♥ Cortometraggi
Gli attori protagonisti sono Totò Onnis, interprete di numerosi film diretti da maestri del grande schermo come Fellini e Benigni, e Nadia Kibout, attrice francese di origini algerine con alle spalle molte esperienze internazionali in ambito cinematografico, teatrale e televisivo.
Sepalone, come è nata questa storia? Parliamo della sua genesi.
Desideravo girare un cortometraggio riguardante la notte e i suoi mille volti. La notte può essere dolce ma allo stesso tempo fredda, può essere materna ed anche estranea. Con il passare del tempo sono nati Raul e Laura, i due protagonisti del film. Alla fine ho girato un film che racconta l’incontro notturno di due solitudini.
Calarsi poi sul set, nel personaggio, nella storia, a 360° gradi: come avete vissuto questa nuova esperienza di lavoro e passione, e cosa, in questo nuovo film, vi ha presi coinvolti in maggior modo?
LORENZO SEPALONE: Il set è un luogo magico, una dimensione difficile da raccontare e meravigliosa da vivere. Ci sono i sogni del regista (e non solo) che si animano davanti alla macchina da presa. Il set è poesia in movimento. Essendo anche il produttore sono stato coinvolto in ogni fase del progetto.
NADIA KIBOUT: Il set è la mia passione maggiore. Cuore, anima e corpo vengono coinvolti pienamente. È sempre una nuova esperienza arrivare su un set. Per questo film è stata una bella sorpresa vedere un gruppo di lavoratori così compatti. Tutte le iniziali preoccupazioni, i primi timori sono scomparsi subito. Dal primo momento mi sono sentita “a casa”.
TOTÒ ONNIS: Sicuramente il personaggio arriva in un momento in cui qualunque uomo della mia età fa dei bilanci. Non ho dovuto interpretare nulla di diverso da quello che sono io in questo momento. Mi incuriosiva invece che un regista giovane come Lorenzo Sepalone volesse affrontare anzitempo questo aspetto della vita che prima o poi coglierà tutti. Perché tanta fretta…
La nascita di un film è sempre una grande emozione, a lavoro terminato si ha come la nostalgia dei giorni trascorsi sul set. Vorrei domandarvi: dai vostri esordi a oggi, come vi percepite?
LORENZO SEPALONE: I giorni che seguono la fine del set sono malinconici. È come se all’improvviso terminasse un incantesimo. Durante le riprese riesco ad esprimere completamente la mia personalità, ossessioni comprese.In questo progetto molti membri del cast mi hanno detto di aver vissuto un’esperienza magica. C’è stato un clima di festa e allo stesso tempo di intenso lavoro. Abbiamo lavorato, quasi sempre di notte, con gli occhi gonfi per il sonno e lucidi per l’emozione.
NADIA KIBOUT: Per me arrivare sul set di un nuovo film è come se fosse sempre la prima volta in assoluto: quindi agitazione, paura, timori, tremori in fondo sono quasi il mio motore. Cerco sempre di entrare nel mondo del regista. Mi incuriosisce l’universo che il regista si porta dentro ed il viaggio che mi porterà a fare. Oggi ogni volta che sono su un set mi ritengo, per prima cosa, fortunata e poi onorata per essere stata scelta. Amo osservare da lontano il regista, come si muove, come si relaziona con gli altri. In questo film in particolare c’è stata da subito una gran sintonia tra tutti noi. Tutti insieme avevamo voglia di fare un bel lavoro, che ci toccasse e ci facesse fare un bel viaggio. Ed in più ci siamo pure divertiti, malgrado le lunghe ore notturne! Tutto questo ha fatto sì che alla fine delle riprese sia stato difficile il distacco.
TOTÒ ONNIS: Ai miei esordi ero molto preoccupato della mia interpretazione, di fare al meglio possibile, con l’unico risultato spesso di fare peggio. Faccio sempre tutto con la stessa passione ma con molto più distacco di prima. Sono quasi spettatore di me stesso e di quello che succede. Non ho più nessuna ambizione (e in questo senso sono come il protagonista del corto ) e questo paradossalmente mi fa stare molto più tranquillo sul set e in qualunque altra situazione. (le foto sono di Mimmo Brunetti)
Ogni film è un microcosmo a sé stante. Come affrontate, ogni volta, una nuova storia, un nuovo personaggio?
LORENZO SEPALONE: Con felicità e dolore. Sono, a dir poco, lunatico e paranoico nei confronti dei miei progetti. Provo felicità quando trovo collaboratori straordinari e quando mi riconosco completamente nell’opera che sto realizzando. Provo dolore quando non riesco a trovare un equilibro tra i miei desideri e le cose realizzabili, quando cresce in me un fastidioso bovarismo.
NADIA KIBOUT: Prima di tutto la curiosità di capire il più possibile il copione che ho davanti, tante letture dell’insieme, poi preparo le mie domande al regista, chiedo di parlarmi del personaggio, di dirmi tutto quello che si aspetta. Infine faccio delle mie proposte e comincio a lavorare sulla vita del personaggio in questione per trovare il modo migliore per renderlo mio.
TOTÒ ONNIS: Prima di tutto vedo se ed in cosa assomiglia a me, se poi il personaggio è particolarmente distante da me parto da come si muove nello spazio , qual è la sua postura, come vestirebbe. Capito tutto questo, il resto viene da sé.
Il cinema italiano attuale. La vostra opinione.
LORENZO SEPALONE: Una parte del cinema italiano è distrutta da alcune regole produttive ed è ancorata a convenzionali scelte narrative e stilistiche.Le produzioni non rischiano, non realizzano un cinema diverso perché non vogliono allontanarsi dalle abitudini dello spettatore medio e così la qualità viene accantonata. Alcuni registi girano subendo questi problemi e realizzano pellicole anonime dove la poetica e lo stile diventano invisibili. Non voglio generalizzare. Da sempre amo e difendo il nostro cinema. Esistono anche produttori intelligenti e spettatori curiosi.
Nel mondo dei cortometraggi, ad esempio, risiede molta libertà creativa. Non essendoci un mercato dei corti in Italia gli autori dei film brevi non sono vittime di determinate logiche commerciali.
NADIA KIBOUT: Oggi tutto è reso più difficile. A parte la crisi che stiamo vivendo, bisogna ammettere che sono anni che il cinema italiano soffre. Soffre per un mercato che non c’è, per una politica della cultura che non esiste e per voler emulare altri paesi, altri mercati difficilmente raggiungibili. Io mi auguro solo che tutto ciò non uccida la creatività dei giovani talenti che malgrado tutto portano avanti i loro sogni.
TOTÒ ONNIS: A questa domanda non so rispondere, perché onestamente è come parlare di una festa alla quale non si è invitati. A 50 anni posso dire che non ho capito come funziona. Noi attori siamo gli ultimi a sapere della produzione di un film ed anche gli ultimi a dover dare un’opinione. Una volta gli attori incontravano i registi senza il filtro dei casting o delle agenzie. In questo modo ho avuto la fortuna di lavorare con Fellini, con Giuseppe Bertolucci, con lo stesso Roberto Benigni, ma ricordo con molto, e se possibile, più affetto gli incontri nei quali non sono stato poi preso, incontri che sono stati per me esaltanti: Marco Ferreri, Dino Risi, Luciano Salce. Era un’esperienza solo poterli incontrare. Ora ti trovi un ragazzino con una videocamera, quando ti va bene, pure un po’ rotto di palle. Il regista quando lo vedi mai!!!
Il rapporto fra regista e attore.
LORENZO SEPALONE: Un attore può migliorare o peggiorare il personaggio presente in sceneggiatura. Totò e Nadia sono stati bravissimi ed hanno regalato a Raul e Laura volti, voci, corpi, silenzi che mi hanno emozionato. Solitamente, prima delle riprese scrivo agli attori una serie di appunti sui personaggi e poi, ovviamente, sul set fornisco le indicazioni necessarie. Ogni interprete ha il suo modo di approcciarsi al lavoro.
NADIA KIBOUT: È la cosa che preferisco in assoluto. Mi piace l’idea di fare un tutt’uno con il regista, mettermi a sua disposizione e farmi guidare. Noi siamo lo strumento che lui suonerà. Lorenzo Sepalone in questo è stato una bella scoperta, avendo le idee chiarissime su ciò che voleva. Penso di poter dire che abbiamo suonato insieme una bella musica. Ha una sensibilità che non ti aspetti da un ragazzo cosi giovane. È stato bello vedere come il suo entusiasmo contagia la troupe.
TOTÒ ONNIS: Gli appunti? E chi li ha letti? Confesso che vedere Sepalone spiegarmi i problemi della “mia” senilità incipiente, lui che è questo giovane di “60 anni”, mi faceva molto ridere. Ho amato il suo set, la sua troupe e tutta la festa mobile intorno a lui di familiari, amici, nonni, compagni di scuola. Fantastico! È nato per girare e vedevo nei suoi occhi il terrore di quando tutto questo sarebbe finito. Ho un unico rimpianto: avrei voluto girare con lui almeno per un altro mese. Lo aspetto al suo lungometraggio che gli auguro al più presto.
Progetti in campo?
LORENZO SEPALONE: Attualmente il mio unico progetto reale è finire “La Luna è sveglia” e presentarlo nei vari festival. Poi, probabilmente, il prossimo anno mi dedicherò alla lavorazione di un nuovo cortometraggio. È ancora prematuro parlarne soprattutto per questioni economiche. È davvero arduo in questo paese reperire fondi per la cultura.
NADIA KIBOUT: Attualmente va in onda sulla Rai una fiction alla quale ho lavorato, “Sposami”. Poi il 21-22 novembre sarò a Berlino per l’uscita di un film lungometraggio tedesco girato qualche mese fa. Il prossimo set sarà di un film in Francia del quale non posso dire nulla al momento. Un mio desiderio è quello di tornare a recitare in teatro ed un sogno grande è lavorare di più in Italia.
TOTÒ ONNIS: Sono impegnato in teatro con il regista Mario Martone nel testo di Elsa Morante “Serata a Colono” al fianco di Carlo Cecchi ed altri attori fantastici. Tutto questo sino ad Aprile. Cosa potrei desiderare di più?
di Marco Mazzanti per periodicodaily.com
“La Luna è sveglia” è il cortometraggio scritto e diretto da Lorenzo Sepalone, regista foggiano di soli 22 anni con alle spalle già diversi progetti e molti premi nazionali. La pellicola è prodotta dal Movimento ArteLuna, casa di produzione fondata dallo stesso Sepalone, con il sostegno dell’Apulia Film Commission e con il patrocinio della Provincia di Foggia.“La Luna è sveglia” racconta l’incontro notturno di due solitudini. I protagonisti intraprendono un viaggio esistenziale sospeso tra passato e presente. Personaggi principali della vicenda sono Raul, cantautore cinquantenne entrato nel dimenticatoio, e Laura, giovane prostituta di origini africane.
La domanda è classica: Quanti soldi servono per realizzare un buon cortometraggio? Iniziamo a dire che essendo già in possesso di una piccola videocamera, sia con schedina di memoria che con un vecchio nastro, i costi possono essere quasi azzerati. Non metto in elenco le videocamere dei cellulari, essendo, normalmente il loro risultato di qualità talvolta inferiore o di manegevolezza minima. Costi azzerati, dicevamo, Sembra strano, ma è così.
L'idea di realizzare un corto in auto ci balenava nella testa da parecchio, ma le molte difficoltà tecniche si potevano riassumere con: come fissiamo la camera (una reflex, nel nostro caso)? Le abbiamo pensate tutte: dal usare un green-screen, tenere l'auto ferma e fissare la camera sul suo solito trepiede (come fanno nelle sitcom, per intenderci), dal costringere un amico a fare da cameraman contorsionista (ma sarebbe stato illegale), al realizzare una moltitudine di supporti in compensato per fissare la camera nelle varie inquadrature, etc, etc...
Poi l'illuminazione: un giorno, nel reparto "auto" di un negozio i miei occhi cadono per caso su uno di quei supporti snodabili per smartphone/navigatore-satellitare (vedi foto) da applicare con una ventosa al cristallo della macchina ed il gioco (con meno di 10€) è stato fatto.
Il corto è stato girato con uno smartphone Asus Zenfone 2 Deluxe, montato con Adobe Premiere CS6, stabilizzato (alcune inquadrature vibravano parecchio) con uno strumento interno al software e il tutto sfumato con un filtro video in post produzione.
Spero che questo consiglio e trucchetto possa essere utile a qualcuno di voi e che il corto girato vi diverta.
di Simone Wolfgang Brunelli
Come fare un film, od un cortometraggio? Ecco alcuni validi consigli per aspiranti cineasti, non tanto per riuscire a fare un capolavoro (quello, ahinoi, dipende solo da voi), ma perlomeno un lavoro presentabile ai concorsi di qualità ed ai professionisti. Sono consigli per i giovani cineasti in erba, e non solo.: Ecco alcune cose da tenere a mente prima ancora di girare la prima inquadratura.
RIFLETTETE BENE SULLA VOSTRA STORIA. Le cose sono 2: o siete così geniali da riuscire a tirare fuori la meraviglia dai soggetti più elementari e banali (sotto questo punto di vista, molti horror hanno insegnato che basta poco a scatenare l'inferno), oppure dovrete veramente lavorare tantissimo sulla storia. Studiate gli sceneggiatori più schizzati, non accontentatevi della banalità, di cose già viste altre milioni di volte altrove. Una cosa difficilissima, ce ne rendiamo conto, ma se dovete solo cavalcare i cliché, forse avete sbagliato mestiere.
NON FATE TROPPO L'ARTY. Dentro di voi potete anche ritenervi degli artisti, ma per il mondo là fuori siete solo – per ora – uno dei tanti che vogliono entrare nell'industria. Non potete permettervi delle elucubrazioni troppo dilungate, troppo meditate ed elaborate ma che non approdano a nulla. Se c'è un regista che ha un suo pubblico che lo seguirebbe anche se si mettesse a inquadrare una foglia per 3 ore non-stop, quello non siete voi: se lo fate voi, vi mandano a quel paese dopo 10 minuti.
CASTIGATE IL MONTATORE. Magari avete radunato il materiale più evocativo e super del mondo, ma se il vostro montatore toppa l'editing, tutto il vostro lavoro è automaticamente cestinato. Punto 1) sceglietevi un montatore di cui vi fidate anima e corpo. Punto 2) nonostante la fiducia, non lasciatelo un secondo da solo durante il suo lavoro. Punto 3) assicuratevi che il film sia asciugato da inserti inutili, scene non necessarie e intermezzi privi di senso.
