettoso come i giapponesi, l’ex euro deputato del Pd, attento sì agli affari, ma anche all’ordine e all’ambiente. Panzeri-san.
Leggi tutto: “Avevo troppi CONTANTI, NON SAPEVO cosa farmene”
STORIE DI ORDINARIA DISUMANITÀ – ALL’HOTEL “COLBRICON BEAUTY & RELAX” DI SAN MARTINO DI CASTROZZA, IN TRENTINO, UNA FAMIGLIA CON UN RAGAZZO DISABILE È STATA INVITATA A CENARE IN DISPARTE PERCHÉ AD ALCUNI OSPITI DAVA FASTIDIO “LA PRESENZA DI UN DISABILE A TAVOLA”
Leggi tutto: Ad alcuni ospiti dava fastidio “LA PRESENZA DI UN DISABILE A TAVOLA”
La morte arriva e dice che è il tuo momento, ma se lo batti in una partita in un gioco a tua scelta puoi vivere. Quale gioco scegli? Non si può vincere contro la morte ad un gioco di abilità. È un essere soprannaturale, non c'è competizione. Quindi scelgo il tris.
Dopo trentamila partite che finiscono identicamente in un pareggio si stanca e mi lascia vivere.
di Pierangelo Treccani per quora.com
Adriano Celentano pubblicò una canzone negli anni '70 completamente senza senso, pensata esclusivamente per suonare come l'inglese americano, tutto ciò per dimostrare come agli italiani piacesse qualsiasi canzone inglese, a prescindere dal testo, parole e relativo significato. La canzone, intitolata ‘Prisencolinensinainciusol’, è stato uno dei suoi più grandi successi, ed è ancora oggi una delle più famose tracce della musica italiana degli anni ‘70.
Avevo 20 anni e all'epoca lavoravo in un famoso bar dell'Eur come banconista.
Si avvicina un tizio, all'apparenza molto distinto e mi fa:
"Mi da una pastarella?"
"Buongiorno signore, per cortesia, dovrebbe fare prima lo scontrino alla cassa"
"Oh, che ti credi che vado via senza pagare? Dammi una pastarella al cioccolato"
"Assolutamente no, signore, io credo che lei pagherà, ma prima di consumare, mi deve portare lo scontrino, per piacere.
"TU NON SAI CHI SONO IO!"
"Sinceramente, no, ma anche se lo avessi saputo, non le darei la pastarella finché lei non mi presenta lo scontrino."
"IO SONO UN MAGISTRATO, TI FACCIO CACCIARE VIA, DIMMI DOV'E' IL PRINCIPALE"
"Lo trova alla cassa del ristorante, cerchi del Signor Tonino."
Dopo un minuto, rientra il tizio, seguito dal proprietario, che comincia a sbraitare"
"Il suo dipendente non mi ha servito quello che gli avevo chiesto!"
Il proprietario mi guarda e mi fa:
"Paolo, per piacere, servi al signore quello che ha chiesto."
Prendo la pastarella, la metto sul piattino con tanto di tovagliolo, e il tizio insiste:
"Lo deve mandare via, è un maleducato"
E il signor Tonino, con molta determinazione disse:
"No, non lo mando via, ha fatto esattamente quello che gli ho sempre detto, mai servire nessuno che non abbia lo scontrino. Per cui, questa pastarella è offerta dalla casa, si prenda il caffè e la smetta di dire ai miei dipendenti come si devono comportare, perché quello è compito mio."
Stranamente, non lo vidi più.
di Paolo D'Andrea per quora.com
Facebook, Twitter, TikTok, Instagram o qualsiasi altra piattaforma, non importa: niente social fino ai 15 anni. È una proposta di legge. Come riportano alcuni quotidiani locali, secondo la Commissione nazionale per l'informatica e le libertà (Cnil), in Francia la prima registrazione sui social network avviene, in media, a 8 anni e mezzo, e vi si iscrivono più della metà dei 10-14enni. L’appello lanciato dal deputato Laurent Marcangeli è principalmente rivolto ai genitori che, a suo dire, spesso non si rendono conto dei rischi che i propri figli corrono navigando sui social fin da così piccoli.
da lastampa.it
Un giudice spagnolo ha ordinato all'ex partner di condividere la custodia del proprio cane. La motivazione? L’animale domestico ha il diritto di vedere entrambi. La coppia aveva divorziato e, come spesso accade, le due parti si stavano contendendo la custodia dell’animale. La sentenza ha chiarito: per non compromettere il livello emotivo e psicologico del quattro zampe occorre che ognuno dei due ex compagni trascorra del tempo e accudisca il cane.