CURATE IL SONORO NON BENE, MA BENISSIMO. La gioventù pensa che bastino delle immagini super per concepire qualcosa di geniale, dimenticandosi, spesso, l'importanza del sonoro. Il problema è questo: se avete delle immagini imperfette, potete trovare 50 mila giustificazioni o addirittura definirlo uno stile; un sonoro fatto male, invece, è solo segno di dilettantismo lontano dalla professionalità. Se volete iniziare a farvi prendere sul serio, curate alla perfezione questo lato.
CONOSCETE AL MEGLIO LE VOSTRE STRUMENTAZIONI. E qua è veramente l'abc. Se non conoscete la videocamera che avete in mano, come potete pretendere di cavarci fuori qualcosa di guardabile? Attenzione soprattutto ai setting cromatici, alle opzioni fotografiche e alle funzionalità automatiche. Abbiate, insomma, una conoscenza tecnica totale del vostro strumento. E se studiarlo è troppo faticoso, allora datevi ai telefonini cellulari.
ASSICURATEVI CHE FINIRETE IL LAVORO – Ovvero, mai e poi mai iniziare a girare qualcosa se non siete convinti al 100% di poterlo finire. Non iniziate nemmeno i preparativi se non avete il budget completo. Non ci sarebbe nulla di più frustrante, per i tuoi collaboratori, di un film iniziato ma non finito.
ABBIATE UN PIANO B – Qualcuno della vostra crew potrebbe abbandonare la nave in mezzo al lavoro. Non fatevi ritrovare senza una risorsa alternativa!
INIZIATE A MONTARE IMMEDIATAMENTE – Portate il vostro montatore sul set già durante la prima scena. Non limitatevi a dargli il girato una volta che avrete finito. In questa maniera, potrà iniziare immediatamente a mappare il successivo lavoro di editing, facendo un lavoro migliore ed evitando perdite di tempo.
APPREZZATE LA VOSTRA CREW... E DIMOSTRATELO – Insomma, trattate i vostri collaboratori come fossero le persone più preziose del mondo. Assicuratevi che abbiano sempre del cibo commestibile e caldo, che si sentano a loro agio, che si trovino bene. E ringraziateli ogni volta che potete.
DIFFIDATE DELLE ILLUSIONI - Sognare è una cosa bella, ma l'importante è non illudersi. Non c'è nulla di più deprimente di un'illusione, e se credete che con il vostro primo film andrete al Sundance, troverete un accordo con la Warner Bros, e farete un sacco di soldi, allora avete già perso in partenza, perchè al 99,99% non succederà.
di Pierre Hombrebueno per farefilm.it
La Fotografia è morta, proprio mentre stiamo vivendo nell'epoca dell' immagine compulsiva che ci accompagna 24 ore su 24 come mai era accaduto prima. È questa la tesi, davvero interessante, espressa da Michele Neri nel saggio Photo Generation pubblicato da Gallucci. Figlio di Grazia Neri, fondatrice della più importante agenzia fotografica italiana, si è dovuto arrendere all' evidenza dei fatti, alla rivoluzione cominciata poco più di dieci anni fa con il lancio sul mercato degli Smartphone che ha sovvertito il nostro rapporto con le immagini. E dunque ha deciso di chiudere i battenti perché le fotografie hanno trovato un modo diverso per diffondersi e vivere.
Leggi tutto: La Fotografia? è morta tra selfie, social e smartphone
Certo, con una fotocamera digitale le foto vengono meglio. Ma non sempre ne abbiamo una a disposizione. Si possono ottenere foto accettabili anche con il cellulare-fotocamera? Certo che si, a patto di osservare alcune semplici regole. Se il foto cellulare è uno di quelli potenti, dell’ultima generazione, con una fotocamera integrata da 2 o più megapixel potremo ottenere stampe in formato più grande. Altrimenti ci accontenteremo del piccolo formato. Quel che conta è scattare belle foto.
1 – Distanza dal Soggetto Un errore classico dei fotografi principianti è quello di includere nell’inquadratura tanto "ambiente", penalizzando il soggetto. "Guarda come è venuta bene la Giulia", oppure "Osserva l’espressione di Fuffi". Poi se Giulia è piccolissima e Fuffi un puntino, poco importa. Con i cellulari, che dispongono di obiettivi con una focale corta, l’errore è ancora più comune. Che fare? Basta avvicinarsi al soggetto e abituarsi a controllare sul display le proporzioni nell’inquadratura. Non troppo vicino però, per evitare la distorsione degli obiettivi grandangolari (detta "a barilotto"). Attenzione anche all’inclinazione del cellulare rispetto al soggetto che provoca orrende deformazioni.
2 – Luce Ambiente – Illuminazione Artificiale "Più luce c’è, meglio è": non è sempre così, ma quasi. Meglio, se è possibile, scattare in luce ambiente, all’aperto. Non occorre che ci sia il sole a picco, vanno bene anche e nuvole. Il cielo diventa una sorta di bank naturale, con louce diffusa e ombre poco marcate. Quando si è costretti a fotografare in interni meglio accendere le luci. Attenzione però al tipo di luce. Per controbilanciare le dominanti di colore basta sperimentare con il Bilanciamento del Bianco. Se poi si ha la fortuna di possedere uno dei più recenti camera phone, dotato di flash, beh, basta utilizzarlo. Il flash torna utile anche in esterni, ad esempio per illuminare un volto in controluce.
3 – Zoom Digitale E’ una funzione da evitare accuratamente sia sulle fotocamere digitali sia sui cellulari con fotocamera. Quel che si guadagna in termini di ingrandimento del soggetto lo si perde, con gli interessi, in termini di qualità della foto. Se lo zoom è ottico (sempre su uno dei telefonini di ultima generazione di cui sopra) il discorso si ribalta. Spazio allo zoom.
4 – Risoluzione Impostare sempre la massima risoluzione consentita dal cellulare. Tutte le informazioni che non vengono registrate al momento dello scatto… non ci sono. Saranno ricostruite dal software, ma in modo approssimativo, quando pasiamo alla stampa. A paritò di formato di stampa, la qualità dell’immagine scade progressivamente con l’abbassarsi della risoluzione.
5 – Foto Mosse Il mosso è comune fotografando con i cellulari. E’ del resto comune anche con le piccole fotocamere compatte. E’ certamente più facile impugnare saldamente una reflex o una compatta con un certo peso e con un abbozzo di impugnatura che un piccolo foto cellulare. Per ridurre il rischio di mosso ci vuole attenzione. Corpo stabile e impugnatura salda. Se c’è poca luce il rischio di mosso diventa quasi una certezza.
6 – Ritardo allo scatto Anche di questo fattore dobbiamo tener conto: il tempo che ci mette la fotocamera a registrare l’immagine dopo che abbiamo premuto lo scatto. Il ritardo è minimo, quasi innavertibile sulle reflex digitali, è breve ma avvertibile su buona parte delle fotocamere compatte e avvertibilissimo su molti cellulari. Anche in questo caso mano ferma e un soggetto… disposto a non muoversi fino al nostro OK.
7 – Scatti a profusione I fotografi professionisti possiedono spesso buona tecnica , esperienza e eccellenti attrezzature. Ma il loro principale vantaggio su un dilettante è sapere che solo da un gran numero di scatti è più probabile ricavarne di buoni. Ora che fotografiamo in digitale non dobbiamo neppure più preoccuparci della spesa per la pellicola. Perché allora lesinare gli scatti? Meglio esagerare e scegliere poi con calma gli scatti super.
8 – Pulizia Può sembrare un discorso banale, ma la pulizia della lente della fotocamera integrata ha la sua importanza. Il cellulare è un oggetto che ci portiami sempre appresso, che maneggiamo in continuazione e che perciò si sporca facilmente. Polvere, ditate, umidità: tutto finisce nella foto.
9 – Fotoritocco Alcuni cellulari consentono di ritoccare le immagini direttamente, senza passare da un computer. La cosa può essere divertente per ridere con gli amici, ma non produce grandi risultati. Meglio conservare la foto così comìè per elaborarla con calma a casa e con l’ausilio di un computer.
10 – Bilanciamento del Bianco Diversi cellulari con fotocamera includono la funzione del bilanciamento del bianco. Saperla usare può migliorare di molto le foto. Conviene spendere un po’ di tempo a leggere il capitolo dedicato sul manuale d’istruzioni e poi sperimentare con diversi tipi di luce.
E in più: Un pizzico di Fantasia
Il brutto delle foto con il cellulare riguarda la qualità delle immagini, specie in condizioni di luce difficile, la bassa qualità delle ottiche (non tutte, naturalmente), la difficoltà di inquadrare con mano ferma con un oggetto così piccolo e leggero. Ma c’è anche il bello delle foto con il cellulare. Prima di tutto l’immediatezza, poi la discrezione, poi… Insomma, un nuovo modo di fotografare, dove e quando si vuole, senza doversi portare appresso "arnesi" pesanti. Valgono le regole della fotografia classica ma se ne possono anche inventare di nuove. Perciò: sotto con gli esperimenti e la fantasia.
da dphoto.it
“CHI BEN COMINCIA È GIÀ A METÀ DELL'OPERA”, dice il buon vecchio detto, e la cosa, chiaramente, vale anche col cinema. Un film che parte con una coinvolgente scena iniziale non serve solo a mettere dei punti nelle proprie tasche, ma anche per far capire immediatamente all'audience che non siete un pivello qualunque, e che farebbero bene a tenere gli occhi aperti per tutta la durata della proiezione. Qui alcuni consigli da parte del sempre ottimo Premium Beat.
L'EVOCAZIONE PITTORICA – Aprire con un'immagine in cui i soggetti – magari due corpi – sono posizionati, illuminati, e inquadrati in maniera studiata e assolutamente evocativa, quasi come fosse un dipinto. Un esempio? Date un'occhiata all'opening di Jauja, film diretto da Lisandro Alonso.
IL MISTERO – In alternativa, perché non catturare gli occhi degli spettatori presentando qualcosa di misterioso e meno definito? Di certo ne sa qualcosa Christopher Nolan, che ha deciso d'iniziare Interstellar con l'inquadratura di una libreria impolverata: "Che diavolo ci fa una libreria? Perché è così maledettamente sporca? Dove sono i buchi neri che mi erano stati promessi?".
ESTABLISHING SHOT – Se siete abbastanza fortunati da riuscire a girare in un luogo particolarmente suggestivo, non è male iniziare con degli estabilishing shot per immergere l'audience nei luoghi e iniziare un po' a fargli annusare il mood. Chiaramente, il western ne ha fatto un vero e proprio topos per rassicurare i propri fan: “Sì, non abbiate paura, siete entrati nella sala giusta, non vedete il Grand Canyon e i saloon?”.
FOCUS SUL PERSONAGGIO PRINCIPALE – Uno dei metodi più efficienti per mettere immediatamente lo spettatore al centro della narrazione è aprire il film con un primo piano del protagonista principale, che sia per una scena muta (Malcolm McDowell in Arancia Meccanica) o un diretto monologo (Oscar Isaac in A proposito di Davis)
METODI ALTERNATIVI – Il bello del cinema, però sta chiaramente nello scovare sempre soluzioni alternative e meno bazzicate.In questo senso, non c'è miglior scuola della propria dvdteca sotto casa. Studiatevi i classici e lasciatevi ispirare dai maestri. Riguardatevi gli indelebili prologhi non solo di consolidati capolavori quali 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick o Blade Runner di Ridley Scott, ma anche di pellicole più recenti come potrebbero essere Lost in Translation di Sofia Coppola o The Master di P.T. Anderson. L'illuminazione potrebbe essere proprio sotto il vostro naso!
da farefilm
Ben Woodiwiss, critico, sceneggiatore e regista statunitense, ci invita a trarre insegnamento dal capolavoro di Scorsese "Taxi Driver" per imparare come si gira un film. Spesso quando i registi guardano un film c’è la tendenza a “prendere in prestito” o “rendere omaggio”, per essere gentili. Questo ragionamento, però, è controproducente. Se guardiamo i film per cercare qualcosa da mettere nel nostro lavoro, quello che stiamo facendo è solo campionare e riciclare. Tutti amano Tarantino, e anche Kurosawa è stato influenzato da John Ford quando faceva i suoi film di samurai (che alla fine influenzarono i western di Sergio Leone, che di recente sono tornati attraverso Tarantino), quindi non c’è niente di cui vergognarsi.
Leggi tutto: Le 10 lezioni di regia che si possono imparare da "Taxi Driver"
«Il segreto per intraprendere questo mestiere? Ascoltarsi, non raccontarsi mai bugie e soprattutto affrontare le proprie paure». Anna Galiena rivolge questi consigli ai giovani registi del Montefeltro Film School Festival, l’unica manifestazione in Italia dedicata alle scuole di cinema di tutto il mondo che si conclude oggi a Pennabilli (dopo cinque giorni di proiezioni, incontri e retrospettive) con la premiazione della Miglior regia e il Miglior film innovativo scelti tra le trentatré opere provenienti da diciotto Paesi diversi.
Nei mesi scorsi l'abbiamo vista al cinema nella pellicola francese «Un’estate in Provenza» e ne «La pazza gioia» di Paolo Virzì, mentre in autunno sarà protagonista della fiction di Canale 5 «Il bello delle donneà alcuni anni dopo». Quando raggiungiamo telefonicamente una delle attrici-simbolo italiane nella cittadina in provincia di Rimini, ha appena terminato una masterclass con i ragazzi del Festival di cui è anche presidente di giuria. «Questa manifestazione è di grande ispirazione - ci racconta con emozione - Ed è importante perché dà fiducia ai giovani».
Una lunga carriera a teatro, oltre sessanta film alle spalle e importanti ruoli in televisione. Galiena, vista la sua grande esperienza cosa ha consigliato ai giovani che vogliono intraprendere la strada del cinema?
«Di conoscersi e ascoltarsi. Bisogna sempre essere fedeli a noi stessi, non raccontarsi mai delle bugie e andare anche contro le nostre paure».
Ancora oggi c’è qualcosa che le incute timore?
«Tutto, ma allo stesso modo ho affrontato sempre ciò che temo. Andare sul palcoscenico, posare di fronte alla macchina da presa, anche questo incontro con i ragazzi mi spaventava. Ma le paure vanno affrontate per essere più preparati la volta successiva».
Si trova a valutare dei lavori di giovani registi per la prima volta in qualità di presidente di giuria. Come la fa sentire questo ruolo?
«Ho la fortuna di fare questa esperienza con persone colte e preparate (in giuria ci sono anche il regista e drammaturgo serbo Darko Lungulov, il critico cinematografico Mario Serenellini, l’attrice Lavinia Guglielman e il regista Fabrizio Cattani, ndr). E poi questi giovani sono pazzeschi. Mi sento veramente ispirata da questo Festival».