Una decisione che ha scatenato il dibattito sui social media, con commenti e reazioni diverse, molte volte opposte. Era stata la donna ad avviare la causa per determinare chi avrebbe dovuto tenere in modo permanente e definitivo l'animale domestico. La sorpresa, anche per l’ex fidanzato, convinto di poter disporre del quattro zampe per sempre, è stata grande. Il giudice di Madrid ha inoltre deciso che il cane dovrà vivere in periodi alternati di un mese con ciascuno dei due.
"La proprietà condivisa di Panda (questo il nome del cane, ndr) – chiarisce la sentenza - è determinata per ciascuno dei caregiver e delle parti responsabili poiché l'affettività che una persona può avere per il proprio animale domestico non esclude che possa non essere parificata a quelle di altre persone”.
da lastampa.it
“Ho lasciato l’Italia dopo il diploma, convinto che non sarei mai più tornato. Invece dopo 13 anni ho scelto di avviare la mia nuova attività proprio nel nostro paese perché mi sono reso conto che, messi sulla bilancia, i suoi pregi superano i difetti”. Fabio Fasolo è un imprenditore, veneto ma nato in Puglia, classe 1988, che alcuni mesi fa ha venduto le quote della sua azienda in Vietnam per tornare in Italia e lavorare come travel designer per i clienti asiatici. Una scelta, quella di lasciare il fiorente sud-est asiatico, presa insieme a sua moglie, originaria di Taiwan. “Il motivo principale è l’inquinamento, vogliamo vivere in un paese in cui far crescere una famiglia. In Italia vogliamo creare una rete che offra al mercato asiatico esperienze culturali e culinarie alternative alle grandi città, come la riscoperta di antichi borghi”.
Fabio aveva deciso di andarsene con la crisi del 2008. “All’epoca tentai di cercare lavoro dopo il diploma ma rimasi veramente deluso”. Così dopo un colloquio di lavoro andato a buon fine è andato a lavorare negli Stati Uniti, a Orlando, in un ristorante nel parco Disney come cameriere. E, iniziata la gavetta, non si è più fermato: prima sulle navi da crociera nel mar dei Caraibi, poi ad Hong Kong, il suo primo lavoro da assistente manager in un ristorante e club di lusso. “Dopo tre mesi il general manager mi portò con lui a Singapore, al famoso Marina Bay Sands, in un nuovo ristorante. Il fatturato era da capogiro”, ricorda. Una gestione talmente di successo che il brand viene comprato da Louis Vuitton, per replicarlo in tutta l’Asia. Fabio ritorna ad Hong Kong come responsabile per aprire un’altra sede, poi va a Taiwan per creare da zero una rete di ristoranti e servizi food italiani per un imprenditore americano. E ancora in Spagna e di nuovo nel sud-est asiatico, in Vietnam, dove ha aperto un’attività di torrefazione da imprenditore. “Ho da sempre la passione del buon caffè e il Vietnam è il secondo produttore mondiale, oltre che uno dei paesi a più alto tasso di espansione economica nel mondo”.
Le cose vanno bene, anche con le difficoltà della pandemia. “Ci sono paesi nel sud-est asiatico, il Vietnam in testa, che crescono come la Cina degli anni ottanta o l’Italia del dopoguerra. Il mondo del lavoro è dinamico, ci sono molte opportunità e se vuoi avviare un business e fare i soldi sono i paesi su cui oggi si può puntare”. Non è un caso che tra le nuove “tigri asiatiche” siano annoverate Vietnam e Cambogia . “Se uno è curioso a livello gastronomico e culturale è una regione molto interessante. L’Asia dopo l’Europa è il continente con più varietà di ricette e di prodotti usati a livello culinario. Dal punto di vista turistico ci sono tantissime cose da vedere, anche naturali”. Ma c’è un prezzo: “Inquinamento e corruzione. Il primo è stato il principale motivo per cui abbiamo scelto di non costruire lì la nostra vita – afferma Fabio –. Perfino in Cina inizia ad esserci attenzione sul tema ambientale, soprattutto nelle grandi città. Sono rimasto sorpreso dalle tante iniziative politiche dell’ultimo decennio. In Vietnam, invece, a livello ecologico c’è la totale anarchia”. E la corruzione è radicata e stratificata, come in alcuni paesi sud-americani. “Una volta – racconta Fabio – ero alla dogana dopo un viaggio in Cambogia, benché avessi tutti i documenti in regola non volevano farmi rientrare, finché, e me ne vergogno, non ho messo dieci dollari nel passaporto”.