Cosa pensa del cinema italiano di oggi?
«Credo che ci siano grandi talenti. Mi piacerebbe da spettatrice vedere più film, ma con il mio lavoro è spesso complicato. Vivo a Parigi da 25 anni e purtroppo non tutte le pellicole italiane arrivano in Francia».
Nel corso della sua carriera ha lavorato al cinema con registi diversi: Mario Bolognini, Bigas Luna, Alessandro D'Alatri, Tinto Bras. Si è mai pentita di qualche ruolo?
«Nessuno mi ha mai obbligato a fare qualcosa e ho sempre difeso le mie scelte artistiche».
Cosa preferisce fra teatro, cinema o televisione?
«Il palcoscenico è il luogo dell’attore. A teatro sei tu, sei un artigiano e hai un rapporto diretto con il pubblico».
In che modo costruisce i suoi personaggi?
«Il mondo che ci circonda è la nostra scuola e un attore deve essere un grande osservatore. Naturalmente bisogna anche essere consapevoli di intraprendere un viaggio con il regista».
Nei suoi ultimi due film al cinema l'abbiamo vista cimentarsi in una nonna sprint al fianco di Jean Reno in «Un’estate in Provenza» e nella mamma sui generis di Micaela Ramazzotti ne «La pazza gioia". Chi sarà ne «Il bello delle donneà alcuni anni dopo»?
«Una donna romantica imbrigliata in un tipo di vita dalla quale troverà il coraggio di ribellarsi».
Quando si iniziano a scrivere le prime sceneggiature, soprattutto senza aver frequentato una scuola, si parte con tanto entusiasmo... ma presto ci si blocca. Perchè? Non è semplice scrivere le proprie idee, ma non è nemmeno difficile, se si sa come fare (avete letto l'argomento di base?).
Dapprima bisogna avere delle idee, e questo è già il primo passo importante. Vediamo uno sceneggiato in tv, od un film, leggiamo un libro, ... ci può arrivare all'improvviso una bella idea, all'inizio è confusa, poi ci sembra crescere, si sviluppa con immagini interessanti e coinvolgenti.... dobbiamo solo metterla su carta.... e questo è il secondo passo importante....
Si può scrivere per vari motivi: può essere un momento liberatorio (ad esempio se siamo stati lasciati dalla fidanzata), oppure possiamo aver deciso che mostrare agli altri le nostre idee, sensazioni, le nostre emozioni è una forte esigenza ed iniziamo a scrivere un racconto e poi un libro. Tutto questo non centra niente con la sceneggiatura, nel senso che una sceneggiatura deve raccontare per immagini, non per idee.... un film è fatto di fotogrammi.... e le parole servono solo a rafforzare quello che vediamo.
Allora, vediamo come si arriva alla sceneggiatura.
Il soggetto è lo scheletro della nostra storia, da uan mezza pagina (per un corto) a 2 pagine al massimo (per un film).
Il trattamento è il soggetto arricchito, ci sono tutte le descrizioni ed implicazioni della storia, è questo forse l'unico punto che si avvicina ad una storia raccontata.... anche se molti ci inseriscono le prime battute, per rendere bene la storia, aggiungendo aggettivi e tutto quello che può riguardare il pathos della storia.... E' un momento di libertà, ci si può scrivere di tutto. Per chiarire bene cosa vogliamo fare e dire nella nostra storia .
Poi, però, si passa alla sceneggiatura vera e propria, e bisogna seguire le regole! (che potete trovare negli altri argomenti del sito). Segue la sceneggiatura tecnica, effettuata dal regista con i suoi stretti collaboratori e col direttore della fotografia. E' fatta per individuare tutte le inquadrature. Alcuni registi disegnano anche le inquadrature, fanno lo storyboard.
A livello tecnico, servono gli elenchi degli ambienti, degli interpreti principali, per i piccoli ruoli, le comparse, tuti i costumi da usare (moderni od antichi), le auto di scena, ... e tutto quello che si evince dalla sceneggiatura (compito degli assistenti alla regia, dell'ispettore di produzione e della segretaria di edizione).
Non abbiamo finito: per girare serve un piano di lavorazione che stabilisce i giorni delle riprese, le locations e chi deve intervenire. E naturalmente una segretaria si deve preoccupare dei mezzi per arrivare sui luoghi delle riprese per tutti, dei panini e bevande.... e di ogni eventuale imprevisto!
Entriamo nei dettagli.
Definiamo il tema e la trama della nostra storia. E' piena di azioni? o tratta delle nostre emozioni? oppure è un racconto prettamente visivo? Che messaggio vogliamo inviare? Eppoi è importante decidere quali sono i nostri personaggi, sia quelli principali che quelli secondari, di contorno.... abbiamo già in mente qualcuno? non l'attore famoso visto in tv, ma una persona che sta facendo un corso di recitazione....
Iniziamo con una storia semplice, non ho detto facile, ma semplice, fattibile: spesso scriviamo cose complesse da realizzare, ovvero costose, ed una volta scritte ed accettate è poi difficile se non impossibile toglierle... si disgretolerebbe tutta la nostra storia...
E man mano che scriviamo, immaginiamo la nostra storia, guardiamola, sta lì, davanti ai nostri occhi, tutta la storia, scena dopo scena... non la dobbiamo immaginare, la dobbiamo vedere, così come la vogliamo girare... i movimenti degli attori, gli spostamenti della macchina da presa, le parole dette, gli sguardi, l'ambientazione....
E' questo che dobbiamo vedere, leggendo la nostra sceneggiatura.... la dobbiamo interpretare, mentre la rileggiamo per l'ennesima volta. Le azioni sono necessarie o no? se le togliamo, cambia qualcosa? e se le variamo...? Le parole dette, sono quelle giuste per il personaggio che abbiamo creato?
Ci dobbiamo far coinvolgere in ogni singolo elemento.... lo dobbiamo far vivere nella nostra mente, davati ai nostri occhi, ma sempre criticamente... Ci dobbiamo immedesimare. E' questo che fa la differenza!
Spesso quando scriviamo una sceneggiatura, non pensiamo troppo ai personaggi... nel senso che ci pensiamo, ma non abbastanza. Diamo maggiore importanza alla storia nella sua globalità. Cosa bisogna fare per delineare bene un personaggio? La risposta è semplice: ci dobbiamo IMMEDESIMARE nel personaggio di cui vogliamo scrivere. Completamente. Anche con cose che potrebbero sembrare superflue. Ad incominciare dal nome, il nome è parte integrante del personaggio. Dobbiamo sapere tutto di lui, da chi è nato, che studi ha fatto, quali sono i suoi hobby, i suoi tic nervosi, le sua abitudini. I suoi amori, le sue donne/uomini... le sue idee politiche,...
Non è mai troppo: solo così potremo scrivere di un personaggio vero, valido, plausibile. Non superficiale (come sono invece la maggior parte dei personaggi di un cortometraggio amatoriale, ed anche talvolta di alcuni film).
Ha detto Orson Welles: "SOGNATE I VOSTRI FILM"
"Non ho mai messo piede in una scuola di cinema. E non avevo mai messo piede su un set prima di girare 'Quarto potere'. Senza dubbio sono stato toccato dalla grazia di una totale ignoranza. Ho imparato tutto quel c´era da sapere in tre ore, non perché sia particolarmente intelligente, ma perché il cinema è semplice. Voi di certo avrete passato troppo tempo a guardare film. Non chiudetevi troppo nell´universo cinematografico, come fosse una scatola d´aringhe. Sognate i vostri film, piuttosto. E prestate attenzione all´incanto delle muse più perverse... la decadenza del cinema è il risultato della glorificazione del regista. Ma l´attore è più importante. Oggi il regista è l´artista più sopravvalutato del mondo. Pensate ai grandi momenti del cinema: sono tutti in bianco e nero. Più avanza il progresso tecnico, più lo spirito creativo va in declino. E io temo che l'elettronica finirà per aiutare solo i film di terza scelta."
Aiuto Regista: si occupa di coordinare il regista con la troupe e il cast artistico (attori).
Angolazione della ripresa: è la posizione che occupa la macchina da ripresa rispetto al soggetto ripreso, in funzione anche della focale dell'obiettivo usato.
Animazione: un film di animazioneè quello basato sulla tecnica della ripresa statica effettuata fotogramma per fotogramma, sia sui disegni su carta -bidimensionali- che tramite pupazzi o figure tridimensionali
Assistente Operatore: è il tuttofare dell'operatore, occupandosi della manutenzione della macchina da presa
Art Director: Architetto e scenografo, lavora in sintonia con il regista; è il responsabile della progettazione e della realizzazione delle scenografie; dirige e controlla le maestranze addette alle costruzioni.
Campo: è la porzione di spazio ripreso dalla macchina da ripresa, varia secondo la distanza, l'angolazione e la focale dell'obiettivo usato.
Campo-controcampo: è la tecnica di montaggio che utilizza le riprese effettuate da due punti di vista opposti: è mormalmente utilizzato durente i dialoghi: si alternano le immagini del primo personaggio che parla con la risposta del secondo e così via...
Carrellata: è il movimento della ripresa che si ottiene facendo muovere la macchina da ripresa su un cavalletto che scorre su un binario: il movimento è fluido. Il movimento è avanti / indietro, oppure orizzontale da destra a sinistra o viceversa. E' una cosa diversa dalla zoommata (o carrellata ottica).
Cast: E' l'insieme di tutti quelli che prendono parte alla realizzazione del film. C'è quello "artistico" (regista, sceneggiatore, attori) e quello "tecnico" (montatore, direttore della fotografia, fonico, ecc.).
Casting: è la selezione degli attori e delle comparse. Il/la casting sceglie dapprima sulla base di fotografie e poi con i cosiddetti provini su parte (ovvero la recitazione di una piccola parte del ruolo).
Ciak: è la tavoletta sulla quale vengono scritti tutti i dati dell'inquadratura; ha un elemento mobile che produce il tipico rumore che fa ciak. Serve al montatore per conoscere i dati della scena e per la sincronizzazione audio e video nel montaggio.
Cinemascope: è il formato panoramico introdotto negli anni '50. In fase di ripresa viene utilizzato un obiettivo anamorfico che comprime le immagini nella pellicola formato 35mm, in fase di proiezione l'immagine viene riportata nel formato panoramico tramite un'altra lente anamorfica posta nel proiettore della sala.
Cinema indipendente: il termine è usato per indicare tutte le produzioni di filmati a basso costo.
Colonna internazionale: è la parte della colonna sonora che contiene la musica ed i vari suoni, non il parlato. Serve per il doppiaggio nella nuova lingua.
Colonna sonora: è la registrazione sonora di dialoghi, delle musiche e di tutti gli altri effetti sonori.
Controfigura: sostituisce l'attore durante le varie prove e nelle riprese meno importanti in cui non si vede il viso dell'attore..
Copione: è la copia cartacea della sceneggiatura.
Cortometraggio: filmato della durata inferiore a 30 minuti.
Credits: è l'elenco completo di tutti coloro che concorrono alla realizzazione dl film, dal soggettista, allo scenografo, dal musicista al montatore...
Dècoupage: è un'espressione francese per indicare il tipo di montaggio effettuato, soprattutto dal punto di vista estetico-stilistico.
Dettaglio: è l'inquadratura che riprende un particolare dell'oggetto o dell'attore
Dialoghista: nel doppiaggio è chi adatta il testo, ricopre il ruolo di controllore del rispetto del testo originale adattandolo ai movimenti della bocca dell'attore in video.
Didascalia: è la scritta che compare in una inquadratura. Può essere una descrizione temporale, di luogo o la traduzione di una battuta in lingua straniera.
Direttore del doppiaggio: è il garante dell'interpretazione effettuata dai doppiatori.
Direttore del Cast: si occupa di trovare gli attori più adatti ai vari ruoli che successivamente verranno presentati al regista che fa la scelta definitiva.
Direttore della Fotografia: responsabile tecnico artistico della fotografia di un film. Si occupa di tutto quello che riguarda le inquadrature e le luci; sceglie e dirige le maestranze tecniche.
Direttore di produzione: è il responsabile dell'aspetto amministrativo e produttivo del film, tutto ciò che attiene all'organizzazione passa sotto il suo diretto controllo.
Dissolvenza: è il progressivo schiarirsi o scurirsi di un inquadratura (dette rispettivamente in apertura ed in chiusura), nel passaggio alla successiva inquadratura.
Dissolvenza incrociata: tecnica per la quale due inquadrature in sequenza si mischiano tra di loro in modo graduale: la prima in chiusura si dissolve, la nuova in apertura prende forma.
Dolly: è la macchina da ripresa montata su un braccio meccanico molleggiato che permette di effettuare movimenti anche complessi.
Doppia esposizione : la pellicola viene esposta 2 volte (naturalmente ogni volta è sottoesposta) per avere due tipi diversi di immagine sulla stessa pellicola.
Doppiaggio: è la tecnica che permette di aggiungere, alla colonna sonora internazionale, nuove voci in una lingua diversa dall'originale.
Doppiatore: è chi da la sua voce ad un attore straniero che recita in lingua straniera. Deve cercare di adattare le parole al movimento labbiale dell'attore che sta doppiando.
Effetti speciali: sono i procedimenti che permettono di avere delle riprese irrealizzabili perchè costose, pericolose od impossibili da filmare nella realtà. L'uso del digitale aiuta a creare gli effetti ed i trucchi (vedi Kromakey).
Filmico: è l'insieme degli elementi peculiari dell'arte cinematografica, come montaggio e ripresa con la macchina da presa.
Flashback: è il ritorno all'indietro nel tempo dei personaggi o del racconto: si interrompe una azione corrente per rievocare un'azione precedente.
Flou: è l'effetto che fa apparire un viso od un paesaggio poco inciso, velato. Si ottiene applicando un filtro diffusore all'obiettivo.
Fonico: tecnico addetto alla registrazione del suono durante le riprese.
Fonico di presa diretta: si occupa della sistemazione dell'attrezzatura audio sul set ed è il responsabile della registrazione e del controllo effettuate durante la ripresa in diretta.
Fotogenia: è l'idoneità della persona ad avere un ottimo risultato sulla pellicola fotografica e cinematografica. E' diverso dalla bellezza.
Fotografo di scena: con le fotografie documenta tutto quello che accade sul set.
Fotogramma: è l'elemento base del movimento: lo scorrere delli fotogrammi della pellicola ci danno l'impressione del movimento. 24 fotogrammi al secondo è la velocità di scorrimento della pellicola.
Fuori campo: ogni azione o suono che ha luogo fuori dal campo di ripresa (ciò che non si vede in video). Si individua con sguardi degli attori che si indirizzano là dove non vediamo cosa accade.
Grandangolare: obiettivo capace di riprendere un campo visivo maggiore di quello dell'occhio umano.
Illuminazione: è l'insieme di tutte le apparecchiature che permettono di riprendere una scena creata con effetti di luce (giorno, notte, luce frontale, controluce, di taglio, ecc). E' curata dal Direttore della Fotografia.
Inquadratura: significa sia la parte di filmato tra uno stacco e l'altro, sia la parte inquadrata dalla macchina da presa (che cambia a secondo dell'ottica usaata).
Inserto: è l'inquadratura, come il flashback o la ripresa di un dettaglio, che va ad interrompere una certa azione filmica.
Ispettore di produzione: collaboratore sul set del direttore di produzione.
Lungometraggio: è il film vero e proprio, così detto perchè ha una durata superiore ai 60 minuti.
Macchinista: tecnico addetto al trasporto ed al montaggio delle macchine e degli accessori di ripresa.
Mediometraggio: quando il filmato dura tra i 30 ed i 60 minuti.
Microfonista: tecnico alle dipendenze del fonico; si occupa della sistemazione dei microfoni per nasconderli alla vista nelle riprese..
Missaggio o mixaggio: è il montaggio audio della colonna sonora (musiche + dialoghi + rumori).
Montaggio: è non solo il semplice attacco di una scena all'altra, ma soprattutto un'operazione concettuale ed artistica che va a concludere tutta la costruzione del film.
Movimento di macchina: l'insieme dei movimenti che loperatorecompie con la sua telecamera / macchina da presa.
Moviola: è l'apparecchio che serve a visionare velocemente la pellicola girata, per poter determinare le scene da tagliare ed utilizzare. Con le nuobve tecniche informatiche il suo uso è inglobato nei più moderni software di montaggio.
Obiettivo: è il sistema ottico composto da lenti che permettono di riprendere l'immagine inquadrata. si diversificano per focale e luminosità.
Operatore: tecnico addetto al funzionamento della macchina da presa e che esegue la ripresa.
Panoramica: quando la macchina da presa ruota intorno al proprio asse, sia se tenuta in mano che fissata ad un cavalletto.
Partecipazione straordinaria: breve parte recitata da un attore famoso.
Piano americano: inquadratura della figura dalle ginocchia alla testa.
Piano medio: inquadratura della figura dell'attore dalla vita in su.
Piano sequenza: unica sequenza dove la lunga inquadratura è priva di stacchi.
Pilota o pilot: è il filmato di prova realizzato per mostrare al cliente/produttore come il film, telefilm o sceneggiato verrebbe nella serie definitiva.
Play back: è la tecnica con cui l'attore, segue la colonna sonora in modo che sembri la sua voce (si usa molto per le canzoni).
Post-produzione: è l'insieme di operazioni effettuate su una pellicola, dopo la fine delle riprese, dal montaggio al missaggio alla stampa delle copie finali da riprodurre .
Post-sincronizzazione: viene effettuata nella fase di doppiaggio e quando nel film, per vari motivi, le voci ed i suoni non sono registrati contemporaneamente alle immagini.
Presa diretta : quando il parlato ed i suoni vengono registrati contemporaneamente alle immagini.
Primo piano: inquadratura, nel caso della figura umana, dalle spalle in su.
Primissimo piano: inquadratura, nel caso di una figura umana, solo del viso.
Produttore: è colui che investe i soldi e mette in cantiere il filmato.
Produzione: è l'insieme della parte economica ed industriale della realizzazione del film.
Profondità di campo: spazio nitido davanti e dietro il punto di messa a fuoco.
Provino: è la breve ripresa fatta a scopo di valutare l'idoneità di un attore per una parte (se deve recitare delle battute del copione, si chiama: Provino su parte), oppure per controllare il risultato finale delle luci o dei costumi.
Regista: responsabile artistico del film, l'unico che ha in mente tutto quello che si deve fare. E' il punto di raccordo di tutti quelli che lavorano per produrre il filmato.
Remake: è il rifacimento di un film già prodotto. Normalmente viene rifatto un film campione di incassi o perchè perfetto per un attore-attrice.
Scena: è l'insieme di inquadrature (e quindi riprese) che si svolgono nella stessa unità di tempo e di luogo.
Sceneggiatore: scrittore di un soggetto cinematografico: la sceneggiatura è la descrizione nei minimi particolari di tutto ciò che accade nelle sequenze che vengono girate.
Sceneggiatura: è il testo scritto che riporta in modo più completo possibile, le scene ed i dialoghi del film. Talvolta la sceneggiatura deve essere tratta da quanto girato, perchè esistono grandi attori (come Totò) che non seguono la sceneggiatura ma che sviluppano la recitazione sul momento. La sceneggiatura può essere originale, o tratta da un avvenimento od un romanzo.
Scenografia: l'insieme di tutti gli elementi decorativi, pittorici ed architettonici per definire l'ambiente in cui si gira.
Seconda unità: è una seconda troupe di regia che realizza sequenze di ausilio alla prima troupe.Es. riprese subacquee o riprese dei particolari della folla.
Segretaria di edizione: cura la stesura del diario di lavorazione nel quale viene annotato tutto ciò che accade sul set, dalle spese fino ai motivi di perdita di tempo. Inoltre riporta tutte le varianti effettuate alla sceneggiatura durante le riprese.
Set: è il luogo dove si svolge la ripresa.
Sequenza: unità narrativa del film composta da una o più scene compiute.
Sguardo in macchina: se l'attore si rivolge allo spettatore, guardando dentro l'obiettivo della macchina da presa.
Sincronizzazione: è il sincronismo tra la voce del doppiatore con i movimenti labiali dell'attore che recita nel film.
Sinossi: è una breve trama della sceneggiatura del film.
Soggettiva: ripresa nella quale lo spettatore vede ciò che vede l'attore.
Sottotitoli: se un film deve essere visto in un paese straniero, la forma più veloce di farlo capire, è tradurre le parole dette in frasi scritte nella parte inferiore dell'immagine proiettata.
Stacco: è il passaggio netto tra due inquadrature.
Steadicam: un sistema di contrappesi che permette alla telecamera tenuta a spalla una ripresa perfetta e senza tremolii.
Stunt-man: è un cascatore molto somigliante all'attore (anche per il molto trucco) che lo sostituisce durante le scene pericolose.
Story-board: è la sceneggiatura disegnata nei minimi particolari, il fumetto del film.
Teatro di posa: il luogo, al coperto, completamente attrezzato per le riprese di un film. Nel teatro vengono costruite le scenografie.
Titoli di coda: elenco dei collaboratori secondari che non compaiono nei titoli di testa.
Titoli di testa: comprende il titolo del film, il nome del produttore, il cast artistico e quello tecnico principale.
Trailer: è un breve filmato di presentazione del film.
Troupe: è lo staff tecnico completo della produzione del film.
Zoommata: avvicinamento od allontanamento dal soggetto ripreso, fittizio perchè la telecamera resta alla stessa distanza ma varia la lunghezza focale dell'obiettivo che rende possibile l'effetto. E' detta anche carrellata ottica.
Domande & Risposte
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Cos’è il diritto d’autore?
La legge speciale 22 aprile 1941, n. 633 istituisce la tutela delle opere dell’ingegno di carattere creativo, che appartengano alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro, al cinema. La tutela consiste in una serie di diritti esclusivi di utilizzazione economica dell'opera (diritti patrimoniali dell'autore) e di diritti morali a tutela della personalità dell'autore, che nel loro complesso costituiscono il "diritto d'autore".
- Quali sono i diritti morali?
I diritti morali sono assicurati dalla legge a difesa della personalità dell’autore e si conservano anche dopo la cessione dei diritti di utilizzazione economica. Essi non sono soggetti a termini legali di tutela.
I principali diritti morali sono:
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il diritto alla paternità dell’opera (cioè il diritto di rivendicare la propria qualità di autore dell’opera);
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il diritto all’integrità dell’opera (cioè il diritto di opporsi a qualsiasi deformazione o modifica dell’opera che possa danneggiare la reputazione dell’autore);
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il diritto di pubblicazione (cioè il diritto di decidere se pubblicare o meno l’opera).
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Quali sono i diritti di utilizzazione economica?
I principali diritti di utilizzazione economica dell'opera sono:
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diritto di riproduzione: cioè il diritto di effettuare la moltiplicazione in copie dell’opera con qualsiasi mezzo;
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diritto di esecuzione, rappresentazione, recitazione o lettura pubblica dell'opera: cioè il diritto di presentare l’ opera al pubblico nelle varie forme di comunicazione sopra specificate;
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diritto di diffusione: cioè il diritto di effettuare la diffusione dell’opera a distanza (mediante radio, televisione, via satellite o via cavo, su reti telematiche, ecc.);
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diritto di distribuzione, cioè il diritto di porre in commercio l’opera;
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diritto di elaborazione, cioè il diritto di apportare modifiche all’opera originale , di trasformarla, adattarla, ridurla ecc..
Tutti questi diritti permettono all’autore di autorizzare o meno l’utilizzo della sua opera e trarne i benefici economici.
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Quando nasce il diritto d’autore? Ci sono delle formalità da seguire?
Non c’è nessuna formalità amministrativa da seguire per ottenere il riconoscimento dei diritti d’ autore sull’ opera. Il diritto d’autore nasce automaticamente con la creazione dell’opera.
- Chi è il titolare dei diritti?
Il titolare dei diritti d’autore è, in via originaria, l’autore in quanto creatore dell’opera (oppure, nel caso di opere in collaborazione, i coautori).
I diritti patrimoniali possono poi essere acquistati, alienati o trasmessi in tutte le forme e modi consentiti dalla legge.
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Quanto dura la tutela economica dell’opera?
I diritti di utilizzazione economica durano per tutta la vita dell’autore e fino a 70 anni dopo la sua morte. Trascorso tale periodo l’opera cade in pubblico dominio. Nel caso di opere in collaborazione il termine si calcola con riferimento al coautore che muore per ultimo.
- E’ libera l’utilizzazione di un’opera caduta in pubblico dominio?
L’opera caduta in pubblico dominio è liberamente utilizzabile senza autorizzazione e senza dover corrispondere compensi per diritto d’autore. Ciò purché si tratti dell’opera originale e non di una sua elaborazione protetta.
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In che consiste l’attività della SIAE nell’ambito del diritto d’autore?
La funzione istituzionale della SIAE consiste nell’attività di intermediazione per la gestione dei diritti d’autore. La SIAE concede, quindi, le autorizzazioni per l’utilizzazione delle opere protette, riscuote i compensi per diritto d’autore e ripartisce i proventi che ne derivano. Svolge la propria attività in Italia, servendosi dei propri uffici e, all’estero, attraverso le Società d’autori straniere con le quali ha stipulato accordi di rappresentanza.
- E’ obbligatorio aderire alla SIAE?
Non è obbligatorio aderire alla SIAE. L’adesione alla SIAE è libera e volontaria. L’autore può teoricamente decidere di curare direttamente i rapporti con gli utilizzatori per tutelare i propri diritti, ma di fatto l’intermediazione di una organizzazione specializzata e capillare è indispensabile.
In Italia, l’attività di intermediazione è riservata dalla legge alla SIAE in via esclusiva. L’ autore può comunque scegliere di aderire ad altre Società di autori di Paesi stranieri.
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L’autore che aderisca alla SIAE, deve sempre avvalersi della sua intermediazione?
Dal momento in cui l’autore aderisce alla SIAE, si avvale della sua intermediazione per le utilizzazioni affidate alla sua tutela. Se interpellato direttamente, dovrà indirizzare alla SIAE gli utilizzatori per il rilascio delle autorizzazioni. L’autore non può concedere direttamente le autorizzazioni, non può rinunciare ai diritti e non può accordare riduzioni. Tutto ciò nell’interesse diretto dell’autore che, attraverso la gestione collettiva dei diritti, è garantito nei confronti degli utilizzatori, ai quali è assicurata la trasparenza di trattamento e la univocità di condizioni.
- Cosa sono i “diritti connessi” al diritto d’ autore ?
I “diritti connessi” al diritto d’ autore sono quei diritti che la legge riconosce non all’ autore di un ‘opera, ma ad altri soggetti comunque collegati o affini (si veda al riguardo il Titolo II della legge speciale 633/1941). I diritti connessi più importanti sono quelli riconosciuti agli artisti interpreti ed esecutori, quelli che spettano ai produttori di dischi fonografici o supporti analoghi, quelli dei produttori di opere cinematografiche o audiovisive e quelli riconosciuti alle emittenti radiofoniche e televisive
Altri diritti connessi, con forme di tutela più debole rispetto al diritto d’ autore, sono poi riconosciuti agli autori (o agli editori) in relazione a creazioni che non costituiscono vere e proprie “opere dell’ ingegno”: è il caso dei diritti sulle fotografie, sui bozzetti di scene teatrali, sulle edizioni critiche di opere di dominio pubblico, sugli inediti pubblicati dopo la scadenza del termine di tutela del diritto d’ autore ecc.
(dal sito della S.I.A.E.)
Corto – metraggio. È una parola composta, di facile intuizione, direte voi. Lo dice il termine stesso: “estensione in lunghezza (metraggio) corta (corto)”.
Sì, è vero. Grammaticalmente è tutto corretto, in certi casi lo si trova anche scritto staccato infatti. E a livello lessicale? Nulla da dire. Il cortometraggio generalmente dura meno di 30 minuti e, nell’ultimo decennio, si può arrivare a parlare di cortometraggi di 40 minuti perché si è ormai abbandonato l’utilizzo del termine mediometraggio, che definiva quella via di mezzo tra il corto e il lungo.
“Un piccolo film” dunque è esattamente il significato della parola.
Eppure non ha alcuna attinenza con il suo senso.
Il cortometraggio infatti non è soltanto un film corto. È un’arte, una scelta narrativa, una incredibile prova creativa. D’altronde, deve esserci un motivo se Roman Polanski non ha mai smesso di girarne tanti, e ancora si adopera nell’ideazione di nuovi corti appena è libero da un set cinematografico!
Eppure si pensa spesso che il cortometraggio sia solo “il modo in cui iniziare a fare cinema”. Questo perché nelle Accademie e nelle piccole produzioni, spesso si ricorre al cortometraggio per favorire una distribuzione più ridotta, a volte circoscritta a pochi festival; inoltre è spesso confuso con le scene di lancio che vengono prodotte e realizzate per rendere l’idea del genere, della fotografia e dello stile di un lungometraggio in fase di preparazione (come una sorta di trailer o di puntata pilota destinata ad un potenziale produttore interessato.)