I coniugi Fasolo avevano valutato varie opzioni oltre l’Italia. “Singapore, Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Svizzera. Ma ci sono dei punti di forza che solo il nostro paese possiede: qualità della vita, buon clima, cultura e gastronomia – evidenzia il giovane imprenditore –. Anche la nostra sanità pubblica, con tutti i suoi difetti, è ancora lì e questo è un fiore all’occhiello rispetto molte altre nazioni. Abbiamo un minino di fondo pensionistico e un know-how da preservare ed esportare”. C’è solo un problema che Fabio non riesce a mandar giù: “Siamo rimasti indietro sulla burocrazia, anche rispetto ai nostri vicini”. Un esempio? “Per me e mia moglie, che è taiwanese, è stato più semplice sposarci online negli Stati Uniti e farci riconoscere il matrimonio in Italia, che farlo qui”. Altro problema italiano è l’alta tassazione che non sempre corrisponde ad un’alta qualità dei servizi. “Posso fare un esempio proprio con Taiwan dove con una tassazione più alta e a scaglioni, rispetto ai suoi vicini, corrisponde un’alta resa dei servizi. Io prendevo un bello stipendio e non ero dispiaciuto di pagare molte tasse”, sottolinea Fabio.
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dall'articolo di Marco Vesperini per IlFattoQuotidiano.it
Alla Gioia dei Bimbi è stato uno dei primi negozi in Italia a dedicarsi al modellismo importando la moda dalla Germania. "Noi eravamo le assistenti di Babbo Natale: ma oggi non si gioca più". Franca e Rita da settant’anni sanno che la felicità si compone un pezzo dopo l’altro, e sta tutta nell’attesa di quello che non hai ancora. L’intuizione fu della loro madre, Iolanda Ginocchio: italiana emigrata ad Amburgo, poi rientrata a Genova dopo la guerra “per ricominciare da zero”, aveva visto in Germania quei magnifici trenini da collezione: laccati, luccicanti, meccanismi perfetti che evocavano viaggi, pianure e colline da attraversare, ponti da superare, interi universi di storie in miniatura.
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Articolo di Erica Manna per Repubblica.it
È finita in ospedale con in volto i segni inequivocabili delle violenze e l’unica colpa di essersi mostrata in un video di TikTok senza il velo. Una ragazzina di 16 anni di origini egiziane è stata aggredita ieri pomeriggio dal padre che, saputo del video da alcuni parenti, appena rientrata a casa l’ha insultata, minacciata e picchiata violentemente.
La storia arriva ancora una volta da Brescia, già nota per alcuni casi di mancata integrazione e violenza nei confronti delle figlie da parte dei genitori di fede musulmana: la morte di Sana Cheema, la 25enne pakistana uccisa nel 2018 dopo essersi ribellata alla volontà della famiglia di sposare un cugino e per il cui omicidio sono indagati padre e fratello; e la condanna a cinque anni in primo grado lo scorso dicembre, per un padre, una madre e un fratello, pakistani, accusati di aver combinato il matrimonio della figlia.
Ieri è stata la 16enne a chiedere aiuto, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, con un messaggio WhatsApp inviato ad un’amica che ha poi contattato il 112. Militari e soccorritori hanno trovato la ragazza sotto choc con in volto i segni evidenti delle botte ricevute davanti alla madre e alle sorelline. «Mi ha detto che voleva ammazzarmi», avrebbe riferito agli inquirenti la studentessa, cresciuta a Brescia con la voglia di vivere come le amiche e finita in ospedale con due settimane di prognosi. Tolta alla famiglia, è stata presa in carico da una struttura protetta, mentre il padre è stato denunciato a piede libero.
Articolo di SALVATORE MONTILLO per lastampa.it
È ispirato alle esperienze reali delle bambine e dei bambini con cui Save the Children lavora ogni giorno, ‘Home’, il cortometraggio che racconta lo stato d’animo dei piccoli rifugiati lanciato a un anno dall’inizio della guerra in Ucraina dall’organizzazione e dallo studio d’animazione Aardman Animations, vincitore del premio Oscar e autore di film cult come ‘Wallace & Gromit’, ‘Shaun, vita da pecora’ e ‘Morph’. Il lavoro, firmato dal regista Peter Peake, mostra cosa significa vivere separati dagli amici, dalla famiglia e dalla scuola e trovarsi da un momento all’altro in un ambiente nuovo e sconosciuto, ma celebra anche la possibilità che questi bambini hanno di accogliere nuovi amici e di conoscere culture diverse.
Qui il link per vedere il Cortometraggio "Home"
Il prezzo pagato dai bambini – Anche questo fa parte del pesante tributo pagato dai bambini in un anno di guerra, raccontato di recente nell’ultimo report di Save the children e che parla di 438 bambini uccisi e 851 feriti. Diverse, infatti, le storie che hanno ispirato il corto, come quella di Noura, 12 anni, siriana: “Siamo rifugiati, ma siamo orgogliosi. Non siamo finiti qui perché lo volevamo, ma perché abbiamo dovuto farlo. Se avete un rifugiato vicino a voi, penso che dovreste cercare di accoglierlo”.