Limiti di tempo e limiti di budget: le fake news di un cortometraggio
Si sono sedimentate nell’immaginario collettivo diverse convinzioni limitanti e riduttive sul perché scegliere di realizzare un cortometraggio. Non sempre le motivazioni alla scelta del cortometraggio sono reali, se pur verosimili.
Le più note le chiamerei le “fake news” relative alla definizione di questo termine. Proviamo a sfatarne qualcuna insieme!
- è corto, quindi più veloce da scrivere e da realizzare.
Falso. La capacità di sintesi è dote di pochi. Soprattutto nello storytelling. Ci vuole una grande abilità per scrivere un racconto efficace e autoconclusivo con pochi dialoghi, con poche scene, in un tempo ridotto e con poco spazio per descrivere personaggi, luoghi, rapporti, vicende e obiettivi. Come vi sentireste se qualcuno cronometrasse qualsiasi vostra frase o se vi contasse le parole? Limitati. Ecco come. Rischiereste di non essere chiari, di non riuscire a spiegare per intero la vostra idea, la vostra opinione, la vostra storia. Ecco perché un buon cortometraggio è tutt’altro che facile da scrivere. - è soltanto l’incipit di un film, una storia che, se se ne avesse la possibilità, sarebbe un lungometraggio
Falso. Tante, troppe storie sono rovinate proprio dalla ridondanza, dalla sensazione di inutilità della maggior parte dei nuclei narrativi aperti. Se una scena è inutile è sempre meglio tagliarla piuttosto che lasciare che annoi. Avete presente quando vostra zia comincia a raccontarvi del film che le piaceva tanto da bambina perché in realtà deve arrivare a parlarvi di quell’episodio familiare molto divertente che alla fine non ascoltate più perché si è perso tra le mille parole? Ecco. Quello è uno storytelling inutilmente lungo, privo di ritmo, che priva la vera narrazione del suo interesse originale. Se vostra zia fosse un regista, quel film sarebbe un terribile flop. - è corto, quindi ci vuole meno budget
Falso. Andatelo a raccontare a Tim Burton, il papà dei cortometraggi costosi, in stop motion e non. Da “The Island of Doctor Agor” a “Vincent” il regista (e produttore) non ha mai badato a spese. “Vincent” è addirittura prodotto dalla Disney e basato su “il Corvo” di Edgar Allan Poe. Vi assicuro che sì, tutto questo ha un costo.
Oppure ditelo parlando di “The Audition”, del Premio Oscar Martin Scorsese, costato 70 milioni di dollari. tantino, eh? Insomma, “corto” non vuol dire “economico”. Ci sono progetti che durano tre minuti ma che necessitano di krane, carrello, drone, luci, steadycam e macchina d’epoca; e poi ci sono lungometraggi one location only che hanno costi di realizzazione infimi. Tutto ha un suo costo, non solo il tempo.
Cosa vuol dire allora la parola “cortometraggio”?
Se avete ancora dubbi su quello che la parola cortometraggio realmente voglia dire, allora non fidatevi di me, ma dei cortometraggi capolavoro che sono stati prodotti da grandi registi, come quello di Christopher Nolan, “Quay”, realizzato quasi vent’anni dopo il suo primo film (quindi sì, è stata una scelta stilistica ben precisa e no, vi assicuro che non aveva limiti di budget, di idee o di qualsiasi altro genere), volutamente corto per poter raccontare i fratelli Quay senza annoiare o essere prolissi.
Certo, ci sono casi di cortometraggi che vengono apprezzati tanto da ispirare poi lungometraggi con ambientazioni simili o con protagonisti somiglianti, come “I’m here”, corto di Spike Jonze che fu apprezzato al Sundance Film Festival e anticipò l’uscita del film capolavoro “Her”.
Ma non esiste solo questa realtà.
Insomma, dire che un cortometraggio è soltanto un film corto è riduttivo. Un errore madornale che non tiene conto di grandi opere cinematografiche e di grandi doti comunicative. Un buon cortometraggio è, spesso, più difficile da realizzare di un lungometraggio qualsiasi.
Proprio come un buon testo scritto da un copywriter, che deve essere efficace con un messaggio di lancio breve ma chiaro; o come un talk radiofonico: contenuto interessante, interazione con gli ascoltatori, lancio del brano e battuta sagace in pochi minuti. Meraviglioso proprio per questo, vero?
Quindi, ricordate: saper fare ordine nel proprio racconto senza svilirlo o svilirsi è una tra le più grandi e nobili capacità di un artista, che si rivela capace di non avere limiti anche tra le restrizioni.
di Giovanna Delvino per il sito raduni.org
"Ho visto e dissezionato i suoi film parecchie volte in tutti questi anni. Eppure, ogni volta che ho rivisto '2001, Oddissea nello spazio', 'Barry Lindon' o 'Lolita', ci ho scoperto invariabilmente un livello di rappresentazione che non mi era ancora apparso".
Intervento di Franco Prono Ricercatore presso il DAMS dell’Università di Torino, docente di Storia del cinema italiano e Organizzazione ed economia dello spettacolo cinematografico.
Gli studenti iscritti al DAMS i quali scelgono l’Indirizzo Cinema e Televisione in genere temono di incontrare grandi difficoltà, dopo la Laurea, a trovare un’occupazione nel settore. La loro preoccupazione è certamente motivata, dal momento che la cinematografia nazionale sta attraversando una grave crisi economica ad ogni livello, ma non mancano motivi per nutrire fiducia.
È evidente che non è in alcun modo possibile quantificare il livello occupazionale di questi laureati, in quanto il mercato del lavoro in tale settore è estremamente frammentato, incontrollabile, privo di stabilità e continuità. Da un lato, vari festival, rassegne e iniziative culturali di ogni genere offrono spesso possibilità di collaborazione ai giovani competenti per un periodo limitato di tempo, in funzione di un evento da realizzare. Dall’altro lato non esistono, né il Piemonte, né altrove, grandi Case di produzione cinematografica che assicurino possibilità di lavoro a lungo termine, e lo stesso discorso – tranne pochi casi isolati – vale anche per le produzioni televisive: il lavoro temporaneo, a termine, costituisce la normale formula contrattuale in questo comparto. La formazione di una troupe tecnica e artistica è infatti finalizzata alla realizzazione di un prodotto audiovisivo (film, telefilm, documentario, soap opera, programma televisivo) ed è quindi destinata a sciogliersi non appena il lavoro viene ultimato.
Pertanto, se anche fosse possibile monitorare oggi il livello occupazionale dei Laureati DAMS Cinema nel mercato della produzione, non avremmo nessuna garanzia che esso possa mantenersi costante per un tempo più o meno lungo: persino RaiSat, infatti, offre un numero variabile di contratti a termine, secondo gli impegni produttivi della sede torinese.
Pure, mi capita molto spesso, recandomi sui set di film o di programmi televisivi, di incontrare studenti o ex studenti del DAMS che lavorano a vario titolo nelle troupe. Allo stesso modo, noto che in tutti i festival cinematografici regionali, nei gruppi di ricerca, nelle iniziative culturali del settore, la loro presenza è costante e apprezzata, non solo nell’ambito dell’esperienza di Tirocinio. Oggi infatti, a differenza di pochi anni fa, Torino e il Piemonte sono luoghi in cui chi vuole lavorare nel campo dell’industria culturale cinetelevisiva, può trovare un impiego: grazie all’opera della Film Commission Torino Piemonte ogni anno vengono realizzate nel territorio quasi trenta produzioni per il cinema e la tv; inoltre la nostra Regione è tra tutte quella più ricca di eventi culturali in questo settore.
È noto peraltro che il DAMS non fornisce agli studenti una preparazione squisitamente tecnica e pratica, se non limitatamente ad alcune esperienze laboratoriali ed ai tirocini. La preparazione dei nostri laureati è soprattutto a livello storico-critico, e quindi volta a formare professionisti che svolgano incarichi soprattutto a livello editoriale, giornalistico, archivistico. Ma indubbiamente gli studi universitari forniscono un bagaglio culturale di grande importanza anche per chi voglia intraprendere un lavoro nel campo tecnico-organizzativo.
Purtroppo in Italia esistono soltanto una Scuola Nazionale di Cinema (a Roma) che offre una preparazione tecnica e pratica ad alto livello, non mancano però esempi di molti cineasti affermati i quali non hanno frequentato questa scuola, ma hanno imparato i fondamenti della tecnologia e del linguaggio cinematografico realizzando cortometraggi video da soli, o insieme ad amici, o con l’aiuto di piccole produzioni indipendenti. Il DAMS non insegna a fare il regista, l’attore, il produttore, il distributore, lo scenografo, il costumista, ecc. ma offre gli strumenti culturali affinché queste professioni non si configurino semplicemente come ruoli tecnici nell’industria dello spettacolo, ma come capacità di operare con piena coscienza dei contenuti culturali e dei problemi estetici e stilistici che questo lavoro impone.
Noti registi torinesi emersi negli ultimi anni, come ad esempio Mimmo Calopresti, Marco Ponti, Daniele Gaglianone hanno conseguito presso l’Università torinese quella preparazione culturale in campo cinematografico che li ha aiutati ad imporsi nella professione.
Lo studente che si iscrive ad DAMS deve innanzitutto capire che non serve a nulla passare gli anni degli studi universitari pensando soltanto a superare gli esami più in fretta possibile per conseguire la Laurea, senza occuparsi di altro fuori dall’Università. Il cinema può diventare una professione soltanto per coloro che hanno grande interesse, hanno passione vera per il cinema. Costoro studieranno le discipline cinematografiche con entusiasmo, considerandole un mezzo per acquisire competenza, e contemporaneamente – fuori dal l’Università – cercheranno con ogni mezzo di acquisire competenze nel campo del lavoro a vari livelli (critico, organizzativo, tecnico, arti stico, ecc.). Molto difficilmente troverà lavoro nel mercato cinematografico il neolaureato con 110 e lode il quale non abbia alcuna conoscenza concreta dell’industria cinetelevisiva del territorio regionale. Al contrario, mi risulta che tutti gli studenti che hanno studiato con interesse le materie del settore ed hanno compiuto esperienze di vario tipo facendosi conoscere nell’ambito del comparto professionale dell’audiovisivo, hanno trovato qui un’occupazione.
Occorre insomma riflettere su un fatto fondamentale: si possono intraprendere alcune professioni soltanto in base ad una scelta di tipo economico, per assicurarsi un certo tenore di vita, per garantirsi un futuro; ma chi vuole intraprendere una professione nel cinema o comunque in un campo in cui sia presente una componente artistica (teatro, musica, arte figurativa, ecc.), deve necessariamente avere già in partenza uno spiccato interesse, una “passione”, una determinazione assoluta a trovare nel cinema non soltanto un “mestiere”, ma un elemento importante della propria vita.
Ci scrive Giulia: "Salve, sono iscritta al vostro concorso, vorrei sapere: le nostre sceneggiature che state pubblicando sono protette dalla Siae? oppure il primo arrivato ce le può rubare ed andarle a depositare? io ho depositato il mio corto ma non la sceneggiatura."
Leggi tutto: Protezione delle Sceneggiature e dei Cortometraggi
“METEORA” di MARIO PRATESI
Scena 1
Musica , interno giorno , la camera vaga per la casa e anche fuori , passa dava nti alla radio da cui
proviene la musica ( cucina ) ,una mano la spegne.
La stessa mano prende un vassoio (particolari ) vediamo la sorella di Anna che percorre
l’appartamento con la colazione .
Arriva in camera dove c’e’ Anna sul letto ; e’ sveglia e sorride.
S: buongiorno ... come stai ?
A: bene grazie ( fa molta fatica ma almeno parla)
S: mangia qualcosa che ti devi rimettere ...(sorride e l’accarezza ) ...mi prometti che non lo farai
piu’ ?
A: (sguardo che lascia dei sospesi )...ti voglio bene sorellina
S: anche io te ne voglio ( va ad aprire le tende e spegne la luce)
S: oggi cosa facciamo ? (come se volesse cambiare discorso e portare allegria) ...ti va di camminare
un po’? ( la vede perplessa ) ...guarda il lato positivo (ironica ) magari tra un po’ torni a lavorare ...
(pp su Anna pensierosa ma sorridente )
Scena 2
Sul profilo di Anna , velato da un po’ di malinconia, la vediamo mentre , sorretta dalla sorella ,
tenta di camminare ( la scena si svolge in di versi punti e diversi momenti ...ma il filo conduttore
rimane quello della pieta’ verso di lei )
Scena 3
Interno , proscenio teatrale , un fascio di luce tipo occhio di bue illumina la performance di un attore
Piano piano scopriamo che Anna e la sorella sono alle prove di uno spettacolo.
Al termine dell’esibizione la sorella va a complimentarsi con i teatranti lasciando Anna seduta , che
sorride : s’e’ divertita.
Durante l’esibizione Anna intravede e forse s’innamora di un giovane attore , il quale ricambia i
suoi sguardi.
Scena 4
Esterno giorno , Campagna
Il giovane teatrante e Anna sono seduti in un pr ato ( campo di grano, oliveto ?) , non parlano ma
sono in atteggiamento molto romantico , sul fi nire della scena capiamo che qualcosa sta per
succedere.
Scena 5
Esterno giorno , spiaggia
Anna ,la sorella e l’amica della sorella sono sedute sulla spiagga , la bella stagione ormai è passata.
Le vediamo passeggiare , la sorella e l’amica davanti e Anna dietro; ad un certo punto la sorella di
Anna si gira ed Anna non c’e’ piu’ , e’ sparita .
Inizia una v.f.c. maschile
“ ed infine Anna si decise a seguire il proprio destino. Divenne pura energia amorosa , intellettuale.
Penso’ che l’enorme cattiveria del mondo non potesse essere sconfitta e inizio’ a librarsi nel cosmo
, libera e ribelle come una meteora che passa ogni duecento anni , ed ogni volta gli uomini
s’inchinano devoti a tanta potenza “
FINE
Se vogliamo che la nostra produzione dia un'immagine professionale, soprattutto se con il nostro corto vogliamo partecipare a qualche importante concorso o festival, dobbiamo prevedere di essere in possesso, alla fine delle registrazioni e della post-produzione, anche il seguente materiale:
Una SINOSSI precisa e completa, direi accattivante, naturalmente scritta in buon italiano. Se si intende partecipare a concorsi all'estero, farne fare subito una traduzione almeno in lingua inglese.
Un CAST ARTISTICO composto, per ogni attore, da una Scheda/Curriculum ed una Intervista.
Un CAST TECNICO completo, con Curriculum del Regista.
Alcune di NOTE DI PRODUZIONE
Una GALLERIA di foto scattate nel backstage (non immagini tratte dal corto)
Un TRAILER in doppio formato, per connessioni a 56K e per ADSL.
Una eventuale RASSEGNA STAMPA
E l'elenco delle SALE / FESTIVAL dove il film è stato e sarà proiettato.
Per la registrazione del nostro corto ai concorsi e festival occorrerà (in genere) fornire le seguenti informazioni:
TITOLO ORIGINALE:
GENERE:
ANNO DI PRODUZIONE:
PAESE DI PRODUZIONE:
DURATA:
SUPPORTO:
FORMATO PROIEZIONE DISPONIBILE:
COLORE:
SONORO:
PRODUTTORE:
PRODUZIONE:
DISTRIBUZIONE:
REGISTA:
SECONDO/AIUTO REGISTA:
SCENEGGIATURA:
MONTAGGIO:
FOTOGRAFIA:
MUSICHE:
INTERPRETI:
PRESENTATO AI FESTIVAL:
PREMI RICEVUTI:
Da poco più di due anni ho comprato un piccola, bella telecamera digitale, la Canon MV30i, ho iniziato ad impratichirmi del suo uso ed un giorno ho deciso che era l'ora di fare il mio primo corto. Naturalmente non è stato un colpo di fulmine, perchè facevo molta fotografia, con tecnica, mostre, studi e tutto quello che mi aveva portato a sperimentare ed amare quella forma artistica.
Non volevo cimentarmi in qualcosa di difficile, ma volevo capire cosa significasse fare un film. Tra l'altro io non ero un gran cultore del cinema, ma dovevo iniziare. Ho iniziato a comprare i DVD delle nuove uscite, a registrarmi i vecchi film in TV, per poterli vedere, rivedere, e poi ancora rivedere: una volta senza pensare alla storia ma alle immagini girate, agli accostamenti delle varie scene, ai colori usati, all'ambientazione, un'altra volta, quasi ad occhi chiusi per ascoltare solo le parole dette, come per sentir leggere un libro a più voci, le inflessioni delle voci, i toni, ed il film lo vedi e lo scopri sempre diverso anche così, ad occhi chiusi...
Ed ho iniziato ad apprezzarli. Film che sono importanti per la storia del cinema, ma anche alcuni che a me davano una sensazione forte, un'emozione diversa dal normale. Ci sono certe pellicole, anche premiati, che li vedi una o due volte e basta; altri invece, anche non così importanti, ma che vorresti averli girati tu.
In un film cosa ti attira? la storia, la recitazione di un attore, la poesia del paesaggio in cui viene girato, oppure quella dinamicità che ti tiene incollato davanti allo schermo? Oppure tutte queste cose assieme? Tutte quelle sensazioni diverse l'una dall'altra, ma forti, che ti colpiscono e ti attirano fanno il bel film. Almeno per me.
Fare qualcosa di semplice, per imparare, ma allo stesso tempo qualcosa di cui potessi vantarmi. Un filmato, lungo o corto che sia, ha bisogno di un'idea, di attori, di ambientazione... Io ero solo, ma volevo girare un pò di pellicola, girarla e montarla, dargli un titolo, farlo vedere agli amici ma anche ad estranei, ad esempio inserendolo nel web.
Ho cercato in internet esempi di corti (incominciando dal vecchio programma, ora non piu in onda da anni, Corto5 di Mediaset), ne ho trovati molti, alcuni erano cose che dopo qualche minuto smettevo di guardare, altri invece li ho trovati molto belli, completi, decisi nelle riprese e nel taglio. Brevi, ma armonici nella storia, battute al momento giusto, precise, atmosfera ideonea... tutto ok, insomma! Vederli mi ha stimolato sempre più. Volevo, fortemente volevo scoprire come fare un film, il mio primo corto.
Novembre 2002. Vengo a conoscenza di un concorso promosso da Cinecittà Holding e Autogrill S.p.A. Si tratta di scrivere (e poi, eventualmente, realizzare) un cortometraggio della durata di non più di dieci minuti, interamente ambientato in uno spazio Autogrill.
Scrivo la storia, la invio e attendo. Mi viene comunicato che faccio parte dei cento selezionati. A questo punto inizia l’avventura produttiva. Il soggetto che ho inviato non basta più, è necessario trasformarlo in sceneggiatura, poi fare quello che in gergo si chiama decoupage, ovvero pianificare, quanto più possibile, inquadrature e movimenti di macchina. Quindi, la fase più complicata: casting e ricerca della troupe.
Il mercato dei cortometraggi, si sa, non è propriamente florido, quindi è necessario risparmiare su tutto quanto è possibile. Il concorso prevede già che il corto debba essere realizzato con tecnologie digitali, che abbattono decisamente i costi dovuti alla realizzazione di audiovisivi in pellicola. Ma non basta. Tramite il primo giro di telefonate “recupero”, per cominciare, quattro cameraman (ho una telecamera digitale professionale anch’io, ma vista l’importanza del progetto, vorrei dedicarmi interamente alla regia e non fare le riprese). Poi l’abituale gruppetto di aspiranti film-makers con cui, bene o male, si realizzano questi progetti “a fondo perduto”, e con cui sto affrontando l’avventura produttiva (con la nostra “IK PRODUZIONI” www.ikproduzioni.it) mi garantisce il supporto di cui ho bisogno per le altre figure professionali: segretaria di edizione, aiuto regia, fonico di presa diretta…
Quindi, il problema del cast.
Approfittando del fatto che due anni fa, lavorando (ovviamente come “stagista”) per una produzione di Retequattro, ho conosciuto Tiziana Sensi, un’attrice che ha lavorato a teatro, in tv (“Un posto al sole”, “Incantesimo”…) e al cinema (“Encantado”), e con la quale ho mantenuto un rapporto di amicizia e stima reciproca, tento il “colpaccio”: le mando la sceneggiatura, senza sperare troppo che accetti, in verità. Invece dopo due giorni ci sentiamo al telefono: crede nel progetto e accetta di partecipare al corto, aggiungendo al cast Vincenzo Bocciarelli (attore diplomato alla Scuola di Teatro di Strehler, all’attivo “Incantesimo”, “Cinecittà” e moltissimi lavori di teatro), che si rivela persona deliziosa e bravissimo attore. I due saranno miei ospiti in fase di lavorazione del corto. E’ il minimo che si possa fare.
Mancano due personaggi al cast: un bambino, che dovrà interpretare il ruolo del figlio di Tiziana e Vincenzo, e un volto “cattivo”.
Per il primo, scopro, grazie alla Scuola di Recitazione di Modestina Caputo, Francesco Canepa (che ha già lavorato a teatro con Eros Pagni e sta per partire in tournee con Lavia): 11 anni, ma già un bel talento e un’ottima presenza scenica. Il secondo invece è Agostino Canepa, un ragazzo che ha il cosiddetto “physique du rol” e che ha partecipato a vari cortometraggi.
Contemporaneamente, si pensa al fabbisogno di scena.
Grazie ad amici e conoscenti riesco a racimolare, in prestito, auto di scena e una pistola. Per i costumi ci arrangiamo alla meglio, il “cattivo” indosserà un mio gessato e gli altri attori abiti di tutti i giorni (come, del resto, richiesti dalla sceneggiatura).
E poi il “colpo di scena”: vari professionisti dell’ambito genovese credono nel progetto e così riesco ad avere un braccio steady-cam, un microfono con il “gatto” (quello “peloso”, antivento, che si usa al cinema) e un dolly di sei metri, che userò soprattutto per la scena finale.
Sul set, un’emozione: è la prima volta che mi trovo a “dirigere” (mi sembra persino eccessivo il termine!) un cast e una troupe quasi interamente composti da professionisti; la tensione – la mia, soprattutto – è palpabile. Le scene si susseguono rapide e in due giorni (a parte un paio d’ore di riprese con comparse) il corto è finito. Molto interessante e gradificante dirigere le riprese con la steady (“correndo” dietro all’operatore, il bravissimo ed estremamente disponibile Bruno Desole) e con il dolly (accucciato davanti al monitor con una serie di giacche sulla testa per non essere disturbato dal sole, mentre Bruno si diletta con il joystick che comanda la telecamera e i macchinisti manovrano il “mastodontico” – almeno per me - braccio di sei metri).
Alla fine delle riprese, sfinito, non posso che constatare la bravura di tutti: Vincenzo, che interpreta perfettamente un ruolo non facile del padre arrogante e incattivito col mondo, e che riesce a rendere al meglio tutti i cambi espressivi delle decine di emozioni che si susseguono nel suo personaggio; Tiziana, bravissima “mamma”, che scoppia veramente a piangere nell’ultima scena, emozionante e commovente, e poi il piccolo Francesco e Agostino e tutti i ragazzi della troupe.
Ora il girato del corto è nel mio pc. Sì, perché con le tecnologie digitali, il “regista” è sempre più “artigiano” e mette le mani facilmente sul suo prodotto, montando immagini e colonna sonora direttamente col computer. Senza dimenticare il backstage, realizzato in vari momenti sul set e sicuramente da montare anch’esso, se non altro per avere un ricordo concreto della lavorazione.
Spero di aver reso l’idea dell’emozione che si prova su un “proprio” set, e di aver stimolato, con questo racconto, gli “aspiranti registi” che si annidano dentro di voi!
di Alberto Puliafito - Bologna
"Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia"
Giudicare un cortometraggio che partecipa ad un concorso... sembra facile ma non lo è. Quanti film che passano per le sale ottengono dai critici e dal pubblico un giudizio diverso? vi siete mai chiesti perchè? Il critico non sa dare un giudizio? o il pubblico vuole film diversi? o non capisce il linguaggio del regista? Per non parlare del fatto che anche i critici stessi si differenziano per il loro giudizio, così come il pubblico.... c'è a chi un film piace tantissimo e chi, lo stesso film, lo giudica di nessun valore... Come mai può succedere una cosa simile?
Quando è stato inventato, il cinema è servito innanzitutto a registrare la vita... E' diventato un'arte quando ha smesso di essere un documentario. Si è capito che non si trattava di riprodurre la vita, ma di renderla più intensa...
Ed Hitchcock... non si è accontentato di praticare un'arte, ma si è impegnato ad approfondirla, a coglierne le leggi, più strette di quelle che governano il romanzo. Hitchcock non solo ha reso più intensa la vita, ha reso più intenso il cinema.
L'obiettivo primario della nostra iniziativa riguardo i Cortometraggi è che la struttura del testo, ovvero della sceneggiatura, realizzato sia realmente da corto, che non vi siano cioè all'interno, dei dialoghi "inutili"o spazi per consentire la "noia" (intesa come distrazione) dello spettatore. Il regista non dovrebbe essere messo in condizione dall'autore di tagliare neanche una battuta, cioè tutte le battute dovrebbero essere fondamentali ed insostituibili in una sceneggiatura di un corto. E poi ci dovrebbe sempre essere una forte idea nella sua realizzazione con un colpo di scena finale o comunque un finale ad effetto. Non si può immaginare un corto che finisca in "calando"!
In definitiva il nostro intento è quello di valorizzare, promuovere e divulgare il Cortometraggio cinematografico (e perchè non teatrale) come forma di comunicazione, soprattutto oggi, particolarmente valida ed attuale a livello sociale e culturale; di pubblicizzare un mezzo che sviluppa le potenzialità dei linguaggi artistici dei nuovi media; di rispondere alle esigenze di crescita culturale dei giovani registi emergenti che continuano a stupirci con le loro capacità creative; di offrire a tutti i nuovi talenti la maggiore visibilità possibile.
In fondo si può concludere citando Tommaso Marinetti: "tutto è teatrale e 'sintetico' (leggi 'corto') quando ha valore". Ma d'altronde questa frase "futurista", a ben vedere, è universale e non comprende solo la categoria dei Cortometraggi!
Spesso ci chiediamo come si realizza un Cortometraggio che abbia successo. Ci abbiamo provato, continuiamo a provarci, ma non riusciamo ad andare oltre un certo limite. Come possiamo migliorare? Se abbiamo inviato ad un concorso il nostro corto, ma non ha avuto il successo che speravamo, non dobbiamo chiedere ai giudici od all'organizzazione il perchè dell'insuccesso: chiediamolo per prima cosa a noi stessi. Si, perchè spesso siamo troppo orgogliosi del nostro lavoro, che non riusciamo a notarne le pecche e gli errori. Non è una cosa semplice farlo, ma dobbiamo provarci.
Che significa? In tre parole: Progettare, Calcolare e Controllare. Progettare un film significa trovare chi deve fare cosa, come e quando... Calcolare quanto ci costa in termini creativi da una parte ed operativi ed economici dall'altra. Dobbiamo poi tenere sotto Controllo i modi ed i mezzi che vengono utilizzati, per far si che tutte le componenti (dalla creative alle operative) si amalghino tra di loro per arrivare al prodotto finale.
Far ridere è sempre stata una delle principali prerogative di qualsiasi forma teatrale o cinematografica. Il riso è sempre più spesso contagioso del pianto, si adatta a qualsiasi pubblico o platea perché il linguaggio con cui parla è universale, si trasmette a velocità incredibili anche quando lo spettacolo finisce (fateci caso, tra amici è più facile che ci si racconti la scena comica di un film, piuttosto di quelle sentimentali o drammatiche che per essere spiegate necessitano di descrivere l'intera storia e la psicologia dei personaggi). La comicità ha la capacità di ritagliarsi uno spazio all'interno di uno spettacolo e di vivere autonomamente.
Ciao Stefano, innanzitutto complimenti per il grandissimo lavoro che state facendo.
Vi seguo dagli inizi, da quando ancora il vostro sito era spoglio, prima che il vostro impegno e sacrificio ha fatto tutto ciò di cui è stato capace.
Ti scrivo per due cose.
La prima, forse, è una richiesta di giustificazione... Nella sezione dei consigli, dite una cosa che mi trova parzialmente d'accordo. E' vero che la scrematura delle scene superflue, sia in fase di scrittura che in fase di montaggio, sia fondamentale. Ma mi permetto di farti due appunti... Perchè dobbiamo preoccuparci che la nostra storia sia semplice da capire? Perchè dobbiamo essere incatenati dentro la cosiddetta Media di minutaggio per un corto? Capisco che se si vuole rientrare all'interno di un genere, si deve sottostare a determinate regole...