Il corto sui piccoli rifugiati – La storia di “Home” è raccontata senza dialoghi, in modo che il messaggio sia accessibile a bambini e adulti di tutte le età, ovunque. “Un piccolo cerchio arancione che arriva in una nuova scuola in un mondo interamente viola abitato da personaggi triangolari viola. Il cerchio arancione si sente subito fuori posto – racconta Save the children – in difficoltà con la lingua e il nuovo cibo, ma grazie all’amicizia che sboccia con un compagno di scuola, il cerchio inizia a sentirsi accolto e accettato. A mano a mano che ciò accade, piccole esplosioni di arancione iniziano a comparire nell’ambiente viola, elevando il paesaggio a un ambiente più ricco, caldo e diversificato”. Il film mostra poi diversi personaggi di tutte le forme e tonalità, trasformando il tutto in un mondo pieno di energia e di colori.
Il regista: “Speriamo che spinga a immedesimarsi in questi bambini” – Il cortometraggio dura quattro minuti e nasce con l’obiettivo di sostenere i milioni di bambini costretti a lasciare le loro case a causa della violenza, non solo in Ucraina, ma anche in Paesi come Afghanistan, Yemen e Siria. “L’animazione è un mezzo straordinario per esprimere idee che altrimenti sarebbero difficili da comunicare – spiega Peter Lord, cofondatore e direttore creativo di Aardman – e noi speriamo che il film incoraggi i bambini di tutto il mondo a immedesimarsi in alcuni loro coetanei che potrebbero vivere un’esperienza simile”.
Articolo di Luisiana Gaita per ilfattoquotidiano.it
Oggi gli esiti degli accertamenti saranno inviati al Tribunale dei minori che ha giurisdizione, quello di Brescia. La non imputabilità delle ragazzine rende difficile prospettare eventuali misure ma rimangono la gravità dei fatti e certe frasi pronunciate dalla principale assalitrice («Se lo meritava») insieme al suo evidente disinteresse per le condizioni della vittima, appunto lasciata a terra sanguinante, a invocare aiuto, e trasferita in elicottero nell’ospedale di Verona. Che la ragazzina ferita non sia in pericolo, anche se ieri mattina ha subito un delicato intervento chirurgico, è stato soltanto un fatto casuale: centimetri, o anche meno, e sarebbe stata uccisa.
Circa il movente, in una vicenda per forza di riserbo e massima protezione delle protagoniste, non sembrano esserci dubbi sull’invidia, sulla rivalità, forse sull’autentico odio che da tempo alimentava propositi di vendetta e non aspettava che un’occasione. Al riguardo, a Castelbelforte si evidenzia più la differenza di voti, ma gli investigatori invitano a considerare, magari sì in aggiunta all’ottimo rendimento scolastico nella classe di terza media di una e non delle altre due, una storia di fidanzatini. Ovvero di simpatie di un amico per la 13enne colpita anziché per l’assalitrice (la complice avrebbe ammesso spiegando d’essere stata costretta ad agire, una versione comunque sotto verifica). Dopodiché, conviene inquadrare degli elementi generali per contestualizzare: ad esempio la vita di paese, che specie nell’adolescenza molto regala in termini di protezione e di spazi, ma che allo stesso tempo molto toglie alimentando l’inquietudine, anche se Castelbelforte è un luogo pacifico, amministrato con intelligenza: insomma poteva succedere qui come ovunque altrove, non è questo ad essere dirimente. E non lo è, volendo per forza fare della sociologia da dilettanti, la ricerca obbligata di fattori decisivi nelle famiglie poiché parliamo di italiani con lavoro e casa, all’apparenza privi di «problemi concreti».
I carabinieri ci ricordano poi l’assenza, nel passato delle assalitrici, di episodi violenti o di insofferenza. Nella testa delle ragazzine, o almeno in una di esse, la coetanea andava punita infliggendo terrore e dolore, forse la morte, sennò s’ignora il motivo delle forbici portate da casa.
articolo di Andrea Galli per Corriere.it
Hai già visto film al cinema od in televisione.... ma non hai ancora chiaro come trovare un’idea da sviluppare e trasformare in una tua sceneggiatura, certo non puoi rifarti integralmente con quello che hai visto al cinema od in tv, ma trovare qualcosa di ben chiaro, preciso e definito che sia solo tuo, è difficile ma non impossibile.
Trovare una grande idea per una tua sceneggiatura.
Non è semplice? ma tu mentre vivi la tua vita quotidiana, vedi quello che fai? come ti comporti? osservi quello che accade intorno a te? cosa vedi nella tua famiglia, tra i tuoi parenti? cosa pensi quando i tuoi amici ti raccontano le loro "avventure di vita" o fanno qualcosa che tu non prevedevi? Se hai voglia di raccontare una storia basta guardarti intorno e vedrai che le idee non ti mancheranno.
Vuoi altri spunti? basta aprire un quotidiano, leggere gli articoli, qualcuno ti colpirà sicuramente... idem per i telegiornali, anche quelli regionali, con notizie più vicine al tuo mondo... oppure basta navigare tra le migliaia di parole e foto e video del web....
Ah, ora capisci che di idee da raccontare ne avresti in testa fin troppe...?
Un'idea è questa: un tizio a corto di ispirazione scrive su un noto social se c'è qualcuno che possa suggerirgli un paio di buone idee per un film. Riceve privatamente un soggetto interessante dal quale sviluppa una sceneggiatura che poi diventa un film di successo. A questo punto chi gli aveva inviato il soggetto si fa vivo reclamando una parte degli utili. Non riuscendovi porta lo sceneggiatore davanti al giudice accusandolo di plagio, ma non avendo alcuna prova a suo sostegno non ottiene nulla, ma deve invece difendersi da una querela per diffamazione avanzata dallo sceneggiatore. Vedendo che non può prevalere, il soggettista si ritira a vita privata passando il tempo a scrivere acide risposte su quel noto social e sperando di trovare l'occasione di poter raccontare la sua incredibile storia.
di Luigi Sgreva per quora.com
L’auspicio del ministro Schillaci: tra vent’anni una generazione libera dal tabacco. Ma tra gli adolescenti dipendenza in salita L’obiettivo è quello di arrivare entro il 2040 con una generazione quasi del tutto libera dal consumo di tabacco. È questa la prospettiva in vista della quale il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha annunciato la prossima introduzione di misure più severe contro le sigarette tradizionali e i nuovi prodotti a base di tabacco riscaldato e nicotina. In particolare, diventerà vietato fumare nei luoghi all’aperto, “in presenza di minori e donne in gravidanza” e verrà meno “la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi”. Le norme previste potrebbero essere applicate già dalle prossime settimane tramite un emendamento al decreto Milleproroghe sul Piano oncologico nazionale, dato che le misure annunciate si inseriscono all’interno del Piano europeo contro il cancro 2021. Il provvedimento arriva a vent’anni esatti dalla legge Sirchia con cui venne introdotto il divieto di fumo nei locali pubblici, a seguito della quale era stata evidenziata una riduzione del numero di fumatori e dell’incidenza di molte patologie, specialmente quelle cardio e cerebrovascolari.
Nel 2022 però il consumo ha avuto un incremento del 2% rispetto alla rilevazione precedente, quella effettuata nel 2019, prima dell’arrivo della pandemia. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, nell’anno appena trascorso quasi un italiano su quattro, e precisamente il 24% della popolazione, consuma fumo, sia che si tratti delle cosiddette bionde o di tabacco sfuso. Un trend che è in ripresa dopo anni di calo, mentre è in costante aumento il numero di persone, specie i giovanissimi, che fumano sigarette a tabacco riscaldato: dall’1,1% del 2019 si è passati al 3, 3% del 2022. Prodotti che, insieme alle sigarette elettroniche si sono aggiunti, negli ultimi anni, alle sigarette tradizionali e che vengono considerati meno pericolosi dal 36% dei fumatori, verso i quali occorrono invece interventi di monitoraggio e prevenzione perché si tratta di articoli tutt’altro che innocui. Vale allora la pena ricordare che il fumo resta la principale causa di malattie e di mortalità in Italia. Circa 93 mila morti all’anno sono attribuibili al fumo che causa il 20,6% dei decessi tra gli uomini e il 7.9% tra la popolazione femminile.
A proposito di prevenzione, la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (Sltl) intende appoggiare le misure annunciate dal Ministero della Salute e proporsi come interlocutore per l’attuazione di strategie di contrasto che comprendono campagne di informazione a iniziative di formazione per i cittadini, con particolare attenzione verso i giovani. Su norme di vendita e consumi giovanili si è concentrata la ricerca recente realizzata da Euromedia Research. “Verifica dell’età per il divieto di vendita di prodotti da fumo e inalazione ai minori. Le percezioni dell’opinione pubblica nella Città Metropolitana di Milano”. Si tratta di un sondaggio voluto da Federazione Italiana Tabaccai (Fit), Adiconsum e Moige, nell’ambito della campagna di informazione e sensibilizzazione sociale “La responsabilità è un gesto normale”, patrocinata dal Comune di Milano. Lo studio si è basato su 1.500 interviste rivolte a cittadini residenti nella Città Metropolitana di Milano dai 16 anni in su.