Ma io ho voluto fare un cortometraggio, senza preoccuparmi di restrizioni di tempo, senza preoccuparmi se magari il mio prodotto potesse non essere accettato dai concorsi... Volevo esprimere determinate sensazioni, ma con i miei tempi. Lenti, sicuramente, ma era proprio quello che volevo.In ogni caso... lo presenterò anche al vostro concorso (...non vedo l'ora...), perchè, comunque, li accettate sotto i 30 minuti...
Un'altra cosa... una domanda di ulteriore chiarimento sulla siae. Non ricordo dove... ho letto che se la musica non originale all'interno di un corto viene fatta sentire tramite una radio e ciò è sufficientemente dichiarato, non c'è bisogno di avere l'autorizzazione... te lo chiedo perchè nel mio corto c'è una musica non originale proveniente da una radio. Tra l'altro ho i diritti di utilizzo della trasmissione radiofonica da cui viene presa quella canzone...Ti ringrazio se potrai chiarirmi questa situazione...Matteo
Prima di tutto grazie perchè ci segui fin dall'inizio e spetriamo di esserti stato d'aiuto...
Poi, Matteo, quello che diciamo è perchè un autore deve sapere quali sono le regole generali, poi, può, se ne è in grado, non rispettarle... come nel tuo caso. La conoscenza è alla base di tutto, poi ben vengano le eccezioni! se devi poter esprimere in tal modo le tue sensazioni, il tuo modo di essere e di vedere le cose.
Talvolta, e noi di corti ne vediamo oltre 1.000 l'anno, ce ne sono alcuni che non dicono nulla, (almeno a noi) spesso deve esserci la spiegazione dell'autore per capire la sua opera... ma non sempre questo è possibile, quindi il pubblico, a cui noi filmaker ci rivolgiamo col nostro lavoro, resta interdetto, senza risposta.... è questo ciò che noi vogliamo che succeda alla visone del nostro cortometraggio?
Poi che sia lento, è un'altra cosa, può essere uno stile, ma deve avere un significato all'interno del corto. Deve essere un mezzo espressivo!
Noi accettiamo corti con durata da 30 secondi (che pensiamo sia un limite fisico) fino a 75 minuti, titoli inclusi, perchè la legislazione italiana considera Cortometraggi tutte le opere filmiche fino a 75 minuti.
Per quanto riguarda i diritti dei Brani Musicali, quello che hai letto o ti hanno detto è completamente falso. Infatti noi, nella nostra scheda di iscrizione abbiamo messo tutte e tre le possibilità a riguardo: Brani MUSICALI Amatoriali o Brani MUSICALI Commerciali o MUSICALI con Diritti acquisiti.
E ti riporto (dal sito) anche le spiegazioni operative:
Nella Scheda di Iscrizione (pagina 2), per quanto riguarda la Musica utilizzata nel cortometragio:
- scrivere SI a: Brani Musicali Amatoriali, se sono stati usati esclusivamente brani musicali composti amatorialmente dall'autore del corto o da amici non iscritti alla SIAE;
- scrivere SI a: Brani Musicali Commerciali, se sono stati usati brani musicali di cui non si detiene alcun diritto (ovvero brani copiati da CD messi in commercio);
- scrivere SI a: Brani Musicali con Diritti acquisiti, se sono stati usati brani musicali di cui si detengono i diritti (ovvero: diritti acquistati con liberatoria dall'Autore delle musiche iscritto alla SIAE).
E ripetiamo che la SIAE è solo una tassa che si paga per l'autore per l'esecuzione di un brano musicale, ma che, a regola di legge, occorre una libertoria dell'autore ovvero della casa di distribuzione, per poter usare liberamente nel nostro corto quel certo brano già edito. Quindi pagando la tassa alla SIAE non si è autorizzati all'uso del brano musicale nel nostro corto. E' solo una tassa per l'esecuzione del brano in pubblico.
Ricordati che talvolta anche gli autori iscritti alla SIAE, non conoscono bene le normative SIAE (ci è capitato anche questo).
Ciao a presto (aspettiamo il tuo cortometraggio)
Stefano
Mario Cosentino con CAPOLINEA è stato il vincitore del nostro Concorso "ilCORTO.it" nell'anno 2004.
Anche lui, come altri dei finalisti al nostro concorso, ci aveva scritto per sapere quando sarebbe avenuta la premiazione. Ed ha aggiunto alcune informazioni sul suo cortometraggio, informazioni che qui integralmente riportiamo:
Cortometraggio autoprodotto dal costo di poche centinaia di euro cira 300, spesi tra l'atro da tutti compresi gli attori per benzina e vivande. Girato in mini DV e montato in casa con un vecchio apple G4 400. vanta la partecipazione di attori professionisti come Donatella Finocchiaro (Angela di Roberta Torre), Domenico Gennaro (pizza connection), Bruno Torrisi, Salvo Piro e Emma Cardillo che hanno prestato la loro opera a titolo amichevole. L'attrezzatura, a parte la telecamera ovviamente che sto pagando a rate, è tutta autocostruita da me personalmente (steadicam junior e braccio da 3 metri, ), con luci e microfono prestati da una TV privata. L'autobus è di una azienda locale che inizialmente voleva 400 euro per l'affitto ma poi ho sposato la titolare e me lo hanno dato gratis (tutto vero lo giuro): cosa non si fa per il cinema! Comunque è la mia prima fatica meno amatoriale delle altre che ho realizzato con i miei alunni della scuola media dove insegno: altri piccoli corti apprezzati tra l'altro anche da RAI Tre (Screensaver).
Alcune immagini tratte dal backstage del cortometraggio "Capolinea" di Mario Cosentino
Mario Cosentino è nato a Giarre in provincia di Catania. Appassionato di arti figurative fin da bambino, nel 1989 si diploma in pittura all'Accademia delle Belle Arti di Catania. Si occupa per un breve periodo di scenografia collaborando anche con il teatro greco di Siracusa. Al contempo lavora come illustratore presso un'agenzia di pubblicità dove contribuisce alla creazione di alcuni spot. Il linguaggio cinematografico si rivela per lui il mezzo espressivo più congeniale e allo stesso tempo un terreno del tutto inesplorato su cui far confluire la propria esperienza pittorica. Si dedica quindi da autodidatta alla produzione amatoriale di una serie di video e introduce questa sua passione anche nella propria attività didattica come docente di Educazione Artistica. Capolinea costituisce il suo vero e proprio esordio alla regia come videomaker.
Ma possiamo farvi vedere la " migliore opera" di Mario (e di Antonella)?....
eccola, è Sergio:
Ora che con poche centinaia di euro possiamo acquistare nei maggiori supermercati uno smartphone con una buona ottica od una macchinetta fotografica per non parlare di una videocamera digitale, possimo ben dire di avere in tasca una tecnologia digitale impensabile solo qualche anno fa. Tutto bello, tutto semplice, tutto.... ma allora perchè fare un Cortometraggio, lavorare in questo nuovo hobby, meraviglioso e diffusissimo, perchè poi ci lascia poco soddisfatti dei risultati?
Aiuto Regista: si occupa di coordinare il regista con la troupe e il cast artistico (attori).
Assistente Operatore: è il tuttofare dell'operatore, occupandosi della manutenzione della macchina da presa
Art Director: Architetto e scenografo, lavora in sintonia con il regista; è il responsabile della progettazione e della realizzazione delle scenografie; dirige e controlla le maestranze addette alle costruzioni.
Campo: è lo spazio ripreso dalla macchina da ripresa, varia secondo la distanza, l'angolazione e la focale dell'obiettivo usa.
Carrellata: è il movimento della ripresa che si ottiene facendo muovere la macchina da ripresa su un cavalletto che scorre su un binario: il movimento è fluido. E' una cosa diversa dalla zoommata.
Cast: E' l'insieme di tutti quelli che prendono parte alla realizzazione del film. C'è quello "artistico" (regista, sceneggiatore, attori) e quello "tecnico" (montatore, direttore della fotografia, fonico, ecc.).
Ciak: è la tavoletta sulla quale vengono scritti tutti i dati dell'inquadratura; ha un elemento mobile che produce il tipico rumore che fa ciak. Serve al montatore per conoscere i dati della scena e per la sincronizzazione audio e video nel montaggio.
Colonna sonora: è la registrazione sonora di dialoghi, delle musiche ed degli altri effetti sonori.
Controfigura: sostituisce l'attore durante le varie prove e nelle riprese meno importanti in cui non si vede il viso dell'attore..
Copione: è la copia cartacea della sceneggiatura.
Cortometraggio: filmato della durata inferiore a 30 minuti.
Dialoghista: nel doppiaggio è chi adatta il testo, ricopre il ruolo di controllore del rispetto del testo originale adattandolo ai movimenti della bocca dell'attore in video.
Direttore del doppiaggio: è il garante dell'interpretazione effettuata dai doppiatori.
Direttore del Cast: si occupa di trovare gli attori più adatti ai vari ruoli che successivamente verranno presentati al regista che fa la scelta definitiva.
Direttore della Fotografia: responsabile tecnico artistico della fotografia di un film. Si occupa di tutto quello che riguarda le inquadrature e le luci; sceglie e dirige le maestranze tecniche.
Direttore di produzione: è il responsabile dell'aspetto amministrativo e produttivo del film, tutto ciò che attiene all'organizzazione passa sotto il suo diretto controllo.
Dissolvenza: è il progressivo schiarirsi o scurirsi di un inquadratura, nel passaggio alla successiva.
Dissolvenza incrociata: tecnica per la quale due inquadrature in sequenza si mischiano tra di loro in modo graduale.
Doppiatore: è chi da la sua voce ad un attore straniero che recita in lingua straniera.
Effetti speciali: sono i procedimenti che permettono di avere delle riprese irrealizzabili perchè costose, pericolose od impossibili da filmare nella realtà. L'uso del digitale aiuta a creare gli effetti ed i trucchi (vedi Kromakey).
Flashback: è il ritorno all'indietro nel tempo dei personaggi o del racconto.
Flou: è l'effetto che fa apparire un viso od un paesaggio poco inciso, velato. Si ottiene applicando un filtro all'obiettivo.
Fonico: tecnico addetto alla registrazione del suono durante le riprese.
Fonico di presa diretta: si occupa della sistemazione dell'attrezzatura audio sul set ed è il responsabile della registrazione e del controllo effettuate durante la ripresa in diretta.
Fotogenia: è l'idoneità della persona ad avere un ottimo risultato sulla pellicola fotografica e cinematografica. E' diverso dalla bellezza.
Fotografo di scena: con le fotografie documenta tutto quello che accade sul set.
Fuori campo: ogni azione o suono che ha luogo fuori dal campo di ripresa (ciò che non si vede in video).
Grandangolare: obiettivo capace di riprendere un campo visivo maggiore di quello dell'occhio umano.
Ispettore di produzione: collaboratore sul set del direttore di produzione.
Macchinista: tecnico addetto al trasporto ed al montaggio delle macchine e degli accessori di ripresa.
Microfonista: tecnico alle dipendenze del fonico; si occupa della sistemazione dei microfoni per nasconderli alla vista nelle riprese..
Missaggio o mixaggio: è il montaggio audio della colonna sonora (musiche + dialoghi + rumori).
Operatore: tecnico addetto al funzionamento della macchina da presa e che esegue la ripresa.
Partecipazione straordinaria: breve parte recitata da un attore famoso.
Piano americano: inquadratura della figura dalle ginocchia alla testa.
Piano medio: inquadratura della figura dell'attore dalla vita in su.
Piano sequenza: unica sequenza priva di stacchi.
Pilota o pilot: è il filmato di prova realizzato per mostrare al cliente/produttore come il film, telefilm o sceneggiato verrebbe nella serie definitiva.
Play back: è la tecnica con cui l'attore, segue la colonna sonora in modo che sembri la sua voce (si usa molto per le canzoni).
Primo piano: inquadratura, nel caso della figura umana, dalle spalle in su.
Primissimo piano: inquadratura, nel caso di una figura umana, solo del viso.
Produttore: è colui che investe i soldi e mette in cantiere il filmato.
Profondità di campo: spazio nitido davanti e dietro il punto di messa a fuoco.
Provino: è la breve ripresa fatta a scopo di valutare l'idoneità di un attore per una parte (se deve recitare delle battute del copione, si chiama: Provino su parte), oppure per controllare il risultato finale delle luci o dei costumi.
Regista: responsabile artistico del film, l'unico che ha in mente tutto quello che si deve fare. E' il punto di raccordo di tutti quelli che lavorano per produrre il filmato.
Sceneggiatore: scrittore di un soggetto cinematografico: la sceneggiatura è la descrizione nei minimi particolari di tutto ciò che accade nelle sequenze che vengono girate.
Seconda unità: è una seconda troupe di regia che realizza sequenze di ausilio alla prima troupe.Es. riprese subacquee o riprese dei particolari della folla.
Segretaria di edizione: cura la stesura del diario di lavorazione nel quale viene annotato tutto ciò che accade sul set, dalle spese fino ai motivi di perdita di tempo. Inoltre riporta tutte le varianti effettuate alla sceneggiatura durante le riprese.
Set: è il luogo della ripresa.
Sequenza: unità narrativa del film composta da una o più scene compiute.
Sincronizzazione: è il sincronismo tra la voce del doppiatore con i movimenti labiali dell'attore che recita nel film.
Soggettiva: ripresa nella quale si vede ciò che vede l'attore.
Sottotitoli: se un film deve essere visto in un paese straniero, la forma più veloce di farlo capire, è tradurre le parole dette in frasi scritte nella parte inferiore dell'immagine proiettata.
Steadicam: un sistema di contrappesi che permette alla telecamera tenuta a spalla una ripresa perfetta e senza tremolii.
Stunt-man: è un cascatore molto somigliante all'attore (anche per il molto trucco) che lo sostituisce durante le scene pericolose.
Story-board: è la sceneggiatura disegnata nei minimi particolari, il fumetto del film.
Titoli di coda: elenco dei collaboratori secondari che non compaiono nei titoli di testa.
Titoli di testa: comprende il titolo del film, il nome del produttore, il cast artistico e quello tecnico principale.
Trailer: è un breve filmato di presentazione del film.
Troupe: è lo staff tecnico completo della produzione del film.
Zoommata: avvicinamento od allontanamento dal soggetto ripreso, fittizio perchè la telecamera resta alla stessa distanza ma varia la lunghezza focale dell'obiettivo che rende possibile l'effetto.
Posso utilizzare una musica vecchia ?
* Il diritto d'autore decade dopo 70 anni dal decesso dell'autore, ad esempio un'opera di Mozart è libera da diritti d'autore, attenzione però, questo non da il diritto di riprodurla prelevandola (riversamento in gergo tecnico) da un CD Audio in commercio, infatti vi sono sulla musica i diritti di riproduzione dell'editore e degli interpreti (orchestra, strumentisti, cantanti ecc.)