93mila
Morti attribuiti ogni anno al fumo
20,6%
Morti attribuiti al fumo tra gli uomini sul totale dei decessi
7,9%
Morti attribuiti al fumo sul totale della popolazione femminile 2% L’aumento dei fumatori nel 2022 rispetto all’ultima rilevazione del 2019
24%
Italiani di ogni età dediti regolarmente al fumo (in aumento giovanissimi e donne)
3,3%
Coloro che fumano sigarette a “tabacco riscaldato” (nel 2019 erano l’1,1%)
82%
Cittadini consapevoli che la legge vieta la vendita di tabacco ai minori (sondaggio Fit, Adiconsum,Moige)
60%
Cittadini che si aspettano un’applicazione più rigorosa del divieto di vendita di sigarette ai minori (idem)
14,4 %
Ragazzi che dichiarano di fumare regolarmente
32%
Ragazzi che hanno cominciato a fumare tra i 14 e i 15 anni
42%
Ragazzi che hanno cominciato a fumare tra i 16 e i 17 anni
La rilevazione, che ha coinvolto non solo i giovani ma anche gli adulti, aveva proprio questa finalità: capire quanto si conosce oggi il divieto di vendita ai minori di sigarette e delle cosiddette e-cig, le sigarette elettroniche. E scoprire qual è il punto di vista dei milanesi, considerato che Milano e il suo territorio da sempre anticipano i trend dei consumi nazionali. I risultati sono eloquenti. Oltre il 60% dei cittadini del capoluogo lombardo si aspetta che il divieto di vendita ai minori sia rispettato da tutti. Più precisamente l’82% degli adulti è ben consapevole che la legge vieti la vendita di sigarette, tabacco e sigarette elettroniche ai minori, ma il 58% ritiene che non venga rispettata e il 43,4% riferisce di aver assistito personalmente all’acquisto dei prodotti da parte dei giovanissimi. Una realtà confermata dagli stessi ragazzi. Il 64,9% di loro ha raccontato di episodi in cui coetanei hanno potuto acquistare senza che fosse loro chiesta l’età. Un aspetto cruciale di un fenomeno in preoccupante escalation, come confermano i numeri del sondaggio. Secondo i dati raccolti la prima sigaretta si fuma a 12 anni.
Quasi il 32% lo ha fatto tra i 14 e i 15 anni e il 42% tra i 16 e i 17. Ed è in quest’ultima fascia di età che il 14,4% dei ragazzi ammette di fumare regolarmente. Quasi un quarto del campione intervistato pensa che gli strumenti più efficaci per fare prevenzione siano le campagne informative nelle scuole e di comunicazione verso il grande pubblico. « Emerge con chiarezza l’aspettativa dei cittadini rispetto alla collaborazione, alla coralità degli sforzi diretti a prevenire l’accesso dei minori ai prodotti da fumo, la richiesta che il mondo degli adulti dia un messaggio chiaro e univoco ai ragazzi », commenta Carlo de Masi, presidente di Adiconsum. I ragazzi invece sottolineano il ruolo fondamentale che hanno genitori e scuole nel fare prevenzione. « Dai risultati raccolti dall’indagine si capisce bene come molti giovani siano fiduciosi nel fatto che sarà possibile far rispettare in toto il divieto di vendita ai minori», sottolinea Antonio Affinita, direttore generale del Moige. «
Da genitori vogliamo che sia dato riscontro a questa fiducia con misure concrete che possano impedire l’accesso dei giovanissimi a prodotti a loro vietati. Il rispetto delle norme a loro tutela deve essere sempre il valore etico di ogni esercente e di ogni acquirente», conclude Affinita, che invita all’impegno le stesse famiglie affinché «condividano percorsi educativi per richiamare i nostri figli al rispetto delle regole e a comportamenti corretti».
>Articolo di per avvenire.it
Concedeteci di usare una frase fatta, eppure talvolta non meno vera, che spesso abbiamo sentito per gravi fatti di cronaca: «Una strage annunciata». In tarda serata i sistemi colpiti e bloccati dall'attacco ransomware globale reso noto domenica dall'Agenzia per la Cybersicurezza nazionale aveva superato in tutto il mondo quota 2.100. Un numero che sale rapidamente. La vulnerabilità sfruttata dai cyber-criminali era tutt’altro che sconosciuta. La soluzione, la «patch» (toppa) come si dice in gergo, era stata rilasciata ben due anni fa, nel febbraio 2021, da VMware, l’azienda del software coinvolto. «E 3 giorni fa il Cert francese (il Centro di risposta le allerta cyber, ndr) aveva lanciato l’allarme: è stato più o meno ignorato e questo fatto è di una gravità sconcertante» ci dice Corrado Giustozzi, divulgatore ed esperto di cyber-sicurezza, partner di Rexilience. Ogni attacco informatico sfrutta sempre una vulnerabilità nel software. In questo caso quella riscontrata nei diffusi software di «virtualizzazione» della californiana VMware («virtualizzare» significa fare girare in modo simulato, via software, un programma o un sistema su un altro hardware).