Come posso fare per utilizzare una musica ?
* Se debbo utilizzare una musica vecchia posso noleggiare un'orchestra, una sala d'incisione e far eseguire il brano per proprio conto, anche se è l'opzione più costosa
* se prendo una musica da un CD Audio in commercio debbo richiedere l'autorizzazione dell'autore o meglio dell'editore (spesso è impossibile contattare l'autore se estero), per ottenere la bollinatura Siae le autorizzazioni dell'autore o dell'editore sono INDISPENSABILI.
* se il CD Rom contiene immagini coperte da copyright (quadri, fotografie ecc.) debbo esibire l'autorizzazione dell'autore o dell'editore o del proprietario dell'opera in caso contrario la SIAE non rilascia le necessarie autorizzazioni
* se utilizzo una musica freeware prelevata da un CD Audio in commercio o da file su internet è meglio accertarsi prima che vi siano le necessarie autorizzazioni da presentare in SIAE.
Per ottenere l'autorizzazione SIAE, è indispensabile comunicare con esattezza i seguenti dati:
* nome e cognome dell'autore (non il nome di gruppo o dell'orchestra)
* nome o ragione sociale dell'editore
* titolo del brano
* durata in secondi
* referenza SIAE
in mancanza di uno solo di questi dati non sarà possibile ottenere i contrassegni SIAE, di conseguenza, prima di utilizzare una musica sincerarsi di ottenere i dati per la richiesta.
Come utilizzare la musica trovata su internet ?
* Con una semplice lettera si deve specificare quale file si è scaricato, e precisamente da quale sito internet è stato preso e in quale data. La filiale alla quale ci si è rivolti riinoltra questa lettera alla SIAE di Roma che verifica che l'utilizzo sia effettivamente lecito. Molto spesso alcuni siti scrivono che si possono utilizzare i loop o musiche ma non è specificato se vale anche per uso commerciale o se ci sono royalties.
Quanto costa il contrassegno SIAE e quanto tempo è necessario per averlo ?
* Il bollino SIAE ha un costo di Euro 0,02 + iva per bollini in omaggio e 0,03 per bollini per la vendita e deve essere pagato al momento del ritiro, ovviamente il costo può lievitare a causa dei diritti dell'autore
* Qualora l'importo superi 77,47 euro si deve aggiungere 1,29 per marca da bollo
* Il tempo necessario varia da sede a sede e in funzione dei carichi di lavoro SIAE, generalmente, si consiglia di calcolare un periodo compreso fra 5 e 10 gg lavorativi.
* Per maggiori dettagli e informazioni vi invitiamo a contattare la sede SIAE a Voi piu' vicina o provare a collegarvi al sito www.siae.it
Per produzione cinematografica si intende l'insieme di processi che permettono la realizzazione di un film (lungo o corto che sia). Tre sono le fasi generali che la contraddistinguon: preproduzione, produzione, postproduzione.
La preproduzione: ne fanno parte tutte le fasi preliminari alle riprese vere e proprie di un film. Abbiamo la scelta del soggetto, il passaggio alla sceneggiatura, alla raccolta dei fondi di finanziamento da parte del produttore, la scelta del regista e di tutto il personale tecnico, la ricerca delle location, la scelta degli attori e delle comparse, con relative contrattuali. In questa fase la figura più determinante è il produttore.
La produzione: scelti o costruiti i set, al coperto od al'esterno, il regista prende in mano la situazione e con tutti i suoi collaboratori, dal direttore della fotografia allo scenografo, al costumista, fino alla segretaria di edizione. Sarà lui a decidere, a dare l'ultima parola su tutto, inclusa la recitazione degli attori.
La postproduzione: comprende tutte le operazioni successive alle riprese, dalla composizione della colonna sonora, alla scelta ed al montaggio della scene girate, fino all'inserimento dei titoli di testa e di coda. Una volta che il film è pronto, il produttore (che è colui che detiene tutti i diritti del film) cerca i distributori per farlo girare nelle sale.
Una volta c'era solo il filmaker.... ma oggi siamo in un continuo creare qualcosa di nuovo, variando il passato e talvolta scordandoci completamente il passato, cioè la nostra storia. E' vero, dobbiamo sognare, sognare di fare, ma soprattutto fare... Dobbiamo realizzare i nostri sogni, e provare a fare un film.... e ci chiediamo se con il telefonino è un sogno ormai realizzabile? Si, ma,... ma dobbiamo capire che ciò che realizziamo con il cellulare forse non è un film, nemmeno un film corto, cioè un cortometraggio.... Chiamiamolo con il suo vero nome: è un filmato, nel senso di ripresa, ripresa di un momento di realtà.... di un avvenimento, di una situazione imprevista.... ed allora è un mezzo perfetto. Come dice Carlo Verdone, già è molto difficile fare un cortometraggio corto o cortissimo, fino a 2, 3 o 5 minuti utilizzando la vecchia pellicola od il nuovo digitale, figuriamoci, aggiungiamo noi, con un obiettivetto che sta dentro il telefono.... Teoricamente è possibile, ma poi farlo in pratica è più difficile. Va di moda e stanno nascendo molti concorsi di corti realizzati con il telefonino.... concorsi che vengono venduti come l'arte del futuro.... qualcosa che chiunque può realizzare...
Leggi tutto: FILMAKER, MOVIEmaker, VIDEOmaker, CORTOmaker, TELEFONmaker, CELLULARmaker,...
"Tutti i progressi tecnici mi scoraggiano. La perfezione della fotografia, gli schermi più grandi, il sonoro ad alta fedeltà, tutto questo permette ai mediocri di riprodurre pedissequamente la natura: e questa riproduzione mi annoia. A me interessa come un artista sa interpretare la vita. La personalità del regista è per me più importante dell'abilità di copiare bene un oggetto."
Per capire meglio il mondo del cortometraggio abbiamo fatto qualche domanda a chi si occupa di cortometraggi da oltre 15 anni, Brunella Audello e Vittorio Dabbene, che hanno dato vita nel 1989 all'associazione culturale “Kino Kinino”, con la produzione di un cortometraggio intitolato “Il fascino indiscreto dei Lumiere”. Brunella e Vittorio fanno coppia anche nella vita oltre che nella passione per il cinema; all’interno della loro sede si possono ammirare riviste riguardanti gli anni d’oro del cinema e cimeli cinematografici che ripercorrono a ritroso la nascita delle “immagini in movimento” .
Come nasce un cortometraggio?
Da una piccola idea, una frase ascoltata, un qualcosa di letto o visto per strada, di solito si ha in mente l'inizio (quello che in gergo di sceneggiatura si chiama "Il conflitto") poi si pensa ad un finale interessante che dia un significato alla storia, infine la parte più difficile collegare l'inizio con il finale attraverso uno sviluppo logico e interessante (si spera).
Perchè fare cortometraggi?
Non li consideriamo come una sorta di esercitazione per poi passare al lungometraggio ma come opere a se stanti, il cortometraggio ha una sua logica e una sua struttura ben precisa, privilegia l'idea di partenza e la sua lunghezza limitata consente un ritmo diverso dal
lungometraggio. E' indubbio che con risorse economiche limitate il "corto" riesce a sopperire maggiormente certe carenze. In un "lungo" la storia e la recitazione hanno quasi sempre delle cadute e queste in un film ad alto budget possono venire attutite da scelte tecniche (riprese particolare, effetti, location ambiziose) a basso budget questo non è possibile.
Due parole sul montaggio?
Non ci sono criteri precisi per il montaggio (si può scegliere il montaggio lineare, la storia fluisce dall'inizio alla fine non alterando tempi e spazi, si può scegliere il montaggio alternato o parallelo e la storia segue una o piu' vicende parallelamente fino a giungere ad una conclusione comune, si può procedere con flash back o altro ancora comunque è la storia che decide il montaggio, lo si decide già prima delle riprese, anche se a volte poi si può ancora cambiare idea (in tutto o in parte) durante il montaggio stesso. Un montaggio alternato mette in maggiore difficoltà lo spettatore, il quale in un primo tempo stenta ad entrare nella storia e necessita quindi di maggiore attenzione, il pericolo è che si esageri e non si equilibri bene il montaggio costringendo gli spettatori a rinunciare a seguire la storia.
Riportiamo da Wikipedia, l'enciclopedia libera: "Un cortometraggio è un film la cui durata normalmente non supera i 30 minuti complessivi (al festival di Clermont-Ferrand, il più importante per i cortometraggi, la durata massima ammessa è di 40 minuti). Ma...
Le specifiche e la filosofia dei Corti
Secondo "Il Nuovo Zingarelli" Zanichelli, Bologna, 2000) il «Cortometraggio» è un film di durata non superiore ai quindici minuti, specialmente di contenuto documentario o pubblicitario (al 19 marzo 2022). Lo Zanichelli commetteva un paio di errori, prima sulla durata poi sul discorso pubblicitario. In altri articoli troverete tutte le regole valide in Italia per la legislazione italiana.
Il cortometraggio – ormai detto comunemente «corto» - si affianca a due sfere di interesse diverse fin dalla sua evidenza etimologica: da un lato è immediato il parallelo che lo avvicina al lungometraggio anche se errato sarebbe definirlo come un frammento di quest'ultimo.
I corti sono film a tutti gli effetti, con una propria struttura: hanno un inizio ed una conclusione o, parlando cinematograficamente, i propri titoli di testa e di coda.
"La seconda sfera di interesse è senza dubbio quella temporale." Spiega Emanuele Sana su http://www.ilcorto.it/ilCorto_AV/SANA_cap1.htm. "Il primo elemento di riconoscimento per i corti è appunto la durata inferiore rispetto agli standard presenti al cinema. Se prendiamo infatti in considerazione i festival nazionali ed internazionali dedicati ai corti, risulta evidente come il limitare la durata diventi una necessità di tipo organizzativo, sia per quanto riguarda il lavoro di selezione del materiale iscritto al concorso, sia per gli effettivi giorni di programmazione in sala."
Ben più importante è l'ultimo fattore, di tipo strutturale: scrivere un film con un minutaggio superiore ai trenta minuti, necessita un approccio diverso al personaggio ed alla trama; quest'ultima in particolare dovrebbe includere una sottotrama, mentre i corti vengono limitati proprio per cercare di mantenere intatta la loro specificità di ricercata semplicità.
Risolta la questione relativa a ciò che intendiamo con il termine corti, è ora di dimostrare l'indipendenza dei corti dai "fratelli" maggiori.
Attualmente sono due gli schieramenti opposti: il primo definisce i corti "palestra per giovani registi che si preparano al lungometraggio"; il secondo lo vuole "forma espressiva autonoma". Entrambe le sfere di valore dovrebbero essere prese in considerazione: credo che la limitatezza della prima consista nel non capire che, pur essendo terreno di prova, nulla vieta che i corti abbiano una propria peculiarità e che possano rappresentare qualcosa di molto differente da un film di novanta minuti.
I corti in tv per utenti che li vedranno gratis
Inoltre è possibile trovare enti, festival e concorsi mossi dalla precisa attenzione al panorama dei corti d'autore. Ci sono poi alcuni registi e produttori che scelgono come missione professionale quella di pensare a quest'orizzonte per effettiva volontà o per necessità di ordine economico ed organizzativo. Si pensi infine sia la Rai che Mediaset per vari anni hanno trasmesso cortometraggi nei loro palinsesti, ma poi li hanno eliminati perchè (forse?) non redditivi? noi nel nostro piccolo avevamo un sito in cui era possibile vederli gratuitamente circa un migliaio, ma abbiamo poi dovuto sospendere il tutto per le troppe spese, incluse la Siae, non evendo nessuna entrata.
Una prima testimonianza dell'indipendenza dei corti risiede nella consapevolezza di essere fin dall'idea destinati ad un tipo di fruizione appositamente limitata. L'aspetto della fruizione, rappresenta un forte elemento di differenziazione tra i corti cinematografici e le altre forme brevi: mentre i primi, infatti, non sono previsti nella grande distribuzione, essi occupano spesso una nicchia situata nei ristretti campi di festival, e rassegne anche televisive, dove avviene una visione gratis del prodotto.
I corti non rappresentano un genere narrativo, in quanto i tratti interni al testo filmico non sono omogenei: come i lungometraggi, anche i corti sfruttano infatti ogni insieme di tratti caratteristici, dal western al noir, dalla commedia al musical, dimostrandosi una sorta di contenitore di generi.
Se dal punto di vista testuale non possiamo considerare i corti come genere, la teorizzazione diventa più difficile quando consideriamo gli elementi extratestuali e formali. Uno spettatore sceglierà di assistere ad una manifestazione di film di breve durata, è vero, ma non saprà mai se tra i corti troverà il suo genere preferito."
I corti come territorio di sperimentazione di nuovi stili
I corti si presentano oggi come alle origini, un prodotto altro rispetto allo standard cinematografico. Sono fondamentale palestra in attesa del lungometraggio ma anche forma espressiva autonoma, stanno al racconto (ma anche all'aforisma o allo sketch) come il film sta al romanzo, sono esordio ed apprendistato di tanti grandi maestri del cinema ma anche una loro chicca sconosciuta ai più.
Afferma Emanuele Sana: "I corti sono territorio di sperimentazione di nuovi stili, spazio dell'autoproduzione e dell'indipendenza, espressione per eccellenza della creatività giovanile ma anche formato che si innesta nel filone della tradizione specialmente legata al documentario o ad altre forme consolidate, corti come spazio di libertà da schemi, quindi, ma anche luogo vincolato da condizionamenti produttivi. Tutto questo testimonia che gli approcci ai corti possono essere diversi, ma la mentalità che guida queste realizzazioni è la medesima che consente ad un film di nascere.
I corti sono soprattutto, salvo alcune realizzazioni di case di produzione affermate, terreno dell'autoproduzione e dell'indipendenza, e inoltre valvola di sfogo della creatività giovanile: togliendo da questi tre sistemi quello dell'indipendenza, è facilmente comprensibile che gli altri due sono lontani dalla produzione ad alto budget. Indipendenza e creatività giovanile non dispongono di grandi risorse, quindi i corti diventano il primo pensiero per chi non ha la possibilità di produrre un film di durata superiore ai trenta minuti, sia dal punto di vista di tempo effettivamente speso per riprese e montaggio, sia per questioni finanziarie ed organizzative, soprattutto in termini di maestranze implicate nel lavoro.."
“Io rubo da ogni singolo film mai realizzato. Se delle cose mi piacciono le mescolo insieme. E se alla gente non piace, allora non andate a vederlo, va bene? Rubo da tutto. I grandi artisti rubano, non fanno omaggi”.