In questo caso la soluzione per il problema era stata messa a disposizione da VMware ben due anni fa, nel febbraio 2021. «C’è di mezzo una catena infinita di sciatteria e disinteresse per non aver fatto gli aggiornamenti dovuti... E per di più il software in questione può essere attaccato solo se esposto su Internet, cosa che andrebbe evitata. Chi è nei guai non dico che se li è andati a cercare ma di certo non si è mosso in tempo con le contromisure» dice con amarezza Giustozzi. Tra gli oltre 2.100 server colpiti ci sono moltissime aziende e pubbliche amministrazioni (tra cui il comune francese di Biarritz, uno dei pochi bersagli trapelati al momento).
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da articolo di Paolo Ottolina per Corriere.it
Un "massiccio attacco tramite un ransomware già in circolazione" è stato rilevato dal Computer security incident response team Italia dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale. I tecnici dell'Acn hanno già censito "diverse decine di sistemi nazionali verosimilmente compromessi e allertato numerosi soggetti i cui sistemi sono esposti ma non ancora compromessi". Tuttavia, si spiega, "rimangono ancora alcuni sistemi esposti, non compromessi, dei quali non è stato possibile risalire al soggetto proprietario. Questi sono chiamati immediatamente ad aggiornare i loro sistemi".
Il ransomware prende di mira i server VMware ESXi. L'agenzia per la Cybersicurezza ricorda come "la vulnerabilità sfruttata dagli attaccanti per distribuire il ransomware è già stata corretta nel passato dal produttore, ma non tutti coloro che usano i sistemi attualmente interessati l'hanno risolta". Sfruttando la vulnerabilità dei sistemi operativi, gli hacker possono portare avanti attacchi ransomware che "cifrano i sistemi colpiti rendendoli inutilizzabili fino al pagamento di un riscatto per avere la chiave di decifrazione". […]
Il ransomware è un malware, cioè un "software malevolo" che cripta i file presenti sul computer della vittima, rendendoli illeggibili e non più utilizzabili senza una chiave di decifrazione che viene data dagli hacker solo dietro pagamento di un riscatto. Di solito per i privati si tratta di cifre non impossibili, tra le decine e le centinaio di euro, che le vittime di norma pagano pur di non perdere dati; nel caso di grandi organizzazioni, aziende o enti pubblici, le cifre invece possono essere molto alte.
Estratto dell’articolo da www.repubblica.it
Mettere ordine nella «giungla» degli influencer. È con queste parole che il deputato socialista Arthur Delporte presenterà in Parlamento tra qualche giorno una proposta di legge che punta a regolamentare un far west in cui si moltiplicano scandali e truffe. Dopo essere stato uno dei primi Paesi a varare una legge per il diritto alla disconnessione e aver applicato la direttiva sul copyright nei contenuti di informazione, la Francia è ancora una volta pioniera.
La proposta di legge punta a creare uno status giuridico per gli influencer e vietare la promozione sui social network e sulle piattaforme di prodotti farmaceutici, dispositivi medici e atti chirurgici, in particolare cosmetici, ad eccezione delle campagne governative di salute pubblica. Si propone anche di impedire la promozione di contratti finanziari a rischio, di alcuni asset digitali o di investimenti in libretti di criptovaluta o Nft.
L'articolo 1 definisce anche cosa sono le agenzie di influencer. In caso di inadempienza, il testo prevede una pena detentiva di sei mesi e una multa di 75mila euro. L'esame del testo della sinistra comincerà il 9 febbraio in parlamento e ha buone chance di essere approvato perché nel frattempo anche un deputato della maggioranza macronista, Stéphane Vojetta, ha deciso di far convergere un altro testo già in preparazione. […]
Estratto dell’articolo di Anais Ginori per www.repubblica.it
Non hanno nemmeno l'età per guidare un motorino, frequentano ancora le medie o addirittura le elementari, ma circa un milione di bambini e ragazzini tra i 10 e i 14 anni già si sbronza. E il 66% lo ha fatto tra i 15 e i 17 anni, quando la somministrazione di alcolici sarebbe ancora vietata. Rintanati in casa negli anni bui della pandemia, giovani e giovanissimi tornano a socializzare ma tra loro cresce la generazione dei «baby alcol», fotografata da uno studio «Espad» ancora inedito, condotto dall'Istituto di fisiologia clinica del Cnr. Un alzare di gomito in età sempre più precoce che ha effetti disastrosi per la salute ma anche nella vita familiare e affettiva di questi adolescenti.
A diciassette anni Mario è già un alcolista con un passato in una comunità di recupero. Giacomo ha quattro anni in più e il lunedì, dopo la sbornia, si sente «in colpa» perché nel weekend appena trascorso ha «picchiato mamma mentre il cervello era alterato dal gin». A quindici anni Vincenzo si ubriaca ogni sabato sera «per farsi accettare dal gruppo di amici, che bevono tutti». Storie di giovanissime vite rubate dall'alcol. «Negli ultimi 15 anni l'età di chi si rivolge a noi è calata moltissimo: è scesa di 10 anni», racconta Pasquale M., coordinatore di Alcolisti Anonimi Campania.
Secondo lo studio Espad il 46,1% degli studenti ha assunto per la prima volta bevande alcoliche tra i 12 e i 14 anni. Il 15,2% lo ha fatto persino prima degli 11 anni. «Fortunatamente nella maggior parte dei casi si tratta di approcci, tipo il nonno che fa assaggiare lo champagne a Capodanno, ma non sempre è così», spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice del Cnr e responsabile dello studio. «Dal 2019 osserviamo infatti un aumento della percentuale di under 11 e di 12-14enni che hanno fatto abuso di alcol».
A conferma sciorina i dati dello studio: la fetta di chi consuma alcolici sotto 11 anni di età dal 2019 ad oggi è salita dal 10,5 al 15,2%, mentre ad ubriacarsi è l'1,2%. Quota che sale però al 28% quando si passa alla fascia di età 12-14 anni, dove a sbronzarsi è oltre il 5% in più rispetto a soli tre anni fa. In percentuale non sembra granché, ma considerando che tra i 10 e i 14 anni si contano oltre 2,8 milioni di ragazzini, significa che un milione di loro ha già provato l'effetto dell'ubriacatura.
Sbronze a parte, ad allarmare è soprattutto la percentuale di chi fa abuso di alcol, bevendo 20 o più volte nel corso di un mese.
Oramai lo fa il 6,1% di ragazzi e ragazzini, «la percentuale più alta mai registrata in Italia», specifica la dottoressa Molinaro. La quale rimarca anche un'altra novità del 2022: il sorpasso delle ragazze (il 78,6%) sui ragazzi (76,7%) che tra i 15 e i 19 anni hanno fatto uso di bevande alcoliche, «più frequentemente di cocktail, che per la presenza di zuccheri e per l'alta gradazione sono anche maggiormente pericolosi delle birra, prediletta dai maschi». A bere di più sono soprattutto le giovanissime tra i 15 e i 16 anni, «tra le quali è anche diffuso il fenomeno del bere e non mangiare per evitare di ingrassare. Pratica che ovviamente aumenta gli effetti deleteri dell'alcol», rivela ancora la ricercatrice del Cnr.
Ad aggravare ancor di più la situazione c'è poi il mix con energy drink e droghe varie assunte per attenuare gli effetti dell'alcol. Lo ha sperimentato almeno una volta un ragazzo o un'adolescente su tre mentre uno su dieci lo fa frequentemente. Sono facilmente immaginabili gli effetti devastanti sulla salute.
«Per rendersi conto della gravità del fenomeno basta fare due chiacchiere con i tassisti che nelle notti di venerdì e sabato riaccompagnano a casa tantissimi bambini stravolti dall'alcol dopo serate nei chioschetti e nei locali», conferma Alberto Villani, responsabile di pediatria generale e malattie infettive all'ospedale romano Bambino Gesù ed ex Cts. Il quale poi cita il dato dell'Osservatorio dipendenze di Palazzo Chigi, che tra i ricoverati in pronto soccorso per intossicazioni alcoliche ha rilevato un 17% di under 14.
«Chi ha questo tipo di problema - prosegue Villani - sono bambini ricchi e poveri, maschi e femmine, non c'è differenza.
Generalmente soggetti che vivono una profonda solitudine esistenziale. Non praticano sport, non suonano strumenti, hanno una vita vuota che riempiono con vino, birra e superalcolici».
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Estratto dell’articolo di Paolo Russo per la Stampa
Il film egiziano “L’ALTRA PAR”, della durata di soli 2 minuti e 31 secondi, ha vinto il premio per il miglior cortometraggio al Festival del cinema. Il regista ha 20 anni. Il film descrive come le persone si isolano nella tecnologia e dimenticano una delle cose migliori della vita, la convivenza umana con l’amore e la fratellanza. Segue il link per la visione del cortometraggio.
https://www.farodiroma.it/wp-content/uploads/2019/09/VID-20190906-WA0005.mp4?_=1
Articolo del 06/09/2019 di Redazione de farodiroma.